Doppietta: al servizio del cacciatore

Dunque eccoci qua, a quasi un secolo e mezzo dalla sua concrezione direi definitiva, che ancora ci troviamo a discorrer di doppiette. Ben felici di farlo –intendiamoci- non foss’altro perché da un po’ di tempo sto cacciando con un parallelino in 20 ch’è una delizia; levandomi tra l’altro soddisfazioni immense di cui diremo altrove… Qui ed ora invece, troveranno spazio alcuni approfondimenti di carattere tecnico volti soprattutto ad informare e consigliare tutti quegli amici cacciatori che per qual si voglia ragione si siano posti in animo la volontà di farsi come sia una doppietta per affrontare la prossima stagione venatoria. Diremo quindi in sintesi della “fisica” specifica dell’arma; cioè del suo “come funziona” coi suoi vantaggi e svantaggi. Per poi passare ad uno studio tecnico in cui ci metteremo a disquisire sulle varie, possibili e migliori configurazioni per ottenere sia paralleli generici per cacciatori generalisti, sia specifici per cacciatori votati ad una qual si voglia specializzazione venatoria.

Vantaggi e svantaggi

La doppietta e le sue configurazioni
La doppietta con bascula aperta e due beccacce appena abbattute

Quando si parla di vantaggi e svantaggi nei confronti di un attrezzo meccanico, ovvio che lo si fa avendo ben in mente: A) sia la cosa in sé, cioè la capacità assoluta di svolgere più o meno egregiamente il lavoro per cui la macchina è stata concepita vincendo la fisica negativa di riferimento; B) sia il raffronto con altre macchine, di diversa concezione, pur chiamate a svolgere il medesimo compito. I competitors cioè. Qual è dunque il lavoro che deve svolgere la doppietta? Consentire al cacciatore di poter abbattere selvaggina. Come lo fa? Proiettando con un discreto coefficiente di precisione, nello spazio e secondo una direzione forzata, due singole cariche di sfere/sferoidi/palla singola di piombo ad una velocità tale sì da renderle capaci di procurare ferite immediatamente mortali o fortemente invalidanti nei confronti dei bersagli biologici che nel nostro caso son animali selvatici. Qual è il principio-base del funzionamento? Lo sparo, ovvero un complesso fenomeno chimico-fisico fondamentalmente incentrato sulla velocissima capacità di trasformazione –cioè di passare di stato- di alcuni composti detti polveri, tramite un rapido innesco che ne causi repentina quanto deflagrante combustione. Sono i gas prodotti in questa fase che trasmettono la quantità di moto alla carica. Dilatandosi in tutte le direzioni, ma sviluppandosi verso la sola che gli viene lasciata libera dalla macchina quale “via di fuga”: ovvero la camera di scoppio prima, e poi la canna e la volata…

Domanda; ma è solo la doppietta a fare questo? No, lo fanno tutti fucili del mondo, tra cui i più diffusi da caccia sono sovrapposti e semiautomatici.

E qui che arriviamo alle fatidiche domande: 1) che vantaggi presenta dunque la doppietta –cioè il fucile da caccia a canne giustapposte- nei confronti dei sovrapposti e dei semiauto? 2) Quali sono invece gli svantaggi? Per capirlo è necessario innanzitutto capire come funziona in assoluto la macchina-doppietta, cioè come riesce a rendersi utile per l’operatore al fine di riuscire al meglio a puntare e a sparare più o meno bene nella direzione voluta; capendo altresì con quali basilari branche e leggi della fisica viene a interagire, cioè a scontarsi.

Doppietta: al servizio del cacciatore
Vista laterale sinistra della doppietta Poli Amber in calibro .410



Vantaggi

La doppietta e le sue configurazioni
Il fascino della doppietta e la preda abbattuta

Gli animali in presenza dell’uomo-cacciatore corrono o volano solitamente verso direzioni atte a porli al sicuro dalle capacità d’offesa di quest’ultimo. Dirò di più: accortisi del pericolo, cercheranno di allontanarsene nel modo più repentino possibile, imprevedibile… E’ qui che la velocità di puntamento diviene dote sovrana d’un’arma al fine di poterla facilmente muovere nello spazio col minor sforzo possibile. Orbene, da questo punto di vista nessun fucile può battere la doppietta e ora vi spiego perché: 1) ormai si presta ad essere costruita (ma lo era anche in passato) con livelli di leggerezza assoluti, perciò è sempre svelta alla spalla. 2) Il suo equilibrio, se ben fatta, è sempre straordinario e per di più costante, a differenza –ad esempio- del semiauto sempre sbilanciato in avanti e via via più dietro man mano che si sparano le cartucce e si vuota il serbatoio: cosa che si traduce in doti dinamiche pregevolissime per il side by side. 3) l’asta sottile anche se a coda di castoro; la bascula corta, e dunque un minor sviluppo longitudinale e relativa maggior compattezza dell’arma; le canne affiancate a offrire una superficie nulla al vento e all’aria ne fanno il fucile principe per effettuare gli swings nei tiri di stoccata, superiore in questo sia ai semiauto ché ai sovrapposti, specie poi di vecchia concezione. Ciò a dire, riassumendo, che la doppietta si punta benissimo poiché: leggera ed equilibrata, svelta ed intuitiva, dinamica poiché priva di resistenze laterali.

La doppietta e le sue configurazioni
Vista verticale della doppietta: in evidenza le prede abbattute

Due canne significano poi due gradi strozzatura, cioè la possibilità di risolvere a proprio vantaggio due scenari balistici differenti anche completamente (da due cariche normali per una stessa caccia, a una carica a munizione spezzate ed una slug nel caso si bazzichi un luogo da cui possa saltar su pure un cinghiale). E in questo doppiette e sovrapposti surclassano senza indugi il semiauto, pur cedendogli il vantaggio di un colpo in più: il terzo.

Classe: solo i più grandi tra i sovrapposti riescono a sfiorare la classe che sa trasmettere la doppietta, il profumo di caccia, l’atmosfera di “buone cose d’un tempo” che da sola, anche se da quattro soldi, è in grado d’evocare.

Sicurezza e praticità d’uso: le buone doppiette hanno almeno due sicure, una manuale e una meccanica, le ottime (anche se di serie) tre. Ciò a dire che uno sparo accidentale è pressoché impossibile; c’è poi la possibilità –alla bisogna- di renderla inoffensiva al 1000%! Basta aprirla e saltare il fosso, aprila e guadare il torrentello, sino a tenerla in macchina addirittura sempre smontata per la facilità che i “tre pezzi” hanno d’assemblaggio e viceversa (con un semiauto la cosa è decisamente più macchinosa). Cut-off poi, leveraggi vari, scarrellamenti e smanettar d’otturatori, fermi e pistoni da pulire etc. Con una doppietta in mano ci si scorda cosa siano, e può non esser male qualche volta quest’oblio volontario, se lo scenario in cui avviene è un bel bosco immerso nei silenzi nebbiosi di novembre…

Fausti Dea Club .410
Le tre versioni che compongono la linea Fausti Dea Club .410

Svantaggi

Si riassumono tutti nel fattore di precisione intrinseca dell’arma; congiuntamente alla modalità in cui questa reagisce allo sparo e alla fisica specifica che pone in essere. Per dirla semplice: una doppietta è sempre teoricamente un tantinello meno accurata d’un semiauto e pur d’un sovrapposto, finendo per “calciare” –a parità di peso e poi di carica- sempre un po’ di più ed in maniera più punitiva delle altre due tipologie d’arma. Entrambe le cose derivano dal medesimo fattore: la giustapposizione delle canne. La quale così come ovviamente verrebbe a porre una un po’ più a destra, l’altra a sinistra della linea di mira ogni singola rosata; altrettanto, in fase di sparo, tende sempre a dare vita a rinculi non solo retrogradi, ma con fenomeni di torsione sins/destrorsa effettivi. Mentre una cura costruttiva di prim’ordine annulla o quasi rendendolo pressoché inavvertibile il primo svantaggio –basta un accoppiamento/convergenza eseguito a regola d’arte-; per il secondo c’è poco da fare, la doppietta rincula in ogni caso di più e peggio di qualsiasi altro fucile. Di più d’un semiautomatico, poiché al fenomeno di torsione s’assomma il fatto di non possedere (a differenza di questo) cinematismi capaci d’utilizzare –e dunque scaricare- parte dell’energia di rinculo. Peggio d’un sovrapposto, che invece è sempre coassiale alla line di tiro in ogni fase: dal tiro al modo in cui rincula e poi rileva.

La doppietta e le sue configurazioni
L'autore dell'articolo imbraccia e punta la sua doppietta in modo efficace per un tiro "pulito"

In cosa si traduce tutto questo? In due cose, sempre quelle e facilmente ovviabili. Dell’una si è già detto: una doppietta ben costruita, con canne ben forate e assemblate a regola d’arte, con convergenze eseguite magistralmente, in termini venatori è precisa quanto un semiauto o un sovrapposto. Punto. Dell’altra dico ora, e trattasi della semplice constatazione che con la doppietta, tipi poco abituati ad usarla, che magari pretendono –pur se leggera- di spararci su 42 grammi di piombo andandoci a beccacce, dopo non possono lamentarsi se non riescono a doppiare i colpi con facilità, avendosi altresì gli zigomi castigati da solenni calci di mulo! Se dunque ne deriva, come legge generale, che in ogni caso una doppietta “seria” non potrà mai, mai essere concepita sotto i 2,900 Kg. (tre secchi sarebbero meglio) già in cal. 12 e giù giù in proporzione. Altrettanto il suo uso, come ogni altra cosa nella vita d’altra parte, richiede un minimo di scienza e di sagacia per poter essere posto in essere con il massimo della soddisfazione: cioè –visto che non si possono eludere le leggi della fisica, ma solo ottimizzarle- godendo più che si può dei vantaggi che ci possono arridere, nel mentre che si cerca di minimizzare le avversità; ovvero le forze “uguali e contrarie”: gli svantaggi…

Doppietta: al servizio del cacciatore
Vista laterale destra della doppietta Rizzini BR 552

Configurazioni

La doppietta e le sue configurazioni
Una cacciatrice con la sua doppietta in spalla e due fagiani abbattuti

Ecco perché ora veniamo brevemente a trattare di alcune basilari configurazioni di paralleli che al meglio possano servire il cacciatore romantico del III millennio, ponendolo nelle migliori condizioni possibili per esercitare la propria passione. Orbene, come ho già più volte detto su questa ed altre riviste, nonché in manuali di tecnica venatoria a mia cura, un fucile da caccia, per poter dare il massimo di soddisfazioni al suo utente, deve corrispondere a determinati parametri; imprescindibili per l’arma specialistica, non di meno per l’arma generica che per l’appunto, in maniera quasi paradossale, proprio dalla sua genericità trae motivo di… specificità. Tali parametri si stabiliscono partendo da diversi modi d’intendere la caccia: 1) per specie (beccacciaio, beccaccinista, fagianaro etc.); 2) per ambiente (montagna, padule, collina etc.); 3) per metodo oppure tecnica: (vagante col cane, d’appostamento generico, da appostamento nelle zone umide, in drive etc.). Rispondo quindi a domande tipo; come, dove e quando si caccia? Che tiri si debbono eseguire e con quali munizioni? Su animali di quale resistenza? Come sarà quindi il fucile che meglio mi potrà servire? Per questo veniamo ora a proporre quattro consigli per gli acquisti rivolti a giovani utenti, o scafati cacciatori da poco innamorati della doppietta e ben decisi a farsene quanto prima una per magari già finire questa stagione venatoria.

Doppietta: al servizio del cacciatore
Vista laterale destra della doppietta Beretta 486

Al servizio della ferma

E’ vostra la passione per il cane da ferma in tutte le sue salse? Cercate un fucile che vi possa accompagnare soprattutto a beccacce, ma pure a quaglie già da settembre e poi via a via per fagiani o quel che il cielo manda aspettando la… regina? Sappiate allora che camminerete molto, sparerete poco, e sovente “male”, su selvatici che partono d’appresso ma non di rado nel folto, dotati altresì di capacità di eludere con disinvoltura le schioppettate (beccacce in primis). Munizioni esagerate, in queste cacce, sono solo dannose (o stracciano, maciullano il selvatico, o son causa di padelle clamorose). Spesso sarete pure stanchi e fortemente emozionati… La vostra doppietta dovrà dunque essere: 1) leggera (sino a un certo limite ed ora sappiamo quale) poiché non deve ingombrare né gravare la nostra marcia; 2) dalle canne corte (relativamente) e dai valori di strozzatura ottimizzati per tiri quasi sempre prossimi; 3) dalle doti dinamiche assolute e dalla venuta in mira istintiva, senza incertezze, roba da tirare di slancio ad occhi aperti e BAM! La botta è là dove la volevamo, senza pensarci… Ne deriva un fucile dal peso appena sotto ai 3 kg. se in 12, dai tubi compresi tra i 63,5 (Churchill standard) e i 68 cm, dalle strozzature fisse CYL. e *** (o con strozzatori variabili da alternarsi alla bisogna), dalla calciatura conformata, piegata e deviata perfettamente per le misure fisiche dell’utente ed i suoi “vizi” al tiro. Ad esempio io la preferisco “alla romagnola”; cioè calcio a pistola piena ed astina a coda di castoro, bindella concava, monogrillo selettivo, piega 68. Il calibro uno qualunque tra il 12 e il 20 (meglio quest’ultimo). Anche se per me, l’ideale, sarebbe un tipo Holland in 16 del peso di 2,800 chilogrammi: ma è un sogno che per ora non posso permettermi in alcun modo...

Da appostamento

La doppietta e le sue configurazioni
L'autore dell'articolo, la sua doppietta ed i suoi fedeli cani: squadra perfetta

Anatre in botte o lepre coi segugi in collina sono le vostre manie? Fagiani e pernici in drive? In cacce dove camminerete poco o nulla, ma tirerete ad animali fortemente incassatori, spesso lontani, dosi massicce di piombo se non massime, utilissime vi saranno doppiette certo non piuma, dai tubi lunghi almeno 68 centimetri (71 è meglio) per favorire la perfetta combustione delle polveri progressive con cui sono armate dosi toste, semi magnum e magnum. Dalle strozzature importanti (*** e *). Il bigrillo su di un calcio a mezza pistola o montecarlo sarebbe poi a mio dire l’ideale: un branco di fischioni sul gioco, prima una e dopo l’altra canna. Un capo lontano, posato o meno che sia (o il lepre che tenta d’eludere le poste). Fagiano in cielo per “il colpo del re”: il dito può scorrere senza fatica, senza rumore da un grilletto all’altro e selezionare in un tiro sempre meditato la canna di sinistra più strozzata e armata a carica più importante… Avremo quindi un parallelo bigrillo sui 3,300/3,350, robusto, dai tubi 68/71 fortemente strozzati, camerato magnum, assemblato con calciolo slip-pad o similari su calciatura in noce di buona grana, mezza pistola e astina a coda di castoro per una presa salda con mani sovente guantate.

Cinghiale

Quella espressamente da cinghiale, sarà una doppietta che pur non essendo un express, finirà per assomigliargli e pur parecchio. Trattasi infatti di un fucile slugger ottimizzato per il tiro a palla asciutta in ogni senso. Sarà dunque corto per un facile brandeggio nei tiri di stoccata nella macchia. D’un peso utile a contenere i rinculi punitivi generati sempre dai forti valori pressori delle cariche slug (pur mantenendo una discreta dinamicità). Dal pacchetto di mira “più complesso e specialistico” rispetto al semplice pallino d’ottone o cilindretto in fibra ottica dei soliti lisci. Io lo preferirei bigrillo –come ogni express che si rispetti- non foss’altro perché, metti pure che non sia né un bufalo cafro né un grizzly, il cinghiale nostrano comunque resta un brutto cliente da affrontare con un fucile al quale putacaso la prima canna non ha sparato per qual si voglia ragione, e dunque ci si trovi nell’impossibilità di sparare –ahi, ahi!- pure con quell’altra (in certi meccanismi è così, negli altri voglio vederti agire sul selettore mentre un verro da 120 kg., incazzatissimo, ti punta a testa bassa sbuffando tra un volar di cani)!

Eccola qui, dunque, la nostra doppietta cinghialara: 3,200/3,250 grammi; canne da 56-61 massimo; raggiate o paradox se ci si crede, oppure lisce e cilindriche, e allora con la foglia abbattuta ci si può fare anche qualche fagiano o beccaccia; calcio a pistola e dorso di cinghiale, astina a coda di castoro. Mire aperte con tacca e foglietta abbattibile, canne altresì dotate della possibilità di assemblare, alla bisogna, un qual si voglia sistema di punteria più sofisticato. Lo so, il cannocchiale –per i limiti intrinseci dell’arma- è quasi inutile, mentre il “punto rosso”, sulla doppietta, fa schifo: ma c’è c a chi piace, e allora…

Doppietta: al servizio del cacciatore
Vista laterale destra della doppietta Bernardelli Italia Extra

Generico

La doppietta e le sue configurazioni
La doppietta aperta appoggiata sulle prede abbattute:

I nonni dicevano: “un cacciatore, tante cacce, un solo fucile”, e non è che avessero poi tutti i torti! Poco da fare infatti, il rendimento al tiro di chi usa sempre la stessa arma è decisamente superiore rispetto a quello di chi cambia in continuazione attrezzo! Ma come deve essere, allora, la doppietta del cacciatore eclettico (che poi è il cacciatore medio italiano), il quale in unum si trovi a praticare varie forme di caccia nel corso della sua stagione venatoria? E poi, può essere una doppietta il suo “unico fucile”? Rispondo subito alla seconda: certo che sì, e questo soprattutto grazie all’innovazione chiave che ha aumentato a dismisura la versatilità pur di questa tipologia d’arma: gli strozzatori interni intercambiabili. Sono proprio loro, infatti, che ne possono cambiare in maniera assoluta (e a poco prezzo) le potenzialità balistiche, senza inficiarne l’estetica o costringendo a ricorrere a costosissime coppie di canne… Ecco qui dunque il parallelo di chi va a caccia un po’ di tutto e cominciar dall’apertura (finendosi a gennaio!). 3/3,100 Kg di fucile, dalle canne di 66/68 centimetri dotate di strozzatori interni, dalla calciatura a scelta in base al tipo e alla classe dell’arma, ben sapendo che il brigrillo chiede calcio inglese e asta sottile, mentre il mono lascia un poco più liberi…

La domanda chiave è dunque Anson o Holland? Italiana o straniera? Ricordandovi che un buon Anson vale più di un cattivo Holland, che vi devo dire? A Gardone fanno da sempre cose al pari che a Bruton Street, e vale il viceversa! Ottimio poi anche i prodotti belgi e francesi, se di classe. Alcuni addirittura meccanicamente originalissimi come le Darne. Fate dunque il vostro gioco e poi portatela a caccia più che potete la vostra nuova doppietta, accompagnati dal nostro più cordiale in bocca al lupo!