Cassinetta di Lugagnano (MI), no alla distribuzione dei tesserini

Potrebbe sembrare un piccolo caso estivo che nella peggiore delle circostanze coinvolge meno di duemila persone e una ventina di cacciatori, e invece. E invece vale la pena soffermarsi sulla situazione di Cassinetta di Lugagnano, comune dell’hinterland milanese rimbalzato sulle cronache venatorie per la decisione del sindaco Michele Bona (Lista civica Per Cassinetta) che si rifiuta di distribuire i tesserini ai cacciatori residenti.

La mancata distribuzione ai residenti: motivi tecnici o etici?

Le cronache locali, a partire da Il Giorno che per primo ha raccolto e diffuso la notizia, concordano sui fatti ma non sulle motivazioni.

È certo che: i tesserini non saranno distribuiti in loco; i cacciatori interessati dovranno recarsi autonomamente negli uffici di Milano per ritirarli; il sindaco non ritiene necessario impiegare risorse comunali e dedicare il tempo lavorativo di un dipendente al disbrigo della vicenda.

È sulle motivazioni che si apre la battaglia. Alcune testate, a partire da Milanotoday, riportano di un tentativo di mediazione da parte di Bona, boicottato però dalle due associazioni venatorie presenti in paese: non è stato possibile delegare un solo cacciatore a ritirare tutti i tesserini nel capoluogo e poi a distribuirli agli interessati per via di contrapposti interessi di fazioni. E allora il sindaco ha deciso di astenersi da qualsiasi altro tentativo di mediazione e lasciare la palla in mano ai singoli cacciatori.

Più piccante la seconda versione, di cui si è fatto capofila Il Giorno: il sindaco, contrario alla caccia, già nel corso dell’ultimo Consiglio comunale aveva sottolineato che non avrebbe impiegato risorse per “offrire il servizio a coloro che praticano questo sport, se può essere definito uno sport uccidere gli animali”.

E la motivazione etica è emersa anche in un’altra affermazione del primo cittadino, secondo il quale “se [i cacciatori] hanno tempo per andare a cacciare, posso investire mezza giornata per andare a Milano”.

Poi, considerato che le intenzioni fanno parte della vita interiore di ogni individuo, pur se direttamente responsabile della quotidianità di altre, tante o poche che siano, rimangono soltanto le conseguenze: al momento ogni cacciatore dovrà recarsi di persona negli uffici di Milano, anche se si sta studiando una procedura d’emergenza che permetta la registrazione online e l’invio a domicilio del documento. Ma potrebbe essere troppo tardi, considerato anche che siamo nel pieno dell’estate.

E una piccola storia estiva di paese serve una volta in più a porre in evidenza il rischio di una possibile obiezione di coscienza non regolata né prevista dalla legge; e a far capire che, in una situazione di contrapposizioni esasperate, gli unici a rimetterci sono i soggetti esclusi dalla catena di comando. In questo caso i venti cacciatori, costretti a muoversi autonomamente per veder tutelato un proprio diritto.