Calendari venatori: ultimatum di CCT all’Europa per l’aggiornamento dei Key Concepts relativi all’Italia

Da Federazione Italiana della Caccia. Le Associazioni della Confederazione avvertono che “una volta decorso inutilmente il suddetto termine di 60 giorni senza che la Commissione Europea abbia provveduto al doveroso ed indefettibile aggiornamento dei Key Concepts italiani nei termini sopra indicati, le scriventi Associazioni venatorie si riservano ogni ulteriore iniziativa, a tutela delle proprie posizioni, anche ai sensi dell’art. 265 T.F.U.E.” (azione legale per carenza di intervento da parte delle Istituzioni competenti e correlate denunce dei responsabili). L’esposto conclude denunciando, in via subordinata qualora la Commissione Europea non accogliesse la richiesta, “la violazione dell’art. 7, paragrafo 4, Direttiva 2009/147/CE da parte della Francia e della Spagna ove la caccia alle specie beccaccia, tordo e cesena è consentita fino al 20 febbraio posto che non sussiste alcun dato scientificamente idoneo ad introdurre alcuna plausibile e motivata differenziazione nell’unitario areale di diffusione e svernamento costituito dall’omogeneo sistema geografico mediterraneo”.

L’iniziativa verso la Commissione (analoga diffida è stata presentata dalle consorelle Associazioni venatorie della Liguria) si è resa indispensabile e non rinviabile dopo che il Governo italiano, lo scorso gennaio, assunse il provvedimento di chiusura anticipata della caccia alle specie beccaccia, tordo e cesena in molte regioni, fra le quali la Toscana, spacciando una semplice richiesta di informazioni da parte dell’Europa (questo è il procedimento Eupilot) per avvio di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese: un atto immotivato ed incongruo, sul quale dovrà pronunciarsi il TAR del Lazio a seguito dei ricorsi delle Associazioni e delle Regioni ma che era necessario contestare nei suoi stessi presupposti, vale a dire nei documenti europei (Key Concepts) che ne rappresentano secondo il Governo italiano la base presunta.

La questione, fuori da tecnicismi, è in realtà molto semplice: o i Key Concepts sono sbagliati per l’Italia stabilendo l’inizio della migrazione prenuziale a metà gennaio, o sono sbagliati per Francia e Spagna, da cui le stesse popolazioni di migratori iniziano il volo di ritorno ai luoghi di nidificazione quasi a fine febbraio.
Lo stesso ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente, peraltro, scrive di “incongruenze difficili da spiegare fra Paesi confinanti” ma nonostante questa constatazione il Governo italiano addirittura impone date di chiusura della caccia anticipate rispetto alle disposizioni della Legge, la 157/92, che fissa i termini al 31 di gennaio. I cacciatori vogliono certezze e, soprattutto, vogliono che le regole siano rispettate e siano uguali per tutti. In Italia ed in Europa. 

Non si tratta di rivendicare l’ampliamento dei tempi di caccia rispetto a quelli della 157, ma di affermare principi elementari di giustizia e correttezza, a fronte di un Paese, il nostro purtroppo, i cui Governi, non da ora, sembrano piegare ad inconfessabili pulsioni anticaccia persino i dati della ricerca scientifica, che pure testimoniano in maniera incontrovertibile come la migrazione, in Italia, segua le medesime cadenze delle altre nazioni del Mediterraneo: Sardegna e Corsica del resto (ma pure l’Isola d’Elba o la Maremma e tutta la Toscana) costituiscono scientificamente, come è ricordato nella diffida, “un unico e indifferenziato areale denominato Massiccio Sardo-Corso.

Da queste considerazioni la decisione della Confederazione dei Cacciatori Toscani di presentare la diffida alla Commissione e, in mancanza di risposte positive, adire tutte le altre vie necessarie: l’obbiettivo è costringere l’Europa ad aggiornare i Key Concepts traducendo nella realtà anche per l’Italia le affermazioni finora astratte in ordine alle politiche transnazionali sulle quali dovrebbe basarsi la gestione della migratoria, che come è scritto nella direttiva è “problema ambientale tipicamente transnazionale”. 

L’auspicio è che la Commissione Europea si dimostri meno sorda e più attenta e coerente di quanto fino ad oggi si sono dimostrati il Governo ed il Parlamento Italiani, che affermano nei documenti dei Ministeri l’esistenza di “incongruenze difficili da spiegare” ma poi non adottano alcuna iniziativa per risolvere i problemi, lasciando che i Key Concepts per l’Italia restino vincolati a dati (forniti da Ispra per lo Stato Italiano, del resto) evidentemente incompleti e carenti o del tutto sbagliati ed agendo, al contrario, addirittura utilizzando il potere sostitutivo contro quelle Regioni e quei Calendari venatori che, oltre a rispettare la legge, una ricchissima messe di dati scientificamente dimostrati l’hanno prodotta e documentata.

Sosteniamo da sempre che le scelte di gestione della fauna debbano essere assunte, prima di tutto, sulla base di scienza e conoscenza. I cacciatori non hanno timore dei risultati della ricerca scientifica, che non sono patrimonio esclusivo di alcuno e non possono essere piegati al servizio di questa o quella componente sociale. Speriamo, nonostante le non poche esperienze negative passate, che questo nostro approccio sia condiviso in primo luogo dal mondo ambientalista, col quale vogliamo continuare ed estendere la ricerca di confronto e collaborazione, con il solo discrimine, a valere per tutti, che non vi sia pretesa di supremazia etica e culturale né di possesso esclusivo della verità.

Siamo convinti che la chiara risoluzione delle questioni che formano oggetto e contenuto della diffida alla Commissione Europea contribuirà, sgombrando il campo da equivoci ed inadeguatezze, a positivi passi avanti anche in questa direzione.