Ötzi, il “nostro” cacciatore dal passato…

Ricostruzione dell'Uomo venuto dal ghiaccio.

È il cacciatore italiano più antico di cui esiste la maggiore documentazione. È un “viaggiatore dal passato”, che rivive grazie al sensazionale ritrovamento della sua mummia da parte di due alpinisti nel 1991 sul ghiacciaio della Val Senales, con tutti i suoi indumenti e l’equipaggiamento. Da quell’anno noi “eredi” abbiamo studiato in modo approfondito la mummia del Similaun, soprannominato “Ötzi” perché ritrovato nelle Alpi dell’Ötztal. E Ötzi ci ha regalato autentici tesori di conoscenza. La caccia e la raccolta erano la strategia di sussistenza impiegata dalle società umane presumibilmente a partire da circa 1,8 milioni di anni fa, dall'Homo erectus e, successivamente, dall’Homo sapiens, comparso secondo gli studi più recenti 300 mila anni.

Ötzi è molto più giovane: è un cacciatore dell’Età del rame, un’epoca inquadrabile nella fase finale del Neolitico. “Congelato” nel pieno della sua attività, con tutti il suo equipaggiamento. In una sorta di thriller a ritroso, gli studiosi hanno accertato che oltre 5300 anni fa quell’uomo stava attraversando il Giogo di Tisa, in Val Senales (Alto Adige), quando venne assassinato. Un analista del dipartimento di investigazioni penali di Monaco di Baviera sospetta che il motivo dell’omicidio fosse una situazione di conflitto personale. Ötzi aveva probabilmente contratto una ferita alla mano durante un litigio. Giorni dopo si prese una pausa al Giogo di Tisa e mangiò un lauto pasto; qui il colpevole lo colpì alle spalle con una freccia. A quanto pare l’omicida non voleva rischiare un confronto fisico diretto.

Dal 1998 l’“Uomo venuto dal ghiaccio” è esposto nel Museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano (https://www.iceman.it/). La mummia è collocata in una cella frigorifera appositamente progettata ed è visibile attraverso una piccola apertura. Nelle teche del museo sono conservati anche i numerosi oggetti dell’equipaggiamento e i capi di vestiario, accuratamente restaurati. L'età di Ötzi di oltre 5000 anni, l'abbigliamento e l'attrezzatura eccezionalmente ben conservati, costituiscono una sensazionalità dal punto di vista archeologico: mai al mondo è stata trovata una persona così antica che possa essere esaminata e "interrogata" sulle sue abitudini.

La caccia cinquemila anni fa

Ai tempi di Ötzi, la caccia in generale risultava essere molto importante per l'uomo. Negli insediamenti a palafitte dell'Età del rame in Svizzera le ossa di animali selvatici costituiscono circa la metà delle ossa totali, mentre negli scavi di Isera “la Torretta” (Tn) le ossa più comuni sono di cervo, assieme a quelle del bestiame.

L'Uomo venuto dal ghiaccio era un cacciatore e raccoglitore, a volte si procurava frutti spontanei, come per esempio la prugnola selvatica che aveva con sé. La caccia aveva comunque un ruolo centrale nella sua vita: mangiava selvaggina (cervo rosso, stambecco) e le schegge di corno presenti nella faretra provengono da cervi. Parti del suo equipaggiamento, inoltre, servivano per cacciare. Per i suoi abiti fu utilizzata pelliccia di animali selvatici (orso, cervo, capriolo), ma anche pelle e pelliccia di animali domestici (capre, pecore e bovini), perché Ötzi apparteneva a una società dedita all'agricoltura e all'allevamento di bestiame. Questo si può dedurre dai resti di cereali (orzo e farro) rinvenuti presso di lui. Il suo DNA rivela anche che fu discendente dei primi agricoltori che, qualche millennio prima, arrivarono in Europa dal Medio Oriente.

Ötzi utilizzava ancora oggetti in pietra, ma possedeva già anche una preziosa ascia di rame che è la più antica al mondo interamente conservata. Le conoscenze tecniche relative all’estrazione e alla lavorazione dei metalli erano da poco arrivate in Europa dall’Asia Minore. Il manico è costituito da un tronco di tasso che presenta una ramificazione e misura circa 60 cm. La lama è realizzata in rame quasi puro proveniente dalla Toscana meridionale. Prima la lama è stata fissata con pece di betulla nell’intaglio a forcella e poi avvolta saldamente con strisce di cuoio. L'ascia di Ötzi mostra chiari segni di utilizzo, in particolare da parte di un destrimano. Gli archeotecnici l’hanno ricostruita, e con essa sono riusciti ad abbattere senza sforzo il tronco di un tasso. L'ascia piatta è una tipologia in pietra o metallo che ha origine dall'ascia in pietra levigata del Neolitico e fu utilizzata fino alla prima Età del Ferro. Affilando le superfici si ottiene un tagliente dritto e uniforme e fianchi piatti. L'ascia a margini rialzati, come quella posseduta da Ötzi, è un’evoluzione dell’ascia piatta e ha i margini laterali della lama rialzati che significa un incastro più saldo nel manico di legno.

Arco e frecce: l’arma principale di Ötzi

L'oggetto più grande trovato presso Ötzi è un’asta in legno di tasso. È lungo 1,82 m, quindi più alto di Ötzi stesso: si tratta dell’asta base per un arco che non è riuscito a terminare. Anche alcune frecce erano ancora incomplete. I test condotti con una ricostruzione di quell’arco hanno dimostrato che è possibile colpire mortalmente, senza problemi, animali o esseri umani da una distanza dai 30 ai 50 metri. Alcuni ricercatori ritengono che le lesioni al ginocchio destro di Ötzi possano essere attribuite allo sforzo costante di inginocchiarsi per tirare con l’arco. Probabilmente proprio per cacciare.

Anche altre cose che aveva con sé potevano essere utili nella caccia: il pugnale, la nappa per il trasporto delle prede, i cordini e la rete per cacciare uccelli e piccoli animali, fino alle lame di selce con cui poteva tagliare pelli e tendini. Era ben equipaggiato per una permanenza prolungata al di fuori del suo villaggio. L’esame delle articolazioni e della muscolatura rivela che non ha fatto lavori pesanti, ma che frequentava spesso la montagna. Ötzi potrebbe aver avuto diversi “mestieri”, ma molti elementi fanno pensare che fosse un cacciatore.

Il disco di pietra con nappa trovato presso Ötzi venne a lungo interpretato come amuleto o gioiello. Nuovi risultati indicano tuttavia un uso come porta selvaggina, come uccelli e piccoli animali. Anche altri segni suggeriscono che Ötzi avrebbe potuto essere un cacciatore di uccelli: i frammenti di reti e corde rinvenuti potrebbero essere stati parti di trappole, e le penne delle frecce mostrano che grandi uccelli venivano uccisi e le penne utilizzate anche per l’impennaggio.

L’abbigliamento di Ötzi

Ötzi era completamente vestito con perizoma, cintura, mantello, berretto e scarpe. Manca però la parte posteriore dei vestiti, in quanto la schiena fu la prima ad emergere dal ghiaccio, perdendo quindi la sua protezione. Durante il recupero gli indumenti di Ötzi si presentarono strappati in tantissimi pezzi, poi riassemblati con il restauro. Il suo abbigliamento è composto da pelli e pellicce di animali domestici e selvatici cucite insieme con tendini, ma a volte anche con erbe e refe.

Le incisioni rupestri della Val Camonica si trovano in provincia di Brescia e costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo. Furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all'Età del ferro (I millennio a.C.). Queste sono scene di caccia al cervo.

Le pelli e il cuoio degli indumenti e della faretra di Ötzi provengono da almeno cinque diverse specie animali. La sopravveste è una combinazione di pelli di pecora e capra, i gambali sono in capra, il perizoma in pecora, i cinturini delle scarpe in pelle bovina, il berretto in pelliccia d'orso bruno e la faretra è di capriolo. Ötzi utilizzò quindi pellame di animali domestici e selvatici a seconda delle caratteristiche desiderate e della reperibilità. Il resto del suo abbigliamento era costituito da pelliccia. Le tracce sui pellami e il fatto che i peli siano ancora conservati dimostrano che le pelli vennero conciate prima dell'uso.

L’abbigliamento non sembra essere propriamente invernale, ma piuttosto un equipaggiamento per escursioni in montagna dalla primavera all'autunno, poiché pelli e pellicce mantengono un isolamento sufficiente solo fino a -5°C. Ötzi si mise in viaggio in primavera, e l'abbigliamento era perfetto per questo: le pelli erano resistenti al vento e idrorepellenti, le scarpe erano foderate e dotate di suola, e la stuoia d’erbe fungeva da protezione per la pioggia. L'abbigliamento era quindi ideale per il clima tardo-primaverile alpino.

Le molte riparazioni e i forti segni di usura sugli abiti dell'Uomo venuto dal ghiaccio indicano che probabilmente li mise a dura prova indossandoli a lungo. Tali riparazioni e riutilizzi indicano il valore dell'abbigliamento e del pellame.