Caccia e agricoltura: obiettivi comuni

Riporto cane e fagiano
Dove l'ambiente viene tutelato e gestito in modo consapevole da agricoltori e cacciatori i risultati sono positivi per entrambi

Non è difficile immaginare la correlazione fra l’agricoltura e la caccia che condividono  buona parte del territorio in cui queste si svolgono. Eppure attualmente il rapporto un tempo naturale e di reciproco rispetto e collaborazione fra agricoltori e cacciatori la cui figura spesso un tempo corrispondeva sembra non essere più così scontato e il legame addirittura messo in qualche caso in discussione. Tante sono le cause e i fattori quasi sempre esterni che hanno permesso alcune incomprensioni e allontanamenti, in alcuni casi per mancanza di vedute comuni in altri per necessarie divergenze dettate da una politica sempre più distante dalle radici rurali di queste due attività. La caccia e l’agricoltura, dunque il territorio, non possono essere gestite come due entità lontane e separate altrimenti le conseguenze da pagare diventano inevitabili e pesanti per entrambe. Ovviamente uno fra gli errori più gravi e frequenti è individuare come un'attività lavorativa la prima e confondere come semplice tradizione "ludica" la seconda. Le due realtà nei paesi economicamente e socialmente avanzati collaborano e condividono gli stessi orizzonti di pensiero e di rendita. nel nostro paese l'anomalia è vedere invece i due mondi sempre più spesso simili a rette parallele che seguono direzioni nel migliore dei casi vicine ma comunque distinte negli interessi quando non addirittura amministrate con piani programmatici addirittura divergenti. La tutela dell'ambiente e del patrimonio paesaggistico rurale che corrisponde inevitabilmente alla salvaguardia di specie di flora e fauna selvatiche può essere un'attività pienamente compatibile con l'economia agricola e dunque un'obiettivo comune per cacciatori e agricoltori. Questo accade per citare alcuni esempi non lontani da noi e sicuramente da non considerarsi sprovveduti dal punto di vista economico e culturale come la Francia, la Germania, ma ance Spagna e l'Inghilterra fino alle realtà ai confini della comunità europea che non vivono l'attenzione e lo sfruttamento razionale del territorio come una rinuncia al progresso ma come un compromesso e più ancora come un investimento razionale sul proprio territorio nazionale.

Cacciatori e agricoltori: insieme per la tutela del territorio

Se un territorio viene sfruttato al massimo dei suoi spazi e regimi temporali per ottenerne la produzione più veloce ed abbondante, inevitabilmente non potrà corrispondere ad un territorio in sintonia con i ritmi naturali né con le condizioni ambientali favorevoli alla permanenza e alla riproduzione di flora e fauna selvatiche. Spesso in materia di gestione abbiamo affrontato l’importanza fondamentale delle aree marginali dei terreni agricoli da salvaguardare e risparmiare alla lavorazione e disinfestazione tramite fitofarmaci per la sopravvivenza di specie di fauna stanziale come starna, fagiano, lepre, e molte altre che sfruttano tali porzioni di terreno non solo per nascondersi ma soprattutto per trovare il minimo sostentamento necessario alla loro prole nei periodi riproduttivi. Bene, non occorre tornare in questa occasione nel dettaglio delle misure necessarie da adottare, ma l’intenzione è quella di porre attenzione sul motivo per cui vale la pena ritrovare il senso profondo e anche pratico di queste attenzioni.

Fagiano
Occorre da parte degli organi di gestione incentivare economicamente gli agricoltori al rispetto e alla creazione delle condizioni fondamentali per la presenza di selvatici sul territorio

Si tratta di prendere coscienza da entrambe le parti sia agricoltori che cacciatori, che c’è una sfida da raccogliere non solo necessaria ma che può essere anche conveniente per entrambi se opportunamente intrapresa. La tutela del territorio in modo capillare, dunque ognuno nel proprio comprensorio e con i mezzi a disposizione, mettendo insieme le conoscenze che solo chi frequenta attivamente la campagna può avere. In vista di che cosa vi chiederete? Della tutela di un paesaggio che possa essere con alcuni accorgimenti essenziali non solo produttivo in termini agricoli ma anche o soprattutto a scopi faunistici. Sembra utopia irrealizzabile? Beh provate a pensare che questo è semplicemente ciò che accade nella maggior parte dei paesi europei e non solo dove il rapporto fra le parti è regolato da interessi comuni in cui nessuno rinuncia a nulla ma agricoltori e cacciatori siedono allo stesso tavolo negli organi di gestione per decidere le migliori strategie produttive e conservative insieme, senza quindi rinunciare ai raccolti o vederli svenduti come accade spesso invece per i prezzi dei cereali e altri prodotti nel nostro paese e, trovando vantaggiosi accordi di risarcimento per aree coltivate in modo da favorire la biodiversità e la presenza di fauna stanziale. Non solo. Parlare di risarcimento è spesso riduttivo, perché in molte realtà si tratta di veri e propri contratti di collaborazione con prezzi stabiliti e pagamenti elargiti dai cacciatori ai conduttori dei fondi in relazione alla qualità e alla quantità di selvatici presenti in loco. E' facile immaginare, alla luce dei prezzi che mediamente corrispondono al pagamento sul grande mercato dei cereali e di altri prodotti agricoli, quanto possa diventare vantaggioso dedicare lavoro e alcune porzioni di terreno alla tutela e alla diffusione di specie selvatiche. A questo aggiungete poi la gestione e il controllo delle specie invasive operate dai cacciatori a tutela delle produzioni agricole in accordo con i proprietari dei fondi senza dover dipendere necessariamente da risarcimenti di terze parti. 

Applicare i regolamenti e le linee guida

Ovviamente negli stati sopra presi ad esempio nella gestione del territorio, il rapporto fra caccia e agricoltura è regolato da leggi e articoli diversi dal nostro 842 e dalla 157/ 92 MA non occorrerebbe un sovvertimento del sistema legale e di tempi biblici per vedere attuati dei miglioramenti ambientali sostanziali. Si tratterebbe piuttosto di vedere finalmente e concretamente applicati nella realtà quei regolamenti e quelle linee guida che già appartengono per statuto ai nostri organi di gestione, gli ambiti territoriali di caccia (ATC). Questi infatti hanno già fra le proprie missioni fondamentali quella di provvedere ad opere di tutela e ripristini ambientali con importanti fondi economici a disposizione provenienti dalle politiche agricole comunitarie (PAC) ma che quasi mai vengono impiegati in questi specifici ed importanti scopi e si perdono nei labirinti della burocrazia per i risarcimenti dei danni provocati da fauna selvatica e in parte dedicati a ripopolamenti con selvaggina allevata e immessa periodicamente nel territorio a scopo venatorio. Se desiderate avere un esempio pratico di gestione interna, pensate ad una Azienda Faunistico Venatoria (AFV) ben organizzata e riprodotta su scala nazionale. Se pensiamo a queste realtà in cui i soci fondatori assumono responsabilità personali, rintracciamo onori e oneri nella gestione corretta e funzionale del territorio con attenzione alla politica agricola che non vede affatto la rinuncia dei proprietari terrieri alla coltivazione e ai propri guadagni ma una collaborazione con i cacciatori con alcune accortezze impiegate nel lavoro agricolo in cambio di risarcimenti economici e la garanzia di controllo e correttezza nel territorio. 

Un territorio libero non è una terra di nessuno

Questo modello potrebbe idealmente funzionare ed essere replicabile anche su grande scala nel territorio libero. Una precisazione che potrebbe sembrare scontata è qui irrinunciabile. La parola libero infatti non deve e non può assumere la connotazione di terra di nessuno dove si è propensi a sospendere l'attenzione riservata al proprio territorio. Al contrario, il territorio libero è terra di tutti in cui ognuno è chiamato a comportarsi responsabilmente portando il proprio contributo e non solo la propria presenza a caccia. Vedete ancora il cambiamento così lontano e inconcepibile? Come si è cercato di dimostrare molto dipende da noi e da chi convochiamo a rappresentarci all'interno degli organi di gestione. Abbiamo infatti visto che la legge non ha necessariamente bisogno di radicali modifiche in questo senso ma molto spesso di corretta applicazione e soprattutto di coscienze pronte ad impegnarsi seriamente condividendo la comune causa ambientale che negli agricoltori e nei cacciatori può trovare i veri attori di una storia che troppo spesso rischia di continuare ad essere raccontata attraverso progetti scritti e discussi ma che in qualche modo dovrebbero calarsi prima possibile nella realtà per migliorarla.