Nel buio che precede l'alba alla luce delle torce si sentono prima ancora di vederli anziani che borbottano consigli e raccomandazioni e risate di giovani cacciatori intenti a far salire palpe e zimbelli sulle cime dei castagni. Il bosco misto di carpino, querce e castagni sovrasta la valle che guarda in lontananza il mare Adriatico, mentre alle spalle illuminati dalle prime luci dell'alba i profili dei monti Sibillini. Siamo alla metà di ottobre, nel sud delle Marche ed è in pieno corso la migrazione dei colombacci e con lei la tradizionale caccia dal palco che qui come in altre regioni del centro Italia, ma anche in Francia e in Spagna, vede coinvolte generazioni di cacciatori da secoli. Sono proprio i ragazzi ad avermi chiamato per visitare i loro appostamenti e condividere insieme qualche giornata di caccia. Questi luoghi, costruiti e custoditi poi dai cacciatori, sono dei piccoli angoli ameni di bosco, dove a qualsiasi età si ha l'impressione di tornare puntualmente bambini nel salire sugli alberi e forse è un po' davvero così. Le emozioni che si provano affacciandosi lassù nelle albe d'autunno con lo sguardo che si perde in prospettive inusuali e profonde, ravvivano quella meraviglia e quell'appartenenza alla natura che si risveglia e che scorre nei suoi momenti, libera da vincoli, inganni e frenesie che tornano appena si scende, ma non in quel tempo sospeso in cui lo sguardo e i pensieri sono rivolti soltanto all'orizzonte e alle sue creature in movimento. Se tutto questo non è magia, ditemi voi cos'è? Forse follia direte, può darsi, ma da secoli, a noi va bene così.

I volantini sistemano le loro penne muovendosi sulla rastrelliera, pronti al primo decollo mentre noi prepariamo le cartucce e i fucili. La foschia a valle sembra diradarsi rapidamente mentre i primi raggi di sole attraversano i boschi e i tordi di tanto in tanto li sorvolano zirlando. Buon segno, il passo è vivo anche oggi. Le eco dei primi spari in lontananza annunciano che il movimento dei colombacci a valle è iniziato, sarà questione di minuti e arriveranno anche per noi i primi avvistamenti. Si rincorrono le ultime raccomandazioni e gli auguri da un appostamento all'altro mentre ci si dispone con la massima attenzione all'osservazione dell'orizzonte, ognuno rivolto al proprio settore, a quel tratto di cielo dove si aspetta di vederli per poi annunciarli a gran voce con il piacere di mettere in attesa tutti i compagni di caccia... “eccoli, colombacci a valle!” Da quel momento i primi a muoversi saranno i volantini che cercheranno di attirare l'attenzione degli stormi in lontananza con il loro volo di ritorno verso gli alberi degli appostamenti, aiutati nell'ultimo tratto quando i selvatici saranno in avvicinamento dalle palpe e dagli zimbelli che simuleranno invece uccelli in pastura con il loro movimento di ascesa e salita sui rami delle querce. I grandi stormi dei colombacci, hanno troppi occhi attenti nell'osservazione per credere ai richiami e spesso sfuggono a ogni lusinga mantenendo alta e irremovibile la quota del volo diretto verso le cime dei monti e il prosieguo del viaggio. Qualche selvatico invece isolato o branchi meno numerosi arrivano sulla tesa incuriositi dal luogo e dalla presenza dei piccioni e sono quelle le occasioni attese dai cacciatori che per questi momenti, di curata e poi dell'ultimo atto dello sparo hanno lavorato duramente nell'anno precedente. La caccia dura poche settimane ma la sua preparazione e il mantenimento degli appostamenti non prevedono soste. Sul tiro ai colombacci in arrivo si alternano sempre le due eterne scuole di pensiero, fra coloro che ritengono corretto il tiro a fermo e chi invece vede nel tiro a volo il modo più sfidante e sportivo il tiro a volo. Negli appostamenti in cui mi trovo si è trovato un modo per rispettarsi nelle reciproche vedute. I cacciatori più anziani nel primo appostamento sparano esclusivamente ai colombacci che arrivano a fermarsi sugli alberi della tesa mentre gli altri cacciatori attendono che si concluda la loro azione e sparano successivamente soltanto al volo quando le occasioni lo consentono.

Le prime ore del mattino regalano uno spettacolo straordinario, il flusso dei colombacci sembra inesauribile. Le occasioni di sparo sono molto limitate perché il vento da nord spinge i colombacci a quote fuori portata per i fucili ma perfettamente visibili per gli occhi esterrefatti di noi cacciatori che li osserviamo. Per chi sente questa passione dentro, come una spinta vitale dell'anima, vedere in piena salute le specie selvatiche accende un senso di meraviglia e di speranza che infonde una profonda pace interiore. Sono queste giornate e questi momenti quell'emozione inspiegabile che nessuno che non si trovi lì con noi potrà mai capire fino in fondo. Qualche colombaccio ci sorprende in direzione contraria ma i piccioni riescono a deviare la loro direzione portandoli a tiro utile. I ragazzi intorno a me non sbagliano e sparare in sincronia dallo stesso appostamento mantenendo concentrazione e precisione non è cosa facile, sono necessarie attenzione e complicità. Con il passare delle ore un grande stormo di colombacci forse deciso a riposarsi e indotto dai richiami ci regala l'emozione di una curvata perfetta che riusciamo a immortalare con le telecamere con la conclusione di un tiro a fermo dall'appostamento principale dell'anziano Guerino, poi con il tiro a volo del nostro appostamento. Decidiamo che può bastare così, perché la qualità di questa azione di caccia ripaga ogni attesa e ogni fatica, non serve altro.
Scendiamo dagli appostamenti per dedicarci al recupero dei colombacci presi e prepariamo insieme la colazione che rappresenta il sacro momento conclusivo di ritrovo a fine giornata. Difficile che un bambino o un ragazzo qui nel centro Italia non abbia trascorso almeno una domenica, un pranzo, una merenda in un appostamento di colombacci, dove fra i colori dell'autunno e il profumo delle castagne sul fuoco, una storia fatta di pazienza e meraviglia chiede di essere raccontata, per sognare ancora.
Baschieri & Pellagri Nike Extra HP una cartuccia da colombacci

Dichiaratamente studiata per gli appassionati di caccia al colombaccio, ma poi dimostratasi un caricamento veloce e molto apprezzabile anche in altre situazioni di caccia e altri selvatici, la nuova Nike Extra HP di Baschieri & Pellagri ci ha mostrato le sue qualità dalla prima giornata di apertura quando le temperature ancora elevate ne facevano notare la balistica ottimale nelle medie e anche lunghe distanze con una grammatura intermedia, quindi molto gestibile nella ripetizione dei tiri.
Con l'avanzare della stagione autunnale, dunque nella caccia dal palco nel mese di ottobre abbiamo avuto la conferma che queste cartucce disponibili nelle numerazioni di piombo 7-6-5-4 sono indicate sia come prime canne nei tiri a distanze più ravvicinate con i colombacci in arrivo, sia per tiri a maggiore distanza, di recupero su selvatici in allontanamento a distanze maggiori. La dose da 35 grammi standard per il calibro 12 e il bossolo gordon rendono la cartuccia NiKE Extra HP nonostante la sua velocità anche una cartuccia morbida alla spalla del cacciatore che con i colombacci può trovarsi nelle migliori giornate a sparare anche diversi colpi. Nelle nostre giornate dal palco, trovandoci in un appostamento laterale destinato al tiro al volo abbiamo impiegato la cartuccia nelle numerazioni di piombo 6 e 5 con risultati positivi e selvatici perfettamente recuperati dai cani nei pressi dei capanni. Continueremo a portare con noi le nuove cartucce Baschieri anche nel prosieguo della stagione e in altre tipologie di caccia tenendovi aggiornati sui risultati che per ora sembrano confermare il buon lavoro di ricerca portato avanti da Bashieri & Pellagri.









