Segugi e cinghiali: addestramento dei cuccioli, le prime uscite in campagna e nel bosco

La corsa fa bene al cane: contribuisce alla crescita dell’apparato muscolo scheletrico e migliora lo sviluppo cardiaco e toracico. Ricordiamoci che il nostro cane è destinato a un percorso da atleta, pertanto valgono per lui le medesime regole di un professionista delle gare di resistenza. Il cuore è determinante e la capacità di utilizzare il “motore” nel modo migliore contribuisce alla resistenza ma anche a una sana gestione dell’ossigenazione delle cellule muscolari, dal cuore dipende la prestazione. I soggetti lasciati “crescere” nei box fino ai 6/8 mesi, magari per preservarli “amorevolmente” dalla fatica e dagli sforzi, si trovano spesso con una massa corporale eccessiva rispetto allo sviluppo cardiaco, toracico e psicologico. Una muscolatura che in molti casi sarà poco in grado di rispondere alle sollecitazioni improvvise e durissime della caccia, cosi come il cervello che sarà poco “svezzato” e allenato a reazioni repentine e matasse da sbrogliare. Senza i requisiti psico-fisici minimi difficilmente il segugio si sentirà sicuro dei propri mezzi e faticherà a rispondere a stimoli spesso troppo “violenti” o improvvisi per un soggetto che ha vissuto troppo poco il mondo. Per questo insisto col dire che, per mia personale esperienza, i cani devono correre e scorrazzare liberamente per quanto possono e appena sanno stare al passo del conduttore devono essere portati fuori, nei boschi, a fare “esperienza di vita”, fare il piede.

Video: addestramento dei cuccioli, le prime uscite nel bosco


I primi contatti dei cuccioli con la natura

Il primo contatto con la natura sarà dunque un passo molto avanzato nel lungo “corso di laurea in caccia al cinghiale”. Lo sbarco in natura sarà eccezionalmente l’ennesima lezione “in presenza” che somministriamo ai nostri segugi. Prima di questi passaggi c’è un’infinità di sfumature in cui il conduttore e il cane apprendono vicendevolmente talenti e difetti e studiano, ognuno a suo modo, la forma migliore di collaborare. “C’è un metodo infallibile per procedere? Un modo per prendersi cura dei giovanissimi trasformando un cucciolo in un fenomeno?”. 

Non esiste un unico metodo di addestramento universalmente valido, ogni cane ha i suoi tempi di reazione che ogni cacciatore deve saper riconoscere e valorizzare nell'addestramento 

Mi spiace ma no! Assolutamente no! Non c’è un modo unico di procedere, un tempo uguale per tutti, una formula segreta che preparata nelle tenebre più oscure possa trasformare le cose o accelerare i processi. C’è una sola regola, assoluta: non è il canaio a battere il tempo dell’addestramento, ma il cane. Al canaio spetta solo (si fa per dire) sviluppare la sensibilità necessaria che lo porta ogni volta a fare il meglio per il proprio ausiliare. Non dovremmo mai preoccuparci quando il cane del nostro amico insidia i cinghiali già a 3 mesi e il nostro segugio sembra invece disinteressarsene fino agli 8. I paragoni in questo mestiere non valgono. Ogni cane ha i suoi tempi, ogni conduttore ha i suoi metodi. Ricordiamoci tuttavia che ogni segugio è destinato ad andare a caccia. A qualsiasi razza appartenga delle 400 selezionate dall’uomo, la sua discendenza originaria dal lupo lo porta ad essere un animale con forte vocazione alla caccia, ecco perché in molti casi la responsabilità del successo del cane è nelle nostre mani e la sua riuscita o il suo fallimento è molto spesso causa della nostra gestione sbagliata. Altro incredibile mito da sfatare è la presunta differenza tra la precocità dei segugi maremmani e la tardiva partenza di quelli francesi (tanto per citare due dinastie molto popolari).

Ma chi ha scritto questa perla di saggezza? Vi risulta da qualche parte che la natura metta una razza in condizioni di primeggiare sulle altre portandola alla maturazione venatoria in modo cosi sensibilmente diverso? Se la natura agisse cosi saremmo già tutti scomparsi. Non confondiamo la vivacità di alcune razze con la maturità venatoria, cosi come non dobbiamo confondere la posatezza di altre razze con la tardività della loro risposta a caccia. Questo falso storico porta molti interessati a mettere quanto prima il cane in pista a prediligere razze solo apparentemente più rapide nella risposta. Il cane da addestrare non si sceglie in funzione della presunta precocità o dell’autonomia, quasi a voler chiedere al cucciolo di “fare tutto da solo”. Si sceglie una razza in relazione alla conoscenza che si ha di se stessi, prima di tutto, e del modo di approcciare agli ambienti venatori, al “perché” si caccia, al “come” si caccia, qual è “il fine” che ci spinge ad alzarci ogni mattina in qualsiasi condizione meteo. Conosciute queste piccole enormi sfumature allora troveremo linearità con una razza che ci somiglia quanto più possibile e potremo star certi che ci saremo già portati avanti con buona parte del lavoro senza nemmeno accorgercene. Avremo a che fare con soggetti più simili a noi pertanto con una linea di comunicazione più lineare e diretta.

Non cadiamo nel tranello della fretta, non lasciamoci fomentare dai tanti post social (alcuni anche nostri per la verità n.d.a.) in cui soggetti di 3 mesi e mezzo compiono azioni mirabolanti su branchi di cinghiali. Tutto vero per carità, ma non è sempre cosi e non va sempre nello stesso modo. Abbiate pazienza e lasciate fissare alcuni punti strategici che vi aiuteranno oggi a conseguire degli ottimi risultati con i vostri cani e domani magari ad avere anche qualche soggetto che a 3 mesi e mezzo vi farà accapponare la pelle. L’obiettivo non è battere il record di precocità del cane ma aiutare i segugi a compiere i passaggi fondamentali per diventare abili cacciatori. Ecco perché ho provato a riassumere in questo piccolo elenco alcuni degli aspetti che ritengo fondamentali e dai quali non si deve prescindere per poterci confessare in tutta serenità: “Bene ho fatto tutto quello che potevo, ora lascio il campo al mio cane a alla fortuna, consapevole che forse, aver dato il massimo potrebbe anche non essere sufficiente”.

Quali sono le condizionali dunque che dobbiamo esaminare nel nostro soggetto per affrontare al meglio il periodo dell’addestramento e avvicinarci senza esitazione verso la prima uscita?

  1. La genealogia
  2. Il carattere
  3. Lo sviluppo psico-fisico
  4. L’approccio
  5. La pazienza
  6. Lo spirito di muta
  7. La nostra storia.

Questi passi riassumono una miscela di punti fermi nella storia e nell’esperienza di ogni cinofilo e di ogni cacciatore. In questi punti ritroveremo tanti elementi impressi nella mente e nelle abitudini di ognuno di noi, per merito della profonda attenzione riversata nella disciplina cinofila o per la più semplice e intuitiva spontaneità con la quale alleviamo e addestriamo i nostri cani.

Non è consigliabile avere fretta nell'addestramento, i cani dimostreranno gradualmente le proprie attitudini provenienti dalla genealogia, dal carattere, dallo sviluppo psico-fisico

Nei prossimi appuntamenti approfondiremo ognuno di questi aspetti. Ci stiamo preparando alla prima uscita con i nostri cuccioli, il percorso per arrivarci appare lungo e l’attesa a volte si fa anche tediosa. La voglia di lanciare questi piccoli agguerriti segugi in miniatura ci fa spesso precorrere i tempi. La voracità con la quale mangiano, le battaglie nel canile, l’autorevolezza con la quale si contendono l’ultima crocchetta con gli adulti, ci fa pensare che siano pronti per scendere in campo, affrontare e spaccare il mondo, magari seguitare il primo animale che incontrano senza mollarlo mai. I sogni con cui nutriamo le nostre speranze si frantumano troppo spesso contro il muro della realtà. 

Dopo averli immaginati come aquile sui primi selvatici ci troviamo in aperta campagna con 1 o 2 soggetti piccoli, goffi, spauriti che per lo più cercano di capire lo spazio nuovo nel quale li abbiamo improvvisamente proiettati. Ci cercano, non si vogliono allontanare e se lo fanno in modo avventato rischiano di incappare in qualche brutta esperienza. Queste piccole creature fatte di pelo e fiuto, poco hanno ancora a che vedere con i soggetti che tra qualche mese daranno battaglia ai bestioni irsuti nelle fitte “rogaie”, ma al momento sono inermi infanti, ingenui e i primi passaggi servono solo per passeggiare allegramente in un ambiente che deve essere loro amico e non avverso. Non dobbiamo quindi avere fretta, in realtà il processo di preparazione non è ancora concluso e le prime fasi vanno completate meticolosamente per non perdere quell’abbrivio iniziale che la curiosità mista alla voglia e alla preparazione destano nel cucciolo e lo spingo a seguire gli adulti o a interessarsi di un’usta che ancora non conosce. Abbiate pazienza, il tempo c’è anche se sembra non bastare mai.


Leggi anche: 

Segugi e cinghiali: addestramento dei cuccioli, le prime fasi – parte 1

Segugi e cinghiali: addestramento dei cuccioli, le prime fasi – parte 2