Segugi e cinghiali: quali sono le strutture idonee per l’addestramento dei cani? 

Distinguiamo tra “addestramento” e “allenamento”. C’è una differenza sostanziale

Cacciatore con segugio
L'addestramento dei giovani segugi deve essere garantito inizialmente da situazioni controllabili dove poter evitare pericoli e correggere errori

L’allenamento è una pratica finalizzata a raggiungere lo stato di forma ideale prima di una prova di lavoro o della stagione di caccia. I cani rimasti fermi per periodi più o meno lunghi, hanno bisogno di recuperare fiato, smaltire qualche chilo di troppo e allungare la gamba. Un’attività che non richiede particolari condizioni e che può essere fatta anche su terreni “facili”, in cui la vegetazione, l’areazione e la comodità del territorio consentono ai cani di allungarsi, distendere la seguita come si dice in gergo, rifiatare, non restare compressi nel fitto di roveti e forteti. I cani in queste uscite non hanno nulla di nuovo da imparare, generalmente sono già svezzati ed esperti o hanno già preso parte ad azioni impegnative sul cinghiale. L’addestramento invece è una disciplina articolata e complessa, tanto quanto lo è la lunga serie di sfumature e dettagli da valutare. L’addestramento serve per acquisire il metodo, conoscere il selvatico, saperlo fronteggiare e ancor prima rilevarne la presenza e accostarsi alla lestra. L’addestramento è un periodo lungo che richiede un continuo aggiornamento dei livelli di difficoltà, misurati con prudenza e ottimo spirito di osservazione, su ogni cane dal conduttore. In questo caso servono strutture diverse, con un’orografia più impegnative, difficoltose possibilmente per ricreare quegli scenari di caccia versa che il cane sarà costretto ad affrontare. 

Cacciatore con cani da seguita
E' importante frequentare strutture che possano garantire diversi livelli di difficoltà per aumentare gradualmente l'apprendimento dei giovani cani

Il cinghiale non è un selvatico semplice da insidiare, pertanto gli animali dovranno essere performanti, grandi corridori ma anche resistenti oppositori che senza violenza e rischi si facciano rispettare dai cani e insegnino loro il mantenimento delle distanze e il coraggio nella fase del fermo. In questo caso non bastano strutture agevoli, servono luoghi anche impervi, con bastioni di macchia in cui il cinghiale si ripara e il cane deve penetrare coraggiosamente per andare a “svegliare” la sua preda. Si cercano spazi aperti, possibilmente grandi e con punti di foraggiamento distanti dalle rimesse, per abituare i segugi all’accostamento, con punti di sciolta distanti dalle rimesse. Non sempre strutture con queste caratteristiche sono dietro il proprio canile e quindi bisogna salire in macchina e macinare chilometri, senza pensarci due volte, una giornata di addestramento in strutture con caratteristiche ottimali vale quanto una giornata di caccia. 

La caratteristica principale e indispensabile di ogni luogo è l’acqua. La prima imprescindibile risorsa, non solo per i cani, ma anche per i cinghiali che, dopo qualche ora di seguita, rischiano di andare in difficoltà non trovando ristoro. Utilizzando poi le aree di addestramento perlopiù durante la stagione estiva è fondamentale che la presenza dell’acqua sia significativa e diffusa, i segugi, specie se sciolti in muta sono desiderosi di seguitare, si sostengono a vicenda e spesso vanno oltre le possibilità individuali trascinati dalla foga del branco. A quel punto, senza la giusta presenza di acqua, i cani possono entrare in difficoltà e rischiare il collasso, se non peggio.

Video: quali sono le strutture idonee per l’addestramento dei cani? 


Cacciatore con cani durante l'addestramento
I cinghiali devono essere presenti nelle strutture in numero proporzionato alla dimensione dell'area ed è importante che siano esemplari in ottimo stato di salute allenati, brillanti e non aggressivi e pericolosi per i cani in addestramento

Veniamo ai cinghiali. Gli animali introdotti devono essere brillanti, scaltri, rapidi e farsi rispettare, non particolarmente aggressivi e soprattutto non armati di zanne. Gli incontri/scontri in una struttura sono utili all’esperienza di cani e conduttori ma non devono rappresentare un rischio per i cani. Eventuali danni indesiderati devono essere superficiali e possibilmente non richiedere l’intervento di veterinari. Le scrofe sono sempre privilegiate perché anche se di dimensioni importanti rappresentano una preda non troppo pericolosa. I maschi devono essere monitorati e il gestore deve essere pronto a rimuovere il cinghiale alle prime avvisaglie di non adeguatezza.

Il numero dei cinghiali deve essere proporzionato alla dimensione dell’area. Su circa 70/80 ha di territorio 4/6 cinghiali sono sufficienti. I cinghiali hanno la possibilità di “darsi il cambio” durante i numerosi giri di “campo”. Il numero rende sufficientemente difficile lo scovo ma non impossibile, ricordiamoci sempre che si frequentano queste strutture anche per divertirsi e mettere in condizioni i cani più giovani di esprimersi e seguitare, non per dimostrare di saper trovare un ago in un pagliaio, per questo tipo di esibizioni edonistiche c’è la caccia a terreno libero. La giornata ha dei costi e deve essere produttiva per tutti: per i cani, per il gestore e per noi. Una lunga cerca, uno scovo difficile che arriva dopo molto tempo è oro per i cani che non si abitueranno allo scovo facile che apprenderanno meglio fasi determinanti come cerca e accostamento. Dopo qualche tempo che i cinghiali vivono nella struttura diventano oltremodo abitudinari. Spesso si limitano a ruotare in un’area molto ridotta o si barricano a ridosso di protezioni o recinsioni che sembrano loro più sicure, magari dell’allevamento vicino. Come nel caso di una coppia di cinghiali fuggitivi che nella splendida riserva di Piscin di Polvere a Viterbo, hanno forzato la recinzione dell’allevamento invadendo una vasta area adiacente. La situazione comprometteva il corretto utilizzo della struttura di 35 ha che confina con quell’area. Il gestore è prontamente intervenuto, interdicendo l’area alle attività e ci ha invitati all’abbattimento di un selvatico ormai non più idoneo.

Addestramento segugi
Importante cercare zone boscose e ricche di dislivelli per abituare i cani a penetrare la macchia e allenare il fisico nella seguita

Un’operazione che potrebbe sembrare di routine ma che resta per un canaio sempre emozionante. L’attività mi ha dato la possibilità di testare i giovani sul fermo in condizioni estreme: per lungo tempo, con cinghiali pronti a difendersi, senza l’aiuto degli adulti e soprattutto a ridosso del branco di oltre 40 cinghiali che a ridosso della recinsione grugniva picchiando violentemente contro l’elettrosaldata per intimorire i cani. Cariche continue e uno scenario non proprio semplice da gestire. L’esito è stato più che convincente: una tenuta eccezionale, potente, impattante, una fase in cui Tito, Rambo, Lucifer, Ginca, Link, capeggiati dalla nonna Luna hanno dato dimostrazione di un carattere impressionante e una gestione del cinghiale solida e pressante. Protetto dalle querce ho aspettato il momento opportuno per intervenire, mentre con il palmare controllavo Diego che tra i giovani era l’unico assente giustificato, rimasto dalla mattina da solo in seguita nei 90 ha della struttura più grande. L’azione è stata esaltante quando i giovanissimi Lea e Lio, che qualche mese fa tenevo in un video tra le braccia presentandoli come i due soggetti che avrei avviato all’addestramento. Bene, direi che il percorso ha portato lontano, i giovanissimi si sono gettati nella mischia. Senza timore, senza indietreggiare, forti dello spirito di muta e un istinto innato. Malgrado la forma fisica della nostra muta non sia ancora ai livelli giusti i cani hanno beneficiato del fosso di Piscin di Polvere che tira acqua tutto l’anno e che ha messo benzina e freschezza nelle zampe dei cani per oltre 4 ore malgrado la temperatura proibitiva e il suolo che non vede pioggia da mesi. Questo ci ha consentito di sciogliere nell’area grande per poi recuperare i cani e sganciare nuovamente in tarda mattinata nella struttura più piccola, con gli adulti come Pegaso, Optimus e Leo in panchina per lasciare spazio ai giovani.

Per noi è stata una mattinata di grande esercizio e ripasso dei fondamentali del fermo, un abbattimento controllato, ove possibile, rappresenta per i segugi in avviamento un battesimo che li suggella alla preda definitivamente, per il gestore e figlio d’arte Francesco Gibellini, un’attività di puntuale manutenzione e cura della struttura. Una cura quotidiana in effetti, doverosa e puntuale, specie quando la pianificazione di un’area del genere contempla addestramento fino a febbraio e abbattimenti per oltre 50 poste da marzo. Una gestione che richiede cambio di cinghiali e scenari completamente diversi e non sovrapponibili.. 

C’è anche un altro aspetto delle aree e delle riserve di caccia controllate: la presenza di altri selvatici. Questo aspetto è spesso contestato, dopotutto sciogliere i cani per addestrarli sul cinghiale non dovrebbe porci in condizione di incontrare altri selvatici fastidiosi e dannosi, tuttavia, se ben dosati e mantenuti in giusto numero, i selvatici “sgraditi”, come volpi, istrici e caprioli, non sono un danno, anzi, sono animali che si contendono le attenzioni dei nostri cani e possiamo abituare i segugi a ignorare o a trattare con sempre maggiore disinteresse. Ognuno può immaginare la soluzione migliore, non  c’è una regola esatta. 

Nelle fasi più dure dell’addestramento cerchiamo sempre il bosco, possibilmente fitto perché abbia tutte le caratteristiche e le difficoltà di circolazione per i cani che avranno le zone di caccia nelle quali scioglieremo. Il territorio con monti e depressioni è ideale perché la gamba del cane si abitui allo sforzo della risalita e la seguita costringa i segugi a dare voce anche sotto sforzo.

Consigli e avvertimenti

I conduttori devono rispettare l’area e gli animali e non sostare nei pressi delle pozze d’acqua, se non si permette al cinghiale di bere e recuperare fiato si rischia di comprometterne la salute, non è un atteggiamento corretto.

Non introducete nella struttura cani particolarmente aggressivi. Oltre a danneggiare il corretto approccio degli altri cani rischiano di sottomettere il cinghiale, i selvatici nelle strutture sono abituati ai cani e non li temono, si lasciano inseguire consapevoli di essere al sicuro, i cani mordaci rovinano gli animali e creano danni al gestore.

Cambiate spesso la struttura in cui addestrate i cani. Cercatene di nuove e se necessario fate qualche chilometro in più. I cani sviluppano una fervida memoria e si abituano a cercare i cinghiali negli stessi punti. Mettere il cane, e il suo conduttore alla prova, spingendoli su territori diversi, con diversa umidità e olfattazione, con odori e piante diverse, con aria e ingresso del vento completamente nuovi, con gli stessi animali “non conosciuti”, sono requisiti fondamentali per far affiorare il talento dei cani. Questo vale anche per le zone di caccia.