A caccia con l'Epagneul Breton: un cane da ferma versatile

Risale al 1907 il primo incontro di un piccolo gruppo di appassionati cinofili possessori di Breton discendenti da incrocio fra cani da caccia locali allevati in Bretagna e setter inglesi. Si riunirono a Loudeac per stabilire quale dovesse essere lo standard per quello che da quel momento venne riconosciuto come l'Epagneul Breton. Piccolo cane da ferma, rustico nella morfologia e nel temperamento, anuro dalla nascita e capace di adattarsi a qualsiasi tipo di territorio, con un'andatura brillante simile a quella del setter inglese, ma un collegamento e un raggio d'azione più contenuti propri delle razze continentali. Sembrerebbe nascere dalla ricerca di una sintesi potenzialmente perfetta nella polivalenza e nell'azione di caccia l'Epagnuel Breton e per il successo che ha riscosso fra i cacciatori Europei e non solo, non si può certamente definire un progetto privo di successo. La sua versatilità nei diversi terreni di caccia e la propensione al recupero e al riporto hanno conquistato il cuore di molti appassionati che si dedicano in maniera generica alla caccia vagante, perché come specialista nella caccia alla beccaccia viene valorizzato soprattutto nella sua terra d'origine in Francia. 

Il recupero e il riporto sono fra le doti naturali più spiccate e apprezzate nel Breton, cane da ferma però selezionato per la sua completezza e versatilità

In Italia e negli altri pesi europei, il Breton svolge bene il ruolo di cacciatore generico e, per la sua polivalenza, è stato spesso spinto a cacciare anche in modo “improprio” o limitato, mettendo in discussione alcune fasi di lavoro e doti naturali, come la ferma solida, a favore del solo recupero e riporto di piccola selvaggina nella caccia vagante. Nelle genetiche selezionate di lavoro dove l'Epagneul Breton viene ancora valorizzato e rispettato come cane da ferma, il suo metodo di cerca brillante e scrupoloso, la sua iniziativa, il suo raggio d'azione, infine la ferma solida sono ancora qualità presenti per la gioia degli amanti della razza. Di questi fa parte il giovane Francesco Pusterla, cacciatore e allevatore che abbiamo conosciuto in diversi contesti di caccia e più volte visto all'opera con diverse razze di cani da ferma fra cui alcuni Breton, attentamente scelti fra correnti di lavoro di provenienza francese. Questi soggetti sono riconoscibili dalla caratteristica morfologia armoniosa e robusta nel complesso, dove si notano l'ampio torace e la buona altezza al garrese. Tipico il portamento della testa, alta durante la cerca e l'andatura caratterizzata da battute brevi e frequenti in quello che viene definito un galoppo energico e scattante. Pur essendo il più piccolo dei cani da ferma, il Breton è infatti costruito su un’ossatura solida, risultando nell'insieme compatto e resistente. Le sue capacità di apprendimento e la sua indole dolce che possono ovviamente variare nei diversi soggetti portano nella maggioranza dei casi ad intraprendere un rapporto sereno e collaborativo fra cane e cacciatore come ci testimoniano Stefano e il suo Jack, giovane maschio che ci ha permesso in una giornata di caccia condivisa di vedere espresse sul campo le doti dell'Epagneul Breton. 

Caccia in Piemonte con il Breton

Durante un gelido mattino di fine novembre abbiamo cacciato sulle colline boscose della Val Borbera in Piemonte dove la famiglia Pusterla gestisce un'azienda agrituristico e faunistico venatoria. La famiglia  si dedica con continuità non solo all'organizzazione della caccia ma anche all'allevamento e all'addestramento dei cani da ferma per cui ha ricevuto l'affisso Trincheraldo della Pusterla. Cercando beccacce abbiamo l'opportunità di imbatterci nelle specie di selvaggina stanziale presenti in zona, soprattutto pernici rosse e fagiani. La cerca del Breton si dimostra avida ma collegata con aperture metodiche e accertamenti approfonditi dove qualche emanazione arriva ad insospettire Jack permettendo a me e Francesco di essere sempre pronti a cogliere le occasioni e gli incontri. La giornata trascorre fra ambienti diversi, passando ad esplorare non solo boschi spesso ripidi e impegnativi di carpino e faggio, ma anche fondovalle, calanchi e prati naturali dove il Breton sembra mantenere un buon ritmo senza evidenti cali di attenzione. I rientri sono puntuali e Jack si accerta sempre della posizione del suo conduttore rendendo evidente un feeling e un affetto profondi. Francesco ci conferma che il carattere determinato ma molto affettuoso dei suoi cani è una delle caratteristiche che apprezza di più soprattutto nelle fasi di addestramento. Nei campi resi bianchi dalla brina notturna si susseguono le azioni che Jack porta a termine ricostruendo spesso il percorso seguito dai fagiani che in anticipo rispetto al nostro arrivo fuggivano risalendo dai campi verso le sponde più fitte dei boschi e dei fossati. Ad ogni abbattimento puntuale arriva il riporto che Jack conclude fiero portando i selvatici ai piedi di Francesco in attesa di ricevere carezze riconoscenti. Se nella cinofilia è molto più corretto parlare di soggetti più che di razze in modo generico possiamo senza dubbio dire di aver visto all'opera un Breton positivo di cui condividiamo le azioni di caccia e le considerazioni che con Francesco abbiamo potuto fare al termine della nostra giornata insieme. Buona visione. 

Video: A caccia con l'Epagnuel Breton