Walther P38 contro Colt 1911

Walther P38
La “Pistola Model 1938”: arma da fianco del Terzo Reich
Colt 1911
Colt 1911-A1: la leggendaria creazione di John Moses Browning

La storia delle guerre e degli eserciti che le combattono passa senza dubbio anche attraverso le armi che essi dispiegano. La tecnologia bellica è sempre stata tra quelle a più rapido progresso, e le armi di un esercito riflettono il grado di preparazione dei suoi soldati, la dottrina militare dei suoi comandanti, le capacità tecniche e finanziarie del suo paese; le armi impiegate in conflitto possono determinare la vittoria o la sconfitta, ed è chiaro che un esercito armato ed equipaggiato al “top” della tecnologia e del volume di fuoco avrà un grande vantaggio sul campo.

Il discorso vale anche per un’arma tipicamente impiegata su piccola scala: la pistola. Sebbene non si possa certo affermare che una pistola sia “arma da guerra” (come certi legislatori vorrebbero invece farci credere), essa ha sempre avuto il suo posto tra le dotazioni militari, equipaggiando anzitutto gli alti ufficiali, coloro che meno probabilmente si sarebbero potuti trovare in situazione di doversi difendere da soli, e che portavano armi di piccolo calibro più come status symbol che per effettiva necessità (si diceva: “Più piccolo il calibro, più alto il grado”).

Walther P38 e Colt 1911
A confronto, le mire posteriori dei due modelli “rivali”
Walther P38 e Colt 1911
Il vivo di volata della Walther P38 (in alto, più stretta ‒ si noti anche il mirino) e della Colt M1911-A1 (in basso, più larga)

Col modernizzarsi delle tecniche di guerra e all’innovazione tecnologica “spinta” dalle tragedie dei due conflitti mondiali, la pistola trovò un uso militare più vasto. Nella Prima guerra mondiale equipaggiò i sottufficiali che guidavano le cariche “alla baionetta”: essendo questi alla testa delle loro truppe, si sarebbero trovati tra i primi faccia a faccia col nemico, a breve distanza (e a tiro delle sue pallottole). Più avanti, si dotarono di pistola anche coloro che non disponevano di armi lunghe: si pensi a carristi, artiglieri, equipaggi di aeromobili, in epoca in cui le moderne “Personal Defense Weapon” erano lungi dal venire; ovviamente la pistola ha sempre equipaggiato i corpi speciali, a partire dalle Sturm-Truppen della Prima guerra mondiale e dai Commandos della Seconda. Addirittura alcune unità, nel corso della Seconda guerra mondiale, arrivarono a distribuire pistole a tutti i soldati; e questo sino a oggi, dove l’utilizzo della pistola è più limitato in talune Forze Armate e più esteso in altre. Ma la pistola, in ambito militare, ha sempre e comunque rivestito un ruolo di secondo piano, come strumento di protezione piuttosto che come effettivo mezzo di combattimento (a dispetto delle varie “Offensive Handguns” usate da reparti tipo Navy SEAL, che sono comunque un caso a parte).

L’utilizzo militare della pistola esplose, per numero e vastità d’impiego, durante la Seconda guerra mondiale. Delle decine (letteralmente!) di modelli usati, due in particolare sono passati alla storia come i “simboli” rispettivamente degli Alleati e dell’Asse: l’americana Colt M1911 A1 e la tedesca Walther P38.

Colt 1911
Colt 1911-A1 cal.45 ACP, vista dal lato destro
Colt 1911
La tacca di mira posteriore della 1911-A1; sotto di essa, in evidenza nellʼapposita sede, il punto in cui il cane a fine corsa va a colpire il percussore innescando il colpo

Walther P38

Una precisazione generale, prima di cominciare. Avrei potuto partire dalla 1911 in questa “disamina” dei due modelli contrapposti; ma ritengo molto più facile partire, tra i due, dal modello la cui “vita di servizio” è ormai conclusa. Inoltre, riguardo alla P38, un’ulteriore precisazione è utile: l’abuso giornalistico di questa denominazione durante gli “Anni di Piombo” per indicare diverse armi di diverso tipo ha portato una grande confusione: per esempio, caso emblematico ne è mio padre, detentore di un revolver Smith&Wesson calibro .38 Special, che lui si ostina a chiamare “la sua P38”, e non sente ragioni. E allora, una volta per tutte, diciamolo chiaro e tondo: “P38” non è un termine generico per indicare armi corte calibro .38, tantomeno revolver, bensì l’identificativo di uno specifico modello di pistola semiautomatica fra i più famosi e apprezzati.

Walther P38 
Parte posteriore del carrello della Walther P38, con mira anteriore, guide di montaggio sul fusto e sede del cane in posizione di riposo; quella che sʼintravede sul carrello a sinistra è la leva della sicura manuale

La P38 nacque in pieno nazismo, come progetto privato della famosa ditta Carl Walther. La Germania, in gran segreto, stava ricostruendo le sue Forze Armate in violazione dei trattati stipulati dopo la Prima guerra mondiale; e sfortunatamente, è storia, vi sarebbe riuscita, portando morte e distruzione nel decennio successivo.

All’epoca, la pistola d’ordinanza dell’esercito tedesco era la P08, l’ottimo e raffinato progetto di Georg Luger, risalente ai primi anni del secolo; ma la Luger era troppo ottima e raffinata, di fabbricazione laboriosa e dispendiosa, e già durante la Prima guerra mondiale i Tedeschi avevano dovuto ricorrere a ripieghi d’emergenza per fronteggiarne la scarsità, comprando quantità enormi di diverse pistole “commerciali”. La Luger restava uno status symbol tra gli ufficiali, ma era decisamente inadatta a un esercito di grandi numeri come quello che si andava fondando.

Walther P38 e Colt 1911
Guardie del grilletto di 1911-A1 e P38 a confronto: nella prima si noti la corsa corta del grilletto e il pulsante di sgancio “a caduta libera” del caricatore; nella seconda la corsa del grilletto è più lunga, indicatore evidente dello scatto in doppia azione

Lo stato maggiore tedesco lanciò quindi nei primi anni ’30 un bando per una pistola d'ordinanza generale di rapida e poco costosa fabbricazione. La vincitrice, adottata nel 1938 prendendo la denominazione di “P38” era la pistola Walther “Heeres-Pistole” (pistola per l’esercito).

La produzione iniziò nella fabbrica Walther di Zella-Mehlis l’anno seguente. I primi lotti “test” erano contrassegnati col marchio a nastro della Walther, fusto e carrello in acciaio, guancette del calcio in legno (più tardi, durante il conflitto, in alluminio), e il prefisso “0” prima del numero di serie. La P38 rappresentava una svolta per la Walther, che per la prima volta produceva un’arma a culatta chiusa capace di sparare una cartuccia potente come la 9 Parabellum; e in effetti la P38 era destinata a divenire il “simbolo storico” delle armi in questo calibro (anche se le uniche versioni disponibili a noi mortali sono camerate nell’italico 9x21 o in 7,65 Parabellum).

Walther P38 e Colt 1911
Da questo primo piano sono meglio evidenti i profili del cane dei due modelli e la posizione delle sicure manuali: sul carrello per la P38, sul fusto per la 1911-A1

Il caricatore della P38 conteneva otto cartucce, poche per i canoni odierni ma buoni per allora; ma le sue caratteristiche “classiche”, per l’epoca, si fermavano lì. La P38 era rivoluzionaria sotto tutti i punti di vista. Anzitutto, era in doppia azione: l’utente poteva camerare la cartuccia, abbattere il cane con l’apposita levetta sul fianco, e portare la pistola pronta a sparare in assoluta sicurezza, caratteristica allora diffusa solo nei revolver, e nello stesso periodo utilizzata anche nell’altra “classica” Walther, la PP/PPK; senza contare che la P38 aveva anche un avvisatore di cartuccia in camera per i più distratti. Fu sperimentato anche un prototipo in sola doppia azione, col cane totalmente annegato tra fusto e carrello, chiamato AP (“Armee-Pistole”), che non fu accettato. La P38 anticipava molti trend delle pistole del futuro, Beretta 92 in primis: usava un sistema di chiusura a blocchetto cadente, e la canna non era più fissata al fusto ma libera di rinculare per un breve tratto insieme al carrello al momento dello sparo, per poi arrestarsi e sbloccarsi dal carrello che continuava a rinculare, armando il cane e tornando in batteria spinto da due piccole molle di recupero. L’ampia finestra d’espulsione del bossolo previene quasi del tutto gli inceppamenti. Il peso medio (circa 960 g scarica), la sufficiente potenza della munizione, la solidità (nonostante una certa debolezza della molla di ritegno della slitta) e la facilità di smontaggio completavano la lista dei crismi di ottima pistola militare.

Walther P38
La caratteristica tecnica meglio riuscita della Walther P38: il blocchetto oscillante, mutuato poi dalla Beretta 92

La produzione della P38 per la Seconda guerra mondiale ammonta a circa un milione di pezzi. Con la domanda crescente a causa delle vicende belliche, la sola Walther non poteva occuparsi in toto della produzione: le P38 furono assemblate anche da Mauser e Spreewerke e contrassegnate non col marchio di fabbrica ma col noto sistema di codici alfanumerico per eludere lo spionaggio. I bombardamenti Alleati nel corso della guerra rallentarono la produzione, e i Tedeschi furono costretti a “disseminare” la fabbricazione delle componenti in stabilimenti nei territori occupati e a trovare soluzioni di ripiego come l’adozione di pistole dei paesi invasi.

Walther P38 e Colt 1911
Lʼimpugnatura delle due pistole, vista dal basso; quella a sinistra, la P38, è munita di leva di sgancio del caricatore all'elsa

La P38 non concluse la sua storia con la fine della Seconda guerra mondiale. Ridisegnata dalla Walther negli anni ’50 presso la nuova fabbrica di Ulm, con un fusto di alluminio, fu prodotta in grandi numeri fino a tutti gli anni ’80, come sa ogni fan di Lupin III. Fu adottata dall’esercito della Germania federale come “P1” e restò in servizio fino agli anni ’70, venendo poi rimpiazzata pian piano prima da altri modelli più moderni quali la Walther P5 (“figlia” della P38) e persino la pistola a raffica Heckler & Koch VP70 (reparti di ricognizione della Bundeswehr); e negli anni ’90 in toto dalla Heckler & Koch USP o “P8”. La francese Manurhin produsse la P38 negli anni ‘60 per la polizia di Berlino ovest, che non poteva usare armi di fabbricazione tedesca; ma persino la polizia della Germania est usò a lungo grandi quantità di P38. Varianti “corte” nate durante la Seconda Guerra Mondiale per il porto occulto sono la P38K (con canna da 66 mm) e la P4 (canna da 80 mm), in calibro 9 e 7,65 “Para”; ma la loro diffusione rimase bassa sia durante che dopo il conflitto. Negli anni ʼ70, infine, unʼaltra ditta tedesca, la Erma, commercializzò la EP-882: una P38 col fusto in alluminio e in calibro .22 Long Rifle, per il tiro informale.

Walther P38 
Vista destra della Walther P38

Colt M1911/M1911 A1

Alzi la mano chi non la conosce, almeno di vista. La silhouette inconfondibile, lʼuso in mille e mille film, telefilm, persino cartoni animati e fumetti, le varie versioni e riproduzioni, le copie-giocattolo: se esiste una “educazione alle armi” come alla lettura, alla pari dell’abecedario, la 1911 è ciò che sin da quando siamo in grado di elaborarne il pensiero associamo al concetto di “pistola”. E non a caso. Se si dovesse assegnare un premio di evergreen a una pistola “di una certa età” che continua ancora a fare la parte del leone in mano ai “professionisti” come agli sportivi, sarebbero due i design ad arrivare in finale, entrambi frutto dell’inventiva della stessa persona. Uno di questi è la 1911; la “stessa persona”, manco a dirlo, John Moses Browning.

Colt 1911
Il caricatore monofilare a presentazione singola della 1911-A1: lʼautonomia totale per questʼarma era di otto colpi

Il design della 1911 nasce agli inizi del ‘900. Il feroce impegno delle Forze Armate americane contro la guerriglia dei Moros nelle Filippine aveva portato alla luce l'inadeguatezza dei revolver e dei calibri d’ordinanza .38 e .45 Long Colt, e si cercava un'alternativa semiautomatica. Il potere d’arresto ideale, in base a test condotti nel 1904, era quello di una cartuccia calibro .45 ACP (Automatic Colt Pistol); e dal 1906 al 1911 si tennero almeno tre serie di prove a cui parteciparono modelli americani ed europei. La vincitrice finale fu la Colt M1911, che passò un ultimo test contro un modello Savage: la Colt aveva sparato 6000 colpi senza malfunzionamenti, contro i 32 della Savage.

Adottata ufficialmente dalle forze USA nel 1913, fabbricata inizialmente solo da Colt e poi anche dall’Arsenale di Springfield per far fronte alla domanda, vide il suo primo uso “pesante” sul campo durante la Prima Guerra Mondiale. La M1911 era una pistola semiautomatica in azione singola, con caricatore da sette cartucce e molla di recupero originariamente montata direttamente attorno alla canna, e con due sistemi di sicure: una sul dorso dell’impugnatura, che sblocca lo scatto solo se completamente premuta, e una sicura dorsale al percussore. Ma queste cose, ovviamente, le sanno anche i sassi. Il sistema di funzionamento è tipico delle semiautomatiche basate sul sistema Browning, compresa la coeva “High Power”. L’esperienza della guerra portò una serie di cambi e la denominazione di M1911 A1: grilletto più corto, allungamento della sicura dorsale e del bordo superiore della sicura all’impugnatura (per impedire il “morso” del cane o del carrello), tacche di mira più visibili, semplificazione delle guancette del calcio.

Walther P38 
Caricatore da otto colpi cal.9mm Parabellum per la Walther P38

Anche la M1911 A1 “esplose” durante la Seconda guerra mondiale. Le commesse di Colt e Springfield non bastarono più per gli USA impegnati su più fronti. 1911 A1 intere o parti vennero fabbricate da Remington, Union Switch & Signal, Singer, Ithaca e persino dalla canadese North American Arms (che in tutto ne produsse forse cento “intere” più una manciata di carrelli). Brasile e Argentina, che avevano ottenuto la licenza di fabbricazione, contribuirono allo sforzo bellico con quantità di pistole che venivano usate da alcune unità speciali britanniche.

Alla fine della guerra, il successo della M1911 A1 fu ancora enorme, adottata da decine di eserciti e centinaia di corpi di polizia in tutto il mondo; le sole FF.AA. americane ne acquistarono 2.700.000 per tutto il tempo in cui fu mantenuta in servizio. Il suo “canto del cigno”, ultimo vasto impiego bellico, fu la guerra del Vietnam; la M1911 A1 venne utilizzata dalle forze USA e da quelle sud-vietnamite, dai contingenti australiani, e persino dai “nemici” Vietnam del Nord e Vietcong.

Walther P38 e Colt 1911
Ancora a confronto: più che due semplici pistole militari d'epoca, due autentici miti della storia armiera...

Le varianti... non si possono nemmeno contare! La 1911/1911 A1 è in produzione, in tutte le salse, in decine e decine di fabbriche in tutto il mondo, dagli USA al Canada, dalla Germania allʼItalia, perfino in Cina, in Brasile e nelle Filippine: per servizio, difesa o tiro sportivo, full-size, compatta o sub-compatta, con caricatore ad alta capacità o Custom, in calibro .45 o 9 mm, più grande o più piccolo, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Il segreto del successo e della longevità della 1911 sta nella sua solidità e nella praticità dʼimpiego; è unʼarma resistente, eccezionalmente sottile per la sua categoria e quindi confortevole al porto, con un peso tutto sommato accettabile per chi non ha particolari esigenze di occultabilità. Ma neppure è esente da difetti: i tiratori adusi sia alla 1911 che alla Beretta 92 sanno bene quante tribolazioni può dare.

Colt 1911
Primo piano del fusto della 1911-A1: sono visibili la sicura manuale, la leva di sgancio dellʼotturatore in apertura (hold-open) e il pulsante di rilascio del caricatore

La 1911 è pronta a inceppamenti per espulsione non completa del bossolo; inoltre il suo meccanismo di funzionamento in singola azione non consente di portarla col colpo in canna in tutta sicurezza (del resto la dottrina militare dell'epoca in cui nacque non prevedeva il porto della pistola pronta al fuoco). La sicura dorsale può essere inserita a cane armato e cartuccia in camera, per portare la pistola pronta a sparare disinserendo la sicura (si dice porto “Cocked-And-Locked”, o “Condition One”); ma questa sicura non si è esattamente rivelata la più affidabile al mondo, specie se usurata dal tempo. La 1911 è in assoluto la pistola militare col più lungo curriculum di spari accidentali e malfunzionamenti della sicura durante tutto il periodo di servizio (forse anche perchè è in assoluto la pistola col periodo di servizio più lungo nella storia, testa-a-testa con la Browning High-Power); tanto che oggi il porto in “Condition One” della 1911 è considerato roba da utenti esperti.

Walther P38
L'unico comando sul fusto della Walther P38 è la leva dello hold-open

La 1911 A1 non ha comunque esaurito il suo “periodo di servizio”. Negli Stati Uniti è stata rimpiazzata nel 1986 dalla nostrana Beretta M92-FS. Ma molti reparti speciali, come i Marines del MEU-SOC, ne utilizzano versioni Custom, così come corpi di polizia e militari negli USA e all'estero. La 1911, in tali casi, è stata modificata con l'aggiunta degli accessori oggi necessari per l'utilizzo “professionale”, slitte Weaver e così via; ma ancora oggi gli operatori le ammirano per le stesse qualità: scatto leggero, maneggevolezza, ottimo potere d'arresto.

Colt 1911
Lato sinistro della Colt 1911-A1
Walther P38
La Walther P38 vista dal lato sinistro

Conclusioni

Lungi dal voler essere una trattazione specialistica, lo scopo di questo articolo era di partire da una base comune per l'analisi di due pistole molto diverse: una “nove” in doppia azione, e una “quarantacinque” ad azione singola; una la cui vita attiva è conclusa, l’altra che sta per entrare nel suo secondo secolo di servizio. Allora cosʼhanno in “comune”?

Anzitutto, sono due ottime pistole per chiunque. Certo, la 1911 è arma sia da tiratori informali che da “specialisti”. Ma questʼarticolo vuole essere indirizzato allʼappassionato medio, al collezionista, al novizio. Il beginner può comprare una P38 per avere unʼarma solida, che spara bene in poligono, che dà lʼimpressione di avere tra le mani un “pezzo di storia”; oppure una 1911, che pur restando valido quanto scritto sopra, offre inoltre unʼampia scelta di marche, modelli, prezzi e calibri, e dovrebbe soltanto preoccuparsi di trovare la variante che meglio soddisfa le sue esigenze.

Colt 1911
Colt M1911-A1 in smontaggio completo

Gli esperti, beh... loro sanno molto di più di quanto esposto nell'esiguo spazio di questa trattazione. Di solito la loro scelta ricade sulla 1911 A1, sanno bene cosa andare a cercare e dove andare a parare; nelle “derivate” usate oggi dai “maestri” del tiro pratico e dinamico come delle tattiche di combattimento, sembra rimanere molto poco della 1911 che prendeva fango nelle trincee francesi o nella giungla di Iwo Jima; e quello che ancora c'è è sepolto sotto una montagna di materiali da era spaziale e di accessori da fare invidia a Terminator. Certo, tutte cose che al tiratore “comune” servono poco o niente...

Colt 1911
Canna della 1911-A1: si noti l'anello di passaggio per il perno di fissaggio della canna al fusto (“barrel link”)

Ma il collezionista, l'appassionato storico, cosa deve fare? Come orientarsi, cosa scegliere? Beh, lo storico delle armi degno di questo nome dovrebbe possederle entrambe. E per inserire un “buon pezzo” nella sua collezione, i modelli ex ordinanza sarebbero l'ideale: le P38 di fabbricazione bellica sono facilmente riconoscibili per i codici alfanumerici riportati sul carrello a indicazione della fabbrica di produzione; e le 1911 di dotazione militare erano marcate “PROPERTY OF U.S. GOVERNMENT” sul fusto, anche se la maggior parte delle ex ordinanza hanno avuto, durante gli anni, questa scritta cancellata.  

Walther P38
La caratteristica tecnica meglio riuscita della Walther P38: il blocchetto oscillante, mutuato poi dalla Beretta 92

Gli esemplari Union Switch & Signal, Remington e Ithaca sono piuttosto rari; e comunque non è facile trovare buoni “pezzi” risalenti al periodo bellico che non abbiano risentito dell'ampio uso tanto da richiedere lavori di ristrutturazione: si calcola che nell'ultimo periodo durante il quale le FF.AA. USA impiegarono la M1911 A1, la maggior parte dei pezzi in servizio era stato ricostruito completamente almeno due volte. Anche per il collezionista vale inoltre il discorso delle varianti, e dei vari modelli “a tiratura limitata” che vengono commercializzati praticamente ogni anno per celebrare questo o quell'evento, personaggio, centenario, ecc. In ambedue i casi si tratta di ottime armi, per la collezione come per il tiro informale, entrambe abbastanza semplici da essere maneggiate anche da chi è agli “inizi”. Sono state entrambe prodotte in grandi quantità, e se si è fortunati ci si può portare a casa una 1911 o una P38 per un prezzo contenuto. Più di così...?

Walther P38 
Walther P38 completamente disassemblata