Solid Concepts M1911-DMLS

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Solid Concepts M1911-DMLS
Un esperimento... legale: la Solid Concepts è titolare di una licenza FFL per la fabbricazione di armi

Chi ha seguito, negli ultimi mesi, la stampa specializzata e quella generalistica sarà sicuramente al corrente dell'ultimo fenomeno/paranoia del settore armiero: quello delle armi monouso in plastica realizzate tramite stampa 3D. Da quando la DefDist, ideatrice della "Liberator" − prima pistola monocolpo cal.9mm realizzabile tramite stampa 3D in plastica − è stata costretta a chiudere i suoi siti dal Dipartimento di Stato USA, la stampa generalista, gli enti governativi e le fronde anti-armi di tutto il mondo hanno cercato di giustificare la richiesta di misure ultrarestrittive non solo sulle armi, ma anche sulla circolazione di tecnologie e notizie, sulla base del pericolo che "chiunque" potesse prodursi a casa un'arma funzionante.

Paradossalmente, i loro tentativi oscurantisti hanno solo avuto il risultato di incentivare il fenomeno: il numero di progetti per parti d'arma ed armi monocolpo interamente funzionanti realizzabili tramite stampanti 3D si è moltiplicato a dismisura sulla Rete, così come il numero dei disegnatori che, soprattutto negli USA, si sono cimentati nella progettazione e nella prototipazione di tali oggetti. Dopo il recente allarme suscitato nel disarmista Regno Unito dalla scoperta, a Manchester, di quella che potrebbe essere una stamperia di parti d'arma 3D, pare chiaro che l'intento dei geni di Defense Distributed sia vicino a raggiungere il suo scopo: dimostrare come nel mondo moderno, caratterizzato dalla diffusione globale d'informazioni e tecnologie, qualsiasi tentativo da parte dei governi o delle autorità centrali di ridurre le libertà individuali e collettive dei cittadini − in questo caso, con particolare riguardo al diritto di possedere e portare armi − sia destinato a fallire miseramente.

Solid Concepts M1911-DMLS
La M1911-DMLS della Solid Concepts dimostra come anche le parti realizzate tramite stampa 3D siano sufficientemente precise e solide per questo tipo di usi

Giusto un paio di giorni fa, un passo avanti in questa tendenza è stato fatto da un'altra piccola Start-Up statunitense; si tratta della Solid Concepts Inc., azienda con sede ad Austin, nel Texas.

La Solid Concepts si occupa di prototipazione rapida e produzione di componentistica personalizzata su piccola scala, ed è in possesso di tecnologie per la stampa 3D di plastiche e metalli: stampanti 3D a colori, PolyJet, stereolitografia, sistemi SLS per la sinterizzazione laser selettiva ed FDM per la modellazione a deposizione fusa, oltre ai più tradizionali sistemi CNC; la Solid Concepts è inoltre depositaria unica dei brevetti e delle tecnologie QuantumCast™ per la lavorazione avanzata degli uretani tramite pressofusione.

Si tratta sicuramente di livelli molto più avanzati rispetto alla normale stampante 3D, accessibile a chiunque abbia sottomano qualche migliaio di Euro, che la DefDist auspicava diventasse la fonte di un'ondata di produzione domestica diffusa delle "Liberator" al fine di dimostrare l'inconsistenza di qualsiasi velleità di Gun Control nel mondo moderno. Nondimeno parliamo comunque di tecnologie sufficientemente accessibili, decisamente molto più delle normali tecnologie industriali utilizzate dalle aziende armiere: in pratica chiunque possieda il capitale iniziale necessario a stabilire una piccola/media impresa potrebbe dotarsi di questi strumenti, e realizzare qualcosa di eccezionale come ha fatto la Solid Concepts.

Solid Concepts M1911-DMLS
Tutte le componenti della M1911-DMLS sono realizzate per sinterizzazione diretta al laser, ad eccezione delle molle

L'azienda di Austin, infatti, il 7 novembre scorso ha annunciato al mondo di essere riuscita a creare la prima pistola semi-automatica realizzata in metallo tramite tecnologie assimilabili alla stampa 3D. Denominata M1911-DMLS, l'arma prototipata dalla Solid Concepts si basa sul Design della famosa pistola M1911-A1, scelto perché ormai di pubblico dominio − non più coperto da brevetti esclusivi − e perché ormai assurto, oltre che al rango di leggenda nel comparto armiero, a vero e proprio Standard dell'industria.

Lo scopo della Solid Concepts, stando a quanto dichiarato dall'azienda stessa, non era lo stesso della DefDist: non si trattava, infatti, di voler assestare un altro schiaffo ai sostenitori del Gun Control, né di dimostrare che esistono tecnologie in grado di produrre armi funzionali a livello distribuito, in maniera rapida ed economica. Il motivo che ha spinto la Solid Concepts a partorire la M1911-DMLS è essenzialmente tecnico: fornire una dimostrazione pratica dell'affidabilità delle componenti realizzate tramite tecnologia DMLS per gli impieghi "nel mondo reale". Finora, infatti, questo tipo di lavorazione è stata snobbata sia dall'industria che da molti ingegneri e teorici della progettazione e produzione industriale, i quali ritengono che le parti ottenute tramite questi processi risultino immancabilmente troppo poco precise o solide per essere utilizzate in maniera affidabile su prodotti pensati per un impiego molto intenso, come appunto le armi da fuoco.

Solid Concepts M1911-DMLS
Lo scopo della Solid Concepts non era di dimostrare quanto facilmente si possano realizzare armi anche sotto un ferreo regime di "Gun Control"

La Solid Concepts M1911-DMLS è infatti composta di un totale di 33 parti realizzate in acciaio inossidabile 17-4 e lega di nichel-cromo INCONEL 625, realizzate tramite processo DMLS, o sinterizzazione laser diretta del metallo: un processo concepito dall'azienda tedesca EOS in base al quale i Files di disegno al computer vengono "stampati" dal solido da un apposito macchinario − proprio come nella stampa 3D delle plastiche − solo che, a differenza delle stampanti 3D commerciali, domestiche o anche industriali, la tecnologia DMLS prevede l'uso di una stampante che lavora i metalli tramite un laser a fibra ottica all'itterbio da 200 Watt. La tecnologia DMLS non si basa, inoltre, sulla lavorazione dal pieno: il laser si focalizza punto per punto, fondendo il metallo polverizzato per poi realizzare le componenti strato per strato, ciascuno dei quali non è generalmente più spesso di 20 micrometri.

Anche le guancette dell'impugnatura, in polimero, sono realizzate tramite stampa 3D. Di fatto, la M1911-DMLS utilizza solo due ordini di componenti di provenienza "esterna", ovvero non realizzate "in casa" dalla Solid Concepts: le molle, acquistate commercialmente; e i caricatori, in quanto l'arma risulta compatibile con tutti i caricatori monofilari metallici da 7 o 8 colpi calibro .45 ACP normalmente in commercio per le pistole di tipo M1911.

Solid Concepts M1911-DMLS
Finora la M1911-DMLS si è dimostrata capace di gestire pressioni abbastanza elevate, anche sopra i 20.000 PSI

La Solid Concepts M1911-DMLS è anche la prima arma realizzata tramite processo di stampa 3D ad essere nata in maniera del tutto legale: sebbene finora la maggior parte dei realizzatori 3D, in particolare negli USA, si siano limitati a produrre parti d'arma (ad esempio dei Lower Receiver per AR-15 funzionali per l'impiego su tutti i calibri fino al .22 Long Rifle o poco superiori), tutte le pistole "Liberator" sinora realizzate sono nate tecnicamente nell'illegalità, dato che negli USA è necessaria una licenza federale per la produzione di armi intere e funzionanti. La Solid Concepts è l'unica azienda attiva esclusivamente nel settore della stampa 3D per la prototipazione rapida − dunque senza tener di conto quelle aziende armiere che possiedono anche questo tipo di tecnologia per la realizzazione di modelli o prototipi dimostrativi − ad essere titolare di una licenza FFL, che le consente, se lo desidera, di produrre armi e venderle al pubblico.

L'esperimento della Solid Concepts può dirsi perfettamente riuscito, almeno sino ad ora. Lo scopo era quello di dimostrare che il livello d'avanzamento della tecnologia DMLS è arrivato al punto di poter consentire la produzione di componenti metalliche precise, solide e durevoli, adeguate all'impiego su prodotti destinati ad un uso intenso o a sopportare forti sollecitazioni. Nei suoi pochi giorni di vita (veramente una manciata), la Solid Concepts M1911-DMLS ha sparato circa una cinquantina di colpi calibro .45 ACP, con tutti i caricamenti, dai più leggeri ai più "caldi", ed in particolare la canna − anch'essa realizzata per stampaggio 3D del metallo − ha retto pressioni minime di 20.000 PSI per colpo, senza dimostrare il minimo cedimento.

Ciò che può essere l'alba di una nuova era per l'industria armiera − che da oggi potrebbe essere in grado di realizzare componenti-chiave in maniera più rapida ed economica, cosa che porterebbe ad un abbassamento generale dei prezzi al pubblico − rappresenta anche una nuova frontiera sul campo del diritto alle armi. Pare evidente, dall'esperimento della Solid Concepts, come sia sempre più facile per i comuni cittadini (figurarsi per chi abbia disponibilità di fondi praticamente illimitata, come le organizzazioni criminali!) acquisire le tecnologie e le conoscenze necessarie alla produzione di armi funzionanti e bypassare così qualsiasi legge sul Gun Control. E visto e considerato che la diffusione di tali tecnologie e conoscenze non può essere fermata o limitata in alcun modo − non si può certo proibire il possesso di stampanti 3D o di file CAD! − sarebbe il caso che i governi e le autorità centrali rivedessero il modo in cui si confrontano col possesso legittimo di armi da parte dei loro cittadini. Pare ovvio che le restrizioni nazionali o internazionali che ancora stupidamente vengono portate avanti in tutto il mondo avranno sempre meno efficacia nell'impedire a chi vuole di armarsi; pare dunque sensato che gli sforzi delle autorità debbano focalizzarsi nel contrasto alle attività criminali, lasciando in pace una volta per tutte i cittadini onesti.