La Beretta 35 di Hugo Isebarth

Le Waffen-SS erano l’ala armata del partito nazista ma al contempo erano anche soldati ben addestrati, che agli ordini di Heinrich Himmler furono mandati a combattere quasi ovunque, con l’unica eccezione del nordafrica che era sostanzialmente presidiato per parte tedesca dal Deutsche Afrikakorps di Erwin Rommel e per parte italiana dalla Folgore e da altri reparti, tra cui i guastatori di Paolo Caccia Dominioni, alla cui opera sono dovuti, nel dopoguerra, la ricognizione dei caduti italiani e il sacrario di El Alamein.

Beretta 35 lato sinistro
Il lato sinistro del carrello della Beretta 35; l’arma risale al 1944.

Benché le SS fossero principalmente impegnate dove una vittoria sarebbe potuta essere decisiva per le sorti del conflitto, alcuni contingenti furono impiegati anche in Italia. 

Per la verità con numeri ridotti rispetto alla Wehrmacht, se pensiamo che per la difesa dei ministeri della RSI e dei principali comandi tedeschi lungo la sponda occidentale del lago di Garda c’erano in tutto 480 uomini, al comando di 9 ufficiali e 59 sottufficiali, che disponevano solo delle armi individuali e di batterie Flak (antiaeree) per un totale di 23 pezzi da 20, 37 e 88 millimetri.

SS e il comandante Hugo Isebarth

Accanto alla funzione militare, le SS ne avevano anche una politica. 

E se la prima comportava una rigorosa struttura gerarchica per cui a zone vaste da coprire corrispondevano gradi elevati, le funzioni politiche non tenevano gran conto del grado, visto che il potere non dipendeva da esso. 

Basterà ricordare che Kappler era colonnello e Priebke capitano, in una temperie storica in cui di generali se ne trovavano tredici alla dozzina. In quel periodo l’esercito italiano, che avrebbe teoricamente dovuto avere il numero già spropositato di 381 generali, ne annoverava circa tremila. Un mezzo toscano, una croce di guerra e un grado militare elevato non si negavano praticamente a nessuno.

Beretta 35 lato destro
Il lato destro con la cornice più elaborata e il nome di Hugo Isebarth.

Quindi nel periodo tra il 20 maggio e il 14 agosto 1944 troviamo, con ampi poteri nel comando di polizia dell’Emilia Occidentale il semplice tenente Hugo Isebarth. 

Difficile pensare che fosse spuntato di notte come un fungo; verosimilmente c’era anche prima e ci fu ancora dopo, ma qui ci si limita al periodo documentato di cui si hanno tracce. 

Proprio a Hugo Isebarth fu dedicata questa pistola che ho fotografato dall’Armeria Berrone di Alessandria.

Beretta Modello 35 calibro 7,65

Beretta modello 35 smontata
L’arma è a tutti gli effetti una Beretta modello 35 di serie.

La nostra arma è una Beretta modello 35, che si distingueva dalla modello 34 d’ordinanza per il calibro 7,65 e per il foro di egresso del carrello più stretto, in modo che non potesse alloggiare una canna camerata nel temibile e micidiale 9 corto. 

L’arma reca sul lato sinistro una cornice incisa, piuttosto semplice, che contorna il nome del modello, del produttore e l’anno di produzione: 1944. 

Non era stata costruita da molto quando fu donata. Sull’altro lato una cornice più elaborata contorna il numero di matricola e il nome di Hugo Isebarth, senza il grado o altre specifiche. 

Le incisioni sono abbastanza ingenue; certo non attribuibili ad un incisore che operasse abitualmente su armi. 

Foto di guerra Robert Capa
Nella celebre foto di Robert Capa del 1944, il tenente delle SS Kurt Peters è perquisito da un MP americano dopo la resa a Notre Dame de Saniyi (Francia).

Fanno pensare a qualcuno che incidesse dediche su orologi o altri oggetti ricordo.

Fu dedicata per piaggeria o per stima? Più probabile la prima ipotesi, anche se sarebbe potuto essere  lo stesso Isebarth a personalizzare la propria arma. 

Difficile, perché le personalizzazioni solitamente si risolvevano in un monogramma con le iniziali, ma non del tutto impossibile. 

Quale fosse la causa della dedica non lo sapremo mai, così come non conosceremo mai il nome del donatore. 

Quel che è certo è che un pezzo della nostra storia è improvvisamente riemerso dalle nebbie del tempo che avevano avvolto un periodo di guerra civile. Accontentiamoci di questo.


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