Pistole da difesa in calibro .380 Auto

E improvvisamente ecco che tornano! I visitatori delle sale dello SHOT Show 2009 si sono imbattuti in molti stand che presentavano nuovi modelli di pistole in .380 ACP, ovvero il 9mm Corto. Come mai il ritorno di questo calibro quasi dimenticato? Facile: oggi 42 dei 50 stati USA concedono licenze di porto d’armi per pistole e revolver per difesa personale (carry permits). A seguito di questo sviluppo, nei due anni appena trascorsi si è accentuata la tendenza a preferire le piccole pistole tascabili. Le donne, in particolare, apprezzano la combinazione tra il peso ridotto dell’arma e il calibro potente. Ora, i primi modelli di Walther, Ruger e Kahr hanno oltrepassato l’Atlantico.

Pistola semiautomatica Ruger LCP 
Ruger LCP

La Ruger LCP è stata certamente la capostipite del nuovo trend. La sua già modesta lunghezza, pari a 133 mm,  è stata addirittura battuta di altri otto millimetri in meno della P380 di Kahr Arms. Nella LCP mancano i dispositivi di sicura manuale. La leva di sgancio del carrello è a forma di bottone e non sporge. Tutti gli spigoli dell’impugnatura in plastica come del carrello sono arrotondati. La finitura suscita una buona impressione. Mirando al risparmio di peso, il carrello scorre su guide in lega leggera. Canna e caricatore sono inconfondibilmente più snelli rispetto alla concorrenza europea. Con un colpo in canna abbiamo a disposizione sette cartucce. Il difetto della LCP è costituito dagli organi di mira rudimentali, sufficienti per il tiro istintivo, ma non per quello di precisione. Perciò, malgrado tutto l’impegno, si ottengono al massimo rosate dal diametro di 45 mm a 10 m. Le signore potrebbero tuttavia trovare difficoltà nel caricamento delle piccole pistole Ruger. Il motivo è l’elevata resistenza della doppia molla di recupero. Peraltro le snelle mani femminili hanno una presa migliore sull’impugnatura corta. Per le mani maschili più grandi la faccenda si dimostra  alquanto difficile. In un certo senso, al confronto, si presenta idoneo all’uso il grilletto DAO della LCP con il suo peso di  scatto di 2720 g. Dopo aver sparato l’ultima cartuccia, l’otturatore resta in posizione anteriore.

Pistola semiautomatica Walther PK38 
Walther PK380 è piccola, ma fino a un certo punto

La Walther PK380 è l’arma più economica tra quelle considerate in questo test di confronto. Dispone di alette di sicura su entrambi i lati e di scatto a doppia azione. In cambio, Walther ha risparmiato sulla leva dell’otturatore. Con la chiave a tubo acclusa si sposta una sicura bambini (blocco del grilletto) sul lato destro dell’impugnatura, mentre la sicura di montaggio/smontaggio si trova sul lato sinistro. Malgrado l’impugnatura in plastica, la PK pesa 270 g in più della concorrente di Prescott, Arizona. La pistola ha ottenuto i migliori risultati alla distanza di 10 m con Sellier & Bellot FMJ: notevoli 29 mm, che a 25 m sono aumentati fino a 135 mm. In parte ciò è dovuto alla caratteristica un po’ difficile dello scatto, con un peso medio che varia tra 4940 g a grilletto armato fino a 2910 g con cane già armato. Quindi la Walther potrebbe diventare la pistola per signora preferita, la resistenza di caricamento si supera facilmente. Punta ugualmente sulle misure dell’impugnatura; anche i proprietari dalle mani più grandi riescono a ottenere un’ottima presa.

In sintesi, consente un eccellente controllo dell’arma con fuoco sia lento sia rapido. Con la maggior parte delle elaborazioni, la Walther va a segno a 10 m. Peraltro ha mostrato nei tiri bassi fino a un massimo di 35 mm. Come accessorio, è disponibile una fondina in Cordura. Le altre armi testate non dispongono di accessori di trasporto, sebbene siano disponibili in gran numero negli USA. Non molto estetica, in quanto un’estremità della molla del cane sporge un po’ dal telaio. Smontaggio e montaggio della pistola appaiono macchinosi. La chiave combo a questo scopo si trova in un’apertura ovale sul lato sinistro dell’impugnatura. Si ruota verso sinistra per separare l’otturatore dall’impugnatura. A questo punto è possibile portare verso il basso l’archetto di smontaggio. Se non si preme sulla chiave con forza sufficiente, si supera lo stadio di blocco. Altrettanto può accadere durante il montaggio. Secondo le istruzioni di manutenzione, non è possibile rimuovere la chiave a pistola aperta. Con il semplice “superamento” di cui sopra, però, la sicura non funziona ed è possibile estrarre la chiave.

Conseguenza 

Dopo un montaggio apparentemente corretto, durante la procedura di caricamento simulato per verificare il funzionamento, prima l’archetto di smontaggio scivola verso il basso e in parallelo l’otturatore si stacca prematuramente in tutto o in parte dall’impugnatura. D’altra parte in Walther sono al corrente del problema e stanno lavorando a una forma modificata per la testa dell’otturatore e il blocco.

Pistola semiautomatica Kahr P380
Kahr P380 è costruita molto bene ma è anche molto costosa

La Kahr P380 è la più costosa delle altre armi di questo test ma non perché la canna sia fornita da Lothar Walther di Königsbronn piuttosto per l'otturatore che sembra essere fresato a tutto tondo.

Anche con la parte inferiore in materiale plastico dotata di irrigidimenti “colati” in lega leggera, la P380 con i suoi 319 g pesa 44 g in più della LCP di Ruger. La lunghezza totale di 125 mm ne fa l’arma più corta tra quelle sottoposte a test.

Malgrado la struttura ultra compatta, l’organo di mira svolge comunque la sua funzione. In alternativa, Kahr propone mirini al trizio auto illuminanti, idonei per l’uso dell’arma al crepuscolo o nell’oscurità. E vale anche per Kahr: caricare e pronti al fuoco! Mettere o togliere la sicura non si deve (o non si può). L’evidente vantaggio di precisione, con 46-75 mm come valore medio rispetto alla Ruger, la Kahr lo deve agli organi di mira. In posizione di tiro a due mani, sui 5m ha raggiunto con Blazer Brass FMJ i 29 mm. Lo scatto scorre bene con una resistenza di 2820 g. L’impugnatura concede a una mano di media grandezza una superficie sufficiente per il medio e l’anulare. Nella Ruger LCP, con impugnatura leggermente più corta, si arriva ancora al centro dell’anulare. La Kahr si smonta senza utensili.

L’immagine dei colpi sparati alla distanza di 10 m da entrambe le pistole ultra compatte presenta colpi bassi fino a un massimo di 85 mm. La chiusura del percussore della Kahr è “incapsulata” per vincoli costruttivi. Al primo sguardo si distingue invece la Ruger “aperta” dietro. A causa di ciò necessita di una più frequente pulizia a fondo, per eliminare sporcizia e residui di materiale. Il percussore della Ruger LCP, protetto da ambo i lati dai fianchi dell’otturatore, non può essere agganciato tirando. Anche la Kahr è di caricamento difficile a causa dell’elevato peso di scatto.

La Kahr si lascia controllare durante il tiro malgrado l’impugnatura più corta (rispetto alla Ruger), senza svirgolare nella mano. Ma anche la Ruger si padroneggia bene. Sarebbe tuttavia opportuna una modifica per le cartucce a punta cava a carico pesante.

Pistola semiautomatica Glock 28 
Glock 28 è la più larga delle piccole

Glock G28: con un peso ad arma scarica di 593 g è la pistola più pesante sottoposta a test. Ciò rende notevole la pistola della casa austriaca, per il piacevole comportamento al rinculo. Anche in questo caso vale “carica e spara”: mancano le sicure esterne. Le misure corrispondono esattamente a quelle della sub-compatta G26 calibro 9mm Luger. Il caricatore standard è accolto in un vano accorciato. Il tutto è “puntellato” sul lato posteriore del caricatore da più nervature trasversali stabilizzanti che vivacizzano l’estetica. Come di consueto, il caricatore ospita dieci cartucce. La Walther arriva a otto, Taurus e Kahr accolgono 6 cartucce.

Il carrello della pistola Glock in 9mm Corto ha una larghezza analoga a quelle dei modelli di calibro superiore. Al confronto, le tre concorrenti appaiono mingherline, se si osservano le pistole in fila. La G28 porta un otturatore “a mezzo blocco” con spigolo anteriore inclinato del blocco della camera di caricamento. Tramite questo innesto, la canna a ribalta non si serra più sullo spigolo anteriore della finestra di espulsione del bossolo, bensì su quello posteriore. Walther adotta lo stesso accorgimento.

Una silhouette più snella, con impugnatura più slanciata e materiale ridotto giovano alla G28 in questo calibro. La Glock ha ottenuto la rosata media più piccola. In parte è certamente merito della conformazione dell’organo di mira. Alla distanza di 25 m, la G28 ha condiviso la sorte della Walther PK380: non si è ottenuto nulla di meno del gruppo migliore da 115 mm con il 9mm Corto. La G28 non è un’arma per signore: l’impugnatura con perimetro fino a 155 mm è semplicemente troppo per questo. Al confronto: Walther 139, Ruger 117, Kahr massimo 115 mm.

Kahr Arms e Glock adottano una canna a profilo interno arrotondato, Ruger e Walther a profilo scanalato. Al confronto interno della canna, Walther/ Glock e Ruger/Kahr Arms, la Glock si è distinta in velocità del colpo in media per l’1,53%, la Kahr Arms per il 2,1%. Entrambe erano provviste delle canne più corte: per le ultra compatte da 2,5” a 2,75”, per le sub-compatte da 3,46” a 3,66”. Al tiro, le velocità di sparo leggermente più elevate non sono state rilevanti.

.380 Auto Pistols 
Lo smontaggio varia da quello semplicissimo della Glock a quello più complesso della Ruger

I produttori hanno adattato i modelli P380 e LCP a pistole da difesa portabili sotto copertura. Entrambe le pistole esaminate hanno funzionato senza problemi fino a un limite di fuoco. Per il tiro operativo è consigliata la Kahr sia perché ha gli organi di mira migliori sia per l’impugnatura più lunga.

.380 Auto Pistols 
La diversa larghezza dei carrelli

I paletti del BATF

Il modello base della Walther PK380 è la P22 in .22 LR., assai più piccola della .380. Sorge spontanea la domanda: perché l’azienda di Arnsberg ha perso di vista il trend del cambiamento americano “ultra compatto” e non l’ha seguito con un modello nuovo fiammante speciale per gli Stati Uniti? Forse non riuscivano a produrlo con dimensioni altrettanto graziose?

La risposta ha a che fare con l’agenzia federale americana Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms (ATF), che impone un elenco di valutazione a punteggio vincolante per l’importazione di armi corte. Chi non raggiunge nel conteggio finale il minimo di 75 punti (45 per i revolver) viene bocciato. Vengono controllati, tra l’altro, il materiale impiegato, il peso a vuoto, i dispositivi di sicurezza e il calibro. Naturalmente tutto ciò non si applica ai produttori di armi corte americane. Occorre inoltre tenere conto di un fattore supplementare di calcolo, che decide in merito al divieto di importazione indipendentemente dal punteggio assegnato. Se la combinazione determinata in base alla somma di lunghezza e altezza delle armi si trova al di sotto di 10”, la consegna negli USA non è possibile: un’organizzazione del mercato di tipo protezionistico a vantaggio dei prodotti nazionali americani.

Per Walther ciò significa che l’azienda sarebbe ovviamente in grado di costruire una .380 più piccola, che però non potrebbe essere importata nel principale paese acquirente. L’alternativa sarebbe la produzione negli Stati Uniti, con tanta amarezza, perché il trasferimento porterebbe laggiù posti di lavoro che andrebbero persi in Germania.