Il mirino olografico

I collimatori olografici sono oggetti costituiti da un tubo, o da una base, che regge un vetro trattato superficialmente per avere la massima trasmittanza compatibile con un’adeguata riflettanza, sul quale viene proiettato un punto, solitamente di colore rosso per cui sono conosciuti come red-dot, ma ultimamente anche di colore verde. I mirini olografici possono essere quindi di tipo aperto, più economico ma più fragile. Il punto luminoso è di solito generato da un Led, ma questa non è l’unica fonte luminosa possibile: ne esistono alcuni per uso in luce variabile in cui il punto luminoso è una fibra ottica che prende luce da un’apposita finestratura nel corpo dello strumento ed altri in cui il punto luminoso è generato da un elemento al trizio, così come vi sono combinazioni dei vari sistemi; addirittura qualcuno è dotato di un diodo laser. Il raggio luminoso, proiettato dalla parte bassa dello strumento, è riflesso dal vetro verso l’occhio del tiratore, sul prolungamento di una retta parallela alla canna. Si dice, quindi, che il punto rosso è proiettato all’infinito; anche se la definizione non è corretta comunque aiuta a capire anche chi non ha conoscenze nel campo dell’ottica. 

Burris
Mirino olografico Burris di tipo aperto per armi a canna liscia e destinato ai semiautomatici Beretta

Benché il collimatore olografico possa essere dotato di ingrandimenti, solitamente di basso valore, la tendenza è quella di separare le due funzioni, per cui esistono appositi strumenti  dotati di attacco a sgancio rapido da collocare dietro il punto rosso, che rimane a 1x. Questo consente di mirare con entrambi gli occhi aperti, senza perdere la visione periferica come avverrebbe traguardando attraverso un cannocchiale; in questo caso il punto luminoso come se fosse trasparente sul bersaglio. Il marcatore rosso, inoltre, è visto solo dal tiratore, con un grande vantaggio sul puntatore laser che è percepito dal soggetto illuminato da esso. Il punto rosso solitamente copre un arco di cinque minuti d’angolo, ma ne esistono anche alcuni a copertura maggiore, fino a 15 o 20 MOA, così come ve ne sono a copertura inferiore, da 4 o da 2 MOA. 

Considerando che il tiro con il punto rosso avviene alle brevi distanze, di solito a meno di 100 metri che rappresentano più o meno il limite massimo per l’uso operativo, la copertura di un angolo visuale nettamente più ampio rispetto a quello che si può ottenere con il reticolo di un canno0cchiale di puntamento non costituisce un problema. Inoltre il collimatore può essere posto in qualunque posizione sulla canna senza necessariamente dover essere vicino all’occhio, cosa che costituisce un indubbio vantaggio quando si operi con fucili dal rinculo sostenuto. Infine, la presenza di un solo punto rende più rapida la collimazione sul bersaglio rispetto ad un reticolo ottico, che può avere un basso contrasto sul bersaglio stesso mentre un punto luminoso è sempre ben visibile, anche perché la sua luminosità è generalmente regolabile. In casi in cui la risposta in pochi attimi può essere indispensabile per la propria sopravvivenza, come in operazioni militari, la differenza tra punto rosso e reticolo, alle brevi distanze, diventa fondamentale per la buona riuscita.

Alcuni modelli, destinati ad un improbabile tiro alle distanze maggiori, sono anche dotati di un correttore di parallasse, per evitare che i movimenti della testa del tiratore possano generare una deviazione dalla linea di mira. Peraltro, in considerazione delle distanze solitamente ridotte e della minore precisione del mirino olografico rispetto ad un sistema ottico tradizionale, la correzione di parallasse generalmente non ha molto senso, specialmente considerando che questo genere di puntatore è destinato al tiro istintivo e comunque alla risposta velocissima. A distanze nell’ordine delle decine di metri, ogni errore di parallasse non è influente sull’acquisizione del bersaglio. 

Recentemente sono stati sviluppati mirini olografici, solitamente del tipo aperto, destinati alle armi a canna liscia per operare in condizioni di scarsa luminosità.

Qui vedete due mirini olografici, uno di tipo aperto per armi a canna liscia, prodotto da Burris e destinato ai semiautomatici Beretta, ed uno chiuso, molto robusto e a destinazione tattica, prodotto da UTG con corpo monolitico e attacco a sgancio rapido integrato per slitta Picatinny.