Cittadinanza armata? Gli agenti di Polizia USA dicono "si"!

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Cittadini armati? Gli agenti di Polizia negli USA dicono "si"!
Il sondaggio è stato condotto da PoliceOne.com, uno dei più popolari negli Stati Uniti per la comunità degli operatori di pubblica sicurezza locali, statali e federali

Prima ancora di iniziare, vi anticipiamo... molti di voi, fedeli utenti di ALL4SHOOTERS.COM, alla semplice lettura del titolo avrà obiettato: "Ma quì siamo in Italia, dove non c'è il diritto di difendersi, dove tutti prendono i possessori d'armi a pesci in faccia."
Effettivamente dobbiamo dire che purtroppo nel nostro Paese si toccano punti veramente bassi, degli autentici sprofondi al riguardo, basti pensare che da noi sparare in aria per allontanare dei ladri − senza peraltro ferire né uccidere nessuno, anzi evitando accuratamente e di proposito di far del male agli intrusi! − può portare non solo alla denuncia (per porto abusivo d'armi all'interno della propria abitazione... inaudito!), ma anche permettere a funzionari pubblici indegni della loro carica, come il Questore di Como Michelangelo Barbato, di esprimere concetti deleteri ed offensivi per tutta la categoria dei cittadini onesti e legittimi possessori di armi, come « Le armi portano soltanto guai.»

Poco ci consola sapere che anche negli Stati Uniti i cittadini onesti hanno questo genere di problemi con i vertici delle Forze dell'Ordine locali, statali e federali.

Cittadini armati? Gli agenti di Polizia negli USA dicono "si"!
Il sondaggio, condotto a marzo 2013, ha coinvolto 15,595 operatori di Polizia in servizio o in pensione

Ad un'amministrazione federale a cui stanno − per usare un eufemismo − poco simpatici i possessori di armi, nonostante il Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America reciti che « Essendo una ben regolata milizia necessaria alla sicurezza di uno Stato libero, il diritto dei cittadini di tenere e portare armi non deve essere violato», si deve aggiungere la maggior parte dei capi delle Polizie delle più importanti città, che si sono spesso espressi a favore di leggi restrittive ed hanno più volte esternato il desiderio che siano solo i loro uomini ad essere titolati a portare armi in pubblico. Più e più volte, i vertici di importanti dipartimenti di Polizia locali e statali, e di diverse agenzie federali, hanno espresso il loro sostegno a proposte di leggi restrittive riguardanti il possesso e il porto di armi corte, di armi sportive moderne (quelle comunemente dette "d'impostazione militare") e di caricatori di capacità superiore a 10 colpi.

Non è un caso se le città più grandi d'America − New York, Washington, Chicago, Boston, Los Angeles, San Francisco − sono anche le giurisdizioni con le leggi in materia di armi più restrittive di tutti gli Stati Uniti. In alcuni casi, come lo Stato dell'Illinois o lo Stato del Massachussets, in questi luoghi risulta più difficile acquistare legalmente un'arma (per il mero possesso abitativo, dato che il porto d'armi per difesa personale in tali giurisdizioni non viene quasi mai rilasciato ai comuni cittadini!) di quanto non lo sia in Italia.

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Esplicativo il titolo del sondaggio: "Politiche riguardo alle armi ed applicazione della legge"

Tuttavia questa tendenza proibizionista non è comune a tutti gli operatori di Polizia negli Stati Uniti. Di sicuro non la condividono la maggior parte degli sceriffi e degli agenti che operano in aree rurali e suburbane, ma neanche gli operatori più impegnati nel controllo dell'ordine pubblico nelle città più importanti.

Al di fuori dei "politici in uniforme" − i vertici più alti delle Forze dell'Ordine, che in America come in Italia sono più vicini a quella che noi chiamiamo ormai comunemente "Casta" che non alla professionalità di un operatore della pubblica sicurezza − sono veramente pochi gli agenti di Polizia, negli Stati Uniti, a vedere le armi in mano ai cittadini comuni come un male. La maggior parte di loro, anzi, le considera un'utile risorsa, in base all'esperienza fatta "con le cattive", sulle strade, in quelle città dove a leggi più restrittive corrispondono tassi di criminalità e violenza da record, dato che non solo le leggi sono incapaci di impedire ai criminali di armarsi illegalmente, ma infondono loro maggiore sicumera in quanto i delinquenti sanno di trovarsi di fronte cittadini che, per legge, sono disarmati e dunque incapaci di difendersi.

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Oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che eventuali restrizioni alla vendita sui mercati civili delle armi d'impostazione militare non avrebbe alcun effetto nel ridurre crimini e omicidi

Lo dice la NRA o qualche altra associazione pro-armi statunitense? No... lo dice PoliceOne.com, la più importante comunità On-Line dei professionisti americani della sicurezza pubblica, e il principale portale Internet dedicato alle Forze dell'Ordine nel nord America.

A marzo, PoliceOne.com ha lanciato il sondaggio "Gun Policy & Law Enforcement Survey 2013" ("Sondaggio 2013 sulla pubblica sicurezza e le politiche riguardo alle armi"), che nel giro di nove giorni ha visto la partecipazione di 15.595 membri certificati delle Forze dell'Ordine provenienti da tutti gli Stati Uniti: il 76.2% in servizio, il 18.7% in pensione, il 5.2% addetto ad altre mansioni.

I risultati sono sorprendenti, e lasciano poco spazio alle elucubrazioni di chi dice che la limitazione dell'accesso alle armi per i comuni cittadini sia "una misura necessaria per tutelare la sicurezza pubblica". Chi rischia la vita tutti i giorni nelle più grandi metropoli del mondo per difendere proprio la sicurezza pubblica non è dello stesso parere. Infatti, se il 26.5% degli intervistati ha dichiarato di essere in forze presso un dipartimento che conta dai 25 ai 100 effettivi − dunque in una piccola comunità − ben il 19.3% dichiarava di essere in servizio presso un corpo con più di mille effettivi, dunque di essere inquadrato in un'importante forza metropolitana, Statale o federale.

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Altro punto "caldo": i caricatori -- ed oltre il 90% degli operatori di Polizia intervistati si è dichiarato contrario a qualsiasi restrizione sulla vendita dei caricatori ad alta capacità sui mercati civili!

Di questi, il 30.5% dichiarava di essere un agente semplice, il 20.4% dichiarava di essere un sergente (equivalente al nostro Sovrintentendente di Polizia o Maresciallo dei Carabinieri, per quanto riguarda l'organizzazione delle forze dell'ordine negli Stati Uniti), il 9.8% dichiarava di essere un Detective (il grado che negli USA spetta agli agenti semplici o ai sergenti con funzioni investigative), e il 10.5% ricopriva "altre mansioni"; i gradi più elevati, dal tenente in su, erano decisamente marginali.

Dunque, al sondaggio di PoliceOne.com avrebbero risposto quegli operatori di Polizia che realmente si vedono impegnati ogni giorno sul territorio, e che maturano la loro opinione al riguardo in base alle loro esperienze dirette.

Dei partecipanti, il 44.1% definiva "medio" il problema costituito nelle loro giurisdizioni dai crimini commessi con armi da fuoco; il 39.8% lo definiva "basso" e solo il 16.1% lo definiva "elevato" − a riprova di come persino negli Stati Uniti il tasso di crimini commessi con armi da fuoco sia veramente ridotto.

Lo sapevamo, a dire il vero, anche noi: nelle più recenti proposte restrittive in fatto di armi avanzate in sede europea, si tenta di far passare come autentica emergenza il fatto che, nell'intera UE, i morti per armi da fuoco ammontino a 1000 l'anno... un numero che comprende suicidi, incidenti, e i criminali uccisi dai complici o nell'atto di compiere un atto illegale, dunque da membri delle FF.OO. in servizio o da cittadini per autodifesa. Dati totalmente falsati, quindi, che giustificano poco o niente la "necessità di normative più restrittive", soprattutto visto e considerato come in tutt'Europa si muoia molto di più per incidenti stradali, o per le patologie causate dall'inquinamento selvaggio.

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La maggioranza degli agenti intervistati ha dichiarato di ritenere che i crimini commessi con armi da fuoco siano decisamente pochi rispetto al totale, e che comunque le politiche proibizioniste non avrebbero effetto nel ridurli

Le cose sembrano essere molto chiare anche per gli operatori di Polizia statunitensi, almeno in base alle risultanze del sondaggio secondo le quali il 60.6% di loro non credeva che le politiche anti-armi spinte con forza (ed invano) dall'amministrazione Obama all'inizio di quest'anno avrebbero avuto alcun effetto sul tasso di criminalità. Addirittura, il 24.6% dichiarava di credere che tali proposte avrebbero portato un peggioramento della situazione dell'ordine pubblico ed un aggravio di rischi per i membri delle forze dell'ordine.

Incomprensibile? Non proprio. Nella maggior parte degli Stati Uniti, gli agenti di Polizia hanno fiducia nei cittadini titolari di regolare porto d'armi, e nell'assistenza spesso cruciale che da essi possono ottenere. Non sono rari i casi in cui agenti di Polizia isolati, attaccati e ridotti all'impotenza da criminali più numerosi o con armi da guerra, siano stati salvati dal provvidenziale intervento di comuni cittadini armati. In una nazione che, per via della vastità del suo territorio, vede spesso i suoi ufficiali di Polizia costretti a pattugliare da soli ampie regioni rurali senza la possibilità di ricevere aiuti in breve tempo, l'impossibilità per gli agenti di contare sull'eventuale assistenza di abitanti del luogo per fronteggiare particolari emergenze − gli ufficiali di Polizia americani possono "cooptare" sul posto semplici cittadini in caso di necessità, in base alla legge nota come Posse Comitatus Act − può costituire uno svantaggio decisamente mortale.

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La maggior parte degli agenti intervistati aveva un grado medio-basso, ed era in forze presso dipartimenti di medie o grandi dimensioni -- anche metropolitani
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Oltre il 90% degli intervistati si è dichiarato favorevole al porto d'armi per scopo difensivo da parte dei cittadini che non siano fisicamente o mentalmente incapaci

Il sondaggio sfata anche uno dei miti più cari alla galassia degli anti-armi, ovvero l'estrema pericolosità delle armi sportive moderne − quelle esteticamente e (solo in parte) tecnicamente basate su modelli in dotazione alle Forze Armate, e dunque note anche come "armi d'impostazione militare" − che il fronte disarmista chiama "armi d'assalto" nel tentativo (peraltro apertamente dichiarato negli anni '80!) di farle passare per mitragliatrici agli occhi dei comuni cittadini per ottenere un maggior supporto ai tentativi di metterle al bando.

Ebbene, il 71% degli operatori di pubblica sicurezza che hanno risposto al sondaggio ritengono che una messa al bando di tali armi non avrebbe alcun effetto sulla sicurezza pubblica, ed addirittura il 20.5% ritiene che le conseguenze sarebbero deleterie.

Lo stesso dicasi per i caricatori amovibili e i serbatoi "ad alta capacità", impiegati dalla maggior parte di queste armi, che anche da noi sono stati recentemente oggetto di un attacco istituzionale. Ancora una volta, il 95.7% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che una messa al bando di tutti i caricatori amovibili con capacità superiore ai 10 colpi non avrebbe alcun'efficacia nella riduzione del tasso di crimini violenti. 

Pare insomma che gli agenti di Polizia negli Stati Uniti si fidino molto − a differenza dei loro superiori, nonché di molti dei loro colleghi europei − dei cittadini detentori di armi... tanto che il 91.3% degli intervistati si dichiara favorevole al rilascio di porto d'arma per difesa personale a chiunque lo richieda, purché con fedina penale pulita, fisicamente abile e mentalmente sano. Il 54.7% degli intervistati arrivava inoltre a definire "estremamente importante", in una scala da 1 a 5, il ruolo ricoperto dalla cittadinanza armata nel prevenire il crimine.

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Oltre il 50% degli intervistati ha dichiarato che il possesso di armi da parte dei cittadini onesti ha un ruolo importantissimo nel ridurre il tasso di criminalità

Idee molto chiare anche quando si arriva a parlare di sparatorie di massa, come quelle della scuola elementare Sandy Hook (Connecticut) o del cinema di Aurora (Colorado) dello scorso anno: l'80% degli intervistati ha dichiarato che la presenza di cittadini legalmente armati sui luoghi delle sparatorie avrebbe probabilmente ridotto drasticamente il numero delle vittime innocenti, ed il 6.2% si è spinto oltre, dichiarando che, in tal caso, con tutta probabilità si sarebbero del tutto evitate le vittime innocenti.

Tant'è vero che, in risposta ad una domanda riguardante un tema di scottante attualità negli USA − l'opportunità di consentire ad insegnanti e personale non-docente di accedere armati alle strutture scolastiche al fine di prevenire simili eventualità − il 76.6% degli intervistati si è dichiarato favorevole.

L'opinione degli operatori è invece spaccata su alcuni temi che in Europa suonano "strani", ma che negli USA − alla luce del 2nd Amendment e dunque del possesso e porto d'armi come diritto e non come concessione − sono molto controversi: l'opportunità di obbligare i cittadini che richiedano un porto d'armi per difesa personale a frequentare un corso di maneggio (si per il 42.3%, no per il 43.3%) e la necessità di effettuare controlli sulla sanità mentale, oltre che sulla fedina penale (cosa che già si fa) dei cittadini prima di consentire l'acquisto di armi (si per il 31.3%, no per il 44.8%). In generale, tuttavia, il 70% degli intervistati si oppone all'idea di una banca-dati nazionale degli acquisti di armi, ed il 79.7% non crede che il divieto di cessione d'armi tra privati (dunque con l'obbligo di passare tramite armerie per il controllo dei precedenti su venditori ed acquirenti) sarebbe di alcuna utilità.

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Le risposte degli operatori a questo sondaggio derivano probabilmente dall'esperienza che gli USA hanno maturato al riguardo: tutte le politiche restrittive si sono rivelate fallimentari

Il malcontento degli operatori di Polizia verso le proposte di leggi restrittive sul possesso di armi da parte dei comuni cittadini − il 67.6% degli intervistati si sentirebbe personalmente danneggiato da limitazioni legali alla capacità dei caricatori! − è tale che molti sceriffi e capi di Polizia locali hanno dichiarato che, qualora tali leggi fossero approvate, essi si rifiuterebbero di applicarle e farebbero pubblica campagna a sfavore.

L'opinione sembra comune anche tra gli intervistati, che vede tali decisioni favorevolmente per il 44.8%; il 44.9%, nelle stesse condizioni, si comporterebbe nello stesso modo.

Ancora, l'81.5% degli intervistati è contrario ai programmi di Gun Buyback effettuati in alcune città USA e su larga scala in altri paesi come l'Australia − in quanto inutili in fatto di pubblica sicurezza. Più utile, invece, sembra essere ritenuto l'addestramento: il 59.9% degli intervistati porta normalmente un'arma quando fuori servizio, il 66.6% si allena regolarmente al tiro − più di quanto sarebbe obbligato a fare − e il 63.2% addestra anche i membri della propria famiglia su come comportarsi in alcune situazioni d'emergenza, anche utilizzando armi da fuoco.

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Numerosi avvenimenti recenti, negli USA, hanno visto cittadini armati intervenire per prevenire stragi e salvare la vita ad agenti di Polizia

Ed allora, se la diffusione di armi non è una causa della violenza nella società statunitense, per quali motivi si sparge tanto sangue? E come si risolve il problema?

Forti della loro esperienza come tutori dell'ordine, gli intervistati hanno le loro opinioni, e i loro suggerimenti. Tra le cause della violenza nella società si individuano il declino dei valori familiari e del comportamento genitoriale, la cultura di massa, le disuguaglianze sociali e le scarcerazioni facili per i criminali violenti.

La stragrande maggioranza degli intervistati si dichiara favorevole a pene più severe per chi commetta crimini a mano armata (91.4%), per chi acquisti legalmente armi da destinarsi poi all'uso da parte di persone legalmente non autorizzate (58.8%) ed altre misure quali una più rigorosa applicazione dei trattamenti sanitari obbligatori per i malati mentali pericolosi (19.6%), un aumento dell'impiego di guardie armate in alcune strutture a rischio (15.8%) e pene più severe per tutti i crimini violenti nei quali vengano utilizzate armi da fuoco.

Più in generale, tuttavia, si conferma (28.8% nella domanda specifica) il ruolo dei porti d'arma per difesa personale − che dovrebbero essere concessi più spesso e con meno pastoie burocratiche − nel prevenire atti criminali su larga scala quali sparatorie di massa o attacchi terroristici.

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Secondo gli intervistati, la presenza di cittadini armati avrebbe potuto ridurre di molto il numero delle vittime innocenti in occasione delle più recenti tragedie della follia, come la sparatoria della Scuola Elementare Sandy Hook di Newtown

Insomma: gli ufficiali di Pubblica Sicurezza negli Stati Uniti non condividono l'opinione di molti dei loro capi e di tanti colleghi in tutto il mondo, secondo cui solo chi porta una divisa dovrebbe essere armato.

D'altronde l'analisi delle stragi di massa negli USA fornisce risultati che vanno in direzione contraria a quanto sostenuto dagli anti-armi, ad iniziare dal numero delle vittime: una sparatoria che venga fermata da un civile armato conta una media di 2.33 vittime, mentre qualora lo sparatore debba essere fermato dalle Forze dell'Ordine, le vittime salgono a 14.29. Una riprova recente si è avuta qualche giorno fa alla Scuola Superiore Arapahoe, in Colorado: l'intervento di un dipendente scolastico armato ha evitato una carneficina, in quanto lo sparatore, vistosi fronteggiato da un uomo armato dopo aver ferito una compagna, ha preferito togliersi la vita.

Si potrebbero citare anche altri dati, quelli relativi al numero di delitti commessi con armi da fuoco negli Stati Uniti: meno del 2% viene commesso con armi da fuoco d'impostazione militare. Più in generale, negli Stati Uniti è tre volte più probabile morire per incidenti d'auto, a causa di guidatori ubriachi o per negligenza medica che non per colpi d'arma da fuoco.

Cittadini armati? Gli agenti di Polizia negli USA dicono "si"!
Anche Ronald K. Noble, attuale Segretario Generale dell'INTERPOL, si è recentemente espresso a favore della cittadinanza armata come strumento di prevenzione di crimini, stragi, ed atti di terrorismo

Se si tiene conto del fatto che − all'indomani dell'attacco terroristico al centro commerciale di Westgate a Nairobi (Kenya) dello scorso settembre − persino il Segretario Generale dell'INTERPOL Ronald Noble si è espresso a favore della cittadinanza armata come strumento di prevenzione, ecco allora che il messaggio è molto chiaro: lasciate in pace i cittadini legalmente armati, e consentite loro di esercitare il loro diritto nell'interesse di tutti.

E non si tratta di un messaggio che viene dalle potenti "Lobby delle Armi": viene da persone altamente specializzate, professionisti di grande esperienza, che rischiano la vita tutti i giorni per difendere la legge, la giustizia e la sicurezza in alcune delle più caotiche metropoli del mondo.

Quelle stesse persone che − per il mestiere che fanno − secondo il fronte disarmista internazionale dovrebbero essere le uniche titolate ad usare le armi, non vogliono esserlo. Un messaggio potente, che i disarmisti di casa nostra − italiani ed europei − farebbero bene a non sottovalutare. Forse, anziché pensare a come togliere le armi ai cittadini onesti, la Commissaria Europea agli Affari Interni Cecilia Malmström e gli altri burocrati anti-armi dovrebbero chiedersi cosa sarebbe accaduto se, il 22 luglio 2011, sull'isola norvegese di Utøya ci fosse stato qualcun altro armato oltre ad Anders Behring Breivik. Con tutta probabilità, il folle estremista non avrebbe avuto modo di falciare 69 ragazzi inermi e ferirne altri 66...