Periti UITS: nuovo pericolo per i poligoni privati?

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Come tutti ormai ben sappiamo, il mondo del tiro più "istituzionale" − in Italia rappresentato dall'Unione Italiana Tiro a Segno e dalle sezioni del Tiro a Segno Nazionale − mantiene una posizione piuttosto ambigua riguardo alla tutela dei diritti degli appassionati d'armi e dei tiratori sportivi come un corpo unico contro gli attacchi periodicamente sferrati, a colpi di disegni di legge e bozze di regolamenti, dalla fronda anti-armi istituzionale, trasversale alla politica e alle burocrazie istituzionali. 

Di fronte a tali minacce, UITS e TSN hanno sempre tentato di tirare l'acqua al loro mulino, a volte fattivamente collaborando a proposte che avrebbero severamente penalizzato ampie categorie di tiratori pur di salvaguardare il bacino d'utenza del tiro accademico (pistola libera, carabina olimpica, aria compressa), sul quale tali enti mantengono un serrato monopolio. 

Se fosse semplicemente così, in linea di massima si potrebbe dire che, soprattutto la UITS, non faccia altro che curare i suoi interessi. Il problema è che invece spesso, troppo spesso, le strategie UITS contengono azioni politiche decisamente contrarie ad una sana e positiva crescita del mercato e di TUTTI gli sport del tiro, volte come sono unicamente alla tutela delle sole discipline di interesse agonistico federale.

Ma ancor più sconsolante è constatare che alcuni ben noti rappresentanti dell'industria armiera italiana supportano attivamente tali operazioni UITS, per avvantaggiare alcuni prodotti a discapito di altri, spesso d'importazione, sempre più popolari ma di solito non utilizzabili nei poligoni al chiuso delle sezioni del Tiro a Segno Nazionale. Un supporto dato in maniera molto politica e decisamente poco imprenditoriale, che contribuisce alla distruzione, e non alla tutela del mercato italiano, che vive un buon momento nonostante la crisi proprio grazie al bellissimo fenomeno della nascita di poligoni privati sull'intero territorio nazionale.

Periti UITS: nuovo allarme per i poligoni privati!
Ad un'attenta analisi, questo non sembra che l'ennesimo tentativo di acquisire il controllo sul settore dei poligoni privati, gli unici dove si possano praticare le specialità di tiro invise a UITS e TSN

Questo sconfortante quadro trova una delle sue più note manifestazioni nei ripetuti tentativi da parte di UITS di spingere sul passaggio di leggi e regolamenti che limiterebbero l'azione dei poligoni privati all'aperto, che in Italia stanno superando di gran lunga per numero e popolarità le sezioni del Tiro a Segno Nazionale, i cui regolamenti non consentono di praticare discipline di tiro che stanno riscuotendo grande successo in tutto il mondo, dal tiro a lunga distanza alle discipline di tiro in movimento (IPSC, 3-Gun e quant'altro), dal tiro al piattello fino al tiro con le tanto temute armi semi-automatiche d'impostazione militare, nient'altro che armi, come un qualsiasi fucile da tiro sportivo. 

Si tratta di discipline − e di tipi d'arma con cui esse sono praticate − che il mondo del tiro accademico, il fronte anti-armi istituzionale e i loro Quisling nell'industria armiera italiana vedono come il fumo negli occhi, e che da tempo tentano di ostacolare, ad esempio tentando di far limitare per legge, contro ogni regolamento internazionale e normativa europea, la capacità dei caricatori amovibili e le armi di tipologia B7, ovvero le armi semi-automatiche aventi l'aspetto cosmetico di un'arma militare. La solita vecchia storia insomma: se non sai come risolvere un problema, poni divieti agli altri (una cara, vecchia regola di gestione del potere).

Ma c'è di più. Notoriamente l'UITS da anni cerca di avvantaggiarsi nei confronti dei poligoni privati, tentando di farsi investire dal potere esecutivo e legislativo di poteri "di vita o di morte" su tali strutture, contando sul fatto che il Tiro a Segno Nazionale è un ente pubblico e l'unico autorizzato dalla legge − al di fuori delle Commissioni Tecniche Provinciali, a cui però raramente il comune cittadino si rivolge − a rilasciare i certificati d'abilitazione al maneggio e all'uso delle armi.

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Ed è proprio qui che inizia la materia oggetto della nostra trattazione.

L'ultima mossa in questo senso da parte di UITS bolliva in pentola già da un po', per la precisione da quando, all'interno Conto Consuntivo per l'Esercizio Finanziario 2012 (scaricabile anche quì), l'Unione Italiana Tiro a Segno aveva accennato (a pagina 38 del documento) ad un "definitivo varo del corso per Periti balistici che pur non essendo ancora calendarizzato sta già riscuotendo un notevole successo."

Periti UITS: nuovo allarme per i poligoni privati!
La finalità della mossa pare evidente: concedere a UITS e TSN "l'ultima parola" sulla vita e la morte dei poligoni privati all'aperto su tutto il territorio nazionale

Erano in molti, tra cui lo stimato giudice Edoardo Mori − grande esperto italiano in materia di diritto e legge sulle armi, e fustigatore delle "porcate" restrittive che ogni tanto il fronte anti-armi tira fuori dal cilindro magico − ad essere rimasti perplessi di fronte a queste parole: l'UITS non ha titolo alcuno − né a livello legale né statutario − a formare periti balistici, periti forensi o quant'altro, né tantomeno ne ha le capacità, col rischio dunque di formare una nuova generazione di ignoranti che si fregiano della carica di "Perito Balistico" e che troppo spesso infestano con le loro castronerie le aule dei tribunali, causando l'emanazione di sentenze dannose sulla base di conclusioni che non stanno né in cielo, né in terra.

La cosa avrebbe tuttavia un senso più compiuto se la si guardasse col senno di poi, ovvero in base alla bozza dell'ormai famigerato "Correttivo 204", del quale vi abbiamo già parlato, e che, tra le tante clausole semplicemente disastrose per gli onesti appassionati italiani, inseriva un codicillo che consentiva ad UITS e CONI di allungare le mani sui poligoni privati.

Al momento di redarre il Consuntivo 2012, alla UITS era stata consultata una chiromante che aveva predetto il futuro? O forse si trattava di una manovra concordata con le solite manine furbe della burocrazia interna al Viminale, che già all'epoca tramavano il "Correttivo"? 

Il sospetto è legittimo, soprattutto dopo aver appreso, dalle pagine del sito Internet dell'ineffabile e sempre vigile giudice Edoardo Mori, che alla fine di luglio una circolare dell'UITS distribuita a tutte le sezioni del Tiro a Segno Nazionale ha lanciato il "Corso di formazione per periti balistici", che rilascerà a 25 partecipanti da tutt'Italia − al costo di 1500€ più spese logistiche − un "Certificato di perito balistico UITS ente pubblico". Ma che roba è?!

Ovviamente, dalle pagine del suo sito, il giudice Mori non risparmia l'ironia sul livello di preparazione che sarebbe impartito ai partecipanti in un corso della durata di 80 ore che prevede lezioni da parte di docenti che, pure esperti nelle loro materie ad altissimo livello, non è chiaro a che titolo possano tenere lezioni in materia d'armi: il prof. Lorenzo Peroni. esperto in progettazione e costruzione meccanica al Politecnico di Torino; il prof. Carlo Gorla, esperto di progettazione meccanica del Politecnico di Milano; e, dulcis in fundo, l'ingegner Antonio Girlando, direttore del Banco Nazionale di Prova di Gardone Val Trompia, certamente non notissimo per le sue posizioni ed azioni in favore degli appassionati di armi e di chi pratichi gli sport di tiro, almeno quelli diversi dal solito tiro accademico.

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Le discipline di tiro tipicamente svolte all'aperto, tra cui il tiro a volo, sarebbero colpite duramente!

Nella sua analisi, tuttavia, il dottor Mori scova alcuni punti degni di nota, che solleticano la nostra curiosità e ci suscitano più di un dubbio. Citando alla lettera:


"I requisiti richiesti per partecipare al corso sono: preferibilmente essere presidente o consigliere di una sezione e avere un diploma di scuola media superiore. Scelta strana perché presidente e consiglieri sono fondamentalmente degli amministrativi non necessariamente esperti di armi; non era più logico fare i corsi ai direttori ed istruttori di tiro che sono coloro che istruiscono gli allievi tiratori e i partecipanti ai corsi per maneggio armi?  È chiaro ad ogni modo che queste persone mai potranno diventare periti balistici: non è neppure richiesto che sappiano bene l’inglese, ormai più importate del microscopio, e non sono richiesti titoli di studio scientifici."

Letta così, sembrerebbe la solita "cosa fatta all'italiana", ma potrebbe esserci sotto di più, dato che la circolare parrebbe escludere dai corsi chi già, all'interno delle sezioni dei TSN, è più esperto in materia di armi, ovvero i direttori di tiro e gli istruttori. Ma sotto potrebbe esserci ben altro.

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Gli appassionati di tiro Long-Range vedrebbero sempre più ridursi i già pochi spazi in cui praticare il loro sport

Nella patria di Machiavelli, infatti, bisogna sempre fare attenzione a quali sono le furbizie che possono nascondersi nel sottotesto. Continua, sul suo sito, il giudice Mori, analizzando la circolare, a sottolineare quanto segue:

"Questi periti dovranno essere in grado di svolgere un'attività utile per l'approfondimento e lo studio specialistico di materie collegate al tiro ed alle armi di tiro a fuoco nei siti della Sezione TSN, il che vorrebbe forse dire che il certificato avrebbe solo valore interno e sarebbe solo una specie di titolo per l’insegnamento interno. Ma allora perché fare confusione e chiamarli periti balistici certificati da un ente pubblico?"

Ovviamente ciò non può essere − un'ente come l'UITS non sprecherebbe le sue risorse per la formazione di periti a solo uso interno, tanto più che nella relazione del Conto Consuntivo per l'Esercizio Finanziario 2012 si parla proprio di "periti balistici", dunque adeguati ad operare al di fuori del contesto UITS, anche, volendo, come dice ancora il dottor Mori, ad "andarsi a iscrivere all’albo dei periti della Camera di Commercio e di cominciare a far danni!".

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In generale soffrirebbero di una possibile limitazione tutte le specialità di tiro non statico, quali sono invece le discipline UITS

È infatti un mistero, sottolinea il giudice Mori, "Come si possano creare dei periti balistici, assolutamente digiuni della materia, in dieci giorni di conferenze (in pratica un giorno per ogni argomento!)  e senza nessuno docente che risulti aver studiato la balistica delle armi leggere, nei suoi vari aspetti. Periti balistici non si diventa con i corsi, ma  è un punto di arrivo per coloro che da anni si sono dedicati alle armi e al loro studio, studiando decine di testi in inglese (in italiano non vene sono), facendo esperienza di laboratorio, così da acquisire una conoscenza globale del settore. I corsi servono per trasmettere a queste persone l’esperienza pratica di chi è già un valido perito, ma non per trasformare in perito chi  in materia è tabula rasa. Altrimenti sarebbe un po’ come dare il “certificato di esperto in medicina della Croce Rossa, ente pubblico” a chi è stato ricoverato in ospedale e ha visto i filmetti del Dr. House."

Volendo glissare sulla solita pungente ironia di Mori, egli centra in pieno il punto: a che pro? Ed anche a noi, come a lui, qualche dubbio è venuto. E il dubbio sembrerebbe essere corroborato da voci di corridoio, fonti interne che hanno avuto modo di far trapelare qualche informazione. E non si parla soltanto di far guadagnare un po’ di soldi (esentasse fino a 7.500 Euro!) agli amministratori delle sezioni, trasformati in improvvisati insegnanti ufficiali per chi voglia o debba iscriversi ad una sezione del TSN, così creando prebende occulte e una nuova gabella sui tiratori.

Periti UITS: nuovo allarme per i poligoni privati!
Il 3-Gun, effettuato con armi di impostazione militare da sempre invise al mondo del tiro accademico, sarebbe in pratica spazzato via dall'Italia

Si torna allora alla questione del "Correttivo 204", che prevede, tra le nuove norme sui poligoni privati, la presentazione al Sindaco di una relazione di un “esperto” non meglio qualificato.  

Ed ecco palesarsi in tutta la sua terrificante semplicità della trappola UITS/TSN/CONI: presentando i "suoi" periti come "esperti di poligoni", UITS otterrebbe di fatto quella tanto sospirata "ultima parola" sui poligoni privati, consentendone l'apertura o decretandone la chiusura ove desideri e alle sue condizioni, in particolar modo se tale autorità venisse corroborata da un provvedimento giuridico o magari burocratico (la solita circolare).

Ben dice il dottor Mori, sul suo sito, quando parla di un "lupo pagato dalle pecore che dirà alle pecore come devono fare il loro recinto!".

Ecco allora svelato l'arcano: un altro trappolone, posto sulla strada degli onesti tiratori ed appassionati d'armi in Italia, dal fronte anti-armi che vive soprattutto all'interno della burocrazia statale, studiato per uccidere le discipline di tiro ad esso più invise semplicemente facendo venire a mancare gli spazi in cui esse si possono praticare.

Periti UITS: nuovo allarme per i poligoni privati!
Come appare evidente, questa nuova mossa sembra mirata ad avvantaggiare i poligoni al chiuso e le sezioni del TSN, ove le tipologie di armi utilizzabili sono sottoposte a forti limitazioni

Parliamo, ovviamente, delle solite: il tiro a lunga distanza − che questa gente si ostina a chiamare "Sniper" come se volesse convincere gli italiani che chi fa tiro al bersaglio Long-Range possa un giorno appostarsi su un balcone ed imitare i cecchini di Sarajevo coi passanti; il tiro con armi d'impostazione militare e tutte le discipline di tiro dinamico, da quelle IPSC al 3-Gun, che per il fronte anti-armi sono notoriamente poco meno di un addestramento paramilitare. Ma tale strategia finirebbe anche per uccidere il tiro Field Target con armi ad aria compressa ad alto potenziale, e il semplice quanto blasonato tiro a volo, che ha bisogno di spazi aperti!

Insomma, un modo come un altro per far entrare dalla finestra ciò che non riescono a far entrare dalla porta, se è vero − come vi abbiamo già detto − che il codicillo che permetteva ad UITS e CONI di allungare le mani sui poligoni privati rientra tra quelli giudicati eccedenti delega all'interno del "Correttivo 204", e che molto probabilmente saranno dunque rimossi dalla bozza che, a settembre (dopo un'approvazione presso la XIV Commissione della Camera, avvenuta alla fine di luglio, che lascia il tempo che trova perché la XIV Commissione non è quella competente!), approderà alla I° Commissione di Camera e Senato − con promessa da parte nostra, e di molti altri, di dar battaglia se le modifiche non fossero radicali e non andassero solo ed esclusivamente nella direzione della tutela dei nostri interessi.

Certo, fa specie sapere che c'è, anche nel nostro mondo, chi è pronto a tradire gli interessi comuni per la tutela di quelli del proprio campanile. Fa specie soprattutto sapere che i Quisling stanno così in alto − tanto in alto da non poter essere così ingenui da non capire che la caduta di un solo settore del nostro mondo sotto i colpi della fronda disarmista avrebbe un effetto domino, e che i prossimi sarebbero sicuramente loro: per gli anti-armi, nessun'arma è "politically correct", e tutte sono da eliminare. Non esiterebbero un secondo a pugnalare alle spalle i loro alleati di comodo nell'industria armiera e nel mondo degli sport di tiro.