Spero che questa tragica notizia non rattristi troppo i vostri sensibili animi di appassionati di armi, ma dobbiamo comunicarvi che lo scorso 3 settembre 2012 si è riunita, per l’ultima volta, la Commissione Consultiva Centrale per il Controllo sulle Armi.
Come vi avevamo detto, il predetto organo consultivo del Ministro dell’Interno, istituito con l’articolo 6 della legge 110 del 1975, e che per anni aveva reso i propri pareri in merito alla catalogazione delle armi comuni e su molte altre questioni, sia tecniche che giuridiche, afferenti il mondo delle armi, era sopravvissuta al provvedimento normativo (la legge di stabilità 2012) con il quale, invece, dal 1° gennaio di quest’anno era stato soppresso il Catalogo Nazionale delle Armi Comuni da sparo; non è riuscita però a superare i tagli della c.d. “Spending Review”, che ha soppresso tutti gli organi consultivi.
E così, lunedì scorso, alle ore 15,00, presso gli uffici dell’Area Armi ed Esplosivi del Ministero dell’Interno, si è tenuta l’ultima riunione di questo organo collegiale, con un commosso saluto a coloro che, per oltre tre decenni, hanno reso i loro illuminanti pareri ai burocrati ministeriali.
Certamente non molti rimpiangeranno l’operato di questo alto Consesso, che negli anni ha spesso assunto decisioni alquanto discutibili, evidenziando anche poca coerenza.
Ora, tuttavia, non ci sarà più nessuno che nelle stanze del Ministero abbia una pur minima conoscenza di come è fatta e come funziona un’arma da fuoco, e questo non so se potrà essere un bene per il settore.
Nella Commissione, infatti, sedevano illustri esponenti del mondo armiero, la cui competenza tecnica non può essere minimamente messa in discussione, e ai quali voglio esprimere il mio personale ringraziamento per i tanti anni passati insieme e le tante nozioni che da loro ho avuto modo di apprendere.
Le strane decisioni qualche volta assunte erano frutto di complessi compromessi o imposte dall’alto, ma l’apporto della Commissione ha portato anche alla pubblicazione di circolari ministeriali di grande rilievo, quale, ad esempio, quella che, nel 1998, riconobbe alla licenza di porto di fucile uso tiro a volo, piena valenza come titolo di acquisto e trasporto per tutte le armi, e non solo per quelle a canna liscia, come indicato nella legge del 1969 con cui la licenza era stata introdotta, per non parlare di tutti quei casi in cui fu l’intervento della CCCCA a scongiurare l’adozione di provvedimenti eccessivamente restrittivi e dannosi per l’intero settore.
Che nessuno di noi la rimpiangerà è certo, ma che si sia lasciato un vuoto difficile da colmare è un dato di fatto.