Armi disattivate: il Ministero emana una circolare sui nuovi regolamenti

Il Ministero dell'Interno ha emanato una circolare sull'entrata in vigore delle nuove norme di disattivazione europee
I regolamenti UE emanati a dicembre hanno uniformato gli standard di disattivazione di tutt'Europa al modello italiano

In occasione della revisione del 2008 della direttiva 91/477/CEE, la Commissione Europea aveva investito se' stessa del dovere di emanare, entro un lasso di tempo brevissimo, un regolamento concernente i criteri comuni a cui tutti gli Stati membri avrebbero dovuto allinearsi per la disattivazione delle armi da fuoco.

Ovviamente, la scadenza non è stata rispettata: la Commissione Europea ha aspettato fino al 18 dicembre del 2015 per emanare tale regolamento. "Meglio tardi che mai", si potrebbe dire, se non fosse che ovviamente si è atteso finché non è stato possibile − in seguito agli attentati di Parigi del 13 novembre − dare il via ad un piano di restrizioni sul possesso di armi legittimo da parte dei comuni cittadini che era già pronto da tempo.

Questo, giusto per sottolineare come da sempre, quando si parla di armi, la priorità delle istituzioni europee non sia certamente la salvaguardia della sicurezza e al contempo dei diritti dei cittadini onesti.

Il Ministero dell'Interno ha emanato una circolare sull'entrata in vigore delle nuove norme di disattivazione europee
Le nuove norme non si applicano alle armi disattivate prima di oggi, a meno che esse non vengano esportate

Nel bene o nel male, le linee-guida comuni sulla disattivazione delle armi entrano in vigore a partire da oggi, 8 aprile 2016; e in pratica obbligano tutti i Paesi europei ad uniformarsi, in quanto a criteri disattivazione delle armi da fuoco, al modello in vigore in Italia già da moltissimo tempo. Per noi, dunque, non cambia nulla − o quasi.

Al fine di rendere più semplice per gli "addetti ai lavori" il recepimento dei nuovi regolamenti, il Ministero dell'Interno ha emanato un'apposita circolare, che in soldoni ricalca la precedente circolare in tema di disattivazione, risalente ormai al 2002.

Il Ministero dell'Interno ha emanato una circolare sull'entrata in vigore delle nuove norme di disattivazione europee
Per il mercato italiano cambia pochissimo, mentre molti Paesi UE dovranno faticare non poco per adeguarsi

L'unico sostanziale cambiamento riguarda il fatto che la conformità delle armi disattivate agli Standard italiani ed europei non dovrà più essere comprovata solo dall'apposito certificato di disattivazione rilasciato dall'azienda o dall'ente che ad essa procede, ma anche dal Banco Nazionale di Prova di Gardone Val Trompia, che su tutte le armi disattivate apporrà un punzone.

La norma non è retroattiva. Le armi disattivate − in base a qualsiasi Standard − prima dell'8 aprile 2016 non devono essere certificate e punzonate dal Banco, a meno che esse non debbano essere esportate in altri Paesi dell'Unione Europea o fuori di essa.

Il Ministero dell'Interno ha emanato una circolare sull'entrata in vigore delle nuove norme di disattivazione europee
La speranza è che l'adozione di norme comuni sulla disattivazione delle armi possa rendere più facile il commercio di armi disattivate entro l'UE

A dirla tutta, l'obbligo di certificazione e punzonatura presso il Banco di Prova sussisterebbe anche in caso di cessione (vendita, eredità, donazione, eccetera); ma visto che in Italia, come nel resto d'Europa, le armi disattivate non sono soggette ad obbligo di denuncia né riservate ai titolari di porto d'armi, sarà difficile − per non dire impossibile − far rispettare quest'ennesima complicazione inutile.

La speranza è che l'adozione di criteri comuni per la disattivazione delle armi renda il commercio delle stesse − un mercato molto vivace, soprattutto grazie ai collezionisti specializzati e agli appassionati di rievocazione storica − più facile all'interno dei ventotto Paesi membri dell'Unione Europea.

Speranza forse pellegrina, visto che viene imposto un passaggio obbligato dal Banco di Prova (ancora una volta, basterebbe rendere obbligatoria per tutti i Paesi membri l'accettazione dei punzoni di qualsiasi Banco di Prova a norma CIP); ma pellegrina anche perché alcuni Paesi dell'UE, che hanno mantenuto norme sulla disattivazione molto "blande", dovranno faticare per adeguarvisi.

Ma del resto, si sa, né le autorità nazionali, né quelle dell'Unione hanno in mente di rendere più facile la vita ai cittadini onesti che commettano il peccato mortale di essere appassionati di armi. Se l'avessero voluto, avrebbero potuto evitare tutte queste complicazioni adottando gli Standard comuni quando sarebbe stato necessario: nel 2008.

Il Ministero dell'Interno ha emanato una circolare sull'entrata in vigore delle nuove norme di disattivazione europee
L'Unione Europea ha agito con otto anni di ritardo... e ancora una volta sono i cittadini a pagare...