“E in principio venne lo Unique TGC”. Tutto nasce dalla richiesta del RAID della Police Nationale francese per una nuova arma di precisione nei primi anni ʼ90. L’ingegnere Francois-Jose Uria, della MAPF ‒ il produttore dello Unique TGC ‒ chiese a Gilles Payen, progettista francese di armi, di concepire un’arma innovativa basata sul TGC, dotata di modularità, robustezza e precisione eccezionale. Il risultato sarà lo Ultima Ratio, così chiamato dal motto inciso sui cannoni di Luigi XVI “Ultima Ratio Regum” (“Ultima Parola del Re”).
Per produrre l’arma si forma una società chiamata PGM (dalle iniziali di Payen, Gonnet e Morrier, questi due ultimi svizzeri). PGM produrrà una famiglia di armi, tutte basate sull’azione e il progetto di Payen, fino alla morte di quest’ultimo; successivamente, un progettista svizzero, Christian Movigliatti, riprende il progetto di Payen per realizzare lo Hecate in .50 BMG, adottato dall’Esercito francese, e il Mini Hecate in .338 LM.
Le potenzialità per il tiro sportivo inducono all’apertura di una società in Germania, la Unique Alpine, che rielabora il progetto per l’uso civile. Nasce cosi il multicalibro TPG-1 (Taktische Präzisions Gewehre). In questo articolo esamineremo la versione in calibro .308 Win. L’arma è imponente, fortemente sovradimensionata rispetto al calibro in cui è camerata.
La canna è una Lothar Walther in acciaio Inox, lunga 650 mm (compreso il freno) con 6 righe destrorse e passo 1:12”. Il notevole peso di questa è alleggerito dalle scanalature longitudinali, utili anche per incrementare il raffreddamento. Interamente flottante, reca stabilmente fissato in volata un grosso freno di bocca costruito come quelli per i cannoni a tiro rapido che unito alla massa dell’arma (6,2 kg più il peso degli attacchi e dell’ottica) contribuisce a mitigare il rinculo.
La chiusura avviene in un prolungamento della canna, dove sono ricavati i recessi per i tenoni di chiusura dell’otturatore e che rendono possibile l’utilizzo di leghe leggere per quelle parti che, altrimenti, dovrebbero essere realizzate anch’esse in acciaio. La canna è facilmente smontabile allentando una vite sul telaio per una rapida sostituzione, oppure per cambiare calibro dell’arma con la contemporanea sostituzione dell’otturatore.
L’azione del TPG-1 è realizzata in CNC dal pieno da billetta in lega di alluminio F53. Superiormente è montata, con viti a brugola e spine, una slitta Picatinny per l’attacco dell’ottica. Sul lato destro si apre la generosa finestra di espulsione, e lo scasso in cui si posiziona il manubrio dell’otturatore in chiusura. Sul lato sinistro troviamo il pulsante per la rimozione dell’otturatore.
La particolarità di questa azione consiste nel suo fondo piatto e nel suo montaggio sul telaio inferiore. Il fondo limita anche la minima torsione dell’azione dovuta all’effetto del proiettile che impegna la rigatura all’atto dello sparo.
Il montaggio è effettuato sul telaio inferiore tramite 4 brugole contrastate da molle a spirale a sezione piatta, che garantiscono la costanza della coppia di serraggio. Inoltre tra l’azione e il telaio è frapposto uno spaziatore polimerico che lavora analogamente alla guarnizione della testata di un’auto. Questo consente tre cose: un bedding efficace dell’azione, l’assorbimento delle vibrazioni e una precisione assoluta nel serraggio delle viti che uniscono azione e telaio.
Infine, interiormente troviamo il gruppo di scatto e il pozzetto (sostituibile) per il caricatore, agganciato lateralmente.
Lo scatto match, costruito dalla G. Recknagel, è interamente regolabile ed estraibile; il peso di sgancio è preimpostato a 500 g. L’otturatore ha 3 tenoni di chiusura a 120° che permettono robustezza e movimenti ridotti (basta alzare di 60° l’otturatore) per operare l’apertura. La faccia dell’otturatore ha una profonda cintura che ingloba il fondello della cartuccia, una sicurezza in più per contenere i gas in caso di cedimenti. Corta e robustissima, l’unghia estrattrice (che lavora “a saracinesca”) ha il suo ideale compagno per gestire i bossoli spenti nel piolo caricato a molla dell’espulsore.
Il corpo è percorso da scanalature che diminuiscono attriti e canalizzano l’eventuale sporcizia; la scanalatura laterale, invece, permette l’evacuazione dei gas tramite un foro di sfiato in caso di rottura dell’innesco. Il percussore ha una corsa breve e decisa; la velocità di percussione è favorita dai fori di sfiato.
Il manubrio è piegato leggermente all’indietro, con la nocca sferica polimerica di dimensioni adeguate per una presa agevole anche con i guanti. Nella parte posteriore è posta la sicura: si aziona come un cane esterno usando il pollice della mano forte.
Anche il telaio è ricavato da una billetta di lega F53 lavorata in CNC. Oltre all’azione, vi è montato il pozzetto del caricatore, l’astina e la calciatura. Questa è realizzata in polimero con una struttura portante di alluminio ed è unita al telaio per mezzo di un incastro a coda di rondine, fissata per mezzo dell’ennesima vite a brugola. Provvista di impugnatura anatomica a pistola e thumbhole, offre la più completa possibilità di regolazione per adattarla all’ergonomia del tiratore. A completare la configurazione il calcio ha anche un monopod posteriore regolabile.
L’astina ha un punto di attacco compatibile con i bipedi di tipo Parker-Hale, con due pannelli laterali in plastica che presentano una rugosità particolarmente grippante.
Monofilare, il caricatore è in lamiera, con capienza di 5 cartucce. L’elevatore presenta le cartucce in asse con la canna, per una alimentazione senza errori. Sia il pozzetto che il caricatore possono essere sostituiti cambiando il calibro dell’arma (sono disponibili 10 calibri, dal .223 Rem. al .300 WM).
L’arma non è istintiva, è poco adatta ai neofiti e dà il meglio di sè con tiratori esperti e l’uso di munizioni ricaricate; nelle mani di un esperto, capace di impostare correttamente le infinite regolazioni di quest’arma, verrebbero alla luce le sue superbe capacità di precisione. Parliamo di ricarica perché la canna, come l’arma nei confronti dei tiratori, è difficile nei gusti: non digerisce la maggior parte delle munizioni commerciali, di conseguenza chi non ricarica deve fare un lungo studio “dietologico”.
La prova di tiro è stata effettuata in poligono alla classica distanza dei 100 m. L’arma di serie non è fornita di bipiede, così abbiamo usato un Rest. L’impugnatura dell’arma è adatta a mani grandi e la leva di scatto, piuttosto distante, costringe il dito a poggiarsi sopra, con un’angolazione non proprio ortodossa. Per evitare problemi di alimentazione, è necessario utilizzare il caricatore oppure inserire la munizione direttamente nella camera di cartuccia.
Allo sparo l’arma è stabilissima grazie al gigantesco ed efficiente freno di bocca, forse più adatto a un .408 che a un 308. L’espulsione dei bossoli è molto particolare e funzionalmente valida: sono tutti proiettati verso il basso a non più di una spanna di distanza dall’arma. Con le ottime Federal Gold Medal Match da 168 g abbiamo ottenuto in ben 4 rosate, il ½ MOA.
Strepitosi poi i risultati con le Lapua con palla Scenar da 167 g, una rosata di 12 mm, praticamente un colpo dentro l’altro.