Friedrich von Martini

Friedrich von Martini
Il cavaliere Friedrich von Martini (1833 - 1897) in unʼimmagine del nel 1880. Terzo di otto figli, cresciuto in Ungheria meridionale, allora appartenente allʼAustria, morì a Frauenfeld/CH

Martini? Non toccare, non esitare, ma sparare. Chi possiede unʼarma collega di sicuro questo nome immediatamente a una delle chiusure a blocco per armi, di cui esistono molte varianti. Tuttavia dello sviluppatore si sa ben poco, tanto più che non pochi modelli, come si evince da nomi composti quali Martini-Henry, Peabody-Martini oppure Martini-Greener, alludono al fatto che anche altre teste avevano partecipato al progetto. Ciò rappresenta certamente un tratto caratteristico della vita del cavaliere Friedrich von Martini, nato il 22 marzo 1833. Dimostrò subito di avere del talento nello sviluppare ulteriormente idee valide già esistenti, tuttavia ebbe poca fortuna nel riuscire a sfruttare commercialmente  questo talento a suo vantaggio.

Nato a Herkulesbad, in Ungheria Meridionale, regione che allora apparteneva allʼAustria, (oggi Baile Herculane in Romania), von Martini crebbe in unʼetà turbolenta. Suo padre, Johann von Martini (1785-1870), dottore in medicina, era originario di Regensburg. Era capitano medico dellʼesercito imperiale e medico del reggimento e nel 1812, sotto Napoleone, aveva partecipato alla campagna militare di Russia. Il figlio visse in prima persona la rivoluzione del 1848. 

Friedrich von Martini 
Modello di transizione dalla carabina a percussione al fucile a retrocarica, la carabina Peabody aveva alcuni svantaggi costruttivi. Abbassato il blocco potevano essere rimossi i bossoli vuoti. Poi bisognava armare manualmente il cane esterno, affinché questo, tramite movimento in avanti, lanciasse in avanti il percussore situato nella parete esterna del blocco di chiusura (al centro)

Per questo motivo non si sentì più legato alla tradizionale Vienna imperiale, sebbene dal 1850 al 1854 avesse intrapreso gli studi tecnici proprio in questa città per poi proseguirli a Karlsruhe. La tecnica era, insieme con la rivoluzione industriale, che dal 1830 procedeva quasi parallelamente a questa, la seconda corrente del tempo che influenzò il giovane nobile. Negli anni di apprendistato e di tirocinio von Martini lavorò nella fabbrica di macchinari di Karlsruhe, successivamente, dal 1858 presso la fabbrica Sulzer a Winterthur in Svizzera, per poi partecipare come volontario, solo un anno dopo, alla campagna militare contro lʼItalia in qualità di tenente dellʼesercito imperiale austriaco. Sembra che le battaglie di Magenta e di Solferino (alle quali partecipò) gli siano rimaste fortemente impresse nella mente. In ogni caso nel 1860 lasciò definitivamente la sua patria e ritornò in Svizzera, dove intraprese nuove strade sia dal punto di vista lavorativo sia privato.

Friedrich von Martini 
I disegni in sezione mostrano le differenze tra azione di tipo Martini e Peabody (disegno sotto). In alcuni test tiratori esperti hanno realizzato con il Peabody da 7 fino a 8 colpi al minuto, con il Martini-Henry invece circa 20 colpi

Alla fine del 1861 fece il suo ingresso nella fabbrica di macchinari di Frauenfeld dove fece la conoscenza dellʼingegnere meccanico Heinrich Tanner e insieme a lui, nel 1863, poté rilevare la ditta. A quel tempo il loro capitale di idee era costituito da una macchina piegatrice e cucitrice per la carta (sviluppata da Sulberger e Graf, i precedenti proprietari) che nel 1859 fu presentata per la prima volta alla fiera del libro di Lipsia, destando scalpore. Fino ad allora, infatti, la carta da giornale e da libro doveva essere piegata a mano, mediante un procedimento faticoso e che richiedeva molto tempo. 

La nuova macchina migliorata da Tanner e Martini al contrario faceva tutto ciò in modo più accurato e significativamente più veloce. Il brevetto fu ottenuto allʼestero (in Svizzera ciò si poté fare solo a partire dal 1888), e così il rendimento della macchina si tradusse in denaro sonante. La macchina di Frauenfeld fu esportata per lo più in Germania e montata da personale tecnico specializzato interno alla ditta. La sete di conoscenza dei cittadini andava, infatti, di pari passo con lo sviluppo  tecnico, cosa che si rifletteva nelle tirature di libri e giornali che aumentavano rapidamente e che furono rese possibili attraverso lʼinnovazione. Nei 20 anni che seguirono furono costruite 350 macchine in due versioni (rispettivamente da 1200 e 1500 franchi). Come calcolato da Christoph Bischof del Verein für wirtschaftshistorische Studien (Unione per gli studi storico-economici), ciò si tradusse in un fatturato di undici milioni di franchi ovvero in un fatturato annuale di mezzo milione di franchi che costituì le fondamenta finanziarie per lʼemergente ditta Martini & Tanner. (Questo il nome ufficiale a partire dal 1863)

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Il principio della chiusura tipo Peabody (dal libro “Die Scheibenpistole” di Ott Halfmann e Dr. Brukner): 1=castello, 2=chiusura a blocco, 3=leva di servizio, 4=estrattore, 5=molla di blocco (mantiene il blocco aperto in questa posizione). La leva basculante in avanti (qui a sinistra) abbassa la chiusura a blocco, collegata tramite un pernetto trasversale che scivola in una fenditura. La percussione avviene tramite un cane esterno

Accanto alla carta, materiale morbido, anche la rigida ferramenta, avrebbe giocato un ruolo altrettanto importante nella gamma dei prodotti. Ad esempio le viti e i dadi oggi sono oggetti dʼuso quotidiano del valore di centesimi, allora erano un indice di industrializzazione. Lʼaccoppiamento di vite e dado aveva infatti fatto passi da gigante a partire dallʼetà tardo antica: dal semplice accoppiamento in legno, passando per la combinazione in ferro laboriosamente rifinita a mano (e sicuramente non intercambiabile) fino ad arrivare alla filettatura normata in cui gli Svizzeri, fino alla fine del XIX secolo (e del processo di standardizzazione del sistema metrico-decimale), utilizzarono il sistema di misura basato sui pollici, ideato in Inghilterra da Joseph Whitworth poco meno di 50 anni prima. La domanda accresciuta di macchine aveva reso la ditta Martini & Tanner dipendente da viti e dadi prodotti allʼestero. Conseguentemente già nel 1863 i due tecnici previdenti immisero sul mercato la prima pressa svizzera per viti e dadi: una vera trovata.

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Anche dopo il successo in Inghilterra dovuto al bando per lʼesercito, Martini migliorò la sua azione continuamente, e infine ottenne il reale brevetto tedesco nr. 661 datato 8 agosto 1877 (in Svizzera allora non si potevano ottenere brevetti)

I loro prodotti, ora standardizzati e pertanto intercambiabili, non furono utilizzati soltanto allʼinterno della ditta, ma furono prontamente smerciati presso fabbriche metallurgiche che stavano sorgendo rapidamente dovunque sul territorio, linee ferroviarie e produttori di macchinari in così grandi quantità che con il profitto delle viti, che costituiva circa il 40% lordo, poterono sostenere i settori non redditizi dellʼimpresa, fortemente in crescita. Martini & Tanner, infatti, trasferitasi a partire dal 1867 sui nuovi terreni della ditta, situati di fronte al castello di Frauenfeld, costruì macchine per lavorazione a ricamo, macchine macinatrici, motori a gas, ad acqua e a combustione e successivamente (tuttavia molto dopo il ritiro di Tanner e la morte di Martini, avvenuta nel 1897), persino automobili e autobus completi.

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La BSA (Birmingham Small Arms) produsse prevalentemente fucili di piccolo calibro con chiusura a blocco di tipo Martini che, tenendo presente il modello utilizzato per le carabine militari, fu ridotta in scala

Le armi

Nel frattempo Friedrich von Martini era diventato cittadino svizzero. Nel 1864 aveva sposato Eleonore Keller, che apparteneva a una stimata famiglia di medici di Frauenfeld, nel 1866 aveva acquisito lʼattinenza comunale e nel 1869 la cittadinanza cantonale. Da allora in poi avrebbe tralasciato il titolo nobiliare di “cavaliere”, il “von” sarebbe diventato un normale elemento costitutivo del suo cognome. La produzione di armi faceva parte dellʼevoluzione industriale, e, anche in questo caso, lʼunificazione delle parti intercambiabili e la produzione a macchina faceva parte dei progressi fondamentali. Nel 1862 Henry O. Peabody (vedi il riquadro) di Boston aveva ottenuto il primo di parecchi brevetti relativi allʼazione a blocco cadente oscillante da lui sviluppata, senza tuttavia ottenere lʼincarico di realizzare una nuova carabina dʼordinanza per gli Stati Uniti. Lʼincarico fu ottenuto, per motivi esclusivamente economici, dal modello Springfield-Trapdoor. Le carabine Peabody, che furono sviluppate dopo la guerra di secessione statunitense, furono esportate anche in Europa in gran quantità. Ferdinand Hediger, che una volta era stato a capo della Hämmerli, racconta nel suo manoscritto “Die fabelhaften Martini-Stutzer” (Le favolose carabine Martini) di circa 700.000 carabine che furono esportate tra lʼaltro in Romania, Francia, Turchia e Danimarca. E nel 1867 circa 15.000 degli esemplari prodotti dalla Providence Tool Company, situata a Providence nel Rhode Island, furono esportati anche in Svizzera.

Friedrich von Martini 
La Royal Small Arms Factories, situata nella cittadina britannica di Enfield, durante la metà degli anni ʼ80 del XIX secolo riconvertì migliaia di Martini-Henry, già modificati in calibro .40, di nuovo in “Martini-Enfield Mk IV”, con canne alesate .45. A Einfeld fino al 1890 con i componenti furono però prodotte anche carabine da milizia, come il modello in alto, con canna ritubata per cartucce calibro .22 La carabina per cadetti, raffigurata più in basso, ugualmente calibro .22, fu ultimata da BSA a Birmingham

Tuttavia il calibro originale di 12,7mm (.50-60) fu sostituito dal calibro svizzero 10,4mm, che quindi era più piccolo. Friedrich von Martini, interessato in generale a costruzioni tecniche di tutti i tipi, iniziò già a migliorare la chiusura basandosi sul primo modello. Lʼazione tipo Peabody richiedeva quattro mosse: armare il cane esterno, poi abbassare la chiusura a blocco con lʼausilio del ponticello di guardia che funzionava come una leva. Successivamente bisognava rimuovere il bossolo vuoto con lʼausilio dellʼespulsore e introdurre una nuova cartuccia, prima di richiudere la chiusura di nuovo verso lʼalto tramite la leva. In tal modo era possibile sparare circa sette colpi al minuto.

Non sappiamo se le esperienze che Martini aveva vissuto in guerra fossero alla base del suo impegno. In ogni caso egli riteneva che la sconfitta dellʼAustria fosse imputabile alla potenza di fuoco sempre troppo scarsa e alla cadenza delle armi ad avancarica, ormai obsolete. Al contrario unʼazione a retrocarica, ricaricabile velocemente, poteva portare vantaggi militari. Attraverso unʼasta di trazione aggiuntiva, collegata al guardamano, con lʼazione chiamata “Peabody-Martini” si poteva contemporaneamente armare, aprire ed espellere. Lʼinvenzione tuttavia rappresentò un grande passo in avanti soltanto quando al posto del percussore à la Peabody, azionato mediante il cane, fu utilizzato un percussore con molla a spirale alloggiato orizzontalmente nel blocco.

Friedrich von Martini
Un dettaglio sulla carabina Martini-Henry, qui con il blocco di chiusura abbassato

Questo si armava automaticamente durante il movimento in avanti del blocco. Ciò portava due vantaggi: prima di tutto ora il meccanismo si trovava completamente all'interno ed era protetto, in secondo luogo il cane, che era situato allʼesterno, poteva essere eliminato in quanto residuo dellʼepoca della percussione. Alla fine del 1866 Martini fece brevettare la sua innovazione in Francia, Prussia e in Inghilterra. 

Questʼultimo paese si rivelò poi un colpo di fortuna, perché il ministero della guerra inglese aveva appena indetto un bando per una nuova arma a retrocarica. La chiusura a blocco cadente oscillante di Martini (e Peabody) partecipò alle eliminatorie con altri 64 concorrenti. In combinazione una canna lunga appena 84 cm con sette rigature poligonali, a cui lʼinglese Alexander Henry contribuì, il sistema si aggiudicò il bando e il 3 giugno 1871 il “Martini Henry Mark I” fu depositato nella Pattern Room come modello per la produzione in serie. Durante il test poterono essere sparati 20 colpi in un minuto scarso, quasi il triplo dei colpi che si sparavano con una chiusura di tipo Peabody. Il nuovo calibro: .577-450, una cartuccia a collo di bottiglia sviluppata da Thomas Eley con una pallottola di 480 grani. Accanto agli Inglesi, che lo mantennero come carabina dʼordinanza fino al 1891, anche la Romania, il Portogallo, la Turchia e la Cina scelsero il Martini-Henry. In madrepatria tuttavia dal 1870 era già iniziata lʼepoca della carabina a ripetizione. Johann Friedrich Vetterli, proveniente dal quasi confinante Canton Turgovia, poté invece consegnare allʼesercito svizzero 119.000 esemplari del suo modello a ripetizione. 

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La pistola libera russa TOZ impiega una chiusura a blocco cadente Martini (a sinistra) che mediante il modulo del grilletto ribaltato si rimuove con facilità. Si arma mediante la lunga leva, che sbuca al di sotto dellʼimpugnatura (qui rimossa)

Poiché Martini non aveva alcun brevetto per la sua azione, anche altri produttori privati di fucili realizzarono la propria chiusura a blocco cadente oscillante per le “carabine rigate Martini” in Svizzera, in Francia e in Germania. Infatti ben presto risultò che tale carabina poteva essere adoperata in modo eccellente anche per il tiro a segno. Nel 1875 gli Inglesi si presentarono con questa carabina al torneo di Wimbledon. Altri tiratori europei gareggiarono con le carabine rigate (che spesso vennero adoperate anche per sparare in posizione inginocchiata) in occasione delle grandi feste dei tiratori che si tennero a Stoccarda nel 1871, a Vienna nel 1880, a Monaco di Baviera nel 1881, a Lipsia nel 1884 e a Parigi nel 1889. In quel momento tuttavia la produzione delle carabine a Frauenfeld, dove furono prodotti comunque solo 3.000-4.000 Martini circa, fu soppressa completamente. Successivamente i macchinari furono rilevati dalla ditta Hämmerli & Hausch. Unʼaltra fabbrica di carabine, co-finanziata da Martini e situata a Witten an der Ruhr, in Germania, aveva ormai dichiarato fallimento nel 1873. Hämmerli al contrario poté proseguire la tradizione della chiusura di tipo Martini non solo nelle carabine da competizione ma successivamente, a partire dagli anni ʼ30, anche nelle pistole libere della ditta di Lenzburg (ma con cane e componente di armamento nel castello). Anche altri produttori sfruttarono il blocco cadente oscillante per le proprie pistole libere, ad esempio il russo Efim Chaidurow per le sue leggendarie TOZ 35. In questo modello, il blocco dellʼotturatore è unʼunità  comprendente già il percussore e il componente di armamento.

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Uno dei prodotti Martini più belli che siano mai esistiti. E uno degli ultimi: una Cabriolet prodotta nel 1934, ultimo anno di produzione, che aveva almeno 95 CV con 4,4 litri di cilindrata. Il logo dellʼazienda fu, fino alla fine della Prima guerra mondiale, una carabina rigata Martini

Uno sguardo a ritroso: nel decennio 1870-1880 a Frauenfeld, gli affari di Martini consistevano principalmente nella produzione di viti e nelle macchine da stampa tipografica in continuo (anche parallelamente al boom delle carabine, che ebbe vita breve). Nel complesso Martini ottenne 17 brevetti e nei tempi migliori la sua impresa diede lavoro a circa 300 dipendenti. Li guidò con severità patriarcale e senza prestare attenzione alle sue esigenze commerciali. I sei settori di produzione assorbivano capitale che dʼaltro canto mancava per lʼammodernamento dei macchinari obsoleti. Non esisteva alcuna contabilità come la intendiamo oggi. Se un prodotto portava delle vincite o delle perdite, lo si sarebbe visto soltanto lʼanno seguente nel fondo di cassa. Quando il 29 gennaio 1897 Martini morì alla veneranda età (per gli standard di allora) di 64 anni, non fece in tempo a vedere lʼultimo capitolo della sua ditta. A partire dalla costruzione di motori, sotto la direzione del figlio Adolf, già dal 1903 si sviluppò la produzione di automobili, camion e autobus. Tuttavia già nel 1905 la ditta Martini AG, sommersa da problemi di liquidità, fu venduta alla Martini Ltd., con sede a Londra, e i settori ferramenta, rilegatrici e macchine ricamatrici furono svenduti. A una grande fase produttiva durante la Prima guerra mondiale seguì la rovina dovuta alla crisi economica del 1929. Il 12 giugno 1934 la fabbrica Martini fu smantellata, e con questa anche il nome del fondatore scomparve lentamente nelle nebbie di Frauenfeld, ricordato solo come parte del nome dellʼazione di molte armi tradizionali. Ciò tuttavia in tutto il mondo: dʼaltra parte un omaggio al geniale costruttore.