Uno strano ibrido multinazionale

Non sono pezzi presi qua e là, ma le componenti reali di un’arma abbastanza rara da incontrare al giorno d’oggi.

Diciamo che il calibro è l’ottimo 308 Winchester e che, come si vede, il caricatore utilizzato è quello del FAL FN ridotto in altezza.

Sveliamo poi che si tratta di una carabina semiauto di fabbricazione italiana ormai non più in produzione da vari decenni.

Aggiungiamo che nel disegno pare sia stata coinvolta la matita di progettista americano noto, a partire dagli anni '60, per le sue compatte pistole-mitragliatrici, chiamato al tempo a mettere a punto  un’arma da destinare a personale militare di un qualche paese del terzo mondo, e tutto sommato si vede: poche e robuste componenti, smontaggio veloce e comodo, soluzioni prese a piene mani da armi di successo dell’epoca.

L’otturatore ricorda quello della carabina M2, così come il fissaggio posteriore della meccanica alla calciatura, la leva di armamento è molto simile a quella dell’M.14, mentre la presa gas si ispira al Garand; originale solo la soluzione di affidare il bloccaggio anteriore della meccanica alla maglietta amovibile: originale ma ben poco efficace!

La ditta italiana che rilevò il progetto lo ripropose tal quale sul mercato civile, non tenendo assolutamente conto delle esigenze dei cacciatori, ben diverse da quelle dei militari.

Le carabine semiauto sono le armi di elezione per la caccia al cinghiale e la velocità di imbracciata e di messa in mira sono fondamentali: la nostra carabina però, utilizzava una normale diottra militare e non era provvista di alcun sistema che permettesse il montaggio di un qualsiasi ausilio di mira. Vero che all’epoca i punti rossi non esistevano ancora o erano ai primi passi, ma non prevedere il montaggio di un’ottica fu comunque un grosso errore.

Di quest’arma ne furono prodotti ben pochi esemplari ed oggi rappresentano una curiosità.

Chi era il progettista statunitense coinvolto nel progetto?

Ma soprattutto, COMe si chiamava l'azienda italiana che lo produsse?