Rievocazione storica. La battaglia di Solferino nel suo 156° anniversario

Il contesto storico

I giochi di potere per gli equilibri delle potenze europee nel Vecchio continente portarono nella seconda metà dell’Ottocento all’interevento armato della Francia di Napoleone III a favore del Re di Sardegna Vittorio Emanuele II. Quest’ultimo si stava scontrando già da tempo con gli interessi dell'Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, deciso a mantenere il controllo su vaste zone dell’Italia del nord tra cui la Lombardia (accordi di Plombières, 21 luglio 1858 e l'alleanza sardo-francese, gennaio 1859). Tale campagna militare, iniziata nell’aprile del 1859, prese il nome di Seconda Guerra di Indipendenza Italiana. 

Condottieri in carrozza
I tre condottieri condividono la stessa carrozza nella sfilata nel centro storico di Solferino

Gli Asburgo avevano sul campo ben due armate, la 1a e la 2a, per un totale di 218.000 effettivi; il Regno di Sardegna poteva contare su 65.000 uomini, la Francia ne schierava 140.000. Dopo i primi combattimenti nel Piemonte orientale, la campagna prese un piega favorevole agli alleati franco-piemontesi con le vittorie di Magenta e Melegnano, che aprirono le porte della Lombardia e permisero l'ingresso trionfale a Milano di Napoleone III (8 giugno 1859).    

Dopo un breve periodo di stallo delle operazioni militari, la sera del 23 giugno il comandante supremo francese, superato il Chiese, decise di proseguire l'avanzata muovendo dalla linea Lonato-Castiglione delle Stiviere e puntando con il suo esercito su Solferino e Guidizzolo, mentre quello sardo si dirigeva su Pozzolengo. Da parte sua, Francesco Giuseppe, subentrato personalmente alla guida degli imperiali, su Solferino e Pozzolengo si era già attestato, avendo ripassato in buon ordine con le sue armate il Mincio. 

Il piano era quello di impiegare la sua 2a Armata per dividere le forze avversarie, obbligando i sardi a retrocedere con le spalle al Garda ed i francesi verso le Prealpi per poi avvolgere in pianura lo schieramento avversario dalla sua destra, lanciando nella mischia i numerosi reparti di cavalleria della 1a Armata. Né l’uno né l'altro dei due imperatori si sarebbe immaginato che proprio in quel giorno i due schieramenti venuti a contatto avrebbero attaccato battaglia e pertanto quella di Solferino e San Martino può essere definita una battaglia d'incontro.

Ore 3.50 a.m. del 24 giugno 1859 vengono sparati i primi colpi

La battaglia di Solferino non fu un episodio bellico unico, ma si trattò di una serie di scontri che si svilupparono su un fronte lungo circa 20 chilometri dal Lago di Garda a Castel Goffredo, e che durarono a più riprese per oltre 14 ore. 

Altra precisazione storica doverosa sta nel fatto che oggi, benché in Italia resti la denominazione di battaglia di Solferino e San Martino, è unanimemente riconosciuto che a tutti gli effetti i due eserciti alleati combatterono insieme, anche se con gravi lacune a livello di coordinamento, con i piemontesi chiamati a formare l'ala sinistra dello schieramento, sbugiardando così la storiografia post-risorgimentale che separò l'azione dei piemontesi isolandola come un evento a sé stante e alla quale si diede il nome di battaglia di San Martino.    

volontari nelle fila sabaude
Immagini dal campo di battaglia: volontari inquadrati nelle fila sabaude

All’alba del 24 giugno 1859 a pochi chilometri gli uni dagli altri si trovarono così a manovrare per il contingente francese, 79.000 uomini appiedati, 9.200 cavalieri, 40 bocche da fuoco; per quello del Regno di Sardegna, 35.600 fanti, 1.500 cavalieri e 80 pezzi di artiglieria campale. Gli austriaci di contro sbarravano il passo con 120.000 uomini della fanteria di linea imperiale, oltre 6,100 cavalleggeri, 417 cannoni e 160 lanciarazzi. Insomma numeri che dai tempi delle campagne napoleoniche non si erano più visti schierati in campo.    

La distanza di manovra era così minima che il primo inevitabile impatto della giornata, che segnò l'inizio alla Battaglia di Solferino e San Martino, si verificò già alle ore 3.50 a.m. in località Salinone, a circa 1,5 km dall'abitato di Medole. Il IV Corpo francese ingaggiò battaglia per conquistare il villaggio, difeso da un forte contingente di truppe austriache, formate dal 52º Reggimento di linea e da 16 Squadroni della Divisione di Cavalleria Zedtwitz, con numerosa artiglieria.    

Fin dalle sue prime fasi l’immane scontro mise in luce da entrambe le parti la drammatica difficoltà di gestire logisticamente un numero di soldati e di bocche da fuoco così grande. Se tra le fila piemontesi la scarsa combattività dei volontari e l'arroganza di alcuni ufficiali sabaudi si rivelarono una miscela letale, tra quelle austriache le cose non andarono molto meglio. 

addestramento cavalleria
Addestramento alla carica di cavalleria e alla difesa con baionetta inastata

Buona parte dei coscritti di Francesco Giuseppe erano infatti slavi e conoscevano a malapena il tedesco, unica lingua in cui si esprimevano gli ufficiali. Spesso gli ordini sul campo venivano fraintesi o semplicemente ignorati, con esiti disastrosi. Nella sua fase antimeridiana la battaglia visse soprattutto di combattimenti indipendenti l'uno dall'altro, quante erano le colonne in marcia, e fu soltanto verso mezzogiorno che gli opposti quartieri generali intervennero per coordinare i vari sforzi delle loro truppe in vista di un'azione decisiva. 

In particolare l’imperatore austriaco spedì celermente il I Corpo Clam-Gallas su Solferino per sostituirvi il V Corpo Stadion duramente provato e fece avanzare su San Cassiano il VII Corpo Zobel per colmare il vuoto che si era venuto a creare nel suo schieramento. A quel punto Napoleone III ebbe l’intuizione fondamentale per l’esito finale della battaglia che lo scontro si sarebbe deciso al centro e vi gettò la sua Guardia, al comando del Maresciallo Regnaud De Saint-Jean dAugély, a sostegno del I Corpo d'Armata del Maresciallo Baraguey d'Hilliers.    

I combattimenti, assai cruenti durarono fino alle 13.30 con la conquista di Solferino (per la precisione solo alle 15,30 gli austriaci abbandonarono definitivamente la posizione sulle colline, lasciando in mano nemica 1.500 prigionieri, 14 cannoni e 2 bandiere. Il ripiegamento fu brillantemente coperto dal Reggimento austriaco “Reischah”). Un ruolo fondamentale ebbe anche l’artiglieria da campo francese che disponeva dei nuovi cannoni a canna rigata, più precisi e più potenti di quelli Austriaci.    

Zuavi
Tra le truppe francesi impegnate in battaglia anche gli Zuavi di Napoleone III

Nel frattempo Vittorio Emanuele II, dopo un furioso temporale pomeridiano, riprese ad avanzare. Sulle alture di San Martino la Divisione Mollard - Brigate "Cuneo" e "Pinerolo" - rinnovò l'attacco frontale, sostenuta dalla Divisione Cucchiari - Brigate "Casale" e "Acqui". Alle 20, l'VIII Corpo d'Armata Benedek, l’élite del contingente imperiale, fu costretto a ritirarsi su Pozzolengo e la sua retroguardia fu travolta dal fuoco dell’artiglieria sarda e da una carica dei "Cavalleggeri di Monferrato".    

Anche se mancò un’azione coordinata e unitaria con i francesi impegnati a Solferino è indubbio che il contributo delle truppe piemontesi alla vittoria finale, schierate a San Martino e a Madonna della Scoperta, fu notevole. impegnando con le loro 8 brigate altrettante brigate nemiche che mancarono agli austriaci nel momento cruciale della battaglia contro i francesi. Fu, però, un’azione slegata e le truppe piemontesi pagarono con grosse perdite le gravi mancanze della catena di comando.    

Truppe che fanno fuoco
I “Cacciatori delle Alpi” aprono il fuoco contro il nemico

È giusto, infine, citare anche quei contingenti che comunque contribuirono alla vittoria di Solferino avendo svolto nei giorni precedenti un’azione parallela di disturbo, su atri teatri operativi, della forza militare d’intervento asburgica. 

Tra essi i Cacciatori delle Alpi, agli ordini di Garibaldi, che dalle Prealpi lombarde minacciarono - puntando verso la valle d’Adige - le spalle dell'Armata austriaca dislocata nel Quadrilatero; la 4a Divisione (Cialdini), forte delle Brigate "Regina" e "Savoia", dei battaglioni dei bersaglieri VI eVII; e del Reggimento "Cavalleggeri di Novara" operante dalla riva occidentale del lago di Garda verso le propaggini alpine; il V Corpo d’Armata francese, agli ordini del Principe Gerolamo Bonaparte, che - sbarcato a Livorno e risalite Garfagnana e Lunigiana - costituì nella media valle del Po una seria minaccia sul fianco sinistro dell'Esercito austriaco; infine la flotta francese, alla quale si erano uniti alcune unità da guerra della Marina sarda, pronta a porre l'assedio a Venezia.

L’armamento individuale

Quella di Solferino può essere considerata come l'ultima grande battaglia europea combattuta con armi ad avancarica. A Solferino i reggimenti di fanteria del regno di Sardegna erano perlopiù armati con il fucile da fanteria Mod. 1844 a canna liscia, mentre alcuni reparti, tra i quali i Bersaglieri erano equipaggiati con la carabina modello 1856 calibro 17,5 mm.    

Fucile Charleville
Tra le armi sul campo, il fucile francese Charleville 1822 trasformato da pietra focaia a percussione

L'esercito francese impiegava sia armi relativamente vecchie, come i Charleville 1822 trasformati a percussione, sia le nuovissime carabine Miniè modello 54 da 18 mm. I fanti austriaci avevano come armamento base l’Infanteriegewehr M 1854 Lorenz a canna rigata calibro 13,7 mm con proiettile “a compressione” ovvero dotato di una sorta di coda in piombo che durante la fase di caricamento si espandeva sotto la pressione della bacchetta, garantendo una perfetta tenuta dei gas di sparo.    

In realtà questo non sempre avveniva, con risultati molto negativi sulla precisione del tiro. Nei fucili Miniè l'effetto di tenuta era invece ottenuto grazie a una cavità posteriore del proiettile. Al momento dello sparo il gas prodotto dalla combustione penetrava nella cavità e spingeva lungo le sue malleabili pareti, un sistema decisamente più efficace che garantiva una perfetta tenuta. Va comunque detto che se da una parte l'armamento austriaco era abbastanza uniforme, quello franco-piemontese era più eterogeneo.    

Al comando di Napoleone III c'era una armata composta da veterani di ogni fronte, dalla Guardia Imperiale, un corpo d'élite addestrato ed equipaggiato al massimo livello, fino agli Zuavi, agli Ussari, alla Legione Straniera. Anche la compagine piemontese era piuttosto sfaccettata con una notevole presenza di volontari fortemente motivati ma decisamente poco addestrati.

Fucili francesi
Fucili francesi affastellati accanto alle insegne imperiali, in un momento di riposo
Ufficiale bersaglieri
Ufficiale dei bersaglieri fa fuoco con un revolver Colt Pocket fuori ordinanza

Le conseguenze storiche

La sconfitta militare asburgica a Solferino portò all'armistizio di Villafranca (11-12 luglio 1859) che sanzionò la cessione alla Francia della Lombardia, girata poi al Regno di Sardegna. Non solo, essa dette il colpo finale al già traballante sistema di ingerenze politiche dell'Austria in Italia, abilmente creato ai tempi del Congresso di Vienna. 

rievocazione storica
Le perdite subite da entrambe le parti furono enormi, solo in parte alleviate dagli sforzi dei civili nel soccorrere i feriti
combattimenti alla baionetta
I cruenti scontri spesso si concludevano con combattimenti alla baionetta corpo a corpo

Entro poco tempo infatti si ebbe l’annessione da parte del Regno di Sardegna, oltre che della Lombardia, anche dei territori di Toscana, Parma, Modena e Romagna pontificia le cui autorità lasciarono il potere a governi provvisori filopiemontesi. 

Le enormi perdite patite da ambo le parti 2.942 morti, 12.512 feriti, 2.922 fra prigionieri e dispersi per i francesi; 3.000 morti, 10.807 feriti, 8.638 tra catturati e dispersi per gli austriaci, 869 caduti, 3.982 feriti, 774 dispersi per il regno di Sardegna colpirono molto l’opinione pubblica e tra essa soprattutto Henry Dunant imprenditore svizzero al seguito di Napoleone.    

L’uomo di affari ginevrino è presente sul campo di battaglia e si rende conto dell’assoluta mancanza di un servizio sanitario in grado di assistere i feriti molti dei quali destinati a morire nei giorni successivi alla battaglia. Nasce così l’idea di fondare una società internazionale di soccorso slegata da ogni credo politico e religioso. Sarà la Croce Rossa, che prenderà forma definitivamente nel 1863. Nel 1901 Dunant vincerà il Primo premio Nobel per la pace.

La rievocazione storica

Le foto che costituiscono il cuore di questo articolo si riferiscono alla rievocazione storica della battaglia del 24 giugno 1859, che viene organizzata ogni anno nei due siti storici di Solferino e San Martino dalla omonima società e a cui prendono parte diversi gruppi di reenactors provenienti dall’Italia e dall’Europa. 

Rievocazione Battaglia di Solferino
La rievocazione della Battaglia di Solferino si svolge ogni anno
Brindisi evento
Durante il “rancio del soldato” si è visto un brindisi tra il Kaiser, Napoleone III e Bruno Borghi (in abiti moderni), curatore dell'evento

La Società Solferino e San Martino è un Ente Morale nato nel 1870 dalla volontà del conte Luigi Torelli, senatore del Regno, al fine di perpetuare ed onorare la memoria dei caduti nella sanguinosa battaglia del 24 Giugno 1859 e di tutti coloro che combatterono per l'Unità e l'Indipendenza d'Italia.    

La Società è impegnata a mantenere vivi gli ideali ed i valori del Risorgimento, promuovendo iniziative volte alla conoscenza di quella fondamentale pagina della storia patria e conservando i monumenti, musei e le cappelle-ossario realizzati nei due luoghi storici di San Martino e Solferino, meta ogni anno di numerosi visitatori. 

Zuavi
Truppe zuave all'attacco

Il programma della rievocazione del 2016

Quest’anno gli eventi di commemorazione inizieranno nella giornata di venerdì 24 giugno, proseguiranno il 25 giugno e culmineranno domenica 26 giugno con la ricostruzione della battaglia, coinvolgendo i comuni di San Martino, Solferino e Pozzolengo. La Società Solferino e San Martino, che anche quest’anno ricorda e rievoca la battaglia, ha previsto alcune importanti novità. 

A cominciare dall’ampliamento del territorio interessato, con il coinvolgimento del comune di Pozzolengo, dove la mattina del 26 giugno avverranno i primi scontri e sfileranno per le vie del centro storico oltre duecento rievocatori. Saranno centinaia i rievocatori dei tre eserciti presenti durante le giornate di sabato 25 giugno nelle tre località preposte: a San Martino, i sardo-piemontesi, a Solferino i francesi, a Pozzolengo gli austriaci, e che il 26 giugno si scontreranno nella grande battaglia, allestita nel campo vicino alla Torre di San Martino alle ore 17.00.


Per maggiori informazioni sugli orari e i costi di ingresso alla manifestazione:

www.solferinoesanmartino.it

Torre di San Martino
La torre di San Martino, uno dei monumenti simbolo delle battaglie che qui si svolsero nel 1859

I luoghi della battaglia oggi: la Torre di San Martino

La torre sorge sul colle più alto di San Martino che l'armata sarda conquistò, perse e riprese più volte con cruenti assalti e ripetute cariche contro gli austriaci quel 24 giugno. È stata eretta per onorare la memoria di re Vittorio Emanuele II e di quanti hanno combattuto per l'indipendenza e l'Unità d'Italia nelle Campagne dal 1848 al 1870. Fu realizzata grazie ad una sottoscrizione nazionale e inaugurata nel 1893 alla presenza di re Umberto I. 

La Torre è alta 64 metri e nel centro della sua piattaforma superiore, difesa da una mura merlata, si alza l'asta per la bandiera e vi si trova anche un grande faro che nella notte irradia i colori della bandiera italiana. Dall'alto del monumento si possono ammirare magnifici panorami sulla sottostante pianura.

Il Museo di San Martino 

Alle spalle della Torre vi è il museo di San Martino che conserva i cimeli, i documenti ed i ricordi della battaglia del 24 Giugno 1859. Realizzato nel 1939, il museo consta di tre sale ove sono esposti anche alcuni esemplari dei cannoni impiegati nella battaglia. Vi fanno bella mostra, poi, armi, divise, carte topografiche e testimonianza di vita quotidiana dei combattenti.

Figuranti rievocazione storica
Fuguranti rendono omaggio ai caduti di fronte alla Cappella Ossario di San Martino
Teschi
All'interno della Cappella si trovano 1274 teschi dei caduti nella battaglia

La Cappella Ossario di San Martino 

Poco distante dalla torre, seguendo un breve viale alberato, reso particolarmente suggestivo da monumenti e cippi a ricordo dei vari Corpi che parteciparono alla battaglia, si giunge alla Chiesa Ossario. Inaugurata il 24 Giugno 1870, custodisce nell'abside 1274 teschi, mentre nella cripta sono deposte le ossa di 2619 caduti senza alcuna distinzione di nazionalità.

Il Museo di Solferino 

Il Museo di Solferino si trova ai piedi del parco della rocca e del contiguo parco della Chiesa-Ossario. Vi si trovano esposti alcuni esemplari di cannoni, armi, uniformi e cimeli vari della storica giornata del 24 Giugno 1859. Il percorso museale è accompagnato da didascalie che illustrano gli avvenimenti, presentando i personaggi più significativi di quell'evento storico ed i singoli reperti.

La Rocca di Solferino 

In cima al colle più alto di Solferino, conteso dagli austriaci all'esercito francese, sorge una maestosa costruzione di 23 metri di altezza che risale al 1022. Definita "La Spia d'Italia" per la sua posizione strategica , è circondata da un ampio parco. Nella rocca si conservano cimeli rinvenuti sul campo di battaglia. 

Prima di giungere sulla terrazza si apre una grande sala in cui campeggiano i ritratti di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III e che per questo è denominata "Sala dei Sovrani" . Dalla terrazza della Rocca si può vedere in lontananza, verso il nord, la Torre di San Martino, distante circa 10km ed il lago di Garda ed al sud, Castiglione delle Stiviere e la vasta pianura padana fino alle prime propaggini degli Appennini.    

La Capella Ossario di Solferino

Ad est del museo un suggestivo viale di cipressi porta alla Chiesa di San Pietro in Vincoli, trasformata dalla Società, dopo averla acquistata dalla Curia Vescovile di Mantova, in Chiesa-Ossario. Al lato sinistro dell'ingresso vi è un busto bronzeo di Napoleone III collocato in occasione del centenario della morte dell'Imperatore, mentre sulla destra, vi è una piccola piramide di pietra che ricorda il generale francese Auger, ferito il 24 giugno a Cà Morino e quindi morto a Castiglione delle Stiviere. All'interno, nell'abside, sono custoditi 1.413 teschi ed innumerevoli ossa dei caduti. 

Cinque busti di altrettanti generali francesi che caddero sul campo nella Campagna d'Italia si fronteggiano all'ingresso del Tempio.

Dame
Le dame che organizzarono i primi soccorsi per i feriti, a Solferino nacque l'idea di “Croce Rossa Internazionale”

Il Memoriale della Croce Rossa 

Dal parco che circonda la rocca, si stacca verso ovest un viale di cipressi in fondo al quale nel 1959, in occasione del centenario della battaglia, la Croce Rossa Internazionale ha eretto un memoriale a ricordo di quella Idea che qui ebbe Henry Dunant e che portò negli anni successivi alla nascita proprio della Croce Rossa Internazionale.



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Per maggiori informazioni sui giorni di apertura dei musei e sui costi di ingresso: www.solferinoesanmartino.it

La Società Solferino e San Martino San Martino d/B, frazione di Desenzano del Garda (BS) in via Torre 2 - Tel/Fax +39 030 9910370