Voluto da Mussolini negli anni ’30, il sistema di gallerie antiaeree scavate all’interno del Monte Soratte, a soli 40 km dalla Capitale, ha avuto nel corso dei decenni del secolo scorso una storia appassionante che ha visto come suoi occupanti nel corso del tempo dapprima i vertici de Regio Esercito, poi all’indomani dell’8 settembre del 1943, la guarnigione tedesca ai comandi del Feldmaresciallo Albert Kesselring, responsabile dell’intero Gruppo Armate C, fino ad ospitare in gran segreto in piena Guerra Fredda, un rifugio antiatomico della Nato. E non è finita qui…se si considera che all’interno dei meandri delle estesissime gallerie si stanno ancora cercando le casse con l’“Oro del Soratte”, i lingotti trafugati dalla Banca d’Italia durante la ritirata della Wehrmacht… Insomma seguiteci in questo emozionante viaggio
La storia del bunker di Monte Soratte
Tutto ha inizio quando Benito Mussolini viene a conoscenza che fin dai tempi di papa Bonifacio VIII il Monte Soratte a 40 km a Nord di Roma, grazie alla sua caratteristica di massiccio di roccia calcarea, con presenza di diverse grotte al suo interno, si è prestato ad essere luogo di occultamento di tesori e documenti. Negli anni ‘30 ordina così al Genio Miliare di sovrintendere allo scavo di un complesso e esteso (4,5 km) sistema di gallerie all’interno (300 metri di profondità) del Soratte in grado di ospitare in caso di attacco nemico le alte cariche del governo fascista e i vertici del Regio Esercito. A sua volta il Duce commette l’errore di accennare al Bunker, una volta che è in visita da Hitler al Berghof (Nido dell’aquila) sull’Oberaslzeberg. All’incontro è presente anche Albert Kesserling, che dopo i fatti dell’8 settembre del 1943, darà subito ordine di occupare la zona. Ed è proprio qui che il Feldmaresciallo, divenuto nel frattempo comandante in capo del Gruppo Armate C (Fonte sud) si trasferisce con tutto il suo quartier generale, circa un migliaio di persone.
Nella primavera del 1944 il Bunker è pesantemente bombardato dagli alleati ma riporta danni solo alle sue porte di ingresso e alle baracche esterne, grazie anche alla speciale camicia di rinforzo in cemento armato spessa in certi punti anche alcune decine di metri. Con gli Alleati a Roma Kesselring è alla fine costretto a sloggiare non prima però di aver l’ordine di dare fuoco al Bunker per distruggere tutti i documenti segreti ivi contenuti e sembra, secondo alcune ricostruzioni storiche che ordini anche di sigillare in una delle tante gallerie alcune delle casse contenenti i lingotti d’oro trafugati dalla Banca d’Italia, facendone saltare in aria l’ingresso. Secondo altri storici, l’oro fu solo di passaggio nel Bunker per proseguire poi il suo viaggio verso nord e questo spiegherebbe perché nonostante anni di continue ricerche tali casse non siano mai state trovate. Le gallerie bruciate restano nell’oblio fino a quando nell’immediato Dopoguerra l’esercito della neonata Repubblica Italiana decide di riutilizzarle come polveriera dell’Artiglieria.
Ma è negli anni ‘60 che il Bunker subisce un ulteriore modifica, divenendo nella sua parte più profonda rifugio antiatomico che nel contesto della Guerra Fredda doveva offrire riparo alle più alte cariche governative di un’Italia schierata nella Nato contro le forze del Patto di Varsavia. Il tutto è altamente top secret al punto che gli abitanti del vicino paese di Sant’Oreste non si accorgono che le vecchie gallerie del Bunker hanno ripreso vita e che ora ospitano moderni sistemi di coordinamento della difesa nazionale contro l’attacco di missili balistici del blocco sovietico. L’ultimo atto dell’incredibile storia del Bunker del Monte Soratte si consuma all’inizio degli anni 2000, quando i militari iniziano ad abbandonare prima le strutture esterne e poi le gallerie interne e nella gestione subentra l’Associazione Bunker Soratte che, brillantemente guidata dal suo presidente l’Arch. Gregory Paolucci, inizia a riqualificare l’area deputandola a sito museale e permettendone negli anni la sua visita al pubblico.
Con gli Alleati a Roma Kesselring è alla fine costretto a sloggiare non prima però di aver l’ordine di dare fuoco al Bunker per distruggere tutti i documenti segreti ivi contenuti e sembra, secondo alcune ricostruzioni storiche che ordini anche di sigillare in una delle tante gallerie alcune delle casse contenenti i lingotti d’oro trafugati dalla Banca d’Italia, facendone saltare in aria l’ingresso. Secondo altri storici, l’oro fu solo di passaggio nel Bunker per proseguire poi il suo viaggio verso nord e questo spiegherebbe perché nonostante anni di continue ricerche tali casse non siano mai state trovate. Le gallerie bruciate restano nell’oblio fino a quando nell’immediato Dopoguerra l’esercito della neonata Repubblica Italiana decide di riutilizzarle come polveriera dell’Artiglieria.
Ma è negli anni ‘60 che il Bunker subisce un ulteriore modifica, divenendo nella sua parte più profonda rifugio antiatomico che nel contesto della Guerra Fredda doveva offrire riparo alle più alte cariche governative di un’Italia schierata nella Nato contro le forze del Patto di Varsavia. Il tutto è altamente top secret al punto che gli abitanti del vicino paese di Sant’Oreste non si accorgono che le vecchie gallerie del Bunker hanno ripreso vita e che ora ospitano moderni sistemi di coordinamento della difesa nazionale contro l’attacco di missili balistici del blocco sovietico. L’ultimo atto dell’incredibile storia del Bunker del Monte Soratte si consuma all’inizio degli anni 2000, quando i militari iniziano ad abbandonare prima le strutture esterne e poi le gallerie interne e nella gestione subentra l’Associazione Bunker Soratte che, brillantemente guidata dal suo presidente l’Arch. Gregory Paolucci, inizia a riqualificare l’area deputandola a sito museale e permettendone negli anni la sua visita al pubblico.
Video: Il bunker di Monte Soratte
Per informazioni e prenotazioni:
E-mail: bunkersoratte@gmail.com
Telefono: 380 3838102 (Il telefono è attivo dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00)
Facebook: Gruppo "Bunker Soratte"