“Mi sembrava di essere a Londra ai Giochi del 2012, stesse sensazioni, stessa sicurezza”.
Jessica Rossi torna a dominare il Trap femminile e si mette al collo il terzo titolo iridato della carriera.
Dopo tre serie di qualifica chiuse con l’ottimo punteggio di 73 su 75, la poliziotta di Crevalcore ha raccolto tutta la concentrazione e le energie per affrontare la manche decisiva al meglio. Ad attenderla sul campo di finale, allestito con colori molti simili a quelli già visti nell’olimpiade inglese, tiratrici del calibro della Campionessa Olimpica di Rio 2016 Catherine Skinner e della due volte medaglia d’argento Olimpica Zuzana Stefecekova (Pechino 2008 e Londra 2012).
Ed è proprio con queste due tiratrici che l’olimpionica di Londra 2012 si è giocata le medaglie in palio, mettendole in riga, una dopo l’altra.
Dopo quello di Maribor nel 2009 e quello di Lima del 2013, questo è il terzo titolo iridato per lei. “Gli ultimi anni non sono stati semplici, ma questo sport è la mia vita e mi sono impegnata al massimo per tornare in vetta. Mi mancava un risultato importante che mi desse il giusto slancio ed è arrivato con l’oro vinto insieme a Johnny nella nuova gara di Coppia all’Europeo di Baku. Non me ne voglia nessuno, ma questa medaglia la dedico tutta a mio nipote Christian, figlio di mia sorella Luana, che ha tre anni e ne voleva una tutta sua”.
“Jessica ha fatto una gara davvero straordinaria – ha commentato il Direttore Tecnico Albano Pera – È una grande campionessa e sono davvero molto felice per lei”.
Finale sfiorata da Silvana Stanco, riserva olimpica ai Giochi di Rio 2016. La tiratrice delle Fiamme Gialle non è purtroppo riuscita a superare i 70 punti e si è dovuta accontentare dell’ottava posizione.
Black out, invece, per Alessia Iezzi. La giovane abruzzese, portacolori dei Carabinieri, non è salita oltre il punteggio di 60 e la 52ª piazza, decisamente sotto gli standard a cui ci ha abituato negli ultimi due anni. Prestazione che ha condizionato anche il risultato finale del team azzurro, terzo dietro a Stati Uniti e Finlandia, entrambe con il nostro stesso punteggio (203/225), ma migliori nell’ultima serie.
Junior femminile: Palmitessa d'oro, Ghilarducci di bronzo
Nella finale Junior femminile il Tricolore invade il podio.
A diplomarsi Campionessa del Mondo è stata Maria Lucia Palmitessa, diciottenne di Monopoli (BA), che dopo il bronzo nell’Europeo Juniores dello scorso anno a Lonato, ha confermato di avere nelle canne risultati importanti.
Poco meno di un mese fa, infatti, la portacolori delle Fiamme Oro era salita sul secondo gradino del podio della Coppa del Mondo Juniores di Porpetto, iniziando la rincorsa che oggi l’ha portata fino alla vetta.
“Sono davvero molto contenta di questo risultato – ha dichiarato la Palmitessa alla fine della gara – Amo questo sport e gli dedico tutto il mio tempo e le mie energie”.
Entrata in finale con il punteggio di 71/75, il migliore del suo comparto, l’azzurra ha dominato la serie decisiva fin dall’inizio, non concedendo praticamente nulla alle avversarie.
Solo nelle ultime battute ha allenato un po’ la concentrazione rischiando di far avvicinare troppo la russa Iulia Savaleva, ma con il punteggio finale di 40/50 a 39 si è messa al collo la medaglia più preziosa.
“Ero sicura di poter fare bene e non avrei permesso a nessuna avversaria di ostacolarmi – ci ha spiegato la pugliese – Questo oro lo dedico a me, alla mia famiglia, ad Albano (Pera, il Direttore Tecnico, ndr), alla Federazione ed alla Polizia di Stato. Insieme siamo una squadra fortissima”.
Sul podio anche Diana Ghilarducci.
Dopo uno spareggio di ingresso alla finale con il punteggio di 65/75, la viareggina del Gruppo Sportivo dei Carabinieri ha messo nel suo mirino il podio e con 26/40 si è assicurata il bronzo. Per le due, aiutate anche da Greta Luppi di Crevalcore, undicesima con 64, è arrivato anche l’oro ed il titolo di Campionesse del Mondo a squadre con il totale di 200/225, davanti alle padrone di casa russe ed alle statunitensi, rispettivamente argento con 191 e bronzo con 187.
Trap: Resca segue il tracciato di Jessica Rossi, campione del mondo
Al Mondiale 2017 di Trap l’Italia detta legge.
Dopo il titolo femminile centrato da Jessica Rossi, un altro emiliano è salito sulla vetta del podio. È Daniele Resca, classe 1986 di Pieve di Cento, arrivato all’oro con una finale da brividi.
Meritatosi il pass per il round decisivo con un ottimo 122/125, il talentuoso carabiniere si è liberato degli avversari con il piglio di chi vuole dimostrare a tutti il suo valore.
Solo nello scontro finale con l’inglese Edward Ling, medaglia di bronzo lo scorso anno a Rio, ha dato qualche cenno di cedimento, ma si è ripreso immediatamente ed ha regolato il britannico con 42 a 40. “Dirmi contento è dire poco – ha spiegato l’azzurro molto emozionato al termine della gara – Mi sono piaciuto nelle qualificazioni ed ancora di più in finale”.
Fa bene ad essere contento della sua prestazione. La tensione della finale gli aveva negato la gioia delle medaglia in diverse occasioni, lasciandolo tranquillo solo nella Coppa del Mondo di Pechino del 2008 in cui vinse il bronzo, ed in quelle di Acapulco del 2010 e di San Marino del 2016 chiuse con un argento.
“Ho lavorato tantissimo a casa e con Albano Pera per non farmi condizionare negativamente dalle emozioni e con questo oro penso di aver dimostrato che ormai riesco a padroneggiarle bene”.
In realtà, le emozioni lo vincono ancora, ma solo quando pensa a chi dedicare questa medaglia “Il merito più grande è della mia famiglia, vero albero maestro della mia vita. Mi hanno sostenuto con tanti sacrifici ed è a loro che va il mio più grande grazie”.
Fuori dalla finale per un piattello Valerio Grazini (Carabinieri) di Viterbo e l’inossidabile Giovanni Pellielo, giunto alla sua diciannovesima rassegna iridata, arrivato anche lui al punteggio di 120/125. “Sono molto tranquillo e comunque soddisfatto perché ho dato tutto e sono arrivato ad un soffio dal giocarmi il titolo – ha spiegato il super campione Vercellese della Polizia Penitenziaria – Sto lavorando molto sia dal punto di vista tecnico sia da quello fisico per essere pronto fin da subito”.
D’oro anche la prestazione a squadre con gli azzurri primi con il punteggio di 362 su 375 davanti a Repubblica Ceca e Spagna. “Bene, bene, bene”. Commenta così il bilancio provvisorio di questo mondiale il Direttore Tecnico Albano Pera.
“Tre ori, un argento ed un bronzo ieri, due ori e due argenti oggi. I miei ragazzi e le mie ragazze mi rendono davvero orgoglioso ed il mio plauso va a tutti i componenti della squadra. Ognuno ha contribuito al risultato finale. Abbiamo lavorato tanto ed i frutti sperati sono arrivati. Il titolo conquistato da Daniele (Resca, ndr) mi rende particolarmente felice. Era ora che arrivasse anche per lui un risultato importante!”
Junior maschile: Marongiu è vice campione del mondo
Matteo Marongiu (Carabinieri) è il nuovo Vice Campione del Mondo della categoria Junior.
Dopo essersi qualificato per la finale con il punteggio di 117 su 125, il diciassettenne di Sassari è arrivato a contendersi il titolo iridato con il francese Clement Bourgue negli ultimi 10 piattelli della serie decisiva.
Pur mantenendo una pressione costante sull’avversario, l’azzurrino non è riuscito a recuperare tutto lo svantaggio accumulato nelle prime fasi e con lo score finale di 43 a 42 si è dovuto accontentare dell’argento. Per lui, già medaglia d’argento all’Europeo di Lonato 2016, è comunque una gran bella soddisfazione che lo conferma tra le giovani promesse di questa specialità.
In finale ma non a podio anche Emanuele Buccolieri, ventenne di San Pancrazio (BR), quest’anno medaglia di bronzo all’Europeo Junior di Baku, quarto con 28 centri su 35.
Lontano dall’obiettivo finale Teo Petroni, diciannovenne di Fabrica di Roma, che con il suo 108 non è salito oltre la trentesima piazza. A consolarlo è arrivato il secondo posto a squadre conquistato con i compagni Marongiu e Buccolieri grazie al punteggio totale di 345/375 alle spalle dei colleghi australiani, primi con 351, e davanti a quelli statunitensi, terzi con 343.
Misto di Fossa Olimpica, vince l'Australia
Nella gara di Coppia Mista di Fossa Olimpica il titolo iridato è volato in Australia con Penny Smith e Thomas Derek Gruice. Niente finale per i due Team azzurri formati da Jessica Rossi e Giovanni Pellielo e da Alessia Iezzi e Valerio Grazini. I primi con 92/100 si sono fermati in quindicesima posizione, superati dai secondi che con 93 hanno scalato la classifica fino alla undicesima piazza.
“Nei giorni scorsi i ragazzi sono stati sottoposto ad uno sforzo importante, soprattutto di tipo psicologico, per fare benissimo e ci sono riusciti. Oggi, probabilmente, erano scarichi”.
Commenta così la prestazione dei suoi Albano Pera “Nulla da rimproverare loro, ovviamente. La gara del Misto in coppia è nuova e dobbiamo assimilarla al meglio per sfruttare tutte le dinamiche che sono sottili e non ancora pienamente individuate. Le novità vanno digerite e noi ci stiamo impegnando al massimo per ottenere sempre di più”.
Double Trap. Di Spigno: hanno cancellato i nostri sogni
Al Foxloge di Mosca festeggia Vitaly Fokeev che, forte del vantaggio di giocare in casa, si è preso il titolo iridato di Double Trap, ma c’è poca gioia in pedana dal momento che questo è stata l’ultima rassegna iridata dell’era olimpica della specialità “Mi spiace tanto. Ci tenevo davvero a fare bene in questo Mondiale, soprattutto perchè ospitato dalla Russia, nazione che è patria di uno dei primi artefici della cancellazione del Double Trap dal programma olimpico, ovvero Vladimir Lisin” ci ha spiegato Daniele Di Spigno, già Campione Mondiale nel 1999 a Tampere e nel 2002 a Lahti e per ben sei volte Campione Continentale.
Il poliziotto di Terracina è entrato tra i migliori sei con un buon 141/150, ma dopo i primi tre doppietti “fumati” si è disunito per un “no bird” (termine che indica un lancio sbagliato del piattello, ndr) e nel ripetere il tiro ha mancato entrambi i bersagli.
Da quel momento in poi non è riuscito a recuperare la giusta concentrazione ed è finito sesto con 22/30. “Il rammarico più grande è quello di vedere la fine di una storia importante, fatta di tanti tiratori di talento, sia navigati come me sia più giovani, e con un futuro che, malgrado le idee di chi l’ha cancellato, poteva proseguire il suo cammino olimpico per molto tempo ancora. Da domani quella che è la specialità più spettacolare non ci sarà più.
Per me è l’ultima gara. Io ed i miei compagni di squadra volevamo sparare con il lutto al braccio, ma poi ci abbiamo ripensato. Purtroppo questi gesti non avrebbe influito in nessun modo sulle decisioni già prese altrove”.
Quinto Barillà, portacolori della Marina Militare originario di Villa San Giuseppe (RC). Il Vice Campione del Mondo a Granada 2014 si è presentato alla seconda eliminatoria con il punteggio di 32/40, pari merito con il cinese Binyuan Hu, che però ha proseguito grazie al vantaggio stabilito dalle qualifiche. Peccato anche per Alessandro Chianese, marinaio di Casandrino lo scorso anno oro nella Coppa del Mondo di Larnaca.
A condizionare negativamente tutta la sua prestazione è stato il pesante 24/30 della prima serie, poi proseguita con un 27, due 28 ed un 29. Alla fine con 136 si è dovuto accontentare della 14ª piazza, ma con la consapevolezza di aver contribuito in giusta misura alla medaglia d’oro che gli azzurri si sono meritati nella classifica a squadre con il totale di 418/450.
Niente finale per gli Junior Jacopo Dupre’ De Foresta (Fiamme Oro) di Montepulciano, settimo con 135 e +0 nello spareggio di ingresso alla manche decisiva, Eraldo Apolloni di Thiene (VI), nono con 128, e Marco Carli di Agna (PD), undicesimo con 126. In ogni caso, a risollevare gli umori degli azzurrini ci ha pensato l’argento a squadre centrato con il punteggio di 389 alle spalle di India, prima con 401, e davanti alla Cina, terza con 387. Obiettivo podio mancato anche nel Grand Prix Femminile. A salire più in alto nella classifica è stata Claudia De Luca di San Cesario di Lecce, quarta con 92/120, mentre Sofia Maglio di Nardò (LE) e Sofia Littamè di Baone (PD) si sono piazzate, rispettivamente, in sesta e tredicesima posizione.
Skeet femminile. Diana Bacosi quinta, vince la Vizzi
Diana Bacosi ha acciuffato la finale con classe e caparbietà.
Nell’ultima serie ha centrato il 25/25 che serviva per sperare, poi ha superato un impegnativo spareggio, in sei per quattro posti per entrare in Finale.
Qualche errore di troppo, soprattutto un doppio zero nella prima parte della finale, ne ha purtroppo tarpato le ali. Quinto posto con il punteggio di 24/30, ma tutto ok, formule di gare cambiate e soprattutto una nuova finale da metabolizzare.
“Non posso dire di essere contenta, ho sofferto molto in questa gara, ma sono sulla strada giusta - il commento a caldo - Sesta all’Europeo di Baku, quinta qui. Sono viva, sono combattiva. Dovrò lavorare ancora su questa nuova finale, ma sono sulla giusta strada. Presto tornerò a vincere”.
Titolo e medaglia d’oro alla ventiduenne di Tampa (Florida) che nel duello finale ha battuto per 54 a 52 la russa Albina Shakirova.
Bronzo alla cipriota Andri Eleftheriou (43/50) Fuori dalla finale le altre due azzurre: 11° Katiuscia Spada (71); 27° Simona Scocchetti (68). Per l’Italia Argento a squadre con 211/225, oro gli Usa (216), bronzo la Russia (209). Niente da fare per le Junior: 10° Francesca Del Prete (ITA) 67/75; 22° Giada Longhi (ITA) 60; 23° Giulia Bassi (ITA) 60. Quinte nella classifica a Squadre con il punteggio di 187/225.
Skeet maschile. Gabriele Rossetti è sempre il numero uno
Il responso del Mondiale di Mosca è senza equivoci: Gabriele Rossetti è sempre il numero del mondo nello Skeet. Lo era un anno fa dopo la vittoria alle Olimpiadi di Rio e si è riconfermato oggi al Fox Lodge della capitale russa con la conquista del titolo iridato del 2017. Un titolo individuale che è ulteriormente impreziosito da un perfetto oro a squadre in collaborazione con Tammaro Cassandro e Riccardo Filippelli.
Gabriele Rossetti ha affrontato il Mondiale russo con la consapevolezza di essere al top della preparazione e lo ha voluto ribadire componendo un perfetto percorso di approccio alla finale.
L’azzurro di Ponte Buggianese ha conquistato l’accesso al sestetto dei duellanti da primo della classe con un solidissimo 123/125 che nessun altro dei fuoriclasse in gara a Mosca aveva saputo imitare. In finale, con 122, guadagnavano un posto altri cinque accreditati avversari: lo svedese Stefan Nilsson, il cipriota Georgios Achilleos, i russi Nikolay Teplyy e Alexander Zemlin e la rivelazione tedesca Vincent Haaga.
A sorpresa è un Teplyy abbastanza distratto a lasciare il campo da sesto classificato dopo i primi venti lanci. Lo segue a ruota il suo connazionale Zemlin. Non centra il podio neppure Stefan Nilsson: lo svedese è quarto. La lotta per le medaglie è circoscritta dunque a Gabriele Rossetti, al tedesco Haaga e al cipriota di Londra Achilleos.
Con Gabriele che guida autorevolmente la volata. Dopo che Achilleos è rimasto fuori dalla corsa al titolo e si è classificato terzo, l’ostacolo tra Gabriele e la vittoria iridata è soltanto la rivelazione Haaga. E quando Rossetti sta conducendo per 50 a 48, la fatica di una gara che si è consevata sempre a livelli altissimi comincia davvero a farsi sentire.
Gabriele non inquadra il pull nella doppia inversa alla pedana 4 ed è “zero”, ma il suo avversario tedesco non sfrutta l’opportunità di riaprire il confronto e sbaglia lo stesso piattello.
A quel punto la strada è davvero libera per Gabriele che di lì a poco sale sul tetto del mondo battendo Vincent Haaga per 54 a 52.
Del resto non ha mai avuto dubbi sullo stato di forma di Rossetti neppure il coach Andrea Filippetti: “Ho sempre creduto fortemente in Gabriele anche in tutta la fase di preparazione a questo Mondiale. Gabriele ha affrontato questa gara con la precisa determinazione di riconfermare il suo ruolo di numero uno: e questo, nello Skeet in particolare, significa costruire pazientemente il proprio stato di forma giorno per giorno.
La serenità con cui Rossetti ha affrontato questa gara ha certamente ispirato anche gli altri ragazzi della squadra, Cassandro e Filippelli, che sono stati fondamentali per la vittoria collettiva.”
Nel caso di Gabriele la vittoria iridata un anno dopo l’oro olimpico è l’indizio preciso che il “vizio” di vincere che da sempre pervade casa Rossetti davvero non si smorza mai. “Certamente no, - dice Gabriele Rossetti - perché tutto quello che so di questo mio sport, lo devo proprio agli insegnamenti di mio padre Bruno. È lui che mi ha insegnato letteralmente a gareggiare: che è una cosa diversa dal semplice puntare alla vittoria. Gareggiare è conoscere i propri limiti e tutte le proprie capacità, valutare le proprie forze e le forze degli avversari. Gareggiare è lavorare su tutti questi elementi e farne davvero un’arma per raggiungere i traguardi che si vogliono perseguire.”
Netta superiorità, dicevamo, anche nel confronto per nazioni.
A fare la dfferenza ancora una volta il possente punteggio di approccio alla finale realizzato da Gabriele Rossetti. La Russia di capitan Nikolay Teplyy compone infatti un 363/375 che altrove farebbe rima con campioni del mondo, invece è l’Italia a conquistare il titolo iridato per una sola lunghezza con 364. Il 123/125 dell’olimpionico di Rio è stato appunto determinante, ma la tenuta complessiva per tutta la durata della gara da parte di Tammaro Cassandro (121) e di Riccardo Filippelli (120) hanno attribuito definitiva solidità al primato azzurro.
Skeet Junior. Sdruccioli è d'argento e d'oro
Elia Sdruccioli è protagonista nella gara degli under 20 dello Skeet. Il marchigiano di Ostra (Ancona) si assicura un posto tra i sei finalisti con un 121/125 in cui è perfettamente sintetizzata la regolarità con cui il diciannovenne ha condotto la prima fase della gara russa. Nelle prime battute della finale Sdruccioli non è però impeccabile: non controlla il quarto bersaglio alla pedana 3 e lascia planare indenne un altro piattello subito dopo alla famigerata 4, ma recupera fiducia gradualmente nel primo step di selezione e lascia che siano prima il kazhako Mukhamedyev e poi il ceco Lang e il beniamino di casa Sharapov a lasciare il centrale del Fox Lodge di Mosca.
Nello scontro con il cipriota Nicolas Vasiliou e con il danese Emil Petersen, a medaglia ormai assicurata, Elia Sdruccioli non smarrisce la sua distesa concentrazione: è Vasiliou infatti a finire terzo. Sul 48 a 49 per il danese, quando è ormai duello all’ultimo piattello per l’oro, l’azzurro perde l’occasione per tenere sotto pressione l’algido avversario scandinavo commettendo un errore alla 4 e concedendo al preciso Petersen due lunghezze di vantaggio. Il danese a sua volta è convinto dei propri mezzi e va a conquistare l’oro per 54 a 53 sull’azzurro.
Ma il diciannovenne marchigiano si è frattanto già aggiudicato un titolo mondiale: quello nel confronto a squadre.
È meritatissimo infatti l’alloro collettivo per i tre giovani skeettisti di Andrea Filippetti: l’euforia di Elia Sdruccioli traina al successo il team completato da Valerio Palmucci e Erik Pittini. L’Italia under 20 dello Skeet conquista il titolo mondiale per nazioni con 353/375 e stacca di cinque piattelli la rivelazione Turchia (348) che costringe al terzo gradino del podio i tre tiratori di una scuola tradizionalmente fortissima nello Skeet: gli Stati Uniti.
Vince Russia 2. Italia 2 porta un bronzo che vale oro
Skeet Misto a squadra: Rossetti-Bacosi ad un passo dal paradiso, un piattello dall’ingresso per poter tentare di scalare il podio.
Alla fine purtroppo soltanto il nono posto per loro con 95/100; 24,25 per Gabriele, 22,24 per Diana. Diana silenziosa e delusa, Gabriele ancora sull’onda dell’euforia di ieri: “Poteva andare meglio, ma è difficile alzarsi e ricaricarsi un giorno per l’altro, alla fine sono strafelice per il mio Mondiale, voglio tornare a casa e godermi la mia famiglia e i miei amici, poi il Milan. Sono stato invitato ad andare a San Siro, probabilmente sceglierò il derby del 15 ottobre, Inter-Milan, i rossoneri potranno contare su un tifoso accanito in più”.
Nel Medal Match entra Italia 2 di Tammaro Cassandro e Katiuscia Spada, dopo uno spareggio a quattro per due posti tra le migliori sei squadre, dentro Usa 1 (96+20) e Italia (96+1), fuori Finlandia (96+3) e Australia 1 (96+1).
Tammaro, ventiquattrenne campano nipote di Ennio Falco, oro ad Atlanta e mito dello skeet, Katiuscia Spada, trentasei anni, umbra di una famiglia di tiratori, entrambi cresciuti a pane e piattelli e fame di vittoria che oggi li ha portati a vincere una medaglia di bronzo che vale oro.
Battuti in semifinale da Russia 1 allo spareggio, 8 contro 9 sul 29/32 pari, nel duello per il bronzo hanno avuto la meglio, 28-26, sulla Cina. Oro al duo Mikolay Teplyy e Nadazda Konovalova (Russia 1) che hanno battuto Usa 2, Hayden Stewart e Jo Dania Vizzi, 30-27 il risultato finale.
Finisce comunque con il botto il Mondiale degli Azzurri: primi nel medagliere con 9 ori, 5 argenti e 3 bronzi, 17 medaglie in tutto, dietro a loro una potenza come gli Usa con 4 ori in meno e 5 medaglie nel totale, Usa che è ormai la rivale storica dell’Italia.
Tre campioni del mondo: fossa femminile (Jessica Rossi) e maschile (Daniele Resca), skeet (Gabriele Rossetti), tre titoli tra i cinque eventi olimpici dell’Olimpiade di Tokio. Nessun altro sport italiano può vantare questo primato per un periodo consolidato nel tempo!