La pistola semiautomatica Modello 1910 ha da poco superato il traguardo dei cento anni. Per i collezionisti questa pistola è un bocconcino appetitoso grazie al suo interessante sistema di chiusura e al suo calibro
Il disegno del brevetto della M910 risale all’anno 1905. In alto a sinistra il principio di funzionamento del chiavistello a rotazione. Il disegno sotto mostra il modo di funzionamento della sicura all’impugnatura. Il 10 febbraio 1906 la Germania concesse un brevetto per la pistola, l’Italia lo concesse il 30 giugno 1906. Esteriormente la M910 ricorda un po’ la P08, interiormente la pistola Verzocchi del 1902
LʼHeereswaffenamt (agenzia per gli armamenti dellʼesercito del Reich) nel fascicolo 1,50/1 del 1° novembre 1943 classificava la M910 come “Pistola 670 (i)”. Lʼarma rappresentata nella foto non possiede alcuna sicura allʼimpugnatura
La cartuccia 9 mm M910 (a sinistra) non va assolutamente confusa con la 9 Parabellum che non deve mai essere usata nella pistola automatica M910, e men che meno la cartuccia 9 mm M915 con carica compressa (a destra)
Funzioni a confronto: il sistema di chiusura della pistola sviluppata dal capitano d’artiglieria Augusto Verzocchi (a sinistra) funziona secondo lo stesso principio di quello della pistola automatica M910. A fungere da elemento di trasmissione nell’azione tipo Verzocchi tuttavia non c’era alcun chiavistello a rotazione con molla di recupero propria ma una levetta ribaltabile alloggiata liberamente nell’impugnatura. Nella 910 (a destra): durante la corsa all’indietro del gruppo canna/otturatore (ancora bloccato mediante accoppiamento geometrico) il chiavistello a rotazione bascula intorno all’asse alloggiato nell’impugnatura fino alla fase 2. Contemporaneamente il proiettile ha già lasciato la canna o si trova con il fondello nei pressi della volata. Con un’ulteriore corsa all’indietro questo gruppo costruttivo fa basculare il chiavistello di rotazione fino ad annullare l’accoppiamento geometrico. Fase 3: il corpo dell’otturatore si separa dalla canna e ritorna in posizione. Nomenclatura: 1) camera di cartuccia, 2) corpo dell’otturatore, 3) molla di recupero dell’otturatore, 4) superficie di appoggio di 2 , 5) chiavistello di chiusura, 6) superficie di appoggio, 7) cuscinetto reggispinta per 5), 8) molla di recupero della canna, 9) molla di recupero del chiavistello
La pistola smontata nelle sue componenti principali: (1) gruppo canna portaotturatore, (2) otturatore, (3) molla del percussore, (4), chiavistello di chiusura, (5) superficie di appoggio del chiavistello (6) reggispinta del chiavistello di chiusura, (7) fusto, (8) molla di recupero della canna, (9) molla di ritegno del caricatore. Ulteriori componenti: (A) estrattore, (B) percussore, (C) guida del percussore, (D) sicura, (E) chiavistello trasversale, (F) piastra laterale (G) caricatore (H) chiave (I), guancetta
La superficie di appoggio del chiavistello di chiusura (1) è meticolosamente rifinita
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La pistola svizzera Adler, vagamente simile alla Glisenti 1910
Sulla faccia posteriore dellʼotturatore è montata la leva della sicura dotata di due risalti (1 e 2). Per mettere lʼarma in sicura si ruota il risalto destro verso lʼalto
La pistola automatica M910 in posizione di apertura con piastra laterale rimossa. Si vedono chiaramente il chiavistello di chiusura basculato (1) e la rispettiva fresatura di appoggio ricavata sullʼotturatore (2)
La leva di scatto (3) e il gruppo della molla di recupero della canna (4)
Vista posteriore dellʼarma impugnata
La chiave/cacciavite alloggiata nell’impugnatura serve per estrarre la seconda guancetta dell’impugnatura e per svitare il percussore munito di filettatura sinistrorsa. A destra il caricatore
Disegno tecnico della pistola automatica M910, nota col nome “9 mm Glisenti”
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