Abruzzo, niente sospensiva: ancora non si caccia

Ci sarà da aspettare almeno fino al 28 settembre. Quantomeno. Già, perché il Tar dell'Abruzzo ha respinto il ricorso d'urgenza dell'Arcicaccia che chiedeva la revoca della sospensione del calendario venatorio. O, più semplicemente, la riapertura della caccia in Abuzzo. Perché l'azione del WWF e la prima decisione del Tribunale amministrativo hanno di fatto bloccato l'attività venatoria. E rimandato tutto alla Camera di consiglio di fine mese. Per evitare di perdere altri giorni di caccia, l'associazione venatoria ha tentato di forzare i tempi e chiedere una sospensiva. Venendo però respinta con perdite.

Il provvedimento: non emerge nessun fatto nuovo

Al contrario del decreto di sospensione, arrivato a firma del solo presidente per via “dell'estrema gravità e urgenza della materia” che gli ha permesso di agire in via presuntiva, il controricorso dell'Arcicaccia non mostra “ragioni di pregiudizio grave e irreparabile”. Più nello specifico, tutti i rilievi espressi nel merito saranno valutati attentamente in sede collegiale, ma nel frattempo non è emerso alcun fatto nuovo che possa giustificare una revoca del provvedimento, per quanto temporanea. E dunque la mossa dell'Arci a nome della Fenaveri (associazioni venatorie riconosciute, ossia anche Federcaccia, Enalcaccia e Anuu) non ha sortito alcun effetto diretto.

Pressioni della Fenaveri sulla Giunta D'Alfonso

Ma nessuno se la sente di attaccare il Tribunale, che è soltanto intervenuto su una situazione quantomeno mal definita. E la stessa Fenaveri instilla anzi il dubbio che “dipendenti regionali, legati ad associazioni ambientaliste, non profondano il massimo impegno per arrivare a redigere documenti e delibere inoppugnabili e rispettose delle leggi nazionali”. Pertanto le quattro associazioni venatorie coinvolte richiedono “l’intervento del presidente della Regione Luciano D’Alfonso, per risolvere le annose questioni che in questi giorni stanno causando danni ai cacciatori, che non potranno essere recuperati”. E poi si promette battaglia: qualora la sentenza del 28 settembre non vada a buon fine, la Fenaveri assicura che procederà in tutte le sedi opportune fino al Consiglio di Stato per porre fine a un modo interpretativo che è esclusivamente abruzzese”.

La Libera Caccia: manca la volontà politica dell'amministrazione

Ma ci si fa sentire anche fuori dalla Fenaveri. La Libera Caccia cavalca la protesta, sottolineando gli errori dell'amministrazione regionale, che “si sarebbe resa gravemente inadempiente e responsabile di macroscopici errori” e chiama in causa la volontà politica della Giunta D'Alfonso, auspicando che i politici competenti “si assumano responsabilmente l’impegno di porre rimedio agli errori e alle omissioni che hanno causato questa aberrante scenario anche attraverso l’adozione di una delibera che possa sanare le lacune che presentava quella sospesa”. In ogni caso la Libera Caccia si riserva di tutelare i diritti dei cacciatori abruzzesi in tutte le sedi competenti: anche perché, “qualunque sarà l’esito del giudizio, non avranno potuto esercitare l’attività venatoria nel mese di settembre”.

L'assessore Dino Pepe: garantiamo l'apertura per il 1° ottobre

E, chiamata in causa con toni così elevati e comprensibili, la risposta dell'amministrazione non si è fatta attendere. L'assessore Dino Pepe assicura che “la sua struttura è già al lavoro per garantire, anche alla luce del giudizio atteso per la data del 28 settembre, una corretta apertura della caccia il prossimo 1° ottobre. E, dato che la decisione del Tar scopre le vergogne e le magagne dell'Abruzzo, Pepe ne approfitta per assicurare che a breve sarà avviata la procedura per la redazione di un nuovo Piano faunistico-venatorio. Che in Abruzzo manca dal 1992.

Autorizzati gli abbattimenti dei cinghiali per pubblica sicurezza

Ma in una situazione tetra si comincia a vedere qualche luce. E sembra davvero di esser catapultati a venti anni fa se d'un tratto si torna a far leva sul movimento dei sindaci. Sì, perché in ben 40 Comuni della Provincia di Chieti i primi cittadini hanno firmato l'ordinanza di abbattimento dei cinghiali presenti sul territorio di competenza, a protezione della pubblica incolumità. Si tratta di una decisione che spicca il volo dall'iniziativa dei cittadini del Sangro-Vastese, dove si sono verificati incidenti mortali sulle strade, ed è stata accolta con favore anche dagli agricolori. Camilla D'Amico, presidente della Copagri Abruzzo, approva esplicitamente l'iniziativa “per la coerenza e il coraggiodei sindaci, auspica che venga estesa anche ad altri territori e chiede che siano i prefetti a coordinare le campagne di abbattimento”.

E a questo punto l'attenzione di tutti si focalizza sulla Camera di consiglio del 28 settembre, sulla quale si riversano occhi e orecchie interessate da tutti i fronti in campo. Una settimana, poco più. Poi un altro capitolo andrà definitivamente tra i faldoni delle pagine archiviate.