Maestri dʼArte: Gianfranco Pedersoli

Gianfranco Pedersoli
Gianfranco Pedersoli nel suo laboratorio. La bascula in morsa, in basso a destra, è di Luciano Bosis

La Valtrompia non è solo la sede della più antica fabbrica di armi al mondo. È anche il luogo in cui si possono incontrare personaggi straordinari, come Pedersoli. Che di nome fa Gianfranco, non Ornato come taluni potrebbero supporre.  

Ebbene, il fatto che in tutto il mondo un certo tipo di incisione artistica si chiami “Ornato Pedersoli” la dice lunga sulle qualità del personaggio. Il quale sostiene, con ragione, che la sua arte non è limitata al solo ornato, perché lui fa anche incisioni di animali e scene di caccia. 

Le fa da par suo, con estrema perizia e con la sensibilità artistica che gli è propria, ma il fatto è che l’anatra di Pedersoli o la beccaccia di Pedersoli non sono note nel resto del mondo con quella denominazione. Lui dice che è perché l’anatra o la beccaccia o la scena di caccia la fanno tutti. 

Anche l’ornato lo fanno tutti, se è per quello, ma guarda caso nessun altro lo fa allo stesso livello mentre lui ha definito un termine di paragone che fa da riferimento in tutto il resto del mondo.

Incontro con Gianfranco Pedersoli, uno dei grandi maestri della scuola italiana che si colloca indiscutibilmente ai vertici tra i migliori incisori del mondo. 

Gianfranco Pedersoli 
Il petto di bascula a cui Pedersoli stava lavorando. Molto del suo disegno è improvvisazione
Gianfranco Pedersoli 
Il lato sinistro della bascula, già completato

Il personaggio è schivo, non si vanta mai anche se ne avrebbe fondati motivi. Lascia che siano le sue opere a parlare per lui, senza enfasi ma con autorità assoluta.  

La storia professionale di Gianfranco Pedersoli  inizia quando lui ‒ all’epoca aveva 14 anni ‒ viene preso in considerazione, per la sua abilità nel disegno, da Giulio Timpini, allora incisore affermato.  Il giovane Pedersoli non aveva mai avuto lezioni di disegno ed era completamente autodidatta, ma rappresentava già allora un esempio di quel ristretto numero di individui “nati con la matita in mano” che non hanno bisogno di scuole ma imparano dall’osservazione. I suoi disegni, prevalentemente paesaggi, piacquero ed ebbe inizio un tirocinio nell’arte dell’incidere. 

La scuola di incisione ‒ la sede era nella cucina di Timpini – durò oltre quattro anni. La tecnica del bulino era agli inizi, i lavori si eseguivano principalmente con la punta a martello, una tecnica che oggi non si impara quasi più perché richiede più applicazione rispetto al bulino ma che consente lavori altrimenti quasi impensabili. Dopo oltre quattro anni di scuola, il maestro gli dice che è pronto per lavorare in proprio. Finalmente si incomincia a guadagnare qualcosa, ma dopo qualche anno il giovane Pedersoli va a lavorare in Beretta. 

Gianfranco Pedersoli 
I bulini di Pedersoli; quello a destra, sottilissimo, è quasi uno spillo

Lo stipendio tutti i mesi è un buon incentivo ma i lavori sono ripetitivi; lo stesso Timpini, che è divenuto capo incisore dell’azienda e che lo conosce bene, non gli può dare spazio. Pedersoli decide quindi di tornare a lavorare in proprio e viene immediatamente notato da Mario Abbiatico, che lo satura di lavoro e gli lascia spazio e tempo per uno dei suoi capolavori: la doppietta degli Alpini. Un fucile impressionante per le suggestioni che evoca, per la resa anche dei più piccoli dettagli e, soprattutto, del paesaggio invernale: uno dei soggetti più difficili per un incisore. Un fucile che Mario Abbiatico non volle mai vendere e che, esibito con giusto orgoglio ai clienti, apre a Gianfranco Pedersoli una vasta gamma di commesse. Non solo; la maggior parte di queste viene da clienti che gli lasciano libertà totale per la scelta dei soggetti e dei temi. È qui, lavorando sui migliori fucili del mondo come i sovrapposti di Fabbri o le doppiette dei Fratelli Rizzini, che nascono i suoi capolavori.

Gianfranco Pedersoli 
Lʼornato è una cornice per il paesaggio e gli animali
Gianfranco Pedersoli 
La calcografia di una cartella per far vedere al cliente lo stato di avanzamento del lavoro
Gianfranco Pedersoli
Una calcografia acquerellata da un amico diventa un prezioso quadretto

Ve ne sono alcuni stupefacenti, su temi della Divina Commedia, di cui non è ancora autorizzata la pubblicazione ma che vedrete non appena possibile; ci è stato assicurato che a suo tempo ce li lasceranno fotografare. Nel soggetto libero si dispiegano tutte le capacità artistiche di Pedersoli, che non lascia l’incisione finché non la ritiene del tutto soddisfacente per sé. E il suo giudizio competente è ben più severo di quello dei committenti. 

A volte, gli chiedono uno schizzo preliminare, dopo avergli indicato per sommi capi un soggetto. Lo fa, ma è davvero solo abbozzato; chi gli chiedesse di più dovrebbe rinunciare alla fantasia e alla potenza inventiva del maestro. Che a volte disegna direttamente sull’acciaio e incide immediatamente. Con un bulino sottile come uno spillo. È così che nasce la sua erba inconfondibile, che non ha bisogno di essere firmata. L’insieme di tecnica raffinata, fantasia e arte ha riportato Pedersoli ai primordi della decorazione armiera, quando le incisioni non si firmavano e pure l’attribuzione era sicura, sulla base dello stile.

Parlando di tecnica, occorre precisare che le incisioni a bulino si realizzano con l’uso della lente da 10 ingrandimenti, ma non sono fatte per essere viste con la lente, salvo quelle di pochissimi tra cui Pedersoli. Nel suo studio ci sono ingrandimenti delle sue opere che superano di molto le dieci volte e si resta sgomenti di fronte alla miriade di particolari che con quell’ingrandimento diventano visibili.

Il suo ornato non è mai confinato entro una definizione statica, ma è il risultato di una serie di metamorfosi in cui i riccioli diventano fiori e i fiori diventano draghi e demoni per poi magari ridiventare vegetazione e confluire in un paesaggio. I mascheroni grotteschi si inseriscono con naturalezza in un insieme che non lascia parti scoperte ma che non è mai chiuso, soffocato. L’ornato di Pedersoli respira ed è vivo; lui stesso non sa come andrà a finire, quando ne incomincia uno.

Gianfranco Pedersoli 
Precisione e pazienza trasformano un disegno dʼarte in una grande incisione
Gianfranco Pedersoli 
Pedersoli ha moltissimi quadretti come questo
Gianfranco Pedersoli 
Non ci sono due stampe uguali. Il cielo è bianco sulla lastra, il colore è aggiunto a mano su ogni copia

Ha una documentazione completa delle sue opera a partire da quando lasciò la Beretta; dalle cartelle ricava calcografie che rimangono a testimonianza duratura e che possono servire per  far vedere al cliente l’avanzamento del lavoro. Sono da osservare con attenzione, perché non ce ne sono due uguali: lui non si ripete mai. Piuttosto che ripetersi, preferirebbe rinunciare alla commessa. D’altra parte, di ripetersi non ha mai avuto bisogno. 

Con l’eccezione di quest’ultimo periodo di crisi, mentre stava lavorando a un fucile ne aveva sempre altri quattro o cinque in attesa. Anche adesso, comunque, stava lavorando a un sovrapposto di Luciano Bosis.

Talvolta colora con pennarelli le sue calcografie; in altre occasioni le dà a un amico che ci lavora su ad acquerello. Ne escono deliziosi quadretti; sono troppi per poterli esporre tutti ma li fa incorniciare ugualmente.

Gianfranco Pedersoli 
Incisioni con rimessi in oro sui bolsters di 4 coltelli di Carlo Alberto Trevisi

Se prepara una lastra per calcografie, poi non ne realizza due uguali. Alcune parti sono completamente bianche sulla lastra e lui ci passa l’inchiostro col dito, in fase di stampa al torchio, per poi pulirle nuovamente con cura. Al pari delle sue incisioni, anche le sue stampe multiple non sono mai uguali. Ora gli piacerebbe dedicarsi all’oggettistica. In fin dei conti, nell’incisione su fucili non ha più nulla da dover dimostrare ad alcuno.

Gianfranco Pedersoli 
Martello da incisore e relativa punta intorno a una daga simmetrica di Graziano Cabona

Ha alcuni fucili suoi, decorati con la cura che un artista come lui può porre in una realizzazione per se stesso. Non va a caccia e forse vorrebbe dismetterli per acquistare coltelli custom da incidere. Dice che è una sfida irresistibile, perché non ci sono superfici piane e si lavora nello spazio di un francobollo, a volte anche meno.

Non ha un allievo che possa continuare la sua opera, ma forse non può essere diversamente. A certi livelli di potenza immaginativa non è semplicemente possibile istruire una persona. Si può spiegargli la tecnica e instillargli quella pazienza senza la quale nessuno potrà mai diventare un buon incisore. Ma quella scintilla di genio per cui un disegnatore autodidatta diventa un artista non si può trasmettere: deve essere innata.

Gianfranco Pedersoli
Gianfranco Pedersoli al lavoro nel suo studio: il silenzio è pressoché assoluto