Coturnice in Italia: la gestione e la caccia in Abruzzo

Parlare di caccia alla coturnice oggi in Italia equivale a parlare di cinofilia, di gestione e monitoraggio del territorio prima di arrivare al prelievo quanto mai secondario rispetto alla conservazione di questi selvatici nei territori che sono andati nel tempo sempre più rarefacendosi a causa di un abbandono delle montagne da parte dell'uomo a cui le coturnici, seppure così schive sono però fondamentalmente legate. Anche se la loro presenza riconduce il pensiero a montagne e angoli remoti dove è anche difficile spesso immaginare l'accesso o il passaggio di un essere umano, le coturnici come le starne tendono a seguire gli spostamenti dell'uomo, del pastore con le sue greggi, in grado di assicurare loro pascoli dove non mancano mai insetti e invertebrati, nuovi germogli da poter trovare e condividere con la prole. Questo è uno dei principali fattori determinanti per la presenza o l'assenza delle coturnici sulle montagne in cui sono presenti da millenni con densità variabili in base alla disponibilità alimentare e non solo. Dove le famiglie di coturnici riescono a riprodursi e poi a dividersi fino alla nascita di nuove brigate, l'irradiamento sul territorio e la distribuzione sulle montagne vicine avviene in modo spontaneo. Dove questo non avviene a causa della permanenza degli stessi nuclei familiari le popolazioni tendono a contrarsi, fino a stabilizzarsi o nei peggiori casi anche a diminuire di numero.

La coturnice in Italia: etologia e distribuzione della specie

Il prelievo è l'ultimo aspetto di questa caccia fatta di passione per la montagna e per la cinofilia. Pochi capi possono appagare il cacciatore e fornire dati importanti alla ricerca sulle popolazioni di coturnici.

Il pastore prima e il cacciatore poi hanno sempre contribuito in modi diversi alla presenza e al monitoraggio delle coturnici. Distribuita da nord a sud nella nostra penisola sia sulle Alpi, che negli Appennini e in Sicilia, la coturnice alectoris graeca è presente da secoli come testimoniano dipinti e icone già di epoca romana. Specie politipica a distribuzione europea la coturnice viene suddivisa in 3 sottospecie: Alectoris graeca saxatilis, diffusa sulle Alpi dalla Francia all'Austria e nella ex Yugoslavia occidentale; Alectoris graeca graeca, propria dei Balcani, ex Yugoslavia sud-orientale, Grecia e Bulgaria, localizzata sull’Appennino centro-meridionale dalla Calabria alle Marche comprese. Alectoris graeca whitakeri, endemica della Sicilia. Alcuni autori (Madge e McGowan, 2002; Brichetti e Fracasso, 2004) attribuiscono le popolazioni appenniniche alla sottospecie saxatilis mentre Priolo (1984) aveva distinto la popolazione appenninica in una quarta sottospecie Alectoris graeca orlandoi sulla base di caratteristiche morfologiche. Tuttavia, indagini genetiche basate sull'analisi del DNA indicano che la popolazione dell'Appennino è affine a quella della sottospecie dei Balcani Alectoris g. graeca piuttosto che agli individui della sottospecie alpina e non supportano quindi l’ipotesi di una sottospecie differenziata in Appennino. Durante l’ultima glaciazione la presenza di un ponte di terraferma nell'alto Adriatico avrebbe, infatti, consentito un flusso genico tra la Penisola italica e quella balcanica. Sebbene non sia avvalorato il rango sottospecifico delle popolazioni appenniniche, queste sono attualmente isolate e demograficamente indipendenti dalle altre popolazioni della specie. (Fonte Ispra).

Specie monogama, con alcune coppie che formano legami di lunga durata, occasionalmente bigama. Le attività territoriali della coturnice, in particolare alle quote meno elevate e nei settori meridionali dell’areale, iniziano già alla fine della stagione invernale. Il nido, costituito da un'incavatura naturale del suolo rivestita dalla femmina con materiale vegetale, principalmente erbe sottili, viene posto al riparo di massi, pietre, ceppi, sporgenze rocciose. Il periodo della deposizione delle uova è compreso tra aprile e giugno, dalla fine di marzo a maggio in Sicilia, dove la deposizione più precoce è stata osservata il 25 marzo e la più tardiva il 22 giugno. Viene effettuata una sola covata annua, con eventuale covata di sostituzione. Si alimenta principalmente di parti vegetali (foglie, germogli, semi e frutti) e di invertebrati, in particolare insetti, predati soprattutto dai pulcini e dalle femmine durante la stagione riproduttiva. 

Dopo il censimento primaverile al canto svolto per individuare le coppie nidificanti, con i cani da ferma al termine dell'estate si verifica la riuscita delle covate e il numero delle brigate di coturnici sul territorio.

In gran parte dell’areale, Italia compresa, la Coturnice è specie fondamentalmente sedentaria, i movimenti di maggiore ampiezza vengono effettuati durante il periodo invernale, quando la copertura nevosa impedisce la ricerca del cibo nei territori usuali, costringendo le brigate a scendere a quote minori. Più diffusa come nidificante tra gli 800 e 2.200 m s.l.m., con presenze quasi al livello del mare in Sicilia e quote massime di 2.600-2.700 m sulle Alpi centrali e occidentali. In inverno, si può rinvenire, soprattutto nelle vallate interne, in versanti esposti a sud con innevamento scarso o assente. L’habitat principale della Coturnice è rappresentato da ambienti montani, pendii rocciosi, tra il limite della zona boscata e quello delle nevi perenni, preferibilmente in situazioni soleggiate a bassa umidità. La specie evita boschi fitti, prediligendo le praterie montane con cespugli sparsi, ma si può trovare tra la boscaglia rada di pini, larici, faggi, ginepri, carpini e altri alberi decidui. Può risultare importante la presenza di macchie arbustive, dove le brigate possono trovare rifugio, e di rocce affioranti sfruttate per la nidificazione. La specie necessita della disponibilità d’acqua tuttavia sceglie terreni asciutti per la nidificazione, adattandosi comunque anche a condizioni di aridità (Spanò et al., 1998). Per questo motivo si ritrova spesso in versanti collinari o montuosi ripidi, la cui acclività assicura un buon drenaggio del suolo, oltre a una facilità d’involo quale strategia di difesa. Per le caratteristiche dei territori appena descritti è facile capire come uno dei principali fattori limitanti delle popolazioni di coturnice è rappresentato dalle modificazioni ambientali. Infatti, a partire dagli Anni 50-60 del secolo scorso, si è assistito, nelle aree rurali montane alpine e appenniniche, in particolare in quelle raggiungibili con maggiori difficoltà, a un progressivo abbandono delle tradizionali attività agro-pastorali, con conseguente ricrescita della vegetazione arbustiva e arborea. La riduzione delle aree aperte coltivate e pascolate sta limitando l’habitat di diverse specie tipiche di questi ambienti tra cui appunto la coturnice.

Le attività del cacciatore per la gestione della coturnice

Praticare la caccia alla coturnice oggi, nei distretti in cui è concessa, vuol dire essere cacciatori formati, consapevoli delle criticità ambientali che minacciano la specie e dunque partecipi anche del suo monitoraggio. Per questo i cacciatori e i cani abilitati nelle regioni come l'Abruzzo, partecipano alle fondamentali operazioni di censimento della specie, sia nel periodo primaverile cercando di individuare al canto la presenza delle coppie nidificanti, poi con le verifiche estive effettuate negli stessi territori con i cani da ferma per constatare il successo riproduttivo e la presenza di soggetti giovani e di nuove brigate. L'aspetto del prelievo, è ovviamente secondario per i praticanti cinofili di questa caccia, molto più legati alle emozioni che la caccia negli ambienti montani regala e dal punto di vista cinotecnico, molto più motivati dalla ricerca e dal confronto con questo selvatico in grado di selezionare cani da ferma capaci di evidenziare qualità psichiche e fisiche di alto livello. Un'importanza dal punto di vista gestionale è rivestita comunque anche dagli abbattimenti concessi dal piano gestionale in seguito al censimento delle popolazioni, perché esaminare dopo il prelievo anche che tipo di soggetti vengono catturati aggiunge dati concreti alla ricerca e alla gestione della specie. Sono questi gli aspetti tecnici di cui parliamo nel nostro video in cui abbiamo accompagnato due cacciatori cinofili abruzzesi Giuspeppe Oddi e Bruno Spino durante le loro operazioni di censimento con i cani da ferma, fermandoci alla fine di una positiva giornata di monitoraggi a condividere alcune riflessioni sulla specie coturnice direttamente dal campo.

Video: un viaggio alla scoperta della gestione e della caccia alla coturnice in Abruzzo