Subisce furto di pistola, revocato il porto d’armi

Il Consiglio di Stato ha assunto una decisione che a tutti gli effetti costituisce un precedente: conservare un'arma in un comodino, anche se con combinazione riservata, fa ravvisare gli estremi di incauta custodia e, in caso di furto, determina la revoca del porto d'armi. È quando accaduto ad A.P. che, dopo il furto di una pistola nella propria abitazione, si era visto sbattere davanti il diniego di detenzione di armi e munizioni e la revoca del porto d'armi uso caccia da parte degli uffici del Ministero dell'Interno.

La decisione del Consiglio di Stato: è incauta custodia

A.P. si è rivolto al Tar per impugnare il provvedimento di prefettura e questura, ma il suo appello è stato rigettato. Perso il ricorso, l'uomo si è rivolto al Consiglio di Stato affermando che l'arma, priva di caricatore e munizioni, si trovava in camera da letto, in una cassetta chiusa con combinazione, che è stata forzata dai malviventi, entrati in casa nonostante la recinzione che delimitava la proprietà e la presenza del coniuge al piano terra”. Gli avvocati contestavano inoltre la decisione del Tar affermando che il tribunale “avrebbe altresì errato nel dubitare dell’effettivo utilizzo di una cassetta con chiusura di sicurezza” e “nel sottolineare la circostanza che in precedenza le armi erano custodite in un armadio blindato a piano terra”. Secondo i ricorrenti inoltre la prefettura avrebbe utilizzato un “inammissibile sillogismo per il quale, se l’arma è stata rubata, è certo che le cautele non erano idonee”, violato il diritto comunitario con l’applicazione di una pena sproporzionata e mancato di comunicare l’avvio del procedimento di revoca, determinando così l’illegittimità del provvedimento.

Ma con la sentenza 3087 del 12 luglio 2016, depositata dopo circa due settimane, il Consiglio di Stato ha rigettato definitivamente il ricorso: secondo la Terza Sezione presieduta da Luigi Marotti, ai fini della custodia di un'arma “l’utilizzo di una cassetta con combinazione riposta all’interno di un comodino della camera da letto non può essere considerata una soluzione idonea, perché il comodino è elemento di arredo e non di sicurezza e perché [comunque] qualsiasi dispositivo di sicurezza, se collocato in un comodino, può essere agevolmente asportato, ancor prima che forzato”. Inevitabile la conclusione: “risulta pertanto ragionevole la valutazione sulla negligenza dell’interessato, tale da giustificare l’emanazione del provvedimento impugnato in primo grado”. E allora non solo niente più pistola per colpa dei ladri; niente più caccia per decisione dello Stato. E 1.500 da euro da rifondere.

(esseti)