Fagiani all'ITALIANA

Cenni storici

Caccia al fagiano
La soddisfazione nel volto del cacciatore (nonché autore dell'articolo) dopo aver abbattuto un fagiano

Selvaggina “nobile” per antonomasia, per lungo tempo in Italia il fagiano è stato esclusivo appannaggio di riserve private d’ogni sorta. La sua vera diffusione infatti, la si deve ai massicci ripopolamenti posti in essere dalle varie amministrazioni locali, al fine di supplire nelle campagne ormai meccanizzate la presenza come fosse d’un volatile d’una certa importanza da cacciare col cane da ferma.

La preda principe del codaiolo nostrano, era stata infatti per oltre un secolo (e anche più) la starna (Perdix perdix). Ridotta notevolmente quella sino all’estinzione a causa d’una serie di fattori ambientali soprattutto, si pensò dunque di sostituirla con il selvatico più facilmente allevabile (non è un paradosso), e più facilmente adattabile che ci fosse in assoluto in natura: il fagiano.

E il mito di fece storia, perché la leggenda della “bella caccia” all’italiana potesse continuare anche nell’era delle macchine.

All’insegna del fagiano, naturalmente...

Un passo indietro per farne due avanti

Il piumaggio (e non solo) del fagiano lo rende uno tra i più "nobili" uccelli tra la selvaggina cacciabile in Italia

Originario dell’Asia Minore, nella fattispecie di quella particolare regione dell’antica Colchide laddove è traversata dal fiume Fasi - di qui il nome di faseanus colchicus - deve il suo arrivo in Europa Occidentale a fatti di millenni fa. La storia è incerta (con ogni probabilità furono prima i greci e poi i romani a importarne alcuni esemplari), il mito invece, meraviglioso. E tributa a Giasone e agli Argonauti - tutti grandi cacciatori, da Eracle ad Atlanta - le prime catture e relativi ripopolamenti.

Come che sia, è sempre stata una storia a doppio legame con la caccia, quella del fagiano. Una specie che proprio alle attenzioni del popolo cacciatore, deve la sua straordinaria diffusione a livello planetario.

Col cane, naturalmente!

Nel momento in cui si alza in volo, il fagiano diventa una preda difficile da abbattere

Se in Inghilterra lo si caccia in un modo, in Austria e Germania in un altro, negli Stati Uniti in un altro ancora (calma, li vedremo tutti!), in Italia il fagiano è parte d’un binomio pressoché inscindibile: quello che lo lega al cane da ferma!

Anche se infatti gli ambienti sono un po’ mutati; anche se la campagna vera e propria col suo mix di microcolture, incolti e pascoli ha lasciato il posto a vaste aree a latifondo circondate da boschetti impenetrabili; il cacciatore italiano non ha mai smesso dall’apertura e poi per buona parte di tutta la stagione di perseguire fagiani così come piace a lui e già da sempre: servito dai suoi cani. Tutti da ferma, per lo più.

La razza più diffusa è per certo il setter inglese, che proprio da noi ha trovato la sua più vera patria, dopo il quasi esilio di cui è stato oggetto nella natia Inghilterra! Messo infatti a tu per tu col territorio franto e discontinuo dell’Italia, spostato dai moores e dalla praterie d’origine e sbattuto a tu per tu con tutte le sorte di fagiano, il setter non ha battuto ciglio, sapendosi adattare ad ogni situazione e regalando così filate su filate, gattonate su gattonate a tutti i cacciatori appassionati dello Stivale.

Beretta A400
Vista laterale destra A400 Xtreme

A tutti per modo di dire, dato che poi tantissimi ne sono stati (a centinaia di migliaia) che pur con il fagiano in mente, verso altre tipologie di fermatori hanno preferito rivolgersi. Ancora inglesi, certo. Con il pointer a far la parte del leone e poi via via gordon ed irlandesi. Ma anche (ed a bizzeffe) continentali sia nostrani che soprattutto esteri. Francesi e tedeschi in primis. Con breton e kurzhaar (e in parte pure drahthaar) a far la parte del leone, producendo nel corso degli anni delle vere e proprie macchine da guerra dall’efficienza assoluta su ogni terreno, e contro ogni fagiano: di cui sono anche implacabili riportatori e recuperatori naturali, oltre che fermatori!

Tecnica in territorio liberi

Il fagiano raramente penetra all'interno delle foreste, perché ha bisogno di vagare nei campi, nei prati e nelle pianure fertili

A fagiani in Italia - se è di veri fagiani che stiamo parlando, nati cioè e cresciuti in mezzo alla natura - non ci si può andare se non in modo serio e ponderato: cioè, come si deve! Pena, il rimediare solo cocenti delusioni.

Quindi, innanzitutto bisogna conoscere bene il selvatico di riferimento. Come e cosa mangia, quali sono le sue esigenze biologiche, quali i suoi habitat prediletti in base allo scorrere delle stagioni. Ci vogliono poi da parte del cacciatore un’eccezionale conoscenza del territorio e delle specifiche strategie d’elusione/comportamento del fagiano. Ci vogliono poi cani che sappiano essere davvero sempre all’altezza della situazione. Cani cioè, “affagianati”. Che conoscono l’animale e sanno sempre come trattarlo.

Una coppia di eleganti fucili sovrapposti calibro 12 Fausti Elegant EL Gold

A differenza di quel che infatti avviene nel mondo anglosassone e nelle grandi riserve padronali -dove il fagiano lo si caccia in drive (battuta), e quindi il suo interesse venatorio si limita alla mera fase del tiro - in Italia il fagiano ha assoluto interesse per il suo saper valorizzare il lavoro di un grande cane da caccia nelle due fasi fondamentali: 1) quella della cerca, che deve essere ampia e ariosa sì, ma intelligente e collegata; 2) e poi quell’altra della negoziazione, dalla presa di punto, alla filata sino alla ferma e alla guidata (senza tralasciare poi, il lavoro dopo il colpo di fucile), che dovrà essere impeccabile. Il tutto poi che avviene con soggetti perfettamente addestrati, adusi a smacchiare quando bisogna, senza temere spine e asperità, capaci altresì di collaborare con il conduttore senza farsi distrarre da altre uste, tipo quelle di caprioli o cinghiali, che dovranno saper ignorare.

Capire il tempo

Il setter inglese è considerata una delle migliori razze da caccia al fagiano

Come si diceva, è importantissimo conoscere le abitudini del fagiano, ché se infatti quelli dell’apertura saranno tutto sommato abbordabili, quelli di ottobre e periodi successivi saranno invece per parte loro assolutamente difficilissimi, da negoziare certo, ma altrettanto reperirsi, dato che conoscendo ormai bene cani e cacciatori, tenderanno ad avere dei comportamenti elusivi, atti a non far mai incrociare i propri passi con quelli degli uni e degli altri. Come? Ma cambiando le proprie attitudini in base ai pericoli che circolano per la campagna! Ora, siccome noi e i nostri cani siamo al vertice della catena pretadoria, e siccome è abitudine uscir a caccia sempre di prima mattina, ecco che i fagiani s’adegueranno, aspettando sempre il mezzodì o il pomeriggio per mettersi in pastura, quando ciò l’italiano medio è pure lui dinanzi al pranzo... Ecco perché i migliori carnieri, anche in questo caso, saranno sempre appannaggio di qui cacciatori sagaci, capaci sempre d’anteporre la calma e poi la scienza alla fretta e alla garosità, fini a se stesse.

Ci si ricordi che periodi siccitosi li portan verso i corsi e specchi d’acqua, così come periodi di piogge prolungate tendono a fargli frequentare scolatoi e zone un po’ più asciutte. La forra e il bosco, sono la sua casa. Una casa che il fagiano lascia per recarsi in pastura (dove è più abbordabile), e nella quale se trovato, sa difendersi in maniera egregia con quella che è la sua arma fondamentale: la fuga di pedina, rapida, estenuante, seguita da un frullo fragoroso e lontanissimo accompagnato da un beffardo còcòcòcòcò che suona tanto d’irrisione.  

Come evitarlo? Spesso non c’è modo, ma la tecnica di mollare il cane in ferma per corrergli in fronte a tagliar la strada al fuggitivo, altrettanto spesso si rivela vincente.

Ecco, ci siamo, il cane è fermo. Carichiamo il fucile e serviamo, con tutti i sensi pronti ad intercettare il momento magico del frullo, che scuote sempre la nostra anima con un terremoto d’emozioni colorate che di colpo esplodono dalla terra verso il cielo...

In azienda

Il fagiano, essendo un gallinaceo, ricorre al volo solo in casi di estrema necessità

Nel corso degli ultimi anni, è sorta una nuova istituzione nel campo della cinovenatoria: l’azienda! Se mal gestita, merita a tutti i livelli il titolo spregiativo di “fagianodromo”, triste luogo cioè, deputato all’abbattimento di polli colorati appena usciti dall’allevamento, facili da pigliar più delle galline (specie se ruspanti!). Se invece siamo dinnanzi a serissime strutture (e ne sono tante) nelle quali si cerca in ogni modo di regalare emozioni (quasi) vere e in piena tranquillità, ecco che siamo di fronte a vere e proprie palestre dove poter far sfogare Tell, Fido o Lola ponendoli a confronto con fagiani che pur non essendo in alcun modo definibili selvatici -vuoi per ambienti, vuoi per il fatto di essere stati lanciati ormai da giorni- come sia di soddisfazioni e filo da torcere, possono darne in dosi... canine!

Ovvio che nel primo caso di che tecnica vuoi parlare? Mentre nel secondo... Beh, nel secondo valgono le regole del “terreno libero”, per simulare ancor di più le quali, consiglio sempre di visitare le aziende il pomeriggio, a recupero, dove non è raro divertirsi per davvero.

Tiro, armi e munizioni

Alla fine della giornata il carniere è stato più che soddisfacente

Il tiro al fagiano può essere facilissimo, oppure difficilissimo, dipende dalle situazioni.

Sotto ferma, al pulito, non presenta grandi difficoltà. Viceversa, nel folto oppure quando l’animale è già disteso in volo lanciato, le cose possono essere complicatissime. Nel primo caso basta avere calma, negli altri quel polso fermo e quella capacità d’improvvisare, che è sempre tipica del cacciatore col cane da ferma.

Certo che un’arma alla bisogna, può sempre dir la sua.

Browning A5  “Mossy Oak”
Versione “Mossy Oak” con tonalità mimetica variante “Blind”: la perfetta mimesi

Quella specifica da fagiani sarà se basculante una doppietta o sovrapposto sui 3 chili se in cal. 12, e sui 2,6 se in calibro 20, dai tubi di 66 cm. serviti da strozzature Cyl. e *** sul via della stagione, cui sarà coscienza far seguire **** e ** man, mano che si inoltra nell’autunno, le giornate s’accorciano mentre i fagiani si fanno sempre più... lunghi!

Cartucce da dosi standard e prive di contenitore, saranno sempre ottime prime canne, specie coi se avremo l’accortezza di usare piombo 7 all’apertura, seguito da piombo 6 magari ramato o nichelato da ottobre in là: 5 e 4 con contenitore, da dosi massime del calibro (senza salire sui magnum), saranno la II opzione da prediligere.

Chi adopera il semiauto, non cambierà la configurazione, prediligendo un “ferro” con canna da 65/66 per tutta la stagione, che se avrà canna **** stelle tutto l’anno, giocandosela con le cartucce potrà servire ottimante ogni ferma, ed ogni situazione.

Abbigliamento

Indossare l'abbigliamento adeguato può condizionare in modo positivo la giornata di caccia

Non serve nulla di speciale che non siano ottimi scarponi tipo caccia o trekking per i periodi più secchi, accompagnati sempre da buone ghette (non ha senso risparmiare sulle calzature, mi si creda). Ovvio che per i periodi più umidi, per le zone più bagnate, gli stivali sono di prammatica, magari abbinati a dei validi guarda macchia anti spino/anti rovo.

I calzoni devono essere comodi e non impacciare. Col caldo sono comodissime (e lo sono sempre) buone camice di robustissimo cotone, che diventano di flanella quando le foglie cominciano a ingiallire.

Sopra un gilet sino a poco tempo fa era l’optimum, oggi esistono fantastiche trisacche più leggere, più versatili, dotate poi d’inserti orange ad alta visibilità che non solo sono utili, ma indispensabili.

Se avremo una giacca, sarà thorn-proof e water-proof per forza, dato che umido si parla. Se vestiremo un cappello, ottimo uno tipo baseball sempre orange o rosso ad alta visibilità, oppure d’inverno una cupolina in lana.

Ripeto, visto che facciamo caccia vagante nel folto, l’uso di almeno due capi ad alta visibilità non solo è utile, è indispensabile e dobbiamo pretenderlo anche dai nostri compagni di caccia nell’attesa che anche da noi, questa comune norma di civiltà divenga legge.

Cani

Impiegare le razze più adatte alla caccia al fagiano significa avere più chance per la riuscita della giornata

L’accessorio più in voga per la caccia coi cani da ferma, anche ai fagiani, è per certo il beeper. Ce sono di 1000 marche e fogge, si cerchino quelli che si sentono meglio (toni bassi), che non infastidiscono il cane, ricordandosi sempre di utilizzarli nella sola modalità “ferma”: siamo a caccia per stare in pace, e davvero sono insopportabili il bosco e la campagna trasformati in una specie di... sala giochi!