Fabbri Titanio

Fabbri Titanio 
Il legno del calcio è un eccellente noce
Fabbri Titanio 
La perfetta incassatura del puntalino

Supponiamo di dover scrivere la storia del fucile a canna liscia, qualcosa di simile a “The Shotgun and his development” per parafrasare  il titolo dell’opera di Greener. A un certo punto, dovremmo avere una pagina bianca con un solo nome: Ivo Fabbri.

Ha i brevetti, come Greener e Anson. Ha fatto un monogrillo copiato da tutti. Ha introdotto l’uso di materiali come il titanio e l’acciaio inossidabile. Ma il vero motivo di quella pagina sarebbe un altro: Ivo Fabbri ha rivoluzionato il modo di pensare ai fucili, di progettarli e di realizzarli.

Eppure per rendersene conto bisogna far mente locale e pensarci su, perché oggi tutti lavorano più o meno in quel modo, anche se non con la sua carica innovativa, la sua precisione, la sua voglia di ripensare anche i piccoli dettagli e, soprattutto, i suoi stessi risultati. Ma proviamo a ritornare a qualche tempo fa, appena qualche decennio.

Il fucile fine si faceva solo a mano e per sostituire una vite, caduta ed ammaccata, o un percussore rotto, bisognava mandare il fucile dall’artigiano che l’aveva costruito ed attendere che lui avesse il tempo di occuparsene. L’intercambiabilità dei pezzi era una chimera. 

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Lo zigrino è eseguito a mano a passo fine
Fabbri Titanio 
Iniziali del proprietario
Fabbri Titanio 
Il legno sormonta correttamente lʼacciaio

Eppure, quando Ivo Fabbri incominciò ad accostarsi al fucile in modo diverso, le critiche non mancarono. A partire da quella che parlava di un fucile senz’anima, fino all’atteggiamento di chi diceva: “Bella forza, con le macchine a controllo numerico che hanno una precisione al centesimo di millimetro, chiunque può lavorare così”. La prima, si commenta da sé non appena si abbia occasione di vedere un fucile Fabbri dal vivo. Ha una personalità fortissima, altro che senz’anima. I fatti parlano da soli. Certo, per apprezzare un fucile Fabbri, occorre conoscere la tecnica, capire i problemi del fucile basculante, conoscerne le soluzioni teoriche e quelle pratiche. I primi  a parlar bene dei fucili Fabbri sono proprio i produttori di fucili: sarà un caso?   

 

Per quanto riguarda la seconda critica, ebbene: se  fosse realmente facile tutti farebbero fucili senza difetti, a prezzi di poco superiori a quelli di un attuale fucile industriale, e avrebbero già conquistato il mondo. Il problema è che la precisione al centesimo non la fa la macchina, ma l’uomo.

Con queste premesse,accostarsi ad un fucile come quello che vedete è sempre un’emozione. È il secondo fucile di una coppia, di cui l’altro era già stato consegnato. Anche per quello che vedete la persona che lo ritirava era già in azienda, pronto a portarlo via. Come sempre il committente, dopo l’attesa necessaria per la lavorazione, vuole subito il suo fucile.

Fabbri Titanio 
La ricca incisione trova spazio sul petto di bascula

La bascula è in titanio, le canne sono in acciaio inox, che non ha affinità con il piombo né con i residui carboniosi. Al termine di una giornata di caccia, sembra quasi che le canne in acciaio inossidabile non abbiano sparato: sono naturalmente pulite. Non è quindi solo una moda, né un espediente per assecondare chi non vuole dedicare tempo alla manutenzione, che nei fucili di pregio è doverosa e si fa sempre.

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La soluzione adottata da Fabbri
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La chiave di apertura e la sicura
Fabbri Titanio 
Il guardamano del fucile

Il materiale non è semplice da lavorare; è duro e l’utensile tende a strappare,  ma i risultati giustificano la cura impiegata e le sofisticate attrezzature per la lavorazione, dal tornio a controllo numerico che effettua la foratura, con la barra trattenuta da lunette progettate allo scopo e realizzate in casa, fino alla lappatrice a controllo.

Il chiavistello è in acciaio maraging, un materiale molto sofisticato che nacque per impieghi aeronautici e per realizzarci le molle di rinculo dei cannoni. È un acciaio ad alto contenuto di nichel, con aggiunta di molibdeno, cobalto, titanio e alluminio  e privo di carbonio, che nell’acciaio “normale” è l’elemento che determina la durezza mentre nei maraging è un’impurità. 

I maraging induriscono per precipitazione e generano una martensite in cui non si ingenerano tensioni, disposta in bande parallele anziché nella tradizionale struttura aciculare. Il reticolo cristallino è simile a quello del ferro alfa e non si deforma anche perché al trattamento di riscaldo segue un raffreddamento in aria. La durezza raggiunta è uguale fino al cuore del pezzo ed è pari a 52 HRc. Un chiavistello in quel materiale non darà mai problemi, anche perché scorre con precisione nella sua sede e quindi non è soggetto a sforzi di taglio.

Del titanio, è tutto noto. Il Grado 5 è una lega di titanio con alluminio e vanadio la cui resistenza, già elevata, può essere aumentata di un buon terzo con un trattamento termico appropriato. Il materiale ha un peso di poco superiore a quello dell’alluminio, rispetto al quale ha circa il doppio di resistenza ponendosi al livello dei migliori acciai

Il resto del fucile è realizzato con vari tipi di acciai multilegati ed eccellente legno di noce, con le uniche ovvie eccezioni  del calciolo e del mirino. Fin qui le caratteristiche più evidenti, ma quelle meno palesi sono altrettanto importanti. Per incominciare, le batterie hanno perni integrali, ricavati dal pieno. Non solo se ne migliora la solidità, ma si garantisce l’ortogonalità rispetto alla cartella oltre a determinare una distanza esatta tra briglia e cartella, studiata per non  avere giochi interni. Le viti sono torx, costruite in casa. Si conia la testa, si torniscono e rettificano e il tratto filettato è ricavato di rettifica con una mola al diamante. Sono elementi così precisi e curati che prima o poi meriteranno che vi si dedichino un paio di pagine.

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Lʼetichetta di Ivo Fabbri
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Il classico monogrillo Fabbri

Il fucile che vedete è monogrillo. Il monogrilletto non è certo un’invenzione di Fabbri; si trova già su alcuni fucili di Charles Lancaster. Però quello di Lancaster è stato dismesso e quello di Fabbri è stato copiato dal mondo intero, ivi compresi alcuni nomi di grandissimo prestigio. Non basta: alcuni di questi costruttori si sono rivolti a Fabbri per la non facile messa a punto del dispositivo copiato senza studiarlo a fondo. 

Il segreto sta in un perno, che non è semplicemente una spina rettificata ma un pezzo con tre raggi, lungo meno di un centimetro e con un diametro inferiore ai tre millimetri nel punto più largo.

Forse bisogna essere un orologiaio e avere rifatto l’asse di un bilanciere per apprezzarlo appieno.  Però l’affidabilità e la costanza di funzionamento di un monogrillo Fabbri dimostrano che si tratta di una soluzione attentamente studiata.

Fabbri Titanio 
La generosa corsa degli estrattori automatici
Fabbri Titanio 
Lʼaccoppiamento delle canne è a demibloc

La bascula non ha i giri di compasso. Fa tenuta sulle pareti, sistema introdotto da Boss, con elementi che vanno a contatto solo a fucile chiuso e senza sottosquadri a giro di compasso. Il motivo è che l’aggiustaggio di superfici che devono scorrere reciprocamente non potrà mai essere perfetto: occorre sempre una tolleranza, sia pur ridotta, per consentire lo scorrimento senza grippaggio. 

A fucile chiuso, invece, gli elementi di tenuta – due sui lati del demibloc e uno all’interno della bascula – possono andare a contatto perfetto. Ecco dove la tolleranza di un centesimo manifesta tutta la sua importanza. Non c’è contatto ristretto a pochi punti, ma contatto pieno tra due superfici. Si deve anche alla precisione di questo aggiustaggio la leggendaria longevità di un fucile Fabbri, di cui si dice che debba durare per un milione di colpi. 

Forse l’aspetto peculiare meno facilmente identificabile sta nelle strozzature. Guardando nelle canne, non si riesce a percepirne le caratteristiche innovative, che sono rivoluzionarie. 

Fabbri Titanio 
Lʼinterno della bascula, visibile il casehardening
Fabbri Titanio 
In volata non si vedono segni di saldatura delle bindelle

Nelle canne Fabbri, infatti, le strozzature non sono alesate ma coniate. Sulla canna strozzata, al momento della finitura interna, la pietra della lappatrice non percorre tutta l’anima. Nel punto in cui si arresta, la canna si allarga, inevitabilmente. Non è solo un problema di lappatura a macchina perché questo succede, sia pur meno, anche con la lappa di piombo.

L’allargamento potrebbe anche essere poco influente ma per Fabbri, che ha fatto della precisione delle lavorazioni una filosofia di vita, non è intollerabile. Allora si tornisce internamente la canna fino a lasciare il sovrametallo necessario, mentre l’interno perfettamente cilindrico consente che la lappa fuoriesca dall’estremità del tubo dopo averne percorsa tutta la lunghezza.

In seguito, l’azione di una pressa porterà il sovrametallo verso l’interno, realizzando la strozzatura intorno a un mandrino. L’interno sarà perfetto, il cono di raccordo sarà quello voluto e il diametro di foratura sarà in ogni punto quello previsto per quel tratto della canna.

Non vi ho detto che il fucile è bellissimo? Poco male, lo vedete agevolmente dalle foto.

Fabbri Titanio 
Vista destra del fucile
Fabbri Titanio 
Vista sinistra del fucile
Fabbri Titanio 
La valigetta in pelle di ippopotamo


Scheda Tecnica

Costruttore: Fabbri S.N.C. Costruzioni Armi Sportive, via Don Filippo Bassi, 6, 25075 Nave (BS), tel: 030 2715300

Modello: Sovrapposto

Tipo: Superleggero

Calibro: 20

Camera: 70

Lunghezza canne: 29”  (74 cm)

Strozzature: 3/10 e 6/10

Materiale della bascula: Titanio

Materiale delle canne: Acciaio inox

Peso: 2,52 kg