
Il concorso indetto nel 2005 dall’USSOCOM per l’adozione di una nuova pistola da fianco in calibro .45 ACP, concorso poi finito nel nulla, ha dati non pochi frutti sul mercato civile e su quello del Law Enforcement, con la presentazione di nuove proposte da parte di varie aziende.
Sfumato il settore militare, è infatti rimasto quello delle numerose forze di polizia sempre alla ricerca di nuove armi da fianco, soprattutto negli USA.
Nello stesso anno, la Smith & Wesson presentò la M&P, ovvero Military & Police, in calibro 9mm e .40; il concorso USSOCOM ha dato poi lo spunto alla Smith & Wesson per realizzare la sua M&P 45, oggetto delle presenti note.
L’accoglienza, come già per i calibri minori, è stata entusiastica, almeno secondo la stampa specializzata: finalmente una pistola di progettazione e realizzazione statunitense, per di più in quello che è il calibro americano per antonomasia.

Ovviamente, come tutte le moderne armi polimeriche, la M&P 45 non è un oggetto d’arte o di culto come lo può essere la 1911, ma è pensata come un freddo ed efficiente strumento cui affidare la propria pelle: in una parola secondo i canoni tradizionali è ”brutta”, ma come ergonomia ed efficienza è ai massimi livelli. Il fusto, disponibile in due colorazioni, nero e Dark Earth, è realizzato in materiale sintetico, e la sezione dell’impugnatura è molto ovale, a onta del caricatore (quasi) bifilare: il risultato è che si impugna con una comodità sconosciuta nelle armi ad alta capacità di fuoco, soprattutto se camerate per il corposo .45 ACP.

Sul dust cover troviamo l’ormai immancabile slitta Picatinny e sul dorso dell’impugnatura è incastrato il dorsalino intercambiabile, fornito in tre misure diverse (S, M e L). Nel fusto sono annegate due piastrine longitudinali di acciaio, cui si collegano i due blocchi metallici amovibili, anteriore e posteriore, che costituiscono le guide del carrello, il supporto del gruppo di scatto e il piano inclinato per il movimento della canna durante il ciclo di sparo. Ad arma montata, si ha quindi un telaio rettangolare di acciaio, ben più resistente e a prova di deformazione rispetto alle pistole in cui i due inserti metallici sono indipendenti.

Il carrello e la canna sono in acciaio inox con finitura nera in melonite, così come inox sono varie componenti interne.
La pistola utilizza un sistema di accensione simile a quello della Glock, ma a differenza di questa la M&P è una singola azione, anche se di tipo “avanzato”. Il percussore è lanciato, dotato di un’appendice inferiore che è intercettata da un dente di scatto, spinato al fusto. Questo dente, mosso dalla leva laterale comandata dal grilletto, si abbassa, e libera il percussore, solo dopo aver compiuto una certa rotazione. Durante questo movimento, tende a spingere all’indietro il percussore stesso, anche se di una frazione di millimetro. In definitiva, ad arma carica, la spinta del percussore e della molla del dente di scatto tendono a rafforzare l’incastro, e anche in caso di forte caduta, non vi è possibilità che le due parti si svincolino. A ciò si aggiunga la presenza di un blocco di sicurezza che sbarra la strada al percussore, impedendogli di raggiungere l’innesco se il grilletto non è premuto a fondo.

Il fatto che il percussore venga fatto arretrare prima dello sgancio ha permesso allo ATF, l’agenzia che ha l’ultima parola in fatto di armi da fuoco, di classificare la M&P come pistola DAO, consentendone l’adozione da parte di quelle forze di polizia che non accetterebbero azioni singole o miste. Inutile dire che classificare quest’arma come Doppia Azione è quanto meno azzardato.
A differenza delle versioni in calibro minore, la M&P 45 monta una sicura manuale in puro stile Government. Troviamo quindi una leva ambidestra, facilmente azionabile dal pollice, che “lavora” in modo classico: se spinta in alto blocca lo scatto, o meglio la leva di sparo.
Nel disegno dell’arma, le due leve sembrano un qualcosa di aggiunto in seguito, e in effetti pare siano state introdotte su specifica richiesta dei militari, per il concorso USSOCOM. In corrispondenza delle citate leve lo spessore dell’arma arriva a sfiorare i 40 mm. Ora, la presenza della sicura può piacere o meno: chi asserisce che sotto stress è facile dimenticarsi di eliminarla, e quindi non la vuole, chi invece fa notare che nel caso in cui l’arma venga sottratta al possessore e puntata contro di lui, fatto purtroppo molto comune nella realtà americana, la presenza della sicura inserita potrebbe disorientare l’aggressore, dando una chance in più all’aggredito.

Salomonicamente, Smith & Wesson ha previsto la possibilità di eliminare la sicura e fornisce un kit che permette di tappare le sedi rimaste vuote con inserti dello stesso materiale del fusto.
La M&P45 può montare anche una sicura automatica al caricatore che impedisce lo sparo quando questo sia stato estratto, ma questa opzione deve essere specificata al momento dell’ordine, dato che non si può intervenire dopo l’acquisto. Le armi vendute, normalmente, ne sono prive, e questo giustifica la scritta sul lato destro del fusto che recita “può sparare anche senza caricatore”.

Un’altra sicura, per chi scrive incomprensibile, è presente sul grilletto, realizzato in due parti incernierate tra di loro.

L’idea è quella di imitare la sicura al grilletto “inventata” dalla Glock: sull’arma austriaca la sottile lamella centrale serve a evitare che pressioni sui bordi del grilletto, ad esempio quando si ripone l’arma in fondina, ne provochino l’arretramento e di conseguenza facciano partire il colpo. Sulla Smith&Wesson si è riproposto tal quale il sistema utilizzato sulla Sigma: il grilletto è formato da due parti distinte, incernierate tra di loro e solo premendo per prima la parte inferiore si può eliminare il vincolo che impedisce l’arretramento di quella superiore, che aziona i leveraggi di scatto. Pressochè inutile, perchè la parte mobile costituisce oltre metà del grilletto e occupa proprio la zona più soggetta ad eventuali pressioni laterali.
La prima parte della corsa del grilletto è viziata da grattamenti e asperità, e lo sforzo richiesto per provocare lo sgancio è decisamente eccessivo, al punto che si sente chiaramente il grilletto stesso piegarsi, una sensazione provata solo montando il NY2 trigger sulla Glock. Uno scatto duro e di difficile gestione, ma, come già personalmente sperimentato sulla M&P9, con un’accorta lucidatura dei piani di scatto la sua fruibilità migliora decisamente.

Per smontare la M&P45 si deve bloccare il carrello in apertura, ruotare la leva di smontaggio posta davanti alla guardia del grilletto e abbassare una levetta, vistosamente colorata in giallo, raggiungibile solo attraverso la finestra di espulsione: rimane infatti quasi nascosta sotto l’espulsore ed è raggiungibile con un qualcosa di sottile, come l’apposito stelo che serve anche come blocco del dorsalino.
In definitiva, a parte lo scatto decisamente migliorabile, è possibile che con questa arma gli statunitensi abbiano finalmente trovato un degno sostituto della vecchia 1911: non è poco.