Sospensione caccia alla tortora in Italia: sacrifici utili?

Inutile far finta che sia uguale, iniziare in molte Regioni la stagione senza qualche uscita a seguire il volo delle tortore negli ultimi giorni dell'estate. Il colombaccio non è assolutamente un ripiego, anzi, le diverse situazioni di caccia a cui ci ha abituato la sua esplosione demografica hanno ridato nuova linfa alla caccia che però lo sappiamo benissimo non equivale a carnieri ma porta con sé molto altro. 

La rinuncia alla caccia per alcune stagioni in altri paesi europei come Spagna e Inghilterra sembra, stando ai dati diffusi, aver dato buoni risultati nella ripresa numerica di una specie alla quale continuano però a sottrarsi territori, sempre secondo altri studi, idonei alla nidificazione e alla riproduzione. Decisioni come al solito contrastanti, dove le contromisure chiedono non di rado di astenersi dalla logica e sacrifici ai soli cacciatori. Alterne scelte e sospensioni dell'attività venatoria già strettamente regolamentata al riguardo sembrano prendere il posto di politiche di gestione condivise su larga scala per affrontare un problema che sembrerebbe non essere tale o non efficacemente affrontato. Se infatti la causa della riduzione della tortora sembra essere la mancanza di habitat adeguati alla riproduzione e alla nidificazione in Europa carente di risorse alimentari e di ambienti utili ai fabbisogni della specie, la sospensione della caccia non colma ovviamente tale mancanza. 

I cacciatori sono spesso la voce inascoltata che per prima denuncia e teme la rarefazione di habitat, la cementificazione, l'industrializzazione, non di rado l'installazione di parchi fotovoltaici, eolici e altre forme di sfruttamento del territorio, ma ciò non basta a renderli le prime vittime, insieme alle specie selvatiche ovviamente, di politiche ambientali più estetiche e teoriche che realmente compatibili con la biodiversità.  

La speranza da parte dei cacciatori è che le loro rinunce siano utili nel medio periodo anche a far riflettere su altri fondamentali provvedimenti per la salvaguardia e il miglioramento dei territori a favore delle specie selvatiche come la tortora, di cui sono i primi sostenitori. Nel frattempo con la sospensione della caccia alla tortora si perde un rito carico di attesa, di emozioni e ricordi portati avanti per molti cacciatori dall'infanzia, quando sulle luci del tramonto si sceglieva il posto definitivo in cui a buio si sarebbe poi aperto il telo del capanno sulla prima alba. 

Stretti nei pochi metri quadrati disponibili si condividevano con chi aveva la bontà e la pazienza di portarci, gli avvistamenti che fra le maglie del telo mimetico scomparivano e tornavano per diventare finalmente sagome agili e inconfondibili nell'azzurro del cielo settembrino. Scarti imprevedibili, ombre e di nuovo riflessi dorati di ali che sembravano accarezzare l'aria e le corolle dei girasoli inseguite da una bindella che faceva fatica a rincorrere qualcosa di troppo veloce e che troppo si era aspettato di vedere. Colpi profumati nel vento, di primi bossoli ancora in cartone, leggeri turbini di piume bianche illuminate dal sole, poi il silenzio e una carezza lasciata scorrere sulle remiganti color del deserto e su quella collana di inimitabile eleganza. Poche ore e tutto finiva, la grande attesa era terminata, qualche bellissimo animale era stato preso e molti di più avevano acceso fantasie e nuove storie da raccontare, fra errori e sfottò che durante la colazione condivisa diventavano protagonisti della giornata. Si era celebrato il ritorno in quella campagna carica di vita e di promesse per l'autunno e l'inverno in arrivo. La mente tornava ai cani e le tortore alla loro Africa nel proseguo di un ciclo naturale che sembrava difficile da mettere in discussione proprio per la costanza dei suoi momenti e dei suoi risultati. 

Senza polemiche né ipocrisie un invito sincero va a coloro che anche giustamente potranno o vorranno partire per godere ancora di momenti di caccia alla tortora dove consentita. Di portare nel cuore i ricordi e la gioia di quelle albe, non il risentimento per ciò che momentaneamente non è. Il rispetto che quel selvatico merita è lo stesso, in ogni campo di girasole e sotto qualsiasi cielo e anche noi, siamo o dovremmo essere gli stessi cacciatori, guidati soltanto da un sentimento di entusiasmo e amore per la natura e l'avventura che non conosce confini o regole imposte, ma vive con noi in un equilibrio interiore che vibra senza sosta.