Aziende faunistiche diventano imprese, una svolta per aree interne e riqualificazione del territorio

Per decenni, le Aziende Faunistico-Venatorie sono state costrette in un quadro normativo ambiguo. Il vincolo dell’assenza di fini di lucro creava un paradosso: ai concessionari era richiesto di investire ingenti risorse per la tutela ambientale e il mantenimento degli ecosistemi, senza però avere la possibilità di operare con un assetto d’impresa riconosciuto.

Grazie alla modifica dell’articolo 16 della Legge 157/1992, il legislatore riconosce ora ufficialmente la possibilità di organizzare queste realtà in forma di impresa individuale o collettiva.

Trasparenza fiscale e inquadramento agricolo

La norma approvata è stata fortemente sostenuta da Coldiretti, AB Agrivenatoria Biodiversitalia e CNCN per risolvere un vuoto e un' incertezza normativa che comportava spesso sanzioni fiscali per le AFV.

Uno dei punti più critici risolti dalla riforma riguarda i frequenti contenziosi con l’Agenzia delle Entrate. In passato, l’assenza di un modello societario chiaro portava spesso alla riqualificazione di queste attività come “società di fatto”, con pesanti sanzioni economiche.

Le principali novità introdotte sono:

  • Assetto giuridico trasparente: Le AFV possono optare per modelli societari definiti, permettendo anche alle strutture esistenti di convertirsi volontariamente.
  • Interpretazione autentica (Art. 16-bis): La gestione faunistica viene connessa direttamente all’attività agricola ai sensi dell’articolo 2135 del Codice Civile.
  • Servizi connessi: Sono considerati parte dell’attività agricola anche i servizi di ricezione e ospitalità offerti all’interno dell’azienda.

Un milione di ettari per la biodiversità

L’impatto di questa misura è vasto: in Italia operano oltre 1.000 AFV che presidiano oltre un milione di ettari di territorio agro-silvo-pastorale. Fornire strumenti legali certi a queste realtà non significa solo garantire la sostenibilità economica dei concessionari, ma tutelare la biodiversità italiana.

“Passiamo da un modello di mera sussistenza a un modello di impresa agricola responsabile”, ha dichiarato Niccolò Sacchetti, Presidente di AB. “Diamo certezze fiscali e mettiamo in sicurezza il presidio del territorio.”

Cosa ci aspetta nel 2026?

La riforma non obbliga al cambiamento: i concessionari che lo desiderano possono mantenere l’attuale assetto. Tuttavia, per chi sceglierà la via dell’impresa agricola, il 2026 sarà l’anno della messa a terra operativa.

AB Agrivenatoria Biodiversitalia ha già annunciato che, a partire dall’inizio del 2026, attiverà:

  • Attività informative dedicate ai soci.
  • Supporto tecnico e legale per la conversione societaria.
  • Eventi e workshop con professionisti del settore per esplorare le potenzialità della nuova norma.