Direttiva Armi, si discute su semiautomatiche e riproduzioni

Mezzo passo avanti sui fucili semiautomatici, un passo indietro sulle riproduzioni di armi storiche. È ancora avvolto nel fumo il finale della revisione della Direttiva Armi da parte delle istituzioni europee, che hanno deciso di modificarla dopo gli attentati parigini dello scorso novembre ma che, nelle possibili maglie strettissime di un nuovo provvedimento, rischiano di mettere in ginocchio aziende, appassionati, cacciatori e tiratori. La Face (European Federation of Associations for Hunting and Conservation) è attivissima nel vigilare sull’iter dei provvedimenti e negli ultimi giorni si è fatta sentire su due iniziative di Commissione Europea e Presidenza di turno dell’Unione.

L’apertura sui fucili semiautomatici

In una risposta all’europarlamentare ceco Jiří Maštálka (Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica), il Commissario Europea all’industria, la polacca Elżbieta Bieńkowska, ha ammesso che le armi da fuoco semiautomatiche non sono particolarmente pericolose e che possono diventarle soltanto qualora siano armi automatiche trasformate impropriamente: sono queste che, secondo uno studio approfondito in seno alla Commissione, possono facilmente essere convertite in armi militari. La Face accoglie con favore il chiarimento dell’esponente di Piattaforma Civica e ribadisce che “la criminalizzazione dei fucili semiautomatici comunemente utilizzati dai cacciatori e nelle discipline sportive rappresenterebbe una misura ingiustificata senza alcun effetto in termini di sicurezza”, senza peraltro valutare l’impatto derivato dalle proposte. Una possibile mediazione potrebbe sorgere dal divieto di introduzione sul mercato di armi da fuoco impropriamente convertite, così da evitare una nuova riconversione in armi automatiche da parte dei terroristi. La Face appoggia le modifiche proposte dal relatore Vicky Ford, che mantengono i fucili semiautomatici nella categoria delle armi da fuoco autorizzate e stabilisce delle procedure rigidissime per rendere irreversibili le conversioni secondo norme tecniche rigorose.

In pericolo le riproduzioni di armi storiche

Il veleno, si sa, sta nella coda. Proprio negli ultimi giorni del semestre, la presidenza olandese di turno ha proposto di mettere al bando le riproduzioni di armi antiche, di eliminare l’intero capo D della direttiva (Altre armi da fuoco: le armi da fuoco lunghe a colpo singolo a canna liscia) e imporre regolamenti rigidi sui caricatori per il tiro sportivo e per gli stessi tiratori, obbligati a iscriversi presso associazioni riconosciute per partecipare a competizioni sportive. La Face sottolinea come nessun rapporto metta in evidenza la pericolosità sociale delle riproduzioni di armi antiche e che, come ribadito sin dallo scorso autunno, “i criminali usano kalashnikov acquistati sul mercato nero da rivenditori che certo non stanno a guardare i vincoli rigidissimi delle leggi, pensati esclusivamente per i cittadini onesti”.

Non va inoltre dimenticato l’impatto economico dell’eventuale messa al bando delle riproduzioni di armi storiche, particolarmente apprezzate sui mercati di Francia, Germania, Polonia, Ungheria, Estonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Italia.

La Face chiude affermando che “queste [eventuali] misure draconiane, del tutto prive di necessità, provocheranno la rabbia di 12 milioni di cittadini rispettosi della legge che continueranno a chiedersi come mai l’Unione Europea non presti attenzione alle vere questioni di pubblica sicurezza come la tracciabilità delle armi, la procedure di disattivazione irreversibile e la messa in comune dei database delle varie forze di polizia”.

Si aspetta ora di vedere l’atteggiamento della Slovacchia, presidente di turno nel secondo semestre del 2016 e al vertice del Consiglio per la prima volta nella sua storia. La tutela della sicurezza del Vecchio Continente è necessità fondamentale per chi si fa carico di una responsabilità politica, ma è infantile pensare che il terrorismo si combatta con la semplice messa al bando delle armi.

E se la Direttiva Armi va davvero ripensata, forse è il caso di coinvolgere anche coloro che inevitabilmente ne sono i più esperti. Anche solo per una pratica consuetudinaria.