Il Krag Jorgensen americano

Quando il 30 giugno 1898, comandati dal futuro presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt i soldati americani che si lanciarono alla conquista della collina Cubana di San Juan, erano armati con il fucile Krag Jorgensen in cal. 30/40 Krag, la prima ordinanza dell’esercito statunitense ad utilizzare cartucce di piccolo calibro caricate con polvere infume. 

Il nemico, ovvero l’esercito spagnolo, era dotato invece di fucili Mauser mod. 1893 in calibro 7x57. La superiorità balistica dell'ordinanza spagnola fu tragicamente evidente al termine della battaglia vinta, solo per la loro preponderante superiorità numerica, dagli yankees che lasciarono sul campo oltre 1400 caduti. 

La storia del Krag Jorgensen americano

Questo episodio segnò il culmine della guerra tra Stati Uniti e Spagna sul territorio Cubano. A parte gli interessi economici non indifferenti, la molla che fece scattare la dichiarazione di guerra fu l’affondamento dell’incrociatore americano U.S.S. Maine, fatto saltare nel porto dell’Habana con oltre duecento cinquanta morti e più di cento feriti. 

L’opinione pubblica insorse e si placò solo il 21 aprile del 1898 con la dichiarazione di guerra.

Come spesso accade, a posteriori, non si riesce bene a capire quali furono i motivi che portarono all'adozione di un'arma scaturita da un progetto già allora vecchio di dieci anni e per giunta non americano. Oggi, a distanza di oltre un secolo, possiamo solo puntualizzare dei fatti e fare qualche congettura. 

Foto di scena del film “Charlot soldato” 
Foto di scena del film “Charlot soldato” del 1918. Charlie Chaplin imbraccia un riconoscibilissimo Krag Jorgensen.

Abituati, purtroppo, dai mezzi di informazione a vedere scandali e tangenti in ogni dove, a prima vista saremmo portati ad etichettare anche questo episodio con la parola "bustarelle", ma non sarebbe del tutto giusto; qualche cosa forse ci fu, ma per meglio capire questa vicenda è necessario tenere anche conto del clima politico dell'epoca. 

La commissione preposta alla scelta dell'arma fu sicuramente condizionata da quelle forze politiche che volevano al più presto riorganizzare l'apparato bellico (tra cui Teddy Roosevelt allora vicesegretario alla marina) rimasto fermo per organizzazione ed armamenti al dopo Guerra Civile. 

Queste forze evidentemente pensavano che il primo e più importante passo in quella direzione fosse la scelta di un fucile moderno impiegante cartucce di piccolo calibro e caricate con polvere infume. 

Sembrerebbe, a prima vista, che questa arma rispondesse a questi requisiti. Per quanto riguarda il calibro 30/40 Krag, (30 centesimi di pollice il diametro della palla e 40 grani di polvere) nulla da eccepire, infatti a dimostrarne la precisione e versatilità basta tener presente che, come cartuccia civile da caccia, continuò ad essere prodotta per oltre cinquant'anni anche dopo la cessazione dal servizio del Krag Jorgensen. 

L’arma sviluppata in Norvegia dal colonnello Ole Herman Krag e da Erik Jorgensen, rispettivamente direttore e sovrintendente ai lavori del Kongsberg Arsenal, fu brevettata nel 1880 e ufficialmente adottata dalla Danimarca nel 1889 e dalla Norvegia nel 1894.

Per quanto riguarda l'organizzazione meccanica la peculiarità di quest'arma, che da una parte gli valse l'adozione e dall'altra il biasimo delle truppe, è il sistema di alimentazione

Questo meccanismo ha come difetto principale la complessità di fabbricazione e la scarsa robustezza e come pregio la possibilità di alimentazione dall'esterno, tramite lo sportello, anche ad arma carica, oltre alla capacità di poter sparare a colpo singolo, pur mantenendo il caricatore pieno. 

Un fotogramma del film “Il vento e il leone”
Un fotogramma del film “Il vento e il leone” di John Milius: ambientato nel 1904 mostra i marines statunitensi armati con il Krag Jorgensen.

Allora possiamo affermare che la scelta dell'U.S. Army Ordnance non fu poi così azzardata? No! Perché la commissione, forse perché pressata dall’urgenza, commise un gravissimo errore: contrariamente alla norma, non consegnò piccoli lotti di armi a reparti operanti per la valutazione sul campo, ma si fidò unicamente del giudizio dei suoi esperti, che poi altri non erano che ufficiali di carriera, esperti nel maneggio di armi, che esaminando e provando l'arma solo in poligono la ritennero idonea al servizio. Tutti sappiamo che un conto è l'uso in poligono da parte di personale qualificato, ed un altro quello effettuato da soldati, magari reclute, impacciati dal fango delle trincee o spaventati dal fuoco nemico durante una carica. 

Krag Jorgensen vista lato destro
Lato destro del fucile Krag Jorgensen calibro 30/40 Krag.
Il Krag Jorgensen americano vista interna
La lavorazione interna è superba.

Il Krag Jorgensen in base ai vari miglioramenti apportati di volta in volta, fu prodotto in tre modelli, per un totale complessivo di circa 500.000 unità

L'esemplare qui descritto reca la matricola 2361xx. 

La prima variante costruita dall'arsenale di Springfield, il mod. 1892 rispecchiava solo lontanamente il brevetto originale acquistato dai norvegesi infatti aveva: un calibro diverso, la canna scoperta, lo sportello del serbatoio era incernierato dal basso anziché aprirsi a ventaglio come l'originale e inoltre la manetta di armamento era piegata verso il basso anziché dritta, questo per citare solo le differenze esteriori. Il modello successivo, il 96, fu il frutto dei primi sostanziali miglioramenti apportati dai tecnici di Springfield riguardanti sia gli acciai delle canne sia svariate parti che furono, alcune ridisegnate altre sovradimensionate. 

La calciatura fu assottigliata e munita di un vano porta attrezzi di pulizia chiuso da uno sportellino, l’otturatore fu alleggerito e munito di un'espulsore più robusto, un estrattore più potente e dotato di un dispositivo contro la chiusura accidentale dell'otturatore. Il modello 98 rappresenta invece il primo passo verso la standardizzazione voluta dallo stato maggiore USA, tutti i pezzi dovevano essere intercambiabili e di produzione semplificata, per diminuire costi e tempi di produzione.

Caratteristiche tecniche

Mirino a lama fissa del Krag Jorgensen americano
Il mirino a lama è fissato alla rampa con una spina sul lato destro.

L'arma misura 124,5 centimetri e pesa 4150 grammi. La canna con quattro righe destrorse, a profilo leggermente conico misura 76 Cm. Il mirino a lama è fissato con una spina passante a una rampa. Sul lato destro dell'arma è posto il caricatore di forma rettangolare, incernierato per tutta la parte inferiore e munito nella parte superiore di una grossa aletta che serve da appiglio per l'apertura. 

Il caricamento avviene dalla parte destra dell'arma a sportello aperto; quando è chiuso invece le cartucce vengono spinte da un braccio elastico con testina mobile incernierato allo sportello, verso sinistra contro la parte leggermente concava della culatta, subendo così un moto rotatorio che permette loro di presentarsi da sinistra e in perfetto allineamento con l'otturatore. 

Parte finale dell'otturatore del Krag Jorgensen americano
La parte finale godronata dell’otturatore.
Sportello di caricamento chiuso del Krag Jorgensen
Lo sportello di caricamento è chiuso.
Otturatore del Krag Jorgensen americano
L’otturatore separato dall’arma.
Tenone del Krag Jorgensen americano
La tenuta avviene su un solo tenone.

Questo sistema consente di eliminare i vari possibili attriti della cartuccia in elevazione e rende l'azione molto fluida, tuttavia non permette di impiegare alcun genere di lastrina di caricamento. L'otturatore e costruito da un unico blocco fresato dal pieno e munito, anteriormente, di un solo tenone di chiusura che a fine corsa va ad incunearsi in un apposito alloggiamento ricavato in culatta davanti alla camera di scoppio. Al suo interno scorre il percussore ricavato in due pezzi più, ovviamente, la molla e, in caso di bisogno, può essere riarmato agendo sulla sua noce che fuoriuscendo posteriore dall'otturatore assume la forma di un fungo zigrinato. 

La sicura a bandiera è posta dietro la manetta di armamento e quando è inserita blocca l'apertura dell'otturatore. Il lungo estrattore a lamina oltre ad agganciare la cartuccia per l'estrazione ha anche il compito, se sollevato nella sua parte anteriore, mentre si ruota di novanta gradi la manetta di armamento, di svincolare l'otturatore dal castello. Nella parte anteriore destra e munito di una piccola spina sporgente che, a fine corsa, incuneandosi in una tacca ricavata sulla parte superiore del castello, impedisce l'avanzamento accidentale dell'otturatore. 

Sicura del Krag Jorgensen americano
La sicura è a bandiera, tipo Mauser. Sopra l’otturatore c’è l’elemento che dovrà essere dislocato per separare l’otturatore dall’arma. Lo sportello aperto.
Tacca di mira del Krag Jorgensen americano
La tacca è regolabile in altezza e in deriva.
Cut-off sul Krag Jorgensen americano
Sull’arma è presente il cut-off, opposto alla manetta dell’otturatore.
Leva sul Krag Jorgensen americano
La leva davanti alla tacca sblocca la regolazione in deriva.
Regolazione in deriva del Krag Jorgensen americano
La regolazione in deriva ha precisi riferimenti.

Nella parte opposta del castello è situata la leva “cut off” che se abbassata impedisce la fuoruscita delle cartucce dal caricatore che così rimane sempre carico, mentre l'arma può venire utilizzata ed alimentata a colpo singolo. 

Il Krag Jorgensen, nei suoi quasi dieci anni di vita militare venne dotato di cinque diversi tipi di organi di puntamento, a ritto e cursore, fisso o regolabile in brandeggio, con diottra retrattile o a tangente, fisso o con possibilità di correzioni in deriva, come per l'esemplare qui fotografato. 

Iscrizioni sul Krag Jorgensen americano
Le scritte sono rullate con estrema precisione.

Questa gran varietà di tacche di mira rende molto spesso difficile l'esatta classificazione dell'arma perché non furono montate con un criterio logico. 

Infatti tacche dei primi modelli vennero montate, per esaurirne le scorte, su armi posteriori, mentre altre, costruite in eccesso per il modello 98 furono poi montate sui modelli precedenti per ammodernarli. Per finire l'arma è dotata di tre magliette, una sulla pala del calcio, una a metà arma ed una anteriore fissata alla boccola reggi baionetta.

In conclusione si tratta di un'arma molto interessante e di buona fattura, realizzata con sistemi oggi improponibili per il loro costo elevato, piuttosto precisa e che oggi rappresenta per i collezionisti un pezzo estremamente ambito.