Soci iscritti al TSN e certificati medici: l'UITS ci riprova

Alla riapertura del poligono, in fase di rinnovo dell'iscrizione, anche questo anno mi è stato richiesto un certificato medico con la motivazione che la UITS è affiliata al Coni e la legge 98 del 2013 prevede questa certificazione.

Il bello è che quest'anno la UITS ci ha messo anche del suo, richiedendo che il certificato non sia un semplice attestato di idoneità, il vecchio “sana e robusta costituzione”, ma che dichiari esplicitamente che il soggetto “non risulta altresì affetto da malattie mentali o da vizi che ne diminuiscano, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere”, frase roboante ma priva di effettiva sostanza, già contestata dall'Ordine dei Medici di Milano anni orsono, quando il locale TSN aveva provato a richiederla (vedi nota finale).

La richiesta del certificato mi ha amareggiato per un paio di buoni motivi.

In primo luogo, vado al poligono solo per provare le mie armi e non ho mai partecipato ad alcuna gara, neanche tra amici: non mi sembra di praticare uno sport, iscritto o meno ad una federazione legata al CONI.

Poi, cosa più importante, sono in possesso di un porto d’armi in corso di validità con il quale posso acquistare armi e munizioni, ma per poter sparare in una struttura affiliata al CONI devo certificare ogni anno di non essere matto.

Ho già dimostrato di non avere problemi ostativi al momento del rilascio del porto d’armi, eppure per la UITS non basta ed anzi va ben oltre quanto richiesto dal CONI, che non mi pare richieda da nessuna parte la dicitura indicata sopra.

Ogni giorno mi metto alla guida di uno strumento in grado di erogare energie elevatissime e con cui potrei uccidere qualcuno: non  è che per caso la UITS vuole un certificato anche per parcheggiare nelle vicinanze del poligono? in fin dei conti anche l’ACI è federata al CONI?

Per me questa richiesta è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e ho deciso che non mi iscriverò a nessuna struttura che non riconosca la validità del mio porto d’armi.

Se non ne troverò nessuna mi consolerò risparmiando un bel gruzzolo: la quota di iscrizione, i noleggi dello stallo e soprattutto le centinaia di euro spese ogni anno in materiale e componentistica da ricarica.

La sto dando vinta a chi desidera disarmarci? 

Forse, ma la dicitura chiesta dall'UITS sembra più un caso di “fuoco amico”: fatto solo per pararsi il didietro (pardon, ‘il culo’) in quei rari casi, purtroppo avvenuti, di suicidi sulle linee di tiro.

Ma quale medico avrebbe potuto prevedere questi casi estremi? Pensano in UITS di garantirsi con un certificato e magari scaricare le responsabilità sui medici che avessero a firmarlo?

Ma possibile che la categoria degli appassionati debba sempre abbozzare e subire le iniziative più balzane senza reagire?

Vero che la legge è legge e va rispettata, ma se la legge va contro il buon senso è dovere degli interessati cercare di farla cambiare.

Abbiamo un porto d’armi che certifica la nostra affidabilità meglio di quanto non faccia la patente di guida: possibile che nessuno possa far capire questa sostanziale particolarità rispetto a chi pratica sport differenti come ciclismo e pallone?

Eppure vedo tutti adeguarsi, magari furbescamente.

Leggo ad esempio che alcune sezioni si sono attrezzate con un medico che esaminerà perfetti sconosciuti e certificherà che non hanno problemi mentali basandosi solo sulle loro dichiarazioni: in pratica controfirmerà un’autocertificazione, ma si farà pagare per questo.

Con questa farsa le dirigenze UITS e TSN saranno a posto con le normative, faranno perdere tempo e soldi agli iscritti, ma in sostanza non avranno la minima tranquillità in più sulla reale affidabilità dei loro frequentatori o sulla loro volontà di poter scegliere una qualsiasi sezione del Tiro a Segno Nazionale per porre fine ai loro drammi personali.

Mi spiegate l’utilità di una simile idiozia?

Non si muove nessuno per cercare di chiarire questa assurda situazione che già si era delineata lo scorso anno?



Ad avviso di ALL4SHOOTERS.COM, la situazione pare avere origine da un'interpretazione errata, da parte dell'Unione Italiana Tiro a Segno, delle linee-guida ministeriali riguardo ai certificati medici per l'attività agonostica e non-agonistica. 

Il solito accavallarsi tutto italiano di decreti-legge, circolari interpretative e lettere "chiarificatrici", di sicuro non aiuta, ma non ci pare di ravvisare, nella richiesta di certificati medici aggiuntivi da parte delle sezioni del TSN, un comportamento accettabile e confacente ai canoni di legge.

Precisazioni sul certificato di buona salute per la pratica del Tiro a Segno

Ai Presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale di Milano e Provincia Loro Sedi 

Milano, 9 ottobre 2008 

Egr. Presidente, 

riceviamo numerose lamentele da parte dei Medici di Famiglia di Milano e provincia inerenti il "certificato di stato di buona salute" che le SSVV richiedono a coloro che si iscrivono presso una Sezione del Tiro a Segno Nazionale per la pratica, appunto, del Tiro a Segno. 

Infatti, in tali certificati, viene richiesta un'attestazione sullo stato di salute del cittadino e sulla sua idoneità alla pratica di attività sportive non agonistiche, ma viene altresì richiesta la certificazione che il paziente "non risulta affetto da malattie mentali o da vizi che ne diminuiscano anche temporaneamente la capacità di intendere e di volere" se non, addirittura, che "per quanto sopra si giudica il richiedente IDONEO all'esercizio del tiro a segno come attività sportiva non agonistica". 

Va innanzi tutto precisato che, come senz'altro Lei sa, non si trova traccia della necessità di redigere il citato certificato, con quel determinato testo, né nel disposto del DM 28 aprile 1998, né nel DM 28 febbraio 1983 relativo alla pratica di attività sportive non agonistiche. 

D'altra parte, è necessario puntualizzare che: 

pur in un soggetto che si conosce come esente da malattie mentali o indenne da particolari abitudini quali la tossicofilia e l'etilismo, è comunque molto difficile (e talvolta impossibile) certificare, in senso assoluto, che questi "non risulta affetto da vizi che ne diminuiscano anche temporaneamente la capacità di intendere e di volere".

Il rilascio di una specifica idoneità sportiva (se pur non agonistica) non rientra nelle competenze del Medico di Medicina Generale di Assistenza Primaria. 

Siamo quindi cortesemente a richiederLe di espungere le frasi in questione dai modelli di certificato distribuiti ai Suoi associati e La informiamo che consiglieremo ai Colleghi nostri iscritti di non vergarle. 

Rimanendo comunque a disposizione per quanto di competenza, porgiamo cordiali saluti. 

OMCeO di Milano

Il Vice Presidente 

(Dott. Ugo Garbarini)



Commento AUDA

Associazione Utilizzatori delle Armi

Ancora una volta, AUDA deve esprimere la propria amarezza nei confronti del mondo del tiro accademico e di un'istituzione come quella delle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, constatando come l'UITS si dimostri “più realista del Re” in questo frangente.

Tutte le leggi esistenti nel corpus giuridico italiano che regolamentano il rilascio delle licenze di porto d'armi, per tutti gli scopi, prevedono che il richiedente ottenga – prima dal proprio medico di famiglia, poi da una struttura pubblica (ASL o medico militare) – un attestato di buona salute fisica e mentale. 

Non esiste motivo fondato per vessare gli appassionati di armi con la richiesta di un ulteriore certificato, anche perché la legge medesima prevede che il titolo di porto d'armi sia revocato a chi non soddisfi più i requisiti relativi alla salute mentale, dunque sia per semplice logica che per il principio di applicazione della legge in maniera più favorevole a chi vi è soggetto (senza voler toccare i principi del Favor Rei o della presunzione d'innocenza, che attengono ad un ambito strettamente penale), si dovrebbe sempre presumere che ci sia titolare di porto d'armi sia nelle condizioni psichiche adeguate a maneggiare un'arma.

Con queste richieste si istituisce invece un clima di sospetto su tutti i titolari di porto d'armi, a prescindere dalla data d'emissione o dalle condizioni personali, che non va nella direzione della tutela del mondo del tiro ma dà, al contrario, più “corda” al fronte anti-armi: di fatto un'istituzione del mondo del tiro come UITS/TSN starebbe implicitamente riconoscendo che esiste il rischio fondato che tutti i possessori d'armi, titolari di legittima licenza, siano potenzialmente dei pericolosi squilibrati.

AUDA dubita, inoltre, che UITS e TSN possano legalmente richiedere alcun certificato medico ai propri iscritti e a chi presenta domanda d'iscrizione, ad eccezione del certificato di sana e robusta costituzione che è previsto per la pratica di tutte le discipline sportive. Il certificato richiesto, infatti, non è quello specificamente previsto dalle norme e dalle linee-guida del Ministero della Salute per quanto riguarda la pratica sportiva, e peraltro va ad incidere anche su chi pratica attività non agonistica (“ludico-motoria”, secondo la terminologia ministeriale) – ovvero una categoria per cui l'articolo 42-bis del D.L. 69/2013, come convertito in legge dalla 98/2013, sopprime l'obbligo di presentazione di qualsiasi certificato, anche quando tale attività abbia luogo in contesti “autorizzati ed organizzati”.

Ci preme sottolineare che, in questo caso, non essendo previsto dalla legge, il certificato di “buona salute mentale” potrebbe non avere alcuna valenza legale nel caso sfortunato in cui esso debba essere utilizzato per tutelare le sezioni del TSN dalle conseguenze relative ai rari casi di incidenti o suicidi sulle linee di tiro – tragedie che fanno molto scalpore a livello mediatico perché coinvolgono armi da fuoco ma che, in realtà, sono tra i meno frequenti fra tutti gli incidenti o i suicidi che hanno luogo in tutte le strutture sportive, sia in Italia che a livello internazionale.

AUDA, infine, non può che lamentarsi di come quest'arbitraria richiesta si traduca in un ulteriore costo per i tiratori, dato che i certificati dei medici di famiglia relativi al rilascio dei porti d'arma arrivano a costare 120 Euro – una somma di cui non tutti possono disporre così liberamente di questi tempi. Ancora una volta, questa politica penalizza gli appassionati onesti che si dedicano al proprio sport e alle proprie passioni nel tempo libero, e potrebbe avere un effetto estremamente deleterio sulla frequenza alle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, svuotandole più di quanto, oggi, già non siano.