Pedersoli Brown Bess e Anno IX

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
I due fucili a confronto

Il modello 1777. Un po’ di storia, che facciamo incominciare dal fucile più recente. Cioè il fucile Gribeauval modello 1777, che noi conosciamo meglio nelle variazioni Corrigé An IX e Corrigé An XIII. Jean-Baptiste Vaquette de Gribeauval, figlio di un magistrato, fu un ufficiale e ingegnere francese. Caduto in disgrazia nel 1774, fu richiamato in servizio nel 1776. A lui si deve il sistema d’artiglieria Gribeauval, che determinò la superiorità dell’artiglieria francese su quella delle altre nazioni a partire dalla battaglia di Valmy. Razionalizzata e resa mobilissima, vide un numero ridotto di calibri – i cannoni da 4, 8 e 12 libbre con canna in bronzo – e la capacità di tirare due colpi al minuto. Inoltre, progettò l’obice da 8 pollici (220 mm). La sua creazione più nota, e per ovvi motivi più diffusa, è il fucile Charleville Modèle 1777. Non solo un’arma, ma un sistema d’arma che vide una serie di variazioni destinate alle varie specialità dell’Armée. Adottato nel 1776, fu il risultato della lunga evoluzione del fucile apparso nel 1717 e assolutamente non standard.

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
La batteria del fucile Brown Bess riporta la corona, identificativa delle armi militari. Quella del Modello 1777 riporta invece “St. Etienne”, identificativa dell’arsenale di produzione

Gribeauval, per contro, cercò di giungere alla piena intercambiabilità delle parti. Il fucile restò tal quale fino al 1801. Nel frattempo il sistema d’arma fu razionalizzato, portandolo a sei modelli rispetto ai ben 14 iniziali. Il fucile mod. 1776, benché noto come Modèle 1777, fece la Rivoluzione Francese e accompagnò le armate napoleoniche in Europa. Ebbe quattro lunghezze diverse: 1520 mm per il fucile da fanteria, 1463 per la versione da dragoni, 1305 per quello d’artiglieria e 1172 per il moschetto da cavalleria pesante, la cosiddetta “grosse cavallerie”.

Il calibro fu sempre di 7 linee e 9 punti, pari a 17.5 mm. Un calibro ritenuto efficace, visto che il fucile olandese mod. 1818, adottato in Belgio dopo Waterloo, lo riprende tal quale. Per quanto riguarda le prestazioni, lo stesso fucile olandese, caricato con la stessa dose di polvere usata nell’Armée, a un metro dalla bocca ha la stessa energia di un .375 Holland & Holland Magnum. 

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
I due calci, in noce: grana compatta e finitura semplice si addicono perfettamente a questi modelli militari

La prova fu eseguita nel balipedio dell’Accademia militare belga in occasione di un simposio sulle armi. Il fucile 1777 si rivelò di non comune robustezza e di eccezionale longevità, tanto che gli esemplari meglio conservati furono ancora convertiti a percussione dopo il 1840. Fu il canto del cigno di quell’arma. Gli altri, con il loro progressivo decadimento, furono a poco a poco sostituiti dai fucili sistema 1816-1822. 

L’affidabilità del fucile non fu paragonabile alla straordinaria robustezza. Vi furono problemi di innesco e la canna si incrostava regolarmente per i residui della polvere di cattiva qualità impiegata all’epoca dai Francesi. Per il salnitro non si attingeva ancora ai depositi naturali di nitrati e la straordinaria quantità di polvere richiesta dalle campagne napoleoniche non poteva certamente essere accompagnata da una qualità elevata. 

Pedersoli Brown Bess
Fucile Pedersoli Brown Bess

La versione più perfezionata dell’arma fu quella adottata dalla Guardia Consolare, poi Guardia Imperiale. Disponeva di una batteria particolare, con scodellino a riparo dalla pioggia, ancorché non a tenuta d’acqua. Era anche presente un sistema di sicurezza che impediva lo sparo accidentale. Non fu il fucile migliore al mondo, come all’epoca si sostenne. Tuttavia la longevità dell’arma, ancorché essa sia ritenuta dagli stessi francesi leggermente inferiore al Brown Bess, la dice lunga sulle sue indiscutibili qualità. Costruito fino al 1822, il fucile fu prodotto in quasi due milioni di esemplari da 10 manifatture, tra le quali la nostra Manifattura di Torino.

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
La volata in calibro .75 del fucile Brown Bess e quella calibro .69 del fucile 1777: si notano gli agganci delle baionette saldati rispettivamente sopra la canna (Brown Bess) o sotto (1777)

Il Land Pattern Musket. Il Brown Bess, nome di incerta origine con il quale è conosciuto il Land Pattern Musket dell’esercito britannico, accompagnò l’espansione dell’Impero britannico e fu in uso per quasi cent’anni, con varie modificazioni. Tra le versioni principali, oltre al fucile lungo e a quello corto, vi sono il modello per l’India e quello per la marina.

Tra le varie ipotesi sul nome, alcune fanno riferimento alla regina Elisabetta I, ma sono errate in quanto l’uso del nomignolo appare alla fine del XVIII secolo. Il Connecticut Courant dell’Aprile 1771 lo cita per primo. Era un nomignolo, riportato nel 1785 dal Dictionary of Vulgar Tongue e mai usato dai militari o dal governo. La versione più plausibile è che il termine derivi dal tedesco, con il significato di “arma robusta” o di “arma marrone (braun)”. Riferito, in quest’ultimo caso, al colore del calcio, perché il termine “browning” per indicare la brunitura delle parti metalliche venne in uso molto dopo, agli inizi del XIX secolo. Bess sarebbe una corruzione di “buss”, arma, termine a sua volta derivato da “arquebus” o da “blunderbuss”. 

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
Le piastre della meccanica di sparo sono trattenute in posizione da due grosse viti che contrastano su due contropiastre sul fianco sinistro della calciatura 

Quello che si sa è che Giorgio I, che ne ordinò l’adozione, era di origine tedesca. Il Brown Bess fu arma d’ordinanza dal 1722 al 1838, anno in cui fu sostituito da un fucile a percussione, sempre a canna liscia. Molti fucili a percussione furono costituiti da conversioni del vecchio fucile a pietra e sono noti con il nome di fucili modello 1839. Quella conversione, tuttavia, subì un arresto nel 1841, quando un incendio alla Torre di Londra distrusse una grande quantità di fucili prima che essi fossero rimessi a percussione. Se la longevità dell’arma può essere presa a indice delle sua qualità, il Brown Bess, venduto ai messicani, fu usato nella guerra tra Messico e Stati Uniti del 1846-1848 ed era ancora in servizio durante la ribellione indiana del 1857. Si riporta che uno di essi fu ancora usato nella battaglia di Shiloh del 1862. Una curiosità è che poiché i cittadini maschi delle Colonie americane dovevano, per legge, possedere un fucile per servire nella milizia, il Brown Bess fu l’arma impiegata da entrambi i contendenti all’inizio della Rivoluzione Americana. Il calibro, mantenuto anche nei fucili a percussione per consentire la conversione delle vecchie armi, era di tre quarti di pollice. 

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
L’ingresso della bacchetta di caricamento nella calciatura: nel fucile Brown Bess (sopra) troviamo un bocchino in ottone fissato al legno con una spina in ferro; nel fucile 1777 invece la robusta fascetta posteriore di ritenzione della canna

Con il Brown Bess ha inizio la standardizzazione delle armi da fanteria. In origine, molte nazioni non definivano degli standard per le armi militari; i fucili furono acquistati individualmente dagli ufficiali o dai reggimenti fino agli anni Quaranta del Settecento. Con l’aumentata importanza delle armi da fuoco sui campi di battaglia, questa mancanza di standardizzazione portò a estese difficoltà nel procurare il munizionamento o nel provvedere alle riparazioni. Per ovviare a questi inconvenienti, un modello del fucile fu depositato nella “Pattern Room”. Serviva come riferimento sia per i fabbricanti, che potevano rilevare delle misure, sia per gli ufficiali che accettavano l’arma, i quali potevano confrontare l’arma ottenuta con il modello depositato. La Pattern Room esiste tuttora a Nottingham e presenta una serie interessantissima di armi, a partire dai primi modelli fino alle realizzazioni più moderne. Le parti soggette a usura del Brown Bess, cioè la canna, la batteria e gli attacchi per la cinghia erano in ferro, i rimanenti fornimenti all’origine furono anche realizzati in ferro, ma più normalmente in ottone. La bacchetta del modello iniziale era di legno, ma fu ben presto sostituita da una metallica benché fucili con bacchetta di legno siano stati distribuiti alle truppe in America fino al 1765. Il fucile era privo di mirino, a differenza del mod. 1777. Tuttavia si poteva usare come mirino l’attacco per la baionetta, che al pari del mirino francese faceva le veci del mirino a perla ancor oggi in uso sui fucili da caccia a canna liscia. 

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
Le due batterie a confronto: quella francese (a sinistra) è dotata di bacinetto intercambiabile in ottone 

Come sparavano. Sulla frequenza di fuoco, le testimonianze d’epoca sono discordi e vanno dai due colpi al minuto di cui era accreditato il fucile francese a un difficilmente credibile colpo ogni 15 secondi. Quanto alla precisione, il fatto che le tattiche militari dell’epoca privilegiassero gli assalti di massa alla baionetta sulla precisione individuale, la dice lunga sui risultati che si potevano raggiungere. La stessa lunghezza del fucile aveva la funzione di consentire un maggior allungo con la baionetta. Va considerato che normalmente si usavano palle leggermente sottocalibrate per facilitare il caricamento, che avveniva a partire da una cartuccia di carta contenente la polvere e la palla. Il sistema di caricamento napoleonico era in 12 movimenti, mentre ben poco si sa di quello inglese. Che tuttavia doveva essere più agevole, vista la tattica britannica dello schieramento su due file rispetto a quella francese che di file ne prevedeva tre. Aperta la cartuccia con i denti, per prima cosa si metteva un po’ di polvere nello scodellino. Quindi si inseriva la cartuccia nella volata, in modo che la polvere ne scendesse, si capovolgeva e si calcava la palla con la bacchetta. La carta garantiva che la palla sotto calibrata restasse in sito, a contatto con la polvere. Quanto alla precisione raggiungibile, si supponeva che poco più del 50% dei colpi raggiungesse il nemico alla distanza di 100 yarde, con un incremento fino all’80% contro la cavalleria, bersaglio ben più grosso, e alle distanze inferiori. Peraltro, queste supposizioni non erano confortate da rilevazioni reali sul campo di battaglia.

Pedersoli Anno IX
Fucile Anno IX
Pedersoli Brown Bess e Anno IX
Il retro delle piastre

Brown Bess e 1777 oggi. Siamo fortunati a vivere in un’epoca che ci consente di vivere la stessa sensazione che deve aver provato il soldato di fanteria del XVIII secolo imbracciando per la prima volta un’arma a pietra focaia nuova d’arsenale. La cosa interessante è che questi due fucili tattici d’altri tempi sono oggi di libera vendita, perché armi monocolpo ad avancarica, secondo la normativa vigente in Italia già dal 2001. Qui si mostra la fedeltà con cui sono stati riprodotti i due grandi antagonisti, con una qualità produttiva delle canne assai più avanzato rispetto alla procedura di saldatura di un nastro di ferro avvolto longitudinalmente intorno a un mandrino, sistema ampiamente descritto nei documenti arrivati fino a noi. Le canne di queste moderne repliche sono invece ricavate per foratura e alesatura di una barra, e le prestazioni che se ne ricavano sia in termini di robustezza sia di precisione sono decisamente d’altro livello. 

Per comprendere meglio l’impiego sportivo di queste due belle repliche Pedersoli serve fare qualche considerazione sulla specialità Miquelet che il regolamento internazionale MLAIC (Muzzle Loading Associations International Commitee) riserva ai fucili militari a pietra focaia con canna liscia. Nella Miquelet si tira in piedi alla distanza di 50 m, e le repliche utilizzate devono rispondere rigorosamente a tipologie originali, ovvero essere copie fedeli dei modelli cui fanno riferimento.

I tiratori di Miquelet godono fama di essere tra i tiratori più masochisti in assoluto, perché data la relativa semplicità dei fucili utilizzati, in questa specialità è il tiratore ad adattarsi all’arma. Ci si deve ad esempio adattare all’assenza di una tacca di mira; a un sistema d’innesco affascinante, quello a pietra focaia, ma che necessita di tempo per poter essere dominato; senza parlare del tempo di canna, che data la lunghezza media di oltre un metro e i calibri usati (.69 o .75: 30 o più grammi di piombo puro), impone una notevole disciplina ben oltre lo sgancio del grilletto. Ma allora in cosa consiste la soddisfazione di questi intrepidi tiratori di Miquelet? Nel gareggiare sempre e comunque, utilizzando una fra le più affascinanti tipologie di armi ad avancarica: il fucile della fanteria di linea del XVIII secolo, a tutt’oggi la più longeva arma da fuoco individuale militare utilizzata nella storia. Vi assicuro che una mouche realizzata con uno di questi fucili ha un valore di assoluto rilievo. Adrenalina pura.

Pedersoli Brown Bess e Anno IX
Estratte le piastre si apprezza la differente struttura delle due incassature, realizzate a controllo numerico come la gran parte dei componenti 

Dicevamo che una delle caratteristiche che salta agli occhi osservando i fucili militari a pietra focaia è che sono privi di tacca di mira, e nel Brown Bess, al posto del mirino, come riferimento si utilizza l’attacco della baionetta, e al posto della tacca di mira… il vitone di culatta! Non è immediato riuscire ad abituarsi, ma ai tiratori di Miquelet piace il gusto del tiro difficile, quello fatto con perizia, un po’ come nel tiro con l’arco. Caratteristica distintiva del Brown Bess è anche l’assenza di fascette di fissaggio della canna alla calciatura. Le fascette, tipiche invece dei modelli francesi come il 1777, conferiscono all’arma maggiore robustezza, ma resta il fatto che nonostante tutto il Brown Bess si comporta da sempre molto bene sul bersaglio.

Insieme al Brown Bess, nella produzione Pedersoli il napoleonico modello 1777 è quello che è arrivato a vincere più volte il campionato mondiale, e non a caso. Anche in questo caso il mirino è assente, ma il mirino c’è, realizzato sulla sommità della fascetta anteriore. Il Revolutionnaire 1777 è un fucile robusto, ma questo si paga con un peso di circa 4,5 kg rispetto ai 4,1 del Brown Bess. Per contro, il “piccolo calibro” .69 permette di tirare con soddisfazione a costi inferiori rispetto a quanto consentito dal grosso calibro .75 del collega britannico. A voler essere pignoli, il peso dell’arma e il calibro più piccolo del 1777 trovano spesso il favore dei tiratori di Miquelet più tipici, offrendo loro stabilità nell’atto del tiro e più facile dominio delle sollecitazioni di rinculo.

In entrambi i modelli il calcio risulta piuttosto dritto e corto rispetto a quanto siamo abituati a vedere su armi tipologicamente più moderne, né a quella strana razza di tiratori che per quanto abili, non si sono mai liberati del tutto della “paura del rinculo” (che con la polvere nera è sempre molto controllabile). Insomma, anche in considerazione del sistema di sparo a pietra e della sua vampa d’innesco, al tiratore di Miquelet si richiede allenamento ed esperienza.

Il Brown Bess e il Revolutionnaire 1777 Pedersoli vantano una carriera agonistica assolutamente invidiabile, sono ben realizzati, fanno da anni la felicità di sportivi e appassionati storici e la scelta fra “quale dei due” non è affatto semplice. E visto che il concetto, qui in Italia, stenta a entrare nelle teste dei tiratori, insistiamo nel ricordare che  le armi monocolpo ad avancarica sono di libera vendita, ovvero la legge non prevede alcuna denuncia, limite di numero o atto amministrativo che non sia la presentazione di un proprio documento d’identità all’armiere. Potendolo fare, verrebbe di acquistarli entrambi.