Intervista a Luciano Rossi. Novità e programmazione per il futuro

Luciano Rossi
Luciano Rossi Presidente Fitav.

Quali sono i progetti della Federazione Tiro a Volo per il prossimo 2018?


Inizio con gli argomenti che riguardano l’Italia perché ovviamente siamo maggiormente interessati agli avvenimenti relativi alla nostra storia e alla nostra cultura. Da questo punto di vista per molte cose siamo stati di esempio per il mondo intero. 

Nessuno di noi può ignorare il fatto che attualmente siamo protagonisti non solo nel medagliere, ma anche nei comportamenti, negli aspetti tecnici, nel made in Italy, con i nostri prodotti e più in generale della nostra cultura. 

Dunque noi dobbiamo continuare a rafforzare e continuare a lavorare con tanta passione unendo anche sensibilità diverse e temi che di fatto ci hanno resi protagonisti; non dobbiamo poi dimenticare che abbiamo generosamente ma anche convintamente saputo esportare tutto questo. Prima di tutto guardiamo il nostro paese, guardiamo cosa stiamo facendo, sempre con una critica costruttiva.

Insomma, potrebbe ripartire tutto proprio dall'Italia? 

La nostra Federazione è consapevole delle proprie forze e si candida per un nuovo inizio a partire dalla impiantistica che certamente è quella che preoccupa di più. 

Siamo convinti e consapevoli di alcune criticità e pensiamo che, come ho riportato agli stati generali, al consiglio federale del CONI e più in generale anche sulla stampa nazionale, abbiamo evidenziato queste criticità. Su questo il consiglio si è già interrogato da tempo, la Consulta col coinvolgimento dei nostri delegati regionali sta lavorando e vogliamo continuare a crescere consapevoli di avere una storia, una identità, una cultura, ma anche un ruolo nel contesto internazionale. 

Ma in pratica, qualcuno vorrebbe arrivare a un tiro sportivo senza armi...


In questo contesto, da tempo si stanno intraprendendo strade che anche nella mia veste di Vice Presidente della Federazione Internazionale non condivido. Avete seguito questa mia presa di posizione, coraggiosa, che mi ha portato a criticare apertamente, in un confronto democratico, a sostenere la necessità di approfondimenti su alcune cose che non vanno.

Forse per troppo tempo abbiamo detto che andavano troppo bene, però sono sempre propenso a lavorare dall’interno, senza fare azioni clamorose in questa deriva che va verso una progressiva marginalizzazione delle armi da fuoco che non mi troverà mai disponibile perché si diventa complici di questa situazione, come complici sostanzialmente sono diventati anche alcuni miei colleghi. Allora io ho avuto il coraggio di evidenziare questa cosa. Mi hanno detto che non era vero, che era tutta una montatura, che era falso. Per questo è stato aperto nei miei confronti anche un procedimento etico, cosa mai accaduta nella nostra storia. 

Luciano Rossi, Benelli, Malagò
Da sinistra: Luciano Rossi, presidente FITAV, il direttore tecnico festeggiano la medaglia d'oro nello Skeet femminile alle Olimpiadi di Rio 2016.

Io ho detto quello che sapevo e quello che risultava nell’assemblea straordinaria che per la prima volta siamo riusciti a far convocare perché non doveva essere indetta. 

Era un momento di incontro, di confronto e anche di valutazione. Ma è stata fortemente osteggiata, il tentativo di impedirla è stato forte, ma i numeri ci hanno dato ragione e la cosa si è fatta. Purtroppo la mozione che è stata presentata da quarantanove federazioni e che doveva essere votata non è stata deliberata. 

Per questo e anche per altri motivi ho aperto dei contenziosi e ho aperto dei procedimenti al comitato etico, ho contestato prima di tutto delle affermazioni che mi hanno attribuito e che non ho mai proferito. 

Poi ho tirato fuori il rapporto del 12/2/2016. Dal momento che non amo le chiacchiere, ho precisato quello che dicevo anche nella mia lettera, sperando in una condivisione e in una conferma nei riguardi del Vice Presidente della Federazione Internazionale, che sono io, ma non è stata partecipata e nemmeno condivisa. Da allora le situazioni si sono accentuate chiaramente, si va alla conclusione di un mandato per vedere in futuro quale compagine sarà quella protagonista. Noi vogliamo dimostrare la nostra credibilità e vogliamo continuare a contribuire a questa crescita della grande famiglia del tiro nel contesto del comitato olimpico internazionale nel quale mi onoro di avere rapporti che ci consentono di essere credibili e accreditati. Lo siamo per i nostri comportamenti, per la nostra storia, per le nostre proposte. 

Cosa ne pensa della modifica ISSF relativa all’equiparazione di uomini e donne con l’inserimento del Mixed Team negli eventi Mondiali e Olimpici?


Ho accennato al discorso sulle donne… sono anni che mi batto perché questa cosa possa essere riconosciuta. Quella della partecipazione ai Giochi è veramente una storia che porta un nome ed un cognome; ma veramente c’è una reale considerazione che noi dobbiamo offrire alle donne, nel quadro sportivo e nel quadro dirigenziale. 

Luciano Rossi, Wanda Jewell e Emanuela Bonomi
Luciano Rossi con la campionessa americana Wanda Jewell e Emanuela Bonomi, vicepresidente FITAV.

La vicepresidente è Emanuela Bonomi e poi c’è Roberta Pelosi nel consiglio della federazione. 

Perché  un conto è fare le chiacchiere e un conto è dimostrare come stanno le cose. 

Noi abbiamo bisogno di maggiori presenze femminili anche nel ruolo dirigenziale, partendo senza dubbio dall’attività sportiva. 

In quest’ultima considero senza dubbio un inganno questi eventi misti che sono una soluzione momentanea che mette insieme i migliori tiratori e le migliori tiratrici, ma è una cosa che comincia e finisce lì. 

Io invece sostenevo iniziative diverse con un maggior coinvolgimento nell’attività di base e per quanto riguarda le donne con un coinvolgimento reale. Questo è virtuale e io il virtuale notoriamente non lo amo. 

Detto questo ci muoviamo in questa direzione. Sono dell’idea che non si possono fare i comitati ad hoc per studiare l’equità di genere e constatare che proprio in quel comitato non c’è una donna! È una deriva che sta continuando. 

All’assemblea della confederazione dell’Europa, quindi in un paese che in quanto a parità di diritti non è secondo a nessuno, abbiamo votato l’incremento dei ruoli delle vicepresidenze da due a tre. Prima erano un uomo e una donna, adesso sono tre uomini. 

Vogliamo continuare a prenderci in giro, vogliamo renderci conto che andiamo contro una crescita culturale, un arricchimento di sensibilità che Dio solo sa quanto ce n'è bisogno nel nostro mondo. Queste e tante altre situazioni, come quella dell’ambiente, come quella dei disabili, nessuno si è ribellato, nessuno ha detto nulla sul fatto che alle Universiadi non c’è stato il tiro!

A questo proposito, come mai le discipline di Tiro sono state escluse da alcune competizioni di alto livello?


Le prossime Universiadi saranno a Napoli e il tiro ci sarà. Non c’è ombra di dubbio, ci mancherebbe altro che noi ci perdessimo in queste cose… e i giochi militari? Non c’era lo Shotgun? Noi abbiamo detto che ci deve essere lo Shotgun... Dieci anni di mobilitazione, di impegno e anche di proposte… e abbiamo ottenuto un risultato che se Dio vorrà ci porterà ai Giochi Paralimpici di Parigi con una conquista di natura culturale. Ci prepariamo ad ospitare l’anno prossimo il primo grande Campionato del Mondo a Lonato del Garda per l’attività paralimpica

Questo significa essere capaci di indirizzare perché  non si può essere padroni del mondo fuori e poi in casa uno non ha nessuna esperienza e nessuna certificazione. Credo che quello che noi abbiamo fatto qui in Italia ci assicuri credibilità tale che unita nel rispetto di tutti i continenti possa domani essere una proposta credibile per una nuova fase della ISSF che certamente ha lavorato bene negli anni e che sta in questa ultima fase secondo me commettendo errori molto gravi…errori che hanno anche marginalizzato senza nessun coinvolgimento persone come il Vicepresidente, come il sottoscritto. 

La voglio considerare una marginalizzazione non so di quale natura, però rimane il fatto che tante cose sono andate in una direzione che io non condivido. Quella dei Mondiali… non ne parliamo proprio… c’è un contagio negativo; noi facciamo il campionato dello Shotgun ogni tre anni e non lo facciamo nei Giochi Olimpici. Il tiro a segno lo fa solo una volta e io credo obblighi a dire: innanzitutto sentiamo la base cosa dice. Io sono per la base che dice: facciamolo tutti gli anni. Perché è più attenzione nei  confronti degli atleti, opportunità grandi per le Federazioni Nazionali nei confronti dei Comitati Olimpici Nazionali. È una opportunità per la comunicazione: uno diventa Campione… è un messaggio importante per le nostre aziende e per le industrie del settore. 

Posso aggiungere tanti altri elementi. Perché una cosa che già funziona (e nello Shotgun c’è una quantità impressionante di Federazioni che chiedono di organizzare il Mondiale) deve essere modificata? Noi abbiamo chiesto anche il 2019! Pensare che questo discorso verrà rimandato all’assemblea che sarà a fine novembre 2018, comportarsi in questa maniera significa non avere rispetto della nostra storia ma anche e soprattutto del nostro futuro.

Ci può fare qualche esempio di queste situazioni poco chiare?


Alcune settimane fa il sottoscritto, insieme a dei professionisti del settore, in particolare il dottor Silvis che ci tengo a salutare e a ringraziare, abbiamo lavorato perché, come era successo a Quito, oggi è passato a Manila nelle Filippine; un passaggio che prevedeva sostanzialmente l’esclusione dell’utilizzo del piombo. Abbiamo salvato questa situazione. 

Questo significa oggi essere responsabili e credibili a livello internazionale. Potrei continuare ad oltranza. Questo vuol dire che noi ci stiamo preparando da una parte a far crescere il sistema Italia, ma dall’altra a rafforzare la nostra credibilità e anche un domani a candidarci a guidare insieme alla squadra il futuro della nostra Federazione Olimpica.

Anche rispettando l’attività non olimpica con la quale bisogna dialogare con comuni obiettivi ma con percorsi diversi nel reciproco rispetto. Noi abbiamo in Italia forte l’attività olimpica ma abbiamo anche l’attività non olimpica che abbiamo addirittura inventato e che ci dà grandi soddisfazioni. Questi due mondi si devono contrapporre, devono ignorarsi o devono dialogare per affrontare le sfide comuni e le criticità che sono simili se non addirittura le stesse? Secondo me devono dialogare. Questo è quello che cercherò di fare.