Caccia di selezione e selecontrollori: analisi e profili legali

Per chi non è cacciatore, per chi non ha nel sangue le alzatacce alle 04:00 di mattina, per chi non ama sentire le dita congelate sul freddo legno del fucile, per chi non conosce i guaiti dei cani ancor prima di scioglierli nella zona prescelta, la caccia rappresenta una attività barbara, anacronistica, inutile, sadica. Un gioco al massacro. Soprattutto, la caccia è tutta uguale. Per rispondere a valutazioni così sommarie, analizziamo oggi la caccia di selezione.

cacciatore
La caccia di selezione è uno strumento fondamentale per mantenere l’equilibrio tra le specie sul territorio.

Quando parliamo di caccia di selezione uno tra i primi aspetti da prendere in considerazione è certamente l’evoluzione della stessa correlata all’inesorabile avanzamento dell’antropizzazione del territorio. 

Il costante aumento dello spazio che l’uomo occupa porta inevitabilmente le specie animali a dover modificare il loro territorio, il loro comportamento, i loro ritmi. 

Succede, spesso, che l’incontro tra l’uomo e l’animale, porti a conseguenze non sempre felici. 

Assistiamo, e lo vediamo attraverso i canali di comunicazione oggi più usati come i social network, scene riprese da cittadini che si vedono, come nel caso di Roma in zona Cassia, un branco di cinghiali dormire comodamente a pochissimi metri dalla strada dove scorre il traffico, in un parchetto pubblico dove spesso giocano bambini. Scene del genere sono indicative di un fatto: uno squilibrio su piano numerico e territoriale di questa specie, una mancata o comunque inefficace gestione della popolazione dei cinghiali attribuibile, purtroppo, alle istituzioni responsabili.  

La figura del selecontrollore

Panorama di montagna
Il selecontrollore non è solo una figura a garanzia delle specie, ma anche nei confronti di chi vive di agricoltura e di prodotti della terra.

La figura del selecontrollore è la figura centrale dell’attività venatoria di selezione. 

Per diventare selecontrollore è necessario prima di tutto seguire un corso, i cui insegnamenti verteranno prevalentemente sugli aspetti fondamentali delle specie oggetto di prelevamento (principalmente ungulati). 

Oltre alla prospettiva essenzialmente biologica, verranno insegnate le tecniche di caccia di selezione, le armi appositamente progettate e le munizioni specifiche. 

Al termine del corso l’aspirante selecontrollore sarà chiamato a sostenere un esame per ottenere l’abilitazione all’esercizio della caccia di selezione.

Caccia di selezione selecontrollore
La figura del selecontrollore entra nel nostro ordinamento giuridico con la modifica della Legge Regionale della Lombardia n. 26/93.


Dal punto di vista squisitamente normativo, la figura del selecontrollore nasce in Lombardia all’inizio del nuovo millennio, ove con emendamento all’art. 41 della Legge Regionale 26/93 il quale aggiunse ai soggetti coadiutori del controllo numerico delle specie, quelle figure “espressamente autorizzate dalle Provincie, selezionati attraverso specifici corsi sulla preparazione faunistica”. 

L’attività dei selecontrollori è direttamente svolta sotto la tutela degli Agenti venatori provinciali.

Altro riferimento normativo, seppur indiretto, è certamente quello adoperato dalla Legge 157/92 all’art. 18 comma 2 in cui è previsto che i termini strettamente temporali di abbattimento delle specie possono essere derogati per alcune specie e per determinate circostanze di carattere ambientale. 

Ogni regione, infatti, in collaborazione con l’Istituto per la salvaguardia della fauna selvatica, autorizza il piano faunistico venatorio da applicare in un determinato territorio all’interno del quale, a seguito di attività di monitoraggio, si rilevano scompensi sul piano demografico di una determinata specie. 

L'utilità della caccia di selezione

Da un punto di vista strettamente numerico ed economico, è interessante notare come la caccia di selezione rappresenti strumento utilissimo in termini economici a tutte le figure operanti sul territorio. L’agricoltore che coltiva il proprio fondo in una determinata area geografica risente in maniera devastante, ad esempio, dell’aumento della popolazione di cinghiali. 

Dopo aver subito il danno, e dopo averlo quantificato, egli richiederà risarcimento agli enti responsabili (Regioni). Per capire la convenienza e l’impatto assolutamente positivo della caccia di selezione è interessante analizzare sostanzialmente prima di tutto un esempio che, ad avviso dello scrivente, è emblematico: quello della provincia di Pescara. 

Carabina da caccia con ottica e zaino
Il corso per diventare selecontrollore verte sugli aspetti biologici delle specie oggetto di prelievo, sulle armi appositamente studiate e sulle munizioni specifiche per la caccia di selezione.

Fino al 2010 nella provincia di Pescara, i danni da specie infestanti, in particolare cinghiali, ammontavano a 100-150.000 euro l’anno. 

La provincia decide così di ragionare sulle uniche possibili forme di soluzione ad un problema del genere e si vide come l’unico e più conveniente strumento di gestione del problema fosse proprio l’autorizzazione di abbattimenti selettivi nei confronti del cinghiale. 

Per capirci meglio, nel 2011, unico anno in cui non furono autorizzati gli abbattimenti, i danni aumentarono in maniera assolutamente esponenziale, arrivando a toccare i 250.000 euro. 

L’anno successivo, con la ripresa degli abbattimenti, l’ammontare economico dei danni tornò a 170.000 euro l’anno.

La caccia di selezione non è solo strumento di garanzia dell’equilibrio tra le specie ed il territorio all’interno del quale le stesse si trovano a dover convivere, ma anche e soprattutto strumento di garanzia e tutela nei confronti di persone che scelgono di vivere dei prodotti del territorio, delle sue risorse e che spesso, proprio per una mancata, parziale o mala-gestione si trova a dover fare i conti con danni assolutamente importati con tutte le conseguenze che ne conseguono.

Corrado Maria Petrucci 
Consulente Legale

 

Email: petrucci.cmp@gmail.com