Immissione cinghiali nei recinti d'addestramento, ok definitivo

Non è vero che da Roma arrivano soltanto notizie spiacevoli per chi ama la caccia. Il Senato ha approvato definitivamente il cosiddetto Collegato agricolo e, non appena la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, sarà possibile tornare ad addestrare i cani da cinghiale negli appositi recinti. E per una volta le associazioni venatorie possono legittimamente brindare.

La storia e la legge: le norme sull’introduzione dei cinghiali

La legge 221 del 28 dicembre 2015 di cui si è tanto dibattuto sul finire dello scorso anno aveva impedito l’immissione dei cinghiali su tutto il territorio nazionale “a eccezione delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agri-turistico-venatorie adeguatamente recintate” vietando al contempo il foraggiamento degli animali; la norma aveva creato una buona serie di problemi ai gestori di recinti per l’addestramento di cani da cinghiale che nei fatti faticavano a creare un ambiente idoneo per lo svezzamento degli ausiliari ancora vergini.

Dopo un doppio passaggio Senato-Camera-Senato, il ddl governativo su “Deleghe al governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare”, la cui prima formulazione è da ascrivere all’esecutivo Letta, è stato approvato con 140 voti favorevoli e l’astensione di fittiani, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Forza Italia (ma al Senato l’astensione equivale a voto contrario) portandosi dietro due emendamenti che modificano la legge 221/2015 e che permettono l’introduzione del cinghiale anche nei recinti d’addestramento.

Il Collegato prevede che all'articolo 7 della legge 221/ 2015, quello già citato in precedenza, siano apportate due modifiche che includono nelle eccezioni “le zone […] per l'addestramento, l'allenamento e le gare di cani anche su fauna selvatica naturale”.

Soddisfazione di Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia e Anuu

Le associazioni venatorie plaudono alla modifica: in una nota a otto mani, Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia e ANUU ringraziano “i deputati e i senatori che hanno ascoltato le preoccupazioni sottoposte dalle associazioni venatorie nazionali. La possibilità di addestrare i cani impiegati nella caccia e nelle operazioni di controllo del cinghiale, specie sempre agli onori della cronaca per i danni arrecati all’agricoltura e gli incidenti provocati, risponde alla precisa esigenza di tutelare la sicurezza e l’incolumità degli ausiliari portandoli in un ambiente controllato a fare i primi incontri col selvatico, abituandoli in modo sicuro a non prendersi eccessive confidenze e non correre così inutili rischi”. E le quattro associazioni venatorie concordano nel sottolineare che, almeno in quest’occasione, la politica ha dimostrato di avere a cuore l’interesse di tutta la comunità. O almeno quello di cacciatori e addestratori.

(esseti)