Le iniziative di contrasto all’emergenza cinghiali

C’è chi si innervosisce quando si parla di emergenza e c’è chi al contrario non vuol più sentir parlare di cinghiali; in ogni caso, nonostante le ferie incombenti, l’inizio di agosto racconta di una politica decisa a mettere qualche pezza alle sempre più ricorrenti scorribande animalesche. Con strumenti diversi lungo la Penisola, a seconda delle tipicità del territorio.

Agricoltori liguri autorizzati agli abbattimenti

In Liguria la Giunta Toti ha autorizzato le nuove disposizioni per il controllo diretto e indiretto dei cinghiali: la norma fissa ruoli e competenze precise a seconda del territorio coinvolto e delle istituzioni chiamate in causa e soprattutto concede agli agricoltori professionisti autorizzati la possibilità di abbattere gli animali dannosi. Due gli obblighi da rispettare: l’ovvio porto di fucile e il sopralluogo dei funzionari della Regione che autorizzino il prelievo, una volta riscontrata la reale minaccia alle produzioni agricole.

Nella nota ufficiale rilasciata dalla Regione, si sottolinea che “le nuove modalità per il controllo del cinghiale sono state esaminate da un apposito gruppo di lavoro di cui fanno parte le associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale e l’Università di Genova, seguendo le indicazioni tecniche dell’Ispra”.

Stefano Mai, assessore leghista alla caccia, ribadisce comunque che l’agricoltura non rappresenta l’unico settore messo alla prova, ma che per la sicurezza nella circolazione e la pubblica incolumità nelle aree urbane, dove è ormai quasi quotidiano l’avvistamento di questo tipo di fauna selvatica”, va atteso l’auspicabile intervento dei Comuni, che “devono dotarsi di apposite ordinanze per gli interventi di controllo diretto, quindi anche di abbattimento, svolti con la partecipazione e il coordinamento di guardie venatorie provinciali e dell’area metropolitana di Genova”.

Veneto: continua il regime sperimentale sull’altopiano veronese

Si sale lungo lo Stivale, non cambiano i colori dei politici coinvolti. In Veneto, terra d’elezione della Lega, la Giunta Zaia ha approvato la proposta dell’assessore Giuseppe Pan, collega di partito, che anche per il 2016/2017 autorizza la caccia al cinghiale in Lessinia (Adige, Valpolicella, Statale 12 e a est fino al confine con la provincia di Vicenza) e nel nord Veronese. Nel dettaglio, l’amministrazione ha prorogato il regime sperimentale che sull’altopiano veronese da sei anni consente di abbattere sino a un massimo di 600 capi, ripartiti a metà tra adulti e giovani che ancora non hanno compiuto un anno.

Nell’area interessata dall’attività venatoria, che si estende per circa 50.000 ettari, si stima la presenza di circa 1.000-1.500 cinghiali; nell’ultima stagione sono stati abbattuti circa 400 capi.

Pan considera il prelievo, che ha ottenuto il parere favorevole dell’Ispra, “del tutto sostenibile” e necessario “per contenere il proliferare della specie, visti i problemi causati nel territorio veronese, caratterizzato da spiccata vocazione agricola”.

Poteri commissariali agi Atc toscani in carica

Nella rossa Toscana, diversi i colori dell’amministrazione e diversi i problemi di politica venatoria, si continua a parlare di cinghiali. Già, perché la decisione della Corte Costituzionale che ha considerato illegittima la riduzione a nove degli Atc ha rallentato, per non dire stoppato, la messa in atto della legge obiettivo per il contenimento della specie. E allora, in contemporanea con l’approvazione del calendario venatorio, il Consiglio regionale ha detto sì a una norma transitoria che proroga i poteri dei comitati in carica, ai quali assegna funzioni commissariali per la gestione del territorio di competenza. Il provvedimento si è reso necessario per evitare una totale paralisi nell’amministrazione a ridosso dell’apertura, ma costituisce soltanto un ponte verso la scadenza del 30 novembre, data entro la quale il numero degli Atc deve necessariamente essere aumentato – si sussurra fino a una quindicina di unità, con qualche togli-e-metti all’interno delle zone per garantire la subprovincialità richiesta dalla Consulta. Illustrando il testo, Gianni Anselmi del Partito Democratico ha parlato di “intervento puntuale di correzione” che garantisca “l’operatività degli Atc, prorogandone la funzionalità e prevedendo la loro riperimetrazione entro la fine dell’anno”.

Sulle barricate le opposizioni: Tommaso Fattori (Sinistra Italiana) suggerisce che l’affanno della Giunta nasca “da una certa ansia di compiacere le spinte più oltranziste delle associazioni venatorie”, mentre Irene Galletti (M5S) interviene sulla correttezza formale della vicenda affermando che “si vuole portare avanti uno stato di illegittimità: parlate di gestioni commissariali di funzioni, perché non potevate commissariare ciò che è stato dichiarato illegittimo”. Identica la posizione della Lega, espressa da Roberto Salvini secondo il quale la legge “è una toppa su una toppa, che non affronta il problema alla radice”.

E nel frattempo torna a far discutere l’assessore regionale Marco Remaschi, che dopo la manifestazione della Coldiretti in Piazza Duomo, ha dichiarato a Il Tirreno che, nonostante le resistente dei cacciatori, la Giunta ha semplificato le procedure d’intervento per contenere e abbattere gli ungulati: “da ora in poi sarà sufficiente un’autocertificazione da parte dell’agricoltore per far scattare l’intervento di abbattimento in poche ore”. 

Abruzzo e Molise, tra braccata e girata

Nel centro-sud tengono banco Abruzzo e Molise; a L’Aquila il nuovo calendario venatorio sancisce l'apertura della caccia al cinghiale in braccata dal 1° ottobre. L’assessore Dino Pepe (PD) ribadisce che “è sempre consentita la caccia di selezione che si esercita tutto l'anno, anche sulla neve. Con la caccia di selezione e con l'attività di controllo si è data una risposta concreta alle esigenze del mondo agricolo per contenere i danni prodotti dai cinghiali. Con le attività di controllo nei mesi di giugno e luglio scorsi sono stati abbattuti circa mille capi”.

Nell’area di competenza molisana contigua al Parco Nazionale, la Giunta Di Laura Frattura (PD) ha invece autorizzato la girata con un numero di cacciatori compreso tra sei e dieci e un unico cane limiere o, in alternativa, il prelievo individuale da appostamento o alla cerca con carabina munita di ottica di puntamento e senza cane.

Per la caccia al cinghiale, aperta dal 1° novembre 2016 al 30 gennaio 2017 nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica, è tollerato l’uso di munizioni con piombo, "a condizione che si usino cartucce a palla singola" (sic).

E sarà interessante capire quale sperimentazione otterrà il maggior successo. Perché è vero che ognuno porta l’orgoglio per la propria bandiera e che sì, ogni territorio ha le proprie particolarità, però copiare quello che altrove funziona non ci risulta essere proprio sbagliato.

(esseti)