Veneto, preapertura al colombaccio: pressioni delle associazioni venatorie

In Veneto la preapertura al colombaccio rischia di rappresentare il nuovo fronte della politica venatorio: adesso come un sol uomo si muovono Federcaccia, Arcicaccia e Anuu, decise a richiedere due giornate extra rispetto al calendario venatorio in vigore.

La cronaca passata racconta del diniego iniziale da parte dell’assessore leghista Giuseppe Pan e della prima reazione della Libera Caccia, che alla fine del mese di luglio era intervenuta per chiedere alla Regione la modifica di una norma “priva di condivisibili giustificazioni, ma soprattutto difficile da spiegare al cacciatore consapevole del continuo incremento di questa specie stanziale e nidificante, che da parecchi anni non è più localizzata prevalentemente nelle zone boschive del veneziano”.

Destata dalla reazione della Libera, la Federcaccia si è fatta promotrice di un fronte che chiedesse in via ufficiale il ripristino delle due giornate di preapertura al colombaccio, tentando di coinvolgere Enalcaccia, EPS, ACV, Anuu, Italcaccia e Arcicaccia.

Si ingrandisce il fronte della preapertura al colombaccio

All’appello hanno aderito Anuu e Arcicaccia e le tre associazioni venatorie hanno inviato a Pan un documento che dimostra la sostenibilità della caccia al colombaccio, che a loro pare “inopportuno avere escluso dal prelievo nei primi giorni di settembre”.

La tesi di fondo della missiva: è falso che “il colombaccio non possa sopportare le due giornate in preapertura”.

Anzi, Federcaccia, Arcicaccia e Anuu sostengono che spostare l’attenzione sul colombaccio potrebbe servire a regalare un po’ di respiro alla tortora, specie considerata in particolare difficoltà sul piano numerico, e identificano le giornate della possibile preapertura in 1° e 4 settembre, da barattare con altrettante a dicembre o a gennaio.

Il documento scientifico: il colombaccio sopporta il prelievo

A supporto della loro richiesta, i tre firmatari allegano una serie di documenti scientifici che assicurano la buona salute della specie in oggetto, che dagli studi “dimostra un incremento forte delle popolazioni nidificanti in Italia, pur essendo soggetta a fortissimo prelievo venatorio, anche in regioni dove tradizionalmente si svolge la pre-apertura della caccia” come Sicilia, Umbria, Calabria, Marche e in parte Toscana.

E quando si parla di uccelli – chi non ricorda la lunga discussione, ancora non esaurita, sui Key Concepts? - , è un classico far riferimento alla disciplina di altri Paesi europei: in Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Svezia, Spagna, Romania, Bulgaria, Ungheria e Grecia, quindi con la sola eccezione dell’Olanda (caccia posticipata alla seconda decade di ottobre) l’apertura al colombaccio è anticipata addirittura alla metà di agosto o al limite ai primi di settembre, senza particolare riguardo alla sovrapposizione con i periodi riproduttivi.

Anche perché non va dimenticato che l’antropizzazione condiziona inevitabilmente i calendari naturali del colombaccio: le nidificazioni tardive, dalla fine di agosto in poi, “sono principalmente presenti nei centri urbani e periurbani, dove la specie accede a fonti alimentari umane”.

Mai come stavolta saranno fondamentali i tempi: si sa che è sempre difficile arrivare a modifiche decisive nel mese di agosto, ma se si scavalla ai primi di settembre il senso delle richieste sarà vanificato.

(esseti)