Cinghiale, la Toscana apre di nuovo alla braccata

Ungulati e non solo ungulati. La Toscana torna sulla cresta dell’onda con due provvedimenti di politica venatoria che definiscono l’indirizzo ancora una volta: prende ufficialmente il via il piano triennale di abbattimento della volpe e si apre alla caccia al cinghiale in braccata. Certo, la braccata è limitata da alcune condizioni stringenti. Ma in fin dei conti si tratta di un’apertura potente. Almeno sul piano qualitativo.

Consentita la braccata a tutela delle coltivazioni

Mezzo passo indietro può rappresentare un passo in avanti. Con la delibera 1074 del 2 novembre 2016, pubblicata sul BURT nel giro di pochi giorni, l’esecutivo regionale della Toscana apre al ritorno della braccata nella caccia al cinghiale. L’integrazione al piano di controllo degli ungulati prevede che, nelle aree agricole soggette a danno e nelle quali l’altezza delle colture impedisce un adeguato avvistamento degli animali, sia “consentito l’utilizzo della braccata con al massimo dieci cani e cinquanta persone armate; nei trenta giorni precedenti, le braccate dovranno essere precedute da almeno cinque interventi selettivi. Durante l’apertura venatoria generale, negli istituti faunistici pubblici si potrà cacciare in braccata soltanto nei giorni di martedì e venerdì. E arriva una norma meno rigorosa anche per i cani: fino al 1° settembre 2017, “oltre ai cani abilitati saranno impiegabili cani da seguita con iscrizione all'ENCI o altri ausiliari che garantiscano durante le azioni di controllo adeguata selettività sulla specie cinghiale”. La Giunta Rossi ha rilevato la necessità “di dare applicazione agli interventi di controllo sulla specie cinghiale” per risolvere “il conflitto causato nei confronti dell'agricoltura, dell'ambiente e delle attività umane”, perché durante le ore diurne il cinghiale trova preferibilmente rifugio nelle aree coltivabili o da rimettere a coltura e nelle zone boscate, cespugliate e ricche di fossi con vegetazione, nelle quali “risulta più difficile effettuare il prelievo con le tecniche selettive”.

Al via il piano triennale di controllo della volpe

Ma non c’è solo il cinghiale. La delibera della giunta firmata il 17 ottobre 2016 stabilisce che la volpe, considerata in sovrannumero, potrà essere catturata con l’aiuto di trappole selettive o cacciata dai selecontrolli abilitati anche con un fucile a canna liscia, e fissa in 4.000 il numero massimo di capi abbattibili. In una nota l’assessore Marco Remaschi la definisce “un predatore nocivo, che si ciba di specie commestibili”, e dichiara di confidare nei cacciatori per la tutela dell’equilibrio dell’ecosistema. Appello subito raccolto. Fabio Lupi, presidente regionale di Arcicaccia e uno dei più noti esponenti della minoranza interna, riconosce qualche difficoltà per l’assenza di una tradizione venatoria, “e lo scarso interesse culinario non aiuta. Ma c’è bisogno di praticare la caccia alla volpe per [tutelare] la biodiversità”.