La norma sugli Atc toscani approda in Consiglio

Un altro passettino per la modifica della gestione del territorio. Almeno in Toscana. La Commissione Sviluppo economico e rurale della Regione ha infatti approvato la proposta del Partito Democratico sulla riorganizzazione degli ATC. La nuova norma si è resa necessaria dopo la sentenza della Corte Costituzionale che nello scorso giugno aveva dichiarato illegittima la legge in vigore: è incostituzionale far coincidere gli Ambiti territoriali di caccia col territorio provinciale.

La riforma degli Atc: no all'elezione diretta

Nella Commissione presieduta da Gianni Anselmi (PD) il testo di riforma ha ottenuto l'approvazione della maggioranza di centrosinistra, l'astensione del Movimento 5 Stelle e il voto contrario della Lega. In un emendamento a firma Roberto Salvini, il Carroccio chiedeva infatti che i portatori d'interesse del mondo agricolo e venatorio potessero eleggere direttamente i propri rappresentati all'interno dei comitati di gestione.

Il provvedimento complessivo, che adesso passa all'esame del Consiglio regionale, prevede quindici Ambiti territoriali di caccia al posto dei precedenti diciannove e dei nove dichiarati illegittimi dalla Consulta. I comitati di gestione dei quindici ambiti rimarranno in carica per cinque anni e gli organi direttivi dovranno essere nominati entro il 31 dicembre.

Adesso la palla balza nel campo del Consiglio regionale, convocato per martedì 13 e mercoledì 14 dicembre 2016 per discutere il provvedimento.

La storia: la necessaria riforma degli Atc toscani

Il provvedimento si trascina ormai da più di sei mesi. Era infatti il 1° giugno 2016 quando, con una sentenza immediatamente esecutiva, la Corte Costituzionale presieduta dal giudice Paolo Grossi bollò come illegittima la legge toscana sugli ATC. A niente era servito il tentativo della Regione di metterci una pezza con l'istituzione dei sottoambiti: per garantire sia lo stretto vincolo tra cacciatori e territorio sia una più equilibrata distribuzione degli stessi, gli ATC devono avere dimensioni subprovinciali. E non possono essere accorpati senza violare la legge istitutiva. E dunque va in questa direzione la nuova proposta della Regione Toscana, maturata nel corso della seconda parte del 2016. E per adesso rimangono sostanzialmente inascoltati anche i pareri del mondo venatorio: Federcaccia, Arcicaccia e ANUU avevano infatti inoltrato all'assessore Marco Remaschi una serie di proposte che per adesso rimangono inevase. Le tre associazioni della CCT chiedevano infatti di intervenire sui criteri di nomina dei rappresentanti: la nuova legge prevede infatti che un’associazione possa ottenere al massimo due membri in ogni comitato di gestione, ma così facendo si contravviene alla recente sentenza del Consiglio di Stato che sancisce il principio della proporzionalità tout court. E da parte delle associazioni venatorie non manca un altro rilievo politico-giuridico molto in voga negli ultimi tempi: con la nuova norma viene introdotta la retroattività nel limite dei mandati e si limita l’incarico a due. E sale qualche malumore da parte dei cacciatori. Ma per adesso la strada sembra intrapresa. Salvo emendamenti del Consiglio.