Caccia alla beccaccia: il posto giusto

Caccia alla beccaccia
Il cane in ferma nel bosco è l'immagine che rappresenta il sogno costante di ogni cacciatore di beccacce

Che la beccaccia ami il bosco e che per questo sia stata giustamente eletta Regina di questo ambiente è fuori discussione. Tuttavia, le conoscenze che ciascuno di noi ha prima appreso dai manuali e poi cercato di seguire nella caccia reale, meritano a volte di essere riviste, sperimentate e se necessario messe anche in discussione. L’empirismo è infatti una necessità costante con questo selvatico, perché forse e per fortuna, mai sapremo davvero tutto di lei.

Ad esempio, che ormai siano stati constatati da molti cacciatori alcuni cambiamenti comportamentali di beccacce molto più sospettose e meno propense a reggere la ferma dei cani negli ultimi anni, è cosa ormai provata. 

Fa parte di quegli adattamenti che le varie specie assumono per garantirsi la salvezza di fronte a pericoli e minacce provenienti dai predatori. Rumori e situazioni ormai riconosciuti come sospetti bastano a far allontanare i selvatici. 

Lo stesso spirito di adattamento si sviluppa nei confronti degli habitat e delle risorse alimentari a cui le beccacce sono estremamente legate, passando quasi tutto il loro tempo a cibarsi. Il miglior posto da beccacce varia quindi e diventa ogni giorno quello capace di soddisfare le sue necessità biologiche. 

Caccia alla beccaccia
Solitamente i boschi non troppo fitti ai margini dei luoghi di pastura sono i luoghi prediletti dalle beccacce, soprattutto in seguito alle piogge

È innegabile che molti dei nostri ambienti rurali abbiano subìto negli ultimi decenni profondi cambiamenti, dovuti all’abbandono delle campagne e delle montagne, quindi anche dei boschi limitrofi un tempo custoditi, tagliati in modo consapevole, spesso frequentati anche dal bestiame brado e di conseguenza, molto accoglienti per le beccacce in transito e poi svernanti. 

Questi infatti sono gli ambienti descritti dalle più belle pagine della narrativa venatoria e che ispirano gran parte del nostro immaginario collettivo. 

Da questa situazione di parziale abbandono rurale spesso sono derivate nuove aree boscose, anche se non tutte apparentemente idonee ad ospitare questo selvatico. 

Sono molti e diversi gli ambienti da conoscere e da esplorare per realizzare spesso incontri insperati. 

D’altra parte se il nome scientifico attribuito alla beccaccia è “Scolopax rusticola”, un’affinità con ambienti appunto rustici e non solo fiabeschi forse questo selvatico deve pure averla. Indubbiamente il bosco è il luogo in cui il fascino di questa caccia si esprime ai suoi livelli più alti, l’attività venatoria e contemplativa si fondono, magia e realtà si intrecciano. Dato però, che non esistono sogni più belli di quelli che a volte si avverano, proviamo a vedere concretamente dove poter realizzare quello che è il motivo vero del nostro “tormento”… incontrare lei.

Caccia alla beccaccia
Conoscere il sottobosco è molto importante per individuare zone più idonee al nutrimento delle beccacce, muschio e felci, sono garanzia di terreno umido e soffice

Il bosco di montagna resta l’habitat ideale per i primi arrivi nel periodo che va dalla metà di ottobre, soprattutto al nord della nostra penisola, fino alla metà di novembre. I boschetti che costellano le vette, coperti di faggio ceduo e il sottobosco di felci ed eriche mai troppo fitto, consentono solitamente qualche chance in più in vista del tiro. 

Gli angoli prediletti saranno quelli più in alto e all’asciutto, soprattutto se la stagione è molto piovosa, in caso contrario di stagione siccitosa le beccacce preferiranno fermarsi dove il suolo è più fresco, ombreggiato e con vegetazione più fitta. 

Anche le pinete regalano spesso gradite sorprese, specie quelle intramezzate da querciolaie e faggi, ma qui il tiro, per la scarsa luce e visibilità diventa subito impegnativo e le beccacce dato il terreno spesso spoglio, sono molto più leggere. Da sottolineare l’importanza di luoghi umidi e non acquitrinosi, la beccaccia è uno scolopacide ed ha bisogno senza dubbio di terreno morbido dove poter affondare il suo becco in cerca di cibo, ma non è un acquatico, non è dove l’acqua affiora in superficie, ma nei pressi di zone umide. 

Caccia alla beccaccia
I boschi vaiopinti di media collina rappresentano l'habitat tipico delle beccacce svernanti

Con l’avanzare della stagione invernale, l’abbassamento delle temperature e le prime nevi porteranno le beccacce svernanti a stabilizzarsi nella fascia di media collina intorno ai dai 400 ai 600 metri, ma nel caso di invernate particolarmente rigide sostano anche in pianura, lungo le rive dei fiumi o  nelle pioppete di valle. 

In collina il carpine potrebbe essere un buon punto di riferimento, perché ricopre la parte bassa del bosco ed è una pianta che vive soprattutto dove il terreno è soffice, perde inoltre il fogliame molto presto, facendo quindi ancor più il gioco del cacciatore nel tiro. 

L’esposizione dei terreni al sole, ai venti e rispetto alle rotte migratorie non dovrà mai venire trascurata.

Durante il primo periodo autunnale, versanti esposti a nord/nord est daranno maggiori probabilità di incontri, man mano che l’inverno avanza, trattando con beccacce svernanti o con altre erratiche spinte da perturbazioni improvvise, saranno da privilegiare i luoghi esposti a sud sud/est, assolati per gran parte del giorno. Le beccacce vengono portate dal freddo, ma non sono creature del freddo, amano il clima temperato, la giusta umidità, senza sbalzi eccessivi di temperatura con freddi eccessivi o caldi anomali. 

Caccia alla beccaccia
Piccole macchie dalla vegetazione bassa e con buona esposizione al sole rappresentano luoghi ideali nelle fredde giornate invernali
Caccia alla beccaccia
In condizioni particolari, con gelate notturne o nevi nelle zone circostanti, le rive boscose dei fiumi possono ospitare le beccacce in inverno

Nei periodi di pioggia insistente è il caso di cercarle in spazi più aperti, boschetti radi, spallette e perché no, anche in frutteti abbandonati, dove l’erba e il fogliame a terra siano in grado di farla sentire al sicuro e dove si eviti soprattutto il continuo gocciolare della vegetazione fitta che le impedirebbe di sentire con precisione l’avvicinarsi di eventuali minacce. 

Le zone aperte sono sempre preferibili, anche perché dobbiamo tener conto che il selvatico sceglie sempre rimesse con un rapido punto di entrata e una veloce via di fuga che non ostruisca il volo in caso di pericolo. 

Penetrano nel folto e nei roveti solo quando sentono l’avvicinarsi dell’insidia o quando devono rendere inaccessibile l’ennesima rimessa. 

Mi è capitato personalmente di vedere beccacce letteralmente “chiudersi” e lasciarsi cadere come sassi all’interno di roveti dopo esser state alzate più volte senza successo. Sono quei casi in cui penetrare per cane e cacciatore diventa impossibile, la battaglia si dichiara vinta per l’arcera e si attende il giorno seguente per scrivere l’epilogo della guerra. 

Caccia alla beccaccia
Terreni rocciosi sono spesso garanzia di umidità e quindi meta di molte beccacce

Anche riconoscere il sottobosco più idoneo può guidarci con maggiori probabilità da lei. Ottimi sono i terreni ricoperti di muschio e borraccina sotto i quali proliferano i vermi, stessa cosa, anche se più difficile da immaginare, vale per i terreni rocciosi. Tra le pietre il terreno resta sempre piuttosto umido e anche qui c’è presenza di molti invertebrati. 

Non a caso sono proprio questi i teatri in cui vanno in scena le migliori giornate di caccia nella nostra Italia meridionale, come anche in tutta l’area carsica dei Balcani, dove spesso le beccacce condividono gli ambienti con le coturnici. 

Quindi, in sostanza i fattori che determinano la presenza delle beccacce in un luogo sono soprattutto: la tranquillità, oggi spesso compromessa anche dal grande numero di cinghiali che nella notte transitano nei boschi e nei prati, l’abbondanza di cibo a disposizione, il sole e l’ombra nella stessa misura, il sottobosco adatto, denso, ma non fitto da impedire la fuga. 

Caccia alla beccaccia
Il beccacciaio non può prescindere dalle molte conoscenze necessarie per cacciare questo selvatico, unite alle esperienze quotidiane da condividere con i propri cani

Quasi mai il colpo d’occhio del cacciatore benché esperto è sufficiente a giudicare un sito idoneo oppure no, solo i tentativi e i sacrifici delle lunghe marce, potranno dare risposte e formare quell’archivio prezioso di luoghi sacri in cui ci si addentra in punta di piedi con il fiato sospeso, perché sappiamo che lei potrebbe esserci e altre volte l’abbiamo trovata in quel punto. 

Può accadere che due macchie confinanti, apparentemente uguali per vegetazione e terreno, siano una sempre propizia, l’altra sempre deserta; bastano lievissime differenze, per noi impercettibili. 

Sono proprio questi aspetti che sfuggono al nostro umano sapere che ci porteranno sempre a cercarla senza una certezza reale, dentro un sogno diviso a metà, fra ricordi vissuti e speranze da realizzare.