Giacca Rifle "Hemingway"

...L'ora che l'uomo impiega a vivere non è persa per lo studioso. 

Qui egli dispiega il sacro germe del suo istinto, protetto da influenze esterne. 

Ciò che si perde in decoro, è guadagnato in forza. 

Il benefico gigante che distrugge l'antico o costruisce il nuovo non viene dalle fila di coloro su cui i sistemi educativi hanno riversato a fondo la loro cultura; dalla natura selvaggia, inesplorata, dai terribili druidi e berserker vengono alfine Alfred e Shakesperare.

 

Ralph Waldo Emerson

Rifle Hemingway
Il taglio del capo, oltre ad essere molto bel eseguito, da vita ad un giusto mix di classe ed eleganza
Rifle Hemingway
Le spalle sono molto ampie e dritte, per facilitare nel tiro. Molto pratico il taschino laterale. Quasi "cittadino" e molto americano invece (come tuttavia usava un tempo) l'uso di revers da dinner jacket

Oggi, a chi mi chieda ragione della mia passione per la caccia, racconto una storia. La storia di una bella giacca di velluto verde. Una storia vera, che inizia tanti anni fa in Africa, nel tempo in cui per prendere contatti mandavi lettere o cablogrammi, e le risposte tardavano poi giorni...

Protagonista, un facoltoso cacciatore italiano, anche lui come tanti folgorato dal mal d'Africa e vibrante d'emozioni al solo sentire pronunciare il termine swahili che ormai è sinonimo di caccia e avventura in quanto tali: SAFARI! 

Il volo dal Cairo era partito in ritardo, ma "poco male" pensava il cacciatore, tutto era fatto ormai, tutto sistemato e al suo arrivo avrebbe trovato come sempre il professional, assieme ai portatori che lo avrebbero scortato sorridenti fino al campo base, a due passi dalla savana e i suoi misteri...

Sceso dalla tremolante scaletta del bimotore, la sorpresa era stata pari alla delusione: ad attenderlo non c'era nessuno nella struggente desolazione del tramonto africano...

Scaricò da solo il suo baglio. E quando stava per mettersi in marcia ‒ la strada ormai la conosceva ‒ ecco arrivare trafelato il più anziano dei portatori, che senza nemmeno i convenevoli del caso gli diede la notizia che mai si sarebbe aspettato di sentire (perdio, metà dei soldi li aveva già mandati in anticipo!!!): al campo c'era un altro bwana cacciatore bianco. Un americano...

Brutto figlio di puttana!

Raggiunsero l'accampamento di grandi tende bianche che qui e là ardevano fuochi e danzavano i neri come in trance al ritmo di tamburi e kayamba; era la festa rituale per l'inizio della grande caccia, solo che non era in suo onore, e la cosa gli rodeva dentro come un tarlo. 

Si sorprese a pensare di spaccargli subito la faccia a Paolo, l'italiano che ormai da anni organizzava la caccia per lui in Africa, quando se lo vide venire incontro a braccia aperte assieme a un altro bianco, grosso, alto, massiccio. Doveva essere l'americano...

Non seppe manco lui come o perché, ma un po' per le spiegazioni di Paolo ‒ che dicevano l'americano fosse arrivato inaspettato e si sarebbe comunque trattenuto poco ‒ un po' per la simpatia che questi gli trasmise sin dalla prima, vigorosa stretta di mano, o vuoi ancora per la semplice curiosità, fatto sta che dieci minuti dopo i tre sedevano assieme attorno a un fuoco a mangiare midollo di kudu con pane azzimo innaffiando il tutto con champagne d'annata, seguiti da caffè e sorsate generose di whisky... 

Passarono quindi due settimane assieme, le più belle di caccia e di vita forse per tutti, con prede e racconti di donne che si alternavano a emozioni mentre una virile amicizia nasceva e si scaldava al calor bianco della vita quella vera...

Rifle Hemingway
La comoda cacciatora dall'accesso immediato. Istintivo
Rifle Hemingway
La concezione generale del capo, evoca il concetto di "vintage": ma è un errore! Questa è davvero una giacca d'epoca... Rivisitazione di maremmana in chiave... AMERICANA! 
Rifle Hemingway
La lunghezza ridotta, così come la faceva una comoda giacca da caccia in palude sui primi dell'autunno, altrettanto la qualifica ancor oggi, come una comoda caccia sempre autunnale con i cani da ferma

Quando si salutarono all'aeroporto di Nairobi l'italiano e l'americano, fu solo per un arrivederci... in Italia, dove Ceccolini aveva una bella postazione con molte botti nelle valli venete... Le conosceva e c'era già stato Ernest Hemingway (questo il nome), e poi c'aveva anche fatto il militare in Italia, nella guerra del 15 e 18...

Lo so, gli disse Ceccolini, credo di averli letti un paio di suoi libri mister Hemingway...! 

Cesane, nei pressi d'Urbino, novembre di quasi venti anni fa... Sono a beccacce dalle parti dei Gasperini con la mitica Kelly, kurzhaarina dalle doti magiche nonostante le quali non incontriamo...

Sto tornando alla macchina, quando da una macchietta a cento metri sento 3 fucilate cadenzate a ritmo di mitraglia. 

Aspetto di sentire "porta" e invece niente. Bubbolo del cane che cerca lontano e poi silenzio. Altre tre fucilate. Ancora silenzio e ancora il bubbolo. Decido di fermarmi ad ascoltare una storia che andrà avanti una cartucciera intera, come minimo...

Rifle Hemingway
A uno sguardo ravvicinato, si nota il bel velluto appena segnato dal tempo, laddove si apre nel blocco unico cacciatora/tasca laterale. Molto bello ed elegante

C'è un Land Rover parcheggiato accanto alla mia auto, deve essere del protagonista del "fuoco" e dunque lì mi fermo ad aspettare accendendomi la pipa (fumavo ancora...). 

Ecco, sento sfrascare, arriva un bel setter bianco nero finalmente. Dietro di lui, un tipo con berrettino da baseball che tra l'estatico e il folle regge in mano una beccaccia come fosse il santo graal. È sudatissimo, sguaiato, per quanto agghindato alla super tecnica. Mi punta, e senza farmi dire una parola mi sommerge di racconti, che paziente ascolto. Ci salutiamo, senza esserci scambianti nemmeno i nomi. 

Due giorni dopo lo ritrovo da un'altra parte sempre sulle Cesane. Nessuno dei due ha incontrato. Lancio la proposta: e se andassimo in una mia zona al fiume? Accetta e fa salire il cane in macchina al fianco della Kelly. Al fiume troveremo una fagiana e, reciprocamente, un amico. Lui me, io lui: Giuseppe, Giuseppe Ceccolini... 

Sai ‒ mi fa ‒ mio padre andava a caccia con Hemingway e già mio nonno con Puccini... E vabbé ‒ gli faccio io ‒ vorrà dire che mi toccherà darmi da fare anche a me e diventare famoso, se noi poi sai quanto ti sfotteranno i tuoi quando gli ribeccherai nel paradiso dei cacciatori...!?!

E a dire il vero e con rispetto parlando, qualche soddisfazione da allora me la sono tolta... No, non dico di quelle avute nelle mille cacciate insieme a Giuseppe, mia ombra venatoria da quei giorni, parlo della vita e della dall'arte che un poco mi appartiene...

Laguna di Venezia, una mattina fredda di anatre e amicizia fra Ceccolini senior e il grande Hemingway, l'anno dopo le avventure africane...

Una scivolata dal barchino nell'acqua diaccia presso le macchine, ormai. Sulla via del ritorno.

Zuppo fradicio a rischio polmonite, Ceccolini. Hemingway che allora si leva la sua giacca e pretende che l'amico la indossi e se la tenga come ricordo e pegno concreto d'amicizia e fratellanza imperiture.

Pochi anni fa, un pomeriggio che abbiamo appuntamento per andare a caccia, appena arrivato dalla macchina Giuseppe tira fuori un pacco. E farfugliando che insomma, tra me ed Hemingway a scrivere ancora ce ne corre (anche se a caccia forse sono meglio di lui, e poi son grosso uguale!), che via, strimpello e manco bene la chitarra, quindi ottima scelta quella di non dedicarmi alla musica, ecco, il pacco me lo dà... È avvolto nella carta di una lavanderia... Lo apro: è una giacca verde, di velluto a coste, bellissima, perfetta per la mia taglia, incrocio fra una maremmana e un'americana. 

È stata fatta dalla Rifle espressamente per Ernst Hemingway ‒ pezzo unico ‒ dentro, al posto della targhetta coi consigli di lavaggio ne reca una con una poesia intitolata save your wild spirit (custodisci il tuo spirito selvaggio): dreaming dreaming. Hell the city. I'm still in the city of soul destroying, slumping, back breacking. Calling Calling, escape. Striving. giving of yourself. Pushing yourself untill you can go no further. Cleanse your mind. Free your soul. Save your wild spirit.

A me è grande, si schernisce Giuseppe... Prendila tu... È della tua taglia... Te la regalo...

Rifle Hemingway
Un mix straordinario di praticità, classe ed eleganza. Il tutto con un senso di mitico ed antico, che rende questo capo un vero talismano!

Ecco... è precisamente per tutto questo che vado a caccia. Per questo senso di magia e fratellanza, per questa cosa pazzesca che ha fatto finire a casa mia la giacca di Hemingway con un amico e cento avventure assieme. 

Io che la porto addosso quella giacca e quell'amicizia, come negli anni miei adolescenti portavo dentro le emozioni di storie quali il vecchio e il mare e Verdi colline d'Africa. 

Io che per tutto questo e grazie a tutto questo (che è il senso più segreto della caccia), ho imparato a custodire giorno dopo giorno il mio spirito selvaggio dentro un cuore cacciatore che batte sotto una green velvet jacket che è quasi un talismano...