Cacciatori e pseudoanimalisti: opposti a confronto

A Vicenza, mentre si svolgeva all’interno dei padiglioni di HIT 2017 una delle manifestazioni in cui si trovano a raccolta aziende e appassionati, famiglie, specchio di una società che ancora vuole dimostrarsi  produttiva ed estremamente viva, propositiva sia sul piano commerciale che soprattutto umano e culturale, fuori, all’ingresso, le forze dell’ordine, erano impegnate nel controllare un manipolo di estremisti violenti che si autodefiniscono animalisti, mentre inneggiavano la violenza, gridavano insulti e auguravano morte ai cacciatori e alla loro passione. 

Una fra le personalità più bersagliate dai cori e dalle minacce dei facinorosi è stata senza dubbio Barbara Mazzali al suo arrivo in fiera. 

Verso la cacciatrice e sostenitrice del mondo venatorio non sono mancate offese personali ed insulti, soltanto per il suo essere parte di un universo sconosciuto a questi manifestanti che vorrebbero condannare senza riserve ciò che non riescono e non vogliono comprendere. 

Parliamo con Barbarba Mazzali e le chiediamo le sue impressioni su tali manifestazioni che assumono sempre più le sembianze di una triste moda, fortunatamente seguita da pochi. 

Barbara Mazzali
Barbara Mazzali, cacciatrice impegnata politicamente a sostegno del mondo venatorio

B.M: "Ad HiT ho toccato con mano l’impossibilità di un confronto civile e leale con queste persone. 

Non solo non accettano il dialogo, ma usano la diffamazione e l’offesa come regola. 

Questa è l‘ennesima anomalia tutta italiana. 

Nel resto del mondo intorno alla nostra passione, associazioni ambientaliste e animaliste, una su tutte Wilderness, collaborano su tavoli condivisi per trovare le migliori soluzioni

Qui, non soltanto tutto ciò è impensabile, ma alla collaborazione si sostituisce la violenza. 

Vorrei dire a questi pseudoanimalisti che il diritto di opinione è sancito dalla nostra costituzione; sia nella forma verbale che nella forma scritta. 

Non esiste però il diritto da parte di alcuno alla diffamazione gratuita ed infondata, nei confronti di un mondo, quello venatorio a cui io mi onoro di appartenere, che non rappresenta soltanto passione venatoria e legame con la ruralità, ma è indotto economico, eccellenza invidiataci da tutto il mondo. 

"Mi riferisco alla Val Trompia con i suoi armieri, alla nostra industria manifatturiera, ai grandi incisori, al mondo della cinofilia e non da ultimo la nostra tradizione culinaria che ha visto brillare i migliori chef nel mondo

Mi amareggia e mi rattrista ancora una volta dover ammettere però, che mi riferisco a valori che questa gente non può e non riesce a sentire come propri. 

Le offese e gli insulti diffamatori che ho sentito gridare da questi “signori” sono per me delle medaglie al valore, che testimoniano come il mio impegno sia reale e riconosciuto. 

Un impegno verso un mondo che esprime tradizioni e storia, principi che purtroppo oggi sembrano un lontano ricordo; la famiglia, il lavoro, il rispetto soprattutto per il nostro territorio. 

Per questo non può esistere cosa più insensata che descrivere i cacciatori come uomini insensibili, accusarli di non amare gli animali. Non esisteremmo se non ci fosse un territorio, da noi costantemente tutelato, pronto ad ospitarci. Dove non c’è ambiente, non esistono selvatici e cacciatori. Ne sono una triste conferma i parchi, difesi e promossi ovunque, che hanno visto la drastica diminuzione di molte specie selvatiche e l’abbandono irreversibile del territorio". 

Sulle perplessità che noi per primi esprimiamo nei confronti di un futuro costruttivo con queste frange estremiste, la risposta di Barbara Mazzali è molto chiara:

"Alla luce di quanto detto finora, non possiamo, né vogliamo immaginare un futuro condiviso con persone che hanno idee e soprattutto metodi violenti molto lontani dalla nostra visione della società. 

Per questo, non ci resta che sperare ed impegnarci affinchè, il resto dell’opinione pubblica, estremamente più numerosa di queste minoranze estremiste, riconosca le differenze che ci distanziano da questi soggetti. 

Io ho alcuni obiettivi che voglio raggiungere, uno dei primi, quello di riuscire ad emarginare una stirpe di giornalisti al servizio del potere che anziché raccontare chi siano veramente i cacciatori, il loro ruolo fondamentale nell’ambiente e la sua tutela, si impegnano in quella che io definisco una vera  “macchina del fango” contro di noi ed il nostro mondo. 

Mi auguro che le giovani generazioni, possano avere occasione di incontrare e fare esperienza diretta del nostro mondo, perché la mia esperienza mi ha insegnato che chi viene in contatto con noi impara a rispettarci e molto più spesso ad ammirarci".