Le presse per la ricarica delle munizioni - prima parte

Leggi anche: le presse per la ricarica delle munizioni - seconda parte

Sei un vero appassionato di ricarica, quella seria?

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Presse da ricarica - Hornady Lock-N-Load
La Hornady Lock-N-Load è una pressa progressiva a cinque stazioni che può ricaricare fino a 500 cartucce in un'ora

Le presse dedicate alla ricarica delle munizioni affondano le loro radici molto più indietro di quanto possiamo immaginare e hanno avuto nel corso degli anni sostanziali modifiche sia per quanto riguarda il design sia per quanto riguarda i materiali utilizzati.
Oggi, le presse che vediamo negli scaffali dei negozi o nei siti internet non sono che una minima parte di quelle che sono state pensate e prodotte nel corso dei decenni.
Come suddividere le tipologie di presse è un compito che può sembrare semplice e ovvio, ma non è sempre così. 

Ne esistono di così tanti tipi e con così tante varianti che è un argomento impossibile da esaurire per un singolo articolo. Esistono infatti presse monostazione, Arbor, a torre, a binario coassiale, miste, a telaio chiuso (meglio conosciute come “O-frame”)  o con telaio aperto a “C”, e molte altre ancora.

Questa è solo una piccola parte di varianti dedicate esclusivamente al design della pressa, e se a tutto questo aggiungete le diverse scelte dei materiali e dei leveraggi che sono stati pensati e utilizzati per la loro realizzazione durante il corso degli anni vi sarà chiaro che non basterebbe un libro per elencarle e descriverle tutte in maniera approfondita.
Più che descrivere e commentare le varie caratteristiche, quindi, vorrei focalizzare l’attenzione sul dettaglio principale che accomuna i tiratori quando scelgono una pressa: la precisione
È questo infatti il vero e unico dubbio di chi, stordito da vari consigli o réclame pubblicitarie  vuole acquistare una nuova pressa.

Partiamo dalla fine


Invece di esporre le mie considerazioni alla fine dell’articolo lo farò direttamente in questa premessa, e più in avanti capirete anche il perché.
Non credo esista massima migliore di quella scritta da Glen Zediker nel suo libro “Handloading for competiton” per descrivere con chiarezza e semplicità il mio concetto: 

Cercare di realizzare una munizione perfetta e preoccuparsi per la massima precisione e le più basse tolleranze in una pressa è come entrare in un concessionario d’auto per acquistare una macchina e preoccuparsi di quale sia la strada più dritta e con l’asfalto migliore”.

Presse da ricarica - Lee Loader
La Lee Loader è una semplicissima ed economica pressa manuale che permette di ricaricare cartucce da pistola

Riflettete un secondo; il nostro obiettivo è ottenere una munizione il più possibile vicina alla perfezione, e sicuramente una buona pressa aiuta, così come una pista da Formula 1 ci aiuta a far andare la nostra macchina più veloce, ma a noi interessa l'automobile, non la pista, giusto?

Se assembliamo una macchina con le parti di un macinino al posto di quelle di una Ferrari la pista sicuramente servirà a ben poco, viceversa, con le parti di una Ferrari anche su una normalissima strada di città avremo un'auto che intrinsecamente si comporterà meglio del macinino di cui sopra.


I tre principi di Serendippo

e la cartuccia perfetta


Questa favola orientale racconta delle scoperte fatte da tre principi durante il loro viaggio. Il lato interessante di questa storia è che continuavano a fare scoperte, per caso e per sagacia, di cose di cui non erano minimamente alla ricerca.
Così come le tre Altezze anche al sottoscritto accadde di imbattersi in un episodio di “serendipità” durante la ricerca della cartuccia perfetta.
Nel corso degli anni ho cambiato moltissime presse, alcune le ho tenute per ricordo,  altre le ho vendute molto spesso rimpiangendolo (così come nel caso della Co-Ax) altre, infine, sono le mie attuali presse di ricarica.
Con mia sorpresa però, più andavo avanti nel cambiare o provare presse e più mi accorgevo che di fatto la qualità delle mie cartucce non migliorava drasticamente così come speravo, mi accorsi però di un dettaglio a prima vista irrilevante, ma che a ben vedere ricopre un importanza fondamentale soprattutto nella ricarica con una buona pressa.

Tutti sappiamo che le presse di ricarica sono composte (più o meno) da un complesso sistema di leveraggi e, come nella migliore tradizione, l’indice di bontà di tutta questa catena di ingranaggi sarà dettata dal suo anello più debole, sia esso il materiale con cui è stata realizzata piuttosto che l’assialità del pistone con il foro di alloggiamento dei dies.

Presse da ricarica - Shell Holder
Il risultato finale della ricarica non dipende dalla sola pressa, ma da tutti i componenti utilizzati, come ad esempio gli shell holder

Molti però dimenticano che esistono altri anelli di questa catena che non sono parte integrante dello strumento, ma che inevitabilmente hanno a che fare con la buona riuscita di una cartuccia perfettamente dritta, un esempio? Gli shell holder.

A cosa serve avere una pressa realizzata con i materiali futuristici e con tolleranze prossime allo zero quando poi utilizziamo degli shellholder che per loro natura hanno tolleranze di decimi di millimetro?

O ancora,  gli anelli di battuta dei dies. Le filettature dei dies e delle presse hanno per loro natura delle tolleranze (provate ad avvitare un die nella pressa senza portarlo a battuta  e a spostarlo),  e se la superficie di battuta dell’anello di tenuta del die non è stata rettificato perfettamente in piano può succedere che la matrice venga montata fuori asse.

Presse da ricarica - Hornady Lock-N-Load
Grazie a un apposito kit la pressa Hornady Lock-N-Load può ricaricare cartucce calibro .50 BMG (12,7x99 NATO)

Non spaventatevi, esistono dei piccoli accorgimenti che minimizzano questi inconvenienti, come ad esempio utilizzare degli o-ring in gomma per far assestare “naturalmente” questi componenti, prendete solo coscienza del fatto che la pressa “magica” con la quale è possibile realizzare cartucce perfette permettendoci di dimenticare o di mettere in secondo piano la dovuta  attenzione a tutti gli accessori, di fatto, ancora non esiste.


I materiali


Se si potesse in breve descrivere la qualità determinante per una buona pressa direi senza ombra di dubbio il materiale utilizzato.
Molte aziende producono le loro presse nelle più disparate leghe, dall’alluminio alla ghisa, ma a mio avviso il miglior materiale rimane ancora oggi il ferro.
la sua composizione, la sua durezza e naturale elasticità, ma soprattutto la sua capacità di tornare alla forma originaria anche se sottoposto a una pressione elevata lo rendono il materiale migliore per la realizzazione di una pressa.

Ovviamente con questo non voglio dire che una pressa in ferro sia più precisa di una realizzata in lega o in alluminio (anzi,  molto spesso è vero il contrario) semplicemente che per la natura del lavoro che devono fare, questo materiale, per le sue caratteristiche rappresenta la scelta migliore.

Presse da ricarica - Harrel's Precision
Una pressa da bench rest della Harrel's Precision, costruita in alluminio 6061

Detta così sembrerebbe che le presse in lega siano da scartare a priori, ma bisogna fare una piccola considerazione. 

Come mai le migliori presse da bench rest (ad esempio le Harrell’s Precision o le Sinclair) sono costruite in ergal o alluminio?

La risposta è una risultante di molteplici aspetti, tra cui la tipologia di utilizzo, la facilità di lavorazione e soprattutto le bassissime tolleranze che si ottengono con estrema facilità lavorando questi materiali. 

Presse da ricarica - Forster Co-Ax
La pressa Forster Co-Ax ha delle parti flottanti che la rendono autocentrante

Chiaramente le dimensioni contano, e a parità di grandezza una pressa in alluminio soffrirà decisamente di più di una in ferro quando si tratterà di ricalibrare per intero un bossolo di .338 Lapua Magnum, ma se ci limitiamo alla ricalibratura di un 6 PPC o di un 6,5x47, (magari effettuando il solo colletto) ecco che l’alluminio presenta dei vantaggi sicuramente degni di nota rispetto al classico ferro fuso.

Inoltre l’alluminio, così come molte delle leghe utilizzate, è esente dal temutissimo problema dell’ossidazione, aspetto non da poco quando abbiamo a che fare con l’aggressività dei residui degli inneschi che inevitabilmente finiranno sulla nostra pressa. 

C’è chi ha aggirato egregiamente l’ostacolo della “tolleranza zero” realizzando presse basate sul principio delle parti completamente flottanti che hanno la capacità di auto-centrarsi senza problemi, come ad esempio la Co-ax della Forster, ma questi prodotti soffrono, proprio per la loro natura, di problemi di compatibilità ed ergonomia.

Il Re è nudo?


Più di una volta ho ascoltato pareri di esperti del settore che affermano che per ottenere una cartuccia da gara,  la marca ed il modello della pressa (ovviamente dimensionato al calibro che si vuole ricaricare) “…non faccia la benché minima differenza”.
Ora immagino che molti di voi siano letteralmente saltati dalla sedia, vi chiedo però uno sforzo di pazienza prima di inforcare la tastiera e scrivermi che questa teoria è assolutamente sbagliata.

Presse da ricarica - Lee Reloader
La Lee Reloader è una delle presse più semplici ed economiche. Non si può pretendere che faccia tutto...

Questa considerazione che può sembrare assurda viene in realtà da una tesi assai semplice secondo la quale, stante la bontà dei materiali e il giusto dimensionamento della pressa (pretendere di  ricalibrare per intero un 408 CheyTac con una pressa  “Lee Reloader” in alluminio è da folli…) fintanto che il pistone centrale è dritto e perfettamente in asse col foro filettato del die, e che quest’ultimo è stato effettuato perfettamente dritto e secondo tutti i crismi di serie con tolleranze minime del passo dei filetti, beh, allora c’è davvero poco altro da aggiungere. 

La pressa lavorerà bene, e tutti i fattori che porteranno ad assemblare una cartuccia storta o fuori assialità saranno da ricercarsi altrove.
per citare ancora una volta Zediker:
“Se utilizzate bossoli e palle accuratamente selezionati e le munizioni che ricaricate hanno una coassialità pari o molto vicina allo zero ma continuano comunque a generare rosate incostanti il problema non è di sicuro nelle vostre attrezzature meccaniche, ne tantomeno nella vostra pressa”.


Leggi anche: le presse per la ricarica delle munizioni - seconda parte

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