Stop alle armi ad uso scenico: storia di un pasticcio all'italiana!

Tre giorni di stop alle armi ad uso scenico: storia di un pasticcio all'italiana!
Armi sceniche: indispensabili alle produzioni cinematografiche e televisive, in Italia sono sottoposte a rigide regolamentazioni di legge

Alcune fonti di stampa hanno parlato, negli scorsi giorni, di un "decreto che proibisce l'uso delle armi sui set", e l'incredulità è stata ovviamente generale anche in ambienti non esattamente pro-armi: può il disarmismo del Ministero dell'Interno essere arrivato a questo punto?

Troppo grossa, troppo strana per essere vera... e difatti non è così, non esattamente.

Lo stop all'uso delle armi sceniche su tutti i set cinematografici e televisivi d'Italia, effettivamente intervenuto sabato 7 novembre e rientrato lunedì 11 grazie ad un'apposita proroga, non ha infatti a che fare con una direttiva dal sapore moralista/proibizionistico, ma piuttosto con il solito pasticcio causato dall'incompetenza del legislatore e dall'avidità di potere degli ambienti burocratici con le leggi emanate nei mesi e negli anni scorsi, primo fra tutti il Correttivo 204.

Vediamo dunque di chiarire che cosa abbia causato lo stop di tre giorni, sul quale sabato scorso si sono espresse duramente ANICA ed API con un comunicato congiunto.

Tre giorni di stop alle armi ad uso scenico: storia di un pasticcio all'italiana!
Sono scaduti venerdì 7 novembre i termini per adeguare tutte le armi sceniche alla nuova normativa, che ANICA ed APT giudicano "tecnicamente opinabili ed oggettivamente inapplicabili"

Il 26 ottobre 2010, con il Decreto Legislativo 204, l'Italia ha recepito le norme della direttiva europea 2008/51/CE in materia di armi.

In combinato disposto con la legge di stabilità dello stesso anno, a far decorrenza dal 1 gennaio 2011, essa aboliva molte restrizioni artificialmente imposte sul nostro mercato (in primis l'esistenza della Commissione Consultiva Centrale per il Controllo delle Armi e del Catalogo Nazionale delle Armi Comuni da Sparo, nonché la classificazione dei caricatori amovibili come "parte d'arma" e le relative limitazioni alla loro capacità) giudicate correttamente come lesive all'ostacolo della libera circolazione delle merci tra i paesi dell'Unione Europea.

Il D.Lgs. 204/2010 non modificava radicalmente la legge 110/1975 − la "spina dorsale" del nostro ordinamento legislativo in materia di armi − ma al primo comma dell'art.22 inseriva il seguente periodo: “Per armi da fuoco per uso scenico si intendono le armi alle quali, con semplici accorgimenti tecnici, venga occlusa parzialmente la canna al solo scopo di impedire che possa espellere un proiettile ed il cui impiego avvenga costantemente sotto il controllo dell'armaiolo che le ha in carico.

Tre giorni di stop alle armi ad uso scenico: storia di un pasticcio all'italiana!
Queste le specifiche, criticate da più parti, stabilite dalla circolare ministeriale per la conversione delle armi da fuoco per l'uso scenico

Già di per se', tale modifica rappresentava un problema: non specificando alcunché, sul piano tecnico, su quali "semplici accorgimenti tecnici" dovessero essere presi, si lasciava un margine d'arbitrio troppo ampio ai funzionari incaricati di ispezionare le armi per verificarne l'aderenza alle norme.
Esemplare il caso di Luca Ricci, titolare di una delle quattro principali aziende che forniscono armi sceniche sul mercato cinematografico italiano, che per la decisione arbitraria di un funzionario addetto alle ispezioni se le vide sequestrare tutte tre anni fa.

Nel tentativo (fallito) di metterci un'italica pezza (quindi, male!) veniva emanata la Circolare Ministeriale num.50 302/10 C.N.C. 77 del 7 luglio 2011, che stabiliva gli interventi tecnici da eseguire su armi comuni o da guerra per renderle atte all'uso scenico.

Come lo stesso Luca Ricci ha spiegato in un'intervista a LA REPUBBLICA, tali modifiche sono molto più rigide di quelle richieste dalla legge anche in paesi con leggi più restrittive delle nostre in fatto di armi, e renderebbero addirittura le armi sceniche pericolose per l'utente.

Ma la cosa non era destinata a finire lì: le fronde antiarmi della burocrazia statale, scontente di perdere potere e controllo sul mondo armiero italiano, l'anno scorso sono riuscite a far passare (in maniera incostituzionale) il Decreto Legislativo 121/2013, ovvero il "Correttivo 204", per far rientrare dalla finestra tante restrizioni che il 204/2010 aveva fatto uscire dalla porta.

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I fornitori di armi sceniche sono stati costretti a fermare le loro attività per non ritrovarsi in violazione della legge, con le conseguenze penali del caso
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Secondo le dichiarazioni di uno dei principali operatori italiani del settore, gli interventi tecnici dettagliati nella circolare ministeriale renderebbero le armi sceniche pericolose per gli attori che le usano!
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Tutte le produzioni, italiane o straniere, che girino sul suolo italiano sono tenute a seguire le nostre leggi e i nostri regolamenti in fatto di armi sceniche

In fatto di armi sceniche, il "Correttivo 204" fissava in un anno dalla sua entrata in vigore il termine ultimo per l'adeguamento alle nuove normative di tutte le armi sceniche utilizzate sul territorio nazionale e la loro certificazione presso il Banco Nazionale di Prova di Gardone Val Trompia.

Si apriva dunque un "tavolo di confronto" con cui l'Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche, Audiovisive e Multimediali (ANICA) e l'Associazione Produttori Televisivi (APT), cercavano di ottenere un miglioramento dei termini, ma l'unica cosa che sono riuscite a strappare ai dicasteri competenti è stata una serie di proroghe, l'ultima delle quali ha tardato, fermandosi per un mese nel suo iter d'approvazione, fino allo scorso martedì.

Scaduti i termini imposti dal catastrofico "Correttivo 204", i produttori cinematografici e televisivi sono stati costretti a bloccare l'uso di tutte le armi ad uso scenico onde non incorrere in violazioni della legge, con pesanti conseguenze penali e pecuniarie.

E si che già all'epoca della circolare del 7 luglio 2011, il giudice Edoardo Mori aveva pesantemente criticato i pasticci fatti attorno a definizioni come "scenico" o "caricato a salve", arrivando a dichiarare:
« Certo che se a regolare la materia ci avesse pensato il legislatore con una legge, invece che il Ministero con una circolare, si sarebbero evitati tanti dubbi!»

Tre giorni di stop alle armi ad uso scenico: storia di un pasticcio all'italiana!
Impazza l'ironia su Internet: pur con qualche fraintendimento, è generale l'incredulità per ciò che è accaduto nei giorni scorsi!

Morale della favola: l'uso delle armi ad uso scenico in tutte le produzioni cinematografiche e televisive che hanno luogo in Italia, anche quelle straniere (che devono usare armi sceniche a norma di legge italiana!), si è fermato per tre giorni, fino all'emanazione della tanto agognata proroga dei termini avvenuta martedì 11 novembre, a seguito della seduta del Consiglio dei Ministri del giorno precedente, dopo una martellante campagna stampa che ha portato la vicenda all'attenzione dell'opinione pubblica.

Scampato pericolo? Forse... o forse no.

È incredibile che ci sia voluto tanto clamore per sbloccare l'iter della proroga; forse i danni incalcolabili ad un settore già in crisi come quello cinematografico del nostro Paese, ventilati dall'ANICA, sono stati evitati per un soffio, almeno nel breve periodo, ma resta il danno d'immagine: l'Italia ha fatto un'altra figura barbina a livello mondiale.

Quale produzione, risolto questo "problemino", vorrà infatti rischiare di venire in Italia, sapendo che può accadere di nuovo? In pochi giorni si sono probabilmente vanificati anni di sforzi della Film Commission per portare da noi le produzioni internazionali.

Il tutto perché le leggi sulle armi, in Italia, vengono redatte da persone incompetenti in materia o magari in malafede (anti-armi!), e perché i boiardi e i burocrati di Stato non sono mai sazi di potere.

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato la proroga lo scorso 10 novembre, tra le "disposizioni urgenti"; essa ha effetto da martedì 11 novembre 2014 e fino al 31 dicembre del 2014

È esemplare, al riguardo, il fatto che il "Correttivo 204" richieda la bancatura al BNP per tutte le armi sceniche, compito ad esso sicuramente attribuito per aumentarne il potere su tutto ciò che riguarda le armi "e affini" (le aziende che gestiscono le armi sceniche devono sobbarcarsi ulteriori oneri!) e per stringere ancor di più le maglie in risposta alle liberalizzazioni che la normativa europea invece ci chiederebbe.

E non sono in pochi − magari a torto, ma non ci stupirebbe il contrario! − a pensare che dietro i ritardi alla proroga ci possa essere stata la machiavellica volontà di qualche grigio, anonimo funzionario ministeriale disarmista di vedere gli odiati strumenti termobalistici scomparire dagli schermi di cinema e TV prima ancora che dalle case degli italiani.

Problema risolto, dunque? No. Perché la proroga approvata dal Consiglio dei Ministri del 10 novembre sarà valida fino al 31 dicembre 2015, e francamente dubitiamo che tale lasso di tempo sia sufficiente a porre una pezza alla situazione con un intervento legislativo, dati i tempi biblici a cui il legislatore italiano ci ha abituati.

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La proroga non risolve certo il problema delle leggi confusionarie e delle circolari contraddittorie: cosa accadrà ora?

Senza contare che, trattandosi di un decreto legge, esso dovrà essere convertito in legge ordinaria dal Parlamento entro 60 giorni, pena la perdita di efficacia: dunque non è neanche sicuro che la proroga duri fino al 31 dicembre 2015; si dovrà, probabilmente, attendere il "Milleproroghe" di fine anno a cui siamo abituati da sempre, per esserne certi.

Anche nel caso in cui in effetti venisse emanata nuova legge, poi, non c'è garanzia che essa risolva i problemi: sappiamo bene, infatti, che tra incompetenza e malafede disarmista, in fatto di armi non ci si può fidare della legge italiana. Non c'è dunque nessuna garanzia che questa disastrosa situazione non abbia a ripetersi in futuro.

Che dire? Usiamo le stesse parole di ANICA ed APT per chiudere questa mesta summa degli eventi.

« Stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività. Il passo del gambero.»

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Senza la proroga intevenuta martedì 11 i danni alla già traballante industria cinematografica del nostro Paese sarebbero stati incalcolabili, ma cosa accadrà in futuro?